Un Governo per la Repubblica
di Eugenio Donadoni
Collegio Vescovile S. Alessandro - Bergamo
UN GOVERNO STABILE
Anche dopo il 13 maggio, così come avviene dopo ogni votazione dopo la prima del 18 aprile 1948, gli italiani si aspettano la formazione di un Governo stabile, che in pratica resti in carica per cinque anni, vale a dire tanto quanto il Parlamento. Invece, finora, in cinquantatré anni di vita parlamentare si sono succeduti cinquantatré governi. I più longevi sono stati il primo di Craxi con 1058 giorni e quello di Prodi con 876. Si tratta sicuramente di un'anomalia, soprattutto se confrontata con le grandi democrazie occidentali sia di stampo presidenziale come gli Stati Uniti d'America sia parlamentare come l'Inghilterra e la Germania. Dal 1993 si è tentato di porre riparo con una legge elettorale parzialmente maggioritaria, ma con scarsi risultati almeno fino ad ora.
COME NASCE UN GOVERNO
Sono gli elettori a scegliere il Presidente del Consiglio?
No. Il Presidente del Consiglio è scelto dal Presidente della Repubblica.
Il Presidente del Consiglio deve essere un parlamentare?
Abitualmente lo è, ma non si tratta di un obbligo. Giuliano Amato ad esempio, l'attuale Presidente del Consiglio, non è un parlamentare.
Perché Il Presidente della Repubblica non ha nominato il nuovo Presidente del Consiglio subito dopo le elezioni del 13 maggio?
Poiché il Presidente del Consiglio deve ottenere la fiducia del Parlamento, prima di nominarlo il Presidente della Repubblica abitualmente si consulta con i gruppi parlamentari. La prima seduta del nuovo Parlamento si tiene il 30 maggio.
Che cosa fa il Presidente del Consiglio nominato?
Convoca i gruppi parlamentari per accertarsi se in Parlamento c'è una maggioranza disposta a votargli la fiducia. Se l’esito delle consultazioni è positivo si tratta solo di scegliere i ministri.
Chi sceglie i ministri?
I ministri sono proposti dal Presidente del Consiglio, ma sono nominati dal Presidente della Repubblica.
Quando il nuovo Governo entra in carica?
Nel momento in cui il Presidente del Consiglio e i ministri giurano fedeltà alla Costituzione nelle mani del Presidente della Repubblica il nuovo Governo subentra a quello dimissionario.
Quando il Governo deve chiedere la fiducia del Parlamento?
Entro dieci giorni dal giuramento il Presidente del Consiglio si presenta a ciascuna delle due Camere ed espone il programma di Governo sul quale chiede il voto di fiducia, che gli è accordata o rifiutata con votazione per appello nominale.
In che consiste il voto per appello nominale?
Questo modo di votare è previsto dalla Costituzione solo per il voto di fiducia (o di sfiducia). Ogni deputato (o senatore), chiamato per nome, si presenta davanti al presidente della Camera (o del Senato) e deve rispondere sì o no oppure dichiarare la propria astensione rispetto alla mozione di fiducia (o di sfiducia).
Si può togliere la fiducia al Governo?
Ciascuna delle due Camere lo può fare in qualunque momento presentando una mozione di sfiducia, sottoscritta da almeno un decimo dei propri membri (63 alla Camera e 33 al Senato), che è messa in votazione solo dopo tre giorni.
IL GIURAMENTO DEL GOVERNO
Il Presidente del Consiglio ed i ministri, prima di assumere le loro funzioni, giurano fedeltà alla Repubblica. Potrà sembrare a molti solo una cerimonia solo coreografica, in realtà ha grande importanza istituzionale. Infatti a questo punto il nuovo Governo subentra a quello dimissionario. Certo, entro dieci giorni dovrà presentarsi alle Camere per ottenerne la fiducia. Nel caso non gli venisse accordata il Presidente del consiglio dovrà dimettersi e il Presidente della Repubblica cercherà di formare un nuovo Governo. Nel frattempo, tuttavia, il Governo dimissionario (che non ha ottenuto la fiducia del Parlamento) continuerà comunque a governare. Anzi, nel caso che il Presidente della Repubblica decidesse di sciogliere le Camere, sarebbe questo Governo ad organizzare le elezioni.
ASTENERSI O NÒ?
Secondo la Costituzione le votazioni in Parlamento sono fatte a maggioranza dei presenti. Il Regolamento della Camera specifica devono intendersi "presenti" quei deputati che votano sì o no. Coloro che dichiarano di astenersi dal voto sono considerati come assenti, almeno per quanto riguarda la definizione della maggioranza. Questo particolare è tutt’altro che insignificante, anzi, in occasione del voto di fiducia può risultare decisivo. Formuliamo l'ipotesi che alla Camera siano "fisicamente presenti" 600 deputati, se 200 si astengono sono considerati presenti solo 400 e la maggioranza non è di 301, ma è di 201 voti. Chi si astiene, di fatto, aiuta il Governo ad ottenere la fiducia, infatti abbassa la maggioranza richiesta da 301 a 201. Questa scappatoia è utilizzata da quei deputati che vogliono che il Governo ottenga la fiducia, ma che, per ragioni politiche, non se la sentono di perdere la faccia votando sì.
Al Senato, invece, sono considerati "presenti" anche gli astenuti. Quindi se ci sono 300 senatori e 200 si astengono, la maggioranza non sarà di 101 (come sarebbe per la Camera), ma di 151. In questo caso chi si astiene non fa un favore al Governo, ma è come se votasse no. Infatti se qualche senatore vuole che il Governo ottenga la fiducia, ma non vuole votare sì, invece che astenersi deve uscire dall’aula al momento del voto. In questo modo si abbassa il numero dei presenti e quindi anche quello della maggioranza richiesta.
SARÀ BERLUSCONI IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO?
La domanda può suonare oziosa, ma non lo è. Intendiamoci, il nuovo Presidente del Consiglio sarà Silvio Berlusconi ma... Nonostante che la campagna elettorale sia stata impostata all'americana, quasi che Berlusconi e Rutelli dovessero contendersi Palazzo Chigi anziché la Casa Bianca, non bisogna dimenticarsi che il 13 maggio gli italiani hanno eletto senatori e deputati, ma non il Presidente del Consiglio, che invece sarà scelto dal Presidente della Repubblica. Allora è stato tutto un bluff? No, dal momento che si sono creati due grandi schieramenti ognuno di questi ha fatto sapere agli elettori che in caso di vittoria avrebbe proposto al Presidente della Repubblica il proprio leader come candidato alla Presidenza del Consiglio. Dal momento che il Presidente della Repubblica ha il compito di scegliere un uomo politico che sia in grado di avere la fiducia del Parlamento è scontato che sceglierà Berlusconi. Così come fece Scalfaro dopo le elezioni del 1994 sempre con Berlusconi e con Prodi dopo le elezioni del 1996. Tuttavia bisogna ricordare che nel 1994, dopo la caduta di Berlusconi, Scalfaro portò alla Presidenza del Consiglio Dini che esprimeva una maggioranza parlamentare che non era quella frutto delle elezioni di pochi mesi prima. La stessa situazione si produsse dopo la caduta di Prodi con i due governi di D'Alema e di Amato. Si può rilevare qualche scorrettezza in questo comportamento del Presidente della Repubblica? No. Il Presidente della Repubblica ha semplicemente applicato la Costituzione. Il fatto è che fino a quando la Costituzione non sarà modificata affidando agli elettori la scelta del Presidente del Consiglio, potrà sempre succedere che si ritrovino un Governo che esprime una maggioranza diversa da quella che si sono scelti con il voto.
PERCHÉ IN ITALIA I GOVERNI DURANO POCO
Perché in Italia i governi durano così poco?
Si potrebbe tentare una prima spiegazione rispondendo che dipende dal fatto che la vita del Governo è legata alla fiducia che il Parlamento gli dà e gli toglie. Dove il Governo non dipende dal Parlamento, come negli Stati Uniti, non esistono crisi di Governo.
Cosa non convince di questa spiegazione?
Il fatto che ci sono governi, come in Gran Bretagna e in Germania, che dipendono dal Parlamento, ma che sono caratterizzati da grande stabilità.
Quale potrebbe essere la spiegazione più verosimile?
Molto probabilmente il fatto che nel nostro Parlamento ci sono troppi partiti. Basti pensare che nel Parlamento 1996-2001 ad un certo momento c'erano 44 tra movimenti e partiti politici, 15 dei quali con un solo un parlamentare. Tentare di metterne d'accordo anche solo un gruppo in modo tale da garantire una maggioranza che duri per cinque anni è un'impresa che non è mai riuscita a nessuno.
Si è tentato di fare qualcosa?
Con il referendum di Segni del 1993 è stata cambiata la legge elettorale, ora parzialmente maggioritaria, ma i risultati non sembrano confortanti visto che negli ultimi otto anni ci sono stati sette governi.
Ma non si può proprio fare nient'altro?
Fino allo scorso anno si riteneva che la soluzione fosse in una legge elettorale completamente maggioritaria. Tuttavia, dopo i referendum falliti del 1999 e del 2000, l'unica strada praticabile sembra quella della riforma costituzionale che metta i cittadini nella condizione di scegliersi il Presidente del Consiglio nel momento delle elezioni parlamentari.
I PAESI DOVE I GOVERNI DURANO A LUNGO
Germania
Il Presidente della Repubblica propone come Cancelliere (l'equivalente del nostro Presidente del Consiglio) il leader della maggioranza che ha vinto le elezioni. Costui deve poi ottenere la maggioranza assoluta dal Bundestag (l'equivalente della nostra Camera dei deputati). Nel caso che ciò non si verifichi, il Bundestag deve tassativamente eleggere un proprio candidato entro quindici giorni.
Gran Bretagna
Qui vige un sistema elettorale maggioritario che porta sempre alla vittoria uno dei due partiti concorrenti: laburisti o conservatori. Prima delle elezioni i partiti scelgono il proprio leader e poi gli elettori decretano la vittoria di uno dei due. A questo punto la regina nomina Premier il leader vincitore che poi si sceglie i ministri. In teoria la Camera dei Comuni può togliere la fiducia al Premier, ma di fatto è improbabile perché, se si tiene conto del bipartitismo, vorrebbe dire che una parte del suo partito gli voterebbe contro. Quando c'è un pericolo del genere il partito sostituisce il proprio il leader. Il nuovo leader diventa, per questa sola ragione, anche il nuovo Primo ministro.
Stati Uniti d'America
Il Presidente degli Stati Uniti, eletto a suffragio diretto e universale, è anche il Capo del Governo. Come tale egli nomina liberamente i ministri limitandosi a chiedere il parere favorevole del Senato. I ministri non sono responsabili politicamente di fronte Congresso (il Parlamento statunitense), ma soltanto ed esclusivamente di fronte al Presidente, che può imporre loro il compimento di determinati atti o il perseguimento di una precisa politica. In caso di dissenso, non resta al ministro altra via che le dimissioni: qualora non le presenti, il Presidente può senz'altro revocarlo dall'ufficio. Naturalmente negli Stati Uniti non esistono crisi di Governo che dura quanto il Presidente: quattro anni.
I GOVERNI DELLE LEGISLATURE REPUBBLICANE
Legislatura |
Governo |
Data di nomina |
Data delle dimissioni |
I |
V De Gasperi |
23-05-1948 |
12-01-1950 |
II |
VIII De Gasperi |
16-07-1953 |
28-07-1953 |
III |
II Fanfani |
01-07-1958 |
26-01-1959 |
IV |
I Leone |
21-06-1963 |
05-11-1963 |
V |
II Leone |
24-06-1968 |
19-11-1968 |
VI |
II Andreotti |
26-06-1972 |
12-06-1973 |
VII |
III Andreotti |
29-07-1976 |
16-01-1978 |
VIII |
I Cossiga |
04-08-1979 |
19-03-1980 |
IX |
I Craxi |
04-08-1983 |
27-06-1986 |
X |
Goria |
28-07-1987 |
11-03-1988 |
XI |
Amato |
28-06-1992 |
22-04-1993 |
XII |
Berlusconi |
10-05-1994 |
22-12-1994 |
XIII |
Prodi |
17-05-1996 |
09-10-1998 |