Il vissuto, lo sviluppo, la crescita


Lo sviluppo della creatività può coincidere con l'acquisizione di progressiva autonomia nello svolgimento dei propri compiti. Pertanto, concordo (per il momento lavoro da sola) sull'idea che la creatività nell'apprendimento vada sviluppata mettendo in luce le potenzialità di ciascun allievo (anche non prettamente scolastiche), attraverso un percorso che diventi man mano più  indipendente dalla figura dell'insegnante "factotum" e onnisciente.

E' pur vero che i docenti spesso rivestono il ruolo di fornire sicurezze ai propri alunni, ma preferisco pensare all'insegnante come persona che attivi strategie di autonomia. Perciò mi piace la figura del docente come "facilitatore". Tuttavia, penso che la creatività sia una dimensione già insita nella personalità umana: riesce ad emergere solo laddove viene stimolata ed esercitata con le opportune strategie. Più complesso mi sembra il discorso della disponibilità ad accettare il diverso: qui non bastano solo le strategie sopracitate, ma bisogna fare i conti con il proprio vissuto e soprattutto con il nostro background.

Anna Cavaliere (ITCG Ferrini di Verbania)


Ciao Anna!

leggendo il tuo intervento ci siamo ricordati di esserci posti il problema del vissuto e del background.

A questo proposito vorremmo sottoporti la lettura di questo schema.

I BLOCCHI DEL PENSIERO CREATIVO

Da " Viaggio nella scienza" di Piero Angela:

"Quali sono i pericoli che corre il pensiero creativo durante il suo sviluppo, quando il bambino è ancora vulnerabile alle esperienze negative che può riservargli la vita?

Un ricercatore, A.L. Simberg, ha individuato vari "deterrenti " del pensiero creativo, trappole cioè che bloccano lo sviluppo e che buon educatore potrebbe individuare e rimuovere .

Questi "deterrenti " sono di due tipi : "emotivi" e "percettivi". 

I principali deterrenti " emotivi " sono:

la paura di fare una brutta figura o di sbagliare
l'arresto alla prima idea che viene in mente
la rigidità del pensiero
la ricerca del successo facile
il bisogno eccessivo di sicurezza e di protezione
la paura del giudizio dei superiori o le critiche dei compagni
la mancanza di motivazione

Fra i più comuni blocchi "percettivi" si trovano invece:

l'incapacità di isolare un problema
l'incapacità di definire i termini
il non riuscire a vedere relazioni remote
il sorvolare sull'ovvio

C'è qualcuno che ha dei suggerimenti per cercare di rimuoverli almeno in parte?

Noi pensiamo che lo spazio riservato alla creatività sia alquanto soggettivo; per alcuni esiste un forte disagio nei confronti della creatività , un blocco che determina insicurezza, incertezza, attesa; per altri invece, la creatività costituisce un " modus vivendi" a livello personale e pertanto viene a coinvolgere anche l'attività d'insegnamento.

Gruppo di lavoro della SMS Ranzoni - Verbania


Scusate il ritardo...

Ritengo che sia interessante concentrarsi sui "blocchi" di tipo emotivo. In questo senso gli insegnanti-facilitatori possono rivestire un ruolo determinante. Come? Beh, ponendo la scuola come un microcosmo della società in cui viviamo, dobbiamo imparare insieme (anche noi insegnanti!) a far sentire la nostra voce, a dare libera espressione alla nostra interiorità, a non volerci per forza incasellare dentro schemi angusti. Mi spiego: come ognuno di noi, vive l'esperienza di insegnare in modo personale e soggettivo, pur rispettando delle regole fondamentali, così i nostri alunni possono rispondere alle sollecitazioni esterne attraverso modalità autonome e personali che tuttavia rispettino una certa coerenza di azione. Per la paura di sbagliare, di destare l'ilarità altrui, convinciamoci prima noi di essere umani e per di più fallibili nelle nostre azioni. Se comunicheremo questo ai nostri studenti, il rapporto docente-discente, diventerà piuttosto un confronto e non una mera e
talvolta sterile trasmissione di informazioni. Mi interessa un vostro parere.

Spero di aver interpretato correttamente la vostra problematica e mi scuso per non avervi risposto nella stessa maniera articolata nella quale avevate posto i quesiti. A risentirci!

Anna Cavaliere (ITCG Ferrini - Verbania)


Mi scuso se il mio intervento, alla fine di una giornata faticosissima, risulterà sommario o sconnesso. Mi chiamo Laura Goggi e in un liceo scientifico ("F. Buonarroti" di Pisa) insegno italiano su cattedre verticali e sparsamente latino e storia.

Sono d’accordo su molte cose che in tanti hanno detto, ma vorrei che passassimo a un livello di maggiore concretezza. Metto sul tappeto due banali osservazioni.

La prima dipende dal mio punto di vista di madre. Credo che la creatività sia innata nei bambini, e vada salvaguardata con il rispetto del loro linguaggio e del loro modo di vedere il mondo. Ho potuto osservare come mia figlia non abbia sviluppato alcuna abilità grafica da quando il suo maestro alla scuola elementare la volle convincere che gli alberi non erano come li disegnava lei.

La seconda richiama una mia esperienza di insegnante: ho capito che il bisogno di una scrittura emotiva e partecipata, e la salvaguardia della creatività che essa comporta, facilita enormemente gli aspetti cognitivi dell’apprendimento.

Come d’altro canto la partecipazione emotiva del docente è una garanzia che innesca più facilmente il processo di apprendimento. Una classe per intero, dopo le vacanze estive, aveva lavorato con assoluta mediocrità intorno a un testo narrativo, su cui aveva fatto operazioni inutili e non aveva concluso niente. Ricostruii con loro, con una tensione fortissima, il lavoro da fare e i risultati che si potevano ottenere, e ne chiesi un resoconto nella forma di scrittura più libera che potessero immaginare. Ho ricevuto articoli di giornale, racconti ironici che drammatizzavano la mia drammatizzazione, sceneggiature di Chi l’Ha visto, dialoghi "socratici" che mettevano in scena il processo di apprendimento, testi la maggior parte dei quali avevano raggiunto un finissimo livello di comprensione, non esterna, ma che apparteneva agli studenti e si esprimeva in incredibili forme di creatività.

Da allora ho cercato di far tesoro della lezione, ma non è facile. Comunque per gli insegnanti di italiano la risorsa letteratura è una palestra di creatività attiva e passiva che ci concede un grande privilegio.

Laura Goggi (Liceo scientifico "F. Buonarroti" Pisa)


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