Creatività
di Ugo Fracassa


Come accade per l’alta sartoria, anche il vocabolario va soggetto a mode più o meno durature; capita, ad esempio, che tra le tante una parola venga rispolverata e adattata a nuova foggia. Non si tratta necessariamente di vocaboli riattati dopo lungo disuso, anzi di recente acquisizione e in certi casi, come il nostro, databili intorno agli anni ‘50-’70. La prima attestazione di "creatività" risale, appunto, al 1951 ed è di fresco conio, 1974 , il sost. "creativo", vero e proprio modernariato linguistico. Chi scriveva "creativo" nel secolo decimoquinto intendeva aprire orizzonti biblici di significazione(dal Caos alla Creazione), ovvero estetico-filosofici o, più modestamente,genetico-procreativi. L’aura di significato nel tempo e con l’uso è andata -come capita - rimpicciolendo al punto che, proprio a metà del ‘900, fattasi nome la "creatività" è scaduta a capacità inventiva, estro, fantasia. Prima di introdurla in classe, perciò, pare opportuno chiedere referenze e informarsi sugli ambienti già frequentati. In quanto mera attitudine, disposizione, essa ha trovato facile impiego negli anni del boom finendo per partorire, a 23 anni giusti (‘51-’74), un derivato, maschile e sostantivo, sinonimo dell’inglese "copywriter" e meglio noto come "pubblicitario". Non è un caso, infine, che si parli di studente creativo oggi che la scuola si apparecchia ad un più intimo connubio col mercato e col mondo del lavoro e della produzione, proprio come non per caso anni fa, nelle stesse aule, si insegnava l’ossequio a Dio, Patriae Famiglia: nuovi valori, nuove parole d’ordine. Chiariti i termini del discorso e siccome non si vuole negare validità ad un’attitudine comunque preziosa e non solo redditizia, propongo di disporre, per comodità, la materia su due versanti, ovvero al di qua e al di là della cattedra. L’al di là, gli alunni, troppo spesso paiono i soli a dover dare prova di creatività, il prof. se l’aspetta da loro, nel migliore dei casi cerca di suscitarla, riproponendo l’eterno paradosso per il quale a scuola è il discente a dare risposte e il docente a domandare. Un’unica riflessione mi preme fare e riguarda un’accezione equivoca di creatività secondo la quale l’alunno, pur di generare il topolino dell’originalità, va tenuto in un habitat quanto più libero e secondo ad ipotetiche inclinazioni ed abilità acquisite. Il rischio è analogo a quello già noto a chi cerca di favorire il piacere della lettura evitando non solo le imposizioni ma anche indicazioni considerate prevaricanti; il risultato è abbandonare lo studente in un mare di media dove il libro resta il più faticoso da raggiungere. Al contrario è valido l’esempio dell’improvvisazione, parente prossima della creatività : dalla Commedia dell’Arte al jazz improvvisare vuol dire ricorrere liberamente ad un repertorio sterminato di frasi, moduli e stilemi saldamente salvati in memoria. Proprio perchè il caos è il polo opposto alla creazione, occorre fare ordine (mentale)e fornire paradigmi riconoscibili per suscitare a contrasto un estro creativo capace di superare individualmente schemi saputi e introiettati. In una parola, serve il coraggio di non pianificare, di non prevedere la creatività che, per definizione, non può essere gestita dall’esterno. Se la satira politica è sintomo di creatività, non è pur vero che in epoca buonista langue? Maestro, insegnante, professore, docente, chi è al di qua della cattedra sa o scopre in fretta che senza creatività poco si conclude e , se può, finisce per fare di virtù necessità. Poichè non molti hanno programmato come insegnare, un po’ perchè non ambivano a tanto ( leggi: avevano altri progetti), un po’ perché nessuno gliel’ha insegnato, si finisce per improvvisare, se non che - come detto per gli alunni - improvvisare si può solo se ben attrezzati. D’altra parte anche chi ha pianificato le modalità della docenza scopre ben presto di dover modificare, adattare la strategia a quella dei diversi istituti, e i nessi a classi socio-culturalmente diverse e, in quelle, a singoli individui con conoscenze, esperienze, vissuti incomparabili. Tuttavia, anche stavolta, mi riferirò ad una sola eventualità nell’ampia fenomenologia dell’insegnamento creativo, e precisamente al caso in cui esso sia insufficiente, faccia difetto, latiti o, finalmente, manchi del tutto. Dato, per ipotesi, un docente demotivato e male in arnese, lo si collochi in un professionale di remota provincia alle prese con n° (approssimando per difetto) 30 alunni, si inscriva il tutto in un contesto a tasso medio di disagio sociale: quale il risultato incaso di (nell’ordine) insubordinazione, ammutinamento, moto, tumulto, sommossa, rivolta? Naturalmente le soluzioni possibili assommano ad una, ovvero l’annotazione disciplinare, termine ed istituto desueti, la stessa "disciplina" costituendo ormai voce obsoleta nella terminologia didattica. Si danno qui di seguito alcuni esempi di annotazioni raccolte e destinate ad una antologia curata dal sottoscritto con la collaborazione di colleghi e studenti altrettanto creativi. L’operina, ordinata per paragrafi tematici e con la sua brava e dotta postfazione, avrebbe dovuto intitolarsi:

VEDI ALLA NOTA (I nomi sono stati opportunamente cambiati )

LO SPORT Biondi e Rossi si accapigliano violentemente nello spogliatoio con pugni spinte ed insulti; l’intera classe assiste facendo il tifo.

LA MUSICA Verdi Gialli e Mori nonostante i ripetuti richiami impediscono il regolare svolgimento della lezione, cantando. Salce durante la lezione si produce in versi irripetibili impedendo il normale corso delle lezioni.

IL VERBALE L’alunno Pasini assume informazioni sulle autovetture dei docenti ipotizzando eventuali danni alle stesse. La presente annotazione quale preventiva indicazione al fine di informare l’autorità di polizia al verificarsi di eventuali danni. L’alunno Badoni, dopo aver chiesto e ottenuto il permesso di recarsi ai servizi alle 13.05 non faceva più ritorno in classe al suono della campanella delle13.50Braggioni si reca al pronto soccorso per un infortunio le cui cause restano da accertare. La sospensione dell’intervallo decisa in data 21/1/96 viene revocata in considerazione del fatto che il colpevole di quanto avvenuto il 20/1 ha confessato.

OGGETTI NON IDENTIFICATI (volanti e non ) Rizzoli, nonostante i ripetuti inviti a smetterla, continua a provocare scherzando con un profilattico. Gilloni e Marrone durante l’ora di lezione accendono e lanciano una specie di petardo in classe.

PERIFRASTICHE ED EUFEMISTICHE Rossi si esprime in modo alquanto scorretto nonostante l’insegnante abbia redarguito l’intera classe sull’uso di un certo linguaggio. Cariati ha detto la parola "p..." ad alta voce, probabilmente rivolto alla professoressa.

LE BELLE LETTERE Rizzola continua a dire parolacce nonostante i ripetuti richiami.

LA POESIA Raioindi si abbandona ad una gestualità oscena nella quale perdura anche se ammonito.

POSTFAZIONE ovvero L’annotazione disciplinare come genere letterario Il ricorso a specifiche strumentazioni retoriche, la sublime inutilità del gesto e la necessità dell’ispirazione consentono un simile assunto. Come per ogni letteratura e massime per la poesia, così alla nota necessita uno stato di grazia; l’autore deve trovarsi, e di fatto si trova, in uno stato emozionale prossimo all’espressione. Tale disposizione creativa che prelude alla composizione del testo chiameremo esasperazione (se sia essa "a caldo o a freddo" come chiedeva Montale dell’ispirazione è presto detto). La stesura a caldo deve contenersi nel margine esiguo offerto dal registro di classe; tale limitazione -eminentemente letteraria- determina il tono stesso del componimento e pare accostare la nota allo haiku (misura tipica di certa poesia orientale).Almeno duplice risulta l’approccio degli autori al genere nota: la maggior parte di quelli trascorre in un periodare lutulento e non di rado insofferente del regime sintattico; solo pochi tra essi oppongono al fervore creativo una prosa algida ed altamente atteggiata. Ricorre la costruzione concessiva giacché tanti sono stati i moniti e gli avvertimenti e nonostante quelli l’alunno...Non mancano i modi sentenziosi ed apodittici. Lessico e registro linguistico riprendono facilmente toni burocratici con particolare ricorso allo schema del verbale poliziesco, con annessi imperfetti durativi cari alla benemerita. Si verifica comunque un innalzamento di tono che è spia dell’impulso artistico. Infine, se l’assenza di un fine pratico è ciò che distingue poesia da non-poesia, la nota in quanto comunicazione appare votata al fallimento(inascoltata dalla Presidenza manca del tutto l’intento intimidatorio rivolto alla scolaresca). Resta -inattingibile ed aereo- un ideale immancabilmente evocato e talvolta nominato nei componimenti proposti : il "normale e/o regolare svolgimento delle lezioni", qualcosa da situare intorno all’età dell’oro ovvero nei pressi della remota regione d’Arcadia.


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