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RIPARTIRE DAL "BASSO"
Mi piace pensare che la strada per la Riforma non sia stata ancora segnata, mi piace credere che sia possibile proporre democraticamente qualcosa che nasca dall’amore, dall’esperienza di una vita e dagli studi aggiornati e sperimentati, quindi mi dico "vola alto", "vola" e poi tutto passa, e quando fra qualche anno non ci sarai più, le cose cambieranno quasi naturalmente, spinte dai giovani che lottano, dalle persone di buona volontà, da coloro che sono per una docenza che non cerca fughe di carriera, da donne e da uomini che amano ciò che fanno indipendentemente da ciò che "porteranno a casa". E così spero che siano tante/i a "sognare" dopo aver valutato quotidianamente i bisogni delle bambine e dei bambini! Vorrei che si affermasse chiaramente che la Riforma così come è stata pensata non ci appartiene, perché non si può, nel riformare la scuola, prescindere da una analisi sociologica del Paese reale che noi tutti conosciamo molto bene! Si dice che le/i nostre/i ragazze/i dovranno essere competitive/i in Europa (per qualità e quantità d’istruzione ricevuta), ma non potranno esserlo mai (e lo si sa già), perché molte/i di loro hanno alle spalle situazioni economiche, familiari, affettive, "culturali", profondamente degradate e "degradanti". E qui sta il punto: al disagio giovanile, alla dispersione e alla mortalità scolastica si risponde "semplificando" il sistema con la divaricazione fra formazione e licei (pur con tutte le passerelle) e, se le risorse finanziarie lo consentiranno, con gli strumenti (computer, laboratori scientifici, ecc.); inoltre non si ragiona più sui Saperi irrinunciabili . "Volare alto", secondo me, invece, vorrebbe dire "scendere" (si scusi il bisticcio) ai piani "bassi", "molto bassi", in definitiva al Nido! E osservare con attenzione le dinamiche dei gruppi infantili prima di prendere qualsiasi decisione di modifica dell’attuale impianto e per trovare soluzioni atte a eliminare gli "ostacoli" che incontra chi è nata/o meno fortunata/o! Vorrebbe dire prendere atto di una società molto malata che non rispetta assolutamente l’infanzia: prima la espone a messaggi mediali di livello infimo, la "nega" in famiglie che lottano unicamente per arrivare alla fine del mese (e la domenica o a tarda sera si rilassano, quando possono, davanti alla televisione!), poi le propina una bella ricetta istituzionale, la orienterà, la "sballotterà" tra un laboratorio e l’altro, la disorienterà con Progetti e strumenti sofisticati di cui francamente non saprà che farsene! Perché non saprà che farsene?! Semplicemente perché l’infanzia contemporanea riflette il problema principe di questa società squilibrata: il blocco delle "relazioni" interpersonali che diviene sempre e costantemente di più conflitto cognitivo!! Cosa significa? Significa ciò che qualsiasi docente, dotata/o di un minimo di sensibilità sa: si possono "regalare" tecniche, metodologie, strumenti (anche i più sofisticati) ma se la/il destinataria/o non li vuole intimamente, non li utilizzerà. E la/il destinataria/o, bambina/o o adolescente che sia, oggi, è "satura/o" e "vuota/o" insieme. Satura/o di messaggi inutili e superficiali; vuota/o di linguaggi personali, di relazioni positive interiorizzate, di esperienze altrui raccontate, di idee su se stessa/o, sul mondo, sul quotidiano! A volte, vuota/o d’affetti. Non esiste reale possibilità d’apprendere, di amare la cultura (l’altra/o, il diverso, la novità), di ricevere alcun che, se prima non ci si sente stimate/i, ascoltate/i, se prima non si riceve un minimo di bagaglio linguistico che permette di ricostruire il "mondo" circostante, di reinventarlo con le proprie personali parole (anche poche, ma pur sempre parole!). E così vorrei una scuola che prendesse atto della società così come è, e che da questa partisse per ricominciare "insieme con tutte/i"! Vorrei, come docente, avere le mani più libere per intervenire sul "disagio" quando compare, quindi vorrei ci fosse conferito il diritto-dovere di interpellare, richiamare, aiutare, sostenere, con le nostre professionalità, le famiglie. Vorremmo leggi che sancissero il diritto-dovere del docente, di mettersi immediatamente, senza burocrazia, senza perdere neppure un minuto, in contatto con specialisti. Vorrei che prima di qualsiasi altra formazione, venisse richiesta alle/ai docenti di tutti gli ordini di scuola la disponibilità ad aggiornarsi sulle "strategie della relazione", altro che corsi di informatica (molto più facili e inutili alla risoluzione del conflitto cognitivo). Vorrei che fosse reso noto, a voce alta e forte, che la dispersione e la mortalità scolastica non dipendono primariamente dall’attuale "scatola" dell’organizzazione scolastica, ma dal modo in cui sono formate le classi; dai "tagli" continui del corpo docente e dalle ristrettezze dei fondi d’istituto; dall’insensatezza delle continue proposte di progetti; dalle continue misurazioni della qualità; dall’impossibilità di aiutare le/gli alunne/i con problemi, a rischio (che si perdono nel numero impressionante di alunne/i distribuite/i in ogni classe). Vorrei si ragionasse sul fatto che la Riforma annunciata forse, sfornerebbe (ma anche su questo ho seri dubbi) operai specializzati, manodopera preparata tecnologicamente, ma probabilmente non formerebbe cittadine/i, pronte/i ad imparare in modo ricorrente e permanente, con una cultura di base solida. Come non mi stancherò mai di dire e di sperare, vorrei una scuola di base più lunga, più "lenta" nel pretendere conquiste, più disposta ad ascoltare ogni singola/o alunna/o, più pronta ad aiutare e sostenere. Quindi essenziale sarebbe un numero di alunne/i di molto inferiore a quello attuale (la qualità della scuola sarà la qualità delle relazioni che potremo instaurare, senza dimenticare le strategie e i contenuti ovviamente!). Tutte/i dovremmo chiedere con forza tempo per leggere, raccontare, far muovere, "teatrare" far discutere, affinchè le/i ragazze/i si misurino con le/i pari, affinchè apprendano la lingua madre, la matematica delle cose, la storia, la geografia e via dicendo…Non dovremmo chiedere macchine (che abbondantemente abbiamo ovunque!), non dovremmo contribuire a creare "macchine umane". Noi dovremmo chiedere tempo, spazi e spazio. Per realizzare ciò occorre denaro, ma se non ce n’è , onestamente si dica che non ce n’è e che la scuola attuale va già troppo bene così come è! Altrimenti si "voli alto" e si ammetta che il "male" non è soltanto nei docenti impreparati (anche se sicuramente ce ne sono e sempre ce ne saranno). A proposito di questo, vorrei si facesse presente che se nell’utenza si instilla giorno per giorno la convinzione che le/i docenti a cui, attualmente, si affidano i figli, non sono al passo con i tempi, non sono preparati alle sfide del secolo, ecc….le famiglie, a propria volta, instilleranno nei giovani la sensazione che ciò che essi fanno è inutile, senza sbocchi …o peggio … dannoso! Quale rapporto si potrà poi instaurare fra docente e alunna/o? Quale senso avranno per le/i ragazze/i le attività che quotidianamente dovranno affrontare e condividere a scuola? Anche un bambino sa che senza fiducia nulla si insegna e nulla si impara! Comunque fa proprio sorridere l’idea che i ministri che si susseguono, i loro collaboratori, gli accademici pensino veramente di risolvere, con decreti, consultazioni affrettate, "tagli", i problemi reali delle scuole, delle/dei docenti, delle/degli alunne/i e delle loro famiglie!
ESEMPIO PER CAPIRE
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