Quale "creatività"?


Prendiamo il coraggio a 10 mani (in questo momento siamo in 5) e proponiamo una possibile definizione, emersa dalla discussione all'interno del nostro gruppo.
Creatività = capacità di dare risposte personali ed alternative; deve, comunque, essere presente un'attitudine alla produzione originale, basata, in primo luogo, sulla fantasia e sull'immaginazione.

Non si tratta di un'abilità innata. Le potenzialità del soggetto devono essere messe in condizione di potersi esprimere al massimo attraverso stimoli, strumenti e contesti adeguati.

Nella scuola riteniamo, quindi, sia necessario che il ragazzo abbia gli strumenti per manifestare le sue potenzialità e che l'insegnante si ponga nel ruolo di "facilitatore".

Fondamentali per il processo di sviluppo della creatività sono la conoscenza di sé e la disponibilità ad accettare la novità , liberandosi, nel relazionale, da pregiudizi e preconcetti nei confronti della diversità.

ICSMEM di Cannobio


Mi inserisco nell'arduo tentativo di definire la creatività  da docente. Condivido le cose che avete scritto sul ruolo di facilitatore del docente e mi chiedo (cfr. H. Gardner, Intelligenze creative)quali siano o siano state le scuole che meglio abbiano sviluppato questa idea.

Mi vengono in mente esempi illustri anche se spesso dimenticati; prendiamo un po' di personalità a cui è innegabile attribuire  il ruolo di creativi (non parlo quindi degli strapagati spottisti della creatività a pagamento che oggi hanno usurpato questo titolo), dei nomi come il Perugino, Botticelli, il Ghirlandaio, Leonardo da Vinci.

Erano stati tutti a scuola da un maestro, il Verrocchio. Che ottenne indubbi risultati.

Non potremmo pensare di applicare, mutatis mutandis, un po' di questa lezione che ci viene da un momento alto della nostra storia? Se la creatività può essere e-ducata perché non prendere esempio da chi ha avuto così grandi risultati, da quei contesti in cui la libertà era armonizzata con il lavoro quotidiano, gli stili di apprendimento individuali potenziati al massimo grado, l'applicazione delle abilità condotta sui campi più diversi?

Scusatemi, mi sono accorto di essere andato fuori registro, e forse sto interpretando in modo troppo *creativo* la storia dell'educazione.

Davide Scalmani (Milano)

Replica all'intervento di Scalmani


Secondo noi "CREATIVITA'" significa riuscire ad esprimere qualcosa di nuovo e personale rispetto a modelli o schemi di riferimento (vd.SCALMANI:VERROCCHIO modello per...). L'insegnante è - può - deve essere un modello?.

Pensiamo inoltre che la creatività appartenga a tutti, ma parafrasando anche se impropriamente Machiavelli, sono necessarie "Virtù, Fortuna, Occasione" per affermarla.

Gabriella Benato e Marina Resentini (ITCG Ferrini - Verbania)


Il nostro gruppo dopo aver discusso ha elaborato queste prime considerazioni circa la creatività:
1) è un'attività combinatoria del cervello
2) parte da vecchi presupposti per nuove soluzioni
3) è il prodotto di vari fattori : esperienza, bisogni, interessi, abilità, ambiente sociale e culturale : la scuola pertanto deve saper trovare le modalità perchè essa possa esprimersi nelle e attraverso le varie discipline
4) creativo non è solo colui che infrange le regole ma chi le sa utilizzare in maniera personale e nuova così da produrre l'opera d'arte, il modello
brevettabile...., creativo può essere anche l'insegnante nel modo di condurre la sua "lezione" o i ragazzi quando trovano nuove vie per risolvere un problema.

Ci rileggeremo nei prossimi giorni per ridiscutere queste considerazioni anche alla luce delle vostre! Siate creativi!!!

Gruppo di lavoro della SMS Quasimodo - Verbania


Con creatività, nel senso più generale ( e quindi non solo scolastico) io intendo capacità di uscire da percorsi predeterminati, inventando e personalizzando soluzioni alternative e/o utilizzando strategie e metodologie non standardizzate. Quindi, così definito, forse grazie anche al mio personale scetticismo, mi sembra un obiettivo molto alto dal punto di vista educativo e raggiungibile (forse!) con molta difficoltà all'interno del ciclo normale di studi.

Anche perchè credo che buona parte dell'applicazione della creatività in ambito scolastico dipenda dall'abitudine a farlo in ambito extra scolastico e dobbiamo ammettere che di occasioni in tale senso oggi se ne contano poche.

Condivido l'opinione che la creatività vada di pari passo con la capacità di gestirsi autonomamente, però credo che essa si accompagni anche
all'acquisizione da parte dello studente di una buona dose di sicurezza in campo disciplinare.

Quindi per me il problema è quello di trovare una modalità di lavoro che aiuti lo studente a acquisire comprensione e abilità utilizzando se stesso come risorsa prioritaria.

Liliana Pizzi (ITCG Ferrini - Verbania)


Sono un'insegnante geograficamente un po' decentrata rispetto al grosso del gruppo. Insegno italiano e storia in un Istituto Tecnico di Napoli

Cerco di rispondere ai punti proposti dalla scaletta anche se, visto l'ampiezza della bibliografia disponibile, mi sono, come al solito, resa conto di quanto sarebbe necessario un approfondimento del tema.

1. Credo che, in relazione all'educazione, al termine creatività venga data una doppia accezione.
- Una più vasta  riguarda la capacità  di esprimersi liberamente, la possibilità di manifestare con diversi mezzi espressivi sentimenti, emozioni, pensieri e più in generale i tratti della propria personalità.
- Un aspetto più specifico della creatività quello che riguarda più in particolare i processi cognitivi e si riferisce a modalità di pensiero divergente, che procede per insight e che spesso funziona più per dissonanze che per armonizzazioni

Per inciso ho trovato molto interessante l'elenco di alcune definizioni e in particolare quelle psicanalitiche che accennano anche al carattere
compensatorio della creatività.

Francesca Giusti (ITC Pagano - Napoli)


Abbasso il pensiero divergente!

Date per buone le definizioni proposte, io penso che bisognerebbe fare due discorsi separati :la creatività nell’insegnante e la creatività negli
studenti. L’insegnante creativo che riesce ad inventarsi e a rinnovarsi tutti i giorni in base al "pubblico" che ha davanti è senz’altro facilitato nel suo lavoro perché riesce a rendere la lezione più interessante e piacevole, conquista e seduce  i ragazzi e quindi  facilita l’apprendimento .

Allora ben venga la creatività come qualsiasi metodo che stimoli il piacere dello studio.

Per quanto riguarda la creatività nei ragazzi non penso che sia sempre un obiettivo realistico, primo perché quando il livello di partenza è piuttosto modesto, come sempre più spesso si verifica , è già tanto se si riesce a colmare le lacune di base, se i ragazzi capiscono e ripetono correttamente e anche senza originalità  quanto l’insegnante spiega,  senza  velleità di accettare e tanto meno stimolare il pensiero divergente o altro. I  grandi artisti e i grandi scienziati hanno creato le loro opere e fatto le scoperte dopo che hanno appreso gli insegnamenti e le tecniche dei loro maestri. 

Secondo perché non credo che l’attitudine alla creatività sia patrimonio genetico di tutti, come non lo è l’intelligenza, quindi anche con una base di conoscenze discreta è demagogico pensare che tutti recepiscano gli stimoli offerti e siano creativi. D’altronde il vero creativo matura anche in ambiente "repressivo".

Terzo, ma non ultimo in ordine di importanza, non sono affatto sicura che la creatività sia di per sé positiva, come non è necessariamente positivo il pensiero divergente: dipende da che cosa si crea  e da che cosa si diverge per proporre che cosa. Anzi ho sempre più l’impressione che questa corsa a cambiare e a cercare sempre novità produca risultati spesso mediocri e a peggiorare ancor più l’esistente: nuovo non è sinonimo di bello o di buono

In conclusione direi: viva la creatività nel metodo di insegnamento, ma gli studenti è meglio che siano poco creativi e più studiosi. Meglio una buona "imitazione" che una cattiva "creazione".

Mi rendo conto quanto tali affermazioni siano discutibili e generiche, ma nello stesso momento mi rendo conto che non è questa una sede per approfondire

A.Dessolis - Itis Marconi di Domodossola


Non vorrei essere sembrata troppo "bacchettona" a chi ha letto il mio intervento precedente, provo perciò a chiarire il mio pensiero e precisare l’affermazione riguardo la creatività negli studenti ("è meglio che siano meno creativi e più studiosi"). Siccome è talmente diffusa l’idea che sia creativo colui che infrange le regole, tanto da diventare un luogo comune, molti sono davvero convinti di esserlo solo perché infrangono le regole o fanno qualcosa di personale o di nuovo, anche se non di meglio. La mia affermazione è da intendere quindi come contestazione di questo preciso uso abusato, non nell’accezione, difficilmente discutibile, di creatività come "attività combinatoria e compensativa del cervello, per mezzo dell’immaginazione e a partire da conoscenze, abilità ed esperienze date"(sintesi di alcune definizioni proposte").Il punto dolente è proprio qui e non è scontato, anche se dovrebbe : senza conoscenze, abilità ed esperienze l’immaginazione è povera e il così detto pensiero divergente è solo presunzione ed immaginazione senza contenuto, perché non sorretto da argomenti efficaci e convincenti. "Viva…" ed in egual misura il mio "abbasso il pensiero divergente" sono solo slogan reciprocamente e volutamente provocatori; rivedendo il punto 4 della scaletta osservo che forse è mal posta la questione perché è ambigua quell’espressione che vuol dire una cosa e il suo contrario. Schematicamente: se A è divergente rispetto a B, anche B è divergente rispetto ad A. E' questione di punti di vista. L’anticonformismo di ieri può essere oggi conformismo. Degas diceva "decouragez les artistes" , scoraggiate gli artisti, affermazione che condivido: ma è solo un modo per ribadire il mio disincanto sui discutibili prodotti della "creatività" (non solo in campo artistico) e lamia difficoltà a trattare un argomento tanto sfuggente perché implica giudizi di qualità e di valore. Mi trova d’accordo Ugo Fracassa quando sostiene che la creatività non si può insegnare, ma sono d’accordo anche con chi afferma che l’insegnante potrebbe avere il ruolo di "facilitatore" della stessa ed è questa forse la questione centrale in questo contesto, la scuola, la didattica e l’apprendimento: in che modo e con quali strumenti? Lascio la parola a chi ha più esperienza di me.

Antonietta Dessolis (Itis Marconi – Domodossola)


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