L'atteggiamento degli insegnanti


Accettare il diverso da sè (senza per questo doverlo condividere!): atteggiamento difficile ma necessario, praticamente indispensabile per un reale progresso nella scuola/società,  non solo nel campo della creatività.  Questa riflessione, teoricamente, credo sia difficilmente contestabile, ma, come dice Anna Cavaliere, bisogna fare i conti con il proprio vissuto! Ciò vale per entrambi i soggetti, allievo e docente, protagonisti della relazione. Tra i condizionamenti che, secondo me, influiscono maggiormente sugli esiti del processo educativo mi soffermerei in particolare a riflettere sulla dimensione dell’ascolto.

Saper/voler ascoltare gli altri? Per quale motivo? Un insegnante,  ascoltando prevalentemente lo studente con l’obbiettivo di raccogliere le informazioni che gli serviranno per formulare un giudizio sul suo livello di maturazione e sulle sue conoscenze, forse perde di vista qualcosa di più importante! Uno studente, ascoltando il docente solo perchè  "deve" farlo in funzione della valutazione che riceverà, subisce delle regole e perde l’occasione di apprendere per il gusto di apprendere. Sono rare, purtroppo , le situazioni nelle quali si crea la "complicità" necessaria tra allievo e docente, tale da permettere una reale ed efficace comunicazione tra i due. Ci rendiamo veramente conto di quanto in realtà impariamo insieme / dagli studenti?

Questi pensieri deviano dal nostro tema? Non credo, poichè nel momento in cui formuliamo la domanda:
2. Quali attività e situazioni didattiche ritenete siano utili per stimolare un comportamento creativo?

Penso che non possiamo prescindere da una breve riflessione sull’atteggiamento nel quale ci poniamo/porremo nel realizzare qualsiasi attività.
Tutto ciò a qualcosa a che vedere con la FORTUNA e l'OCCASIONE "macchiavelliche" suggerite da Benato e Resentini   dell'ITC Ferrini?

Cristina Pasquali (ICSMEM - Cannobio)


Avete posto, cari colleghi, una grossa questione. Anche io mi chiedo spesso se sono proprio disponibile ad ascoltare gli alunni, o meglio se, quando li ascolto, sono già certo di quello che voglio che essi mi dicano!! La valutazione dell'apprendimento, come si sa, dipende dai contenuti espressi  e dal modo di esprimerli, considerando come tale una forma corretta e possibilmente appropriata nel lessico.... ma se l'alunno si esprime in un modo altro da quello formale, questo lo si potrebbe ritenere creativo? e se sì, avremmo qualche difficoltà nel valutarlo? Non voglio andare oltre prima di chiarire il dubbio tra me e me.

Domenico Marotta (ITCG Ferrini - Verbania)


Vorrei partecipare a questo dibattito sulla creatività mettendo in comune alcune riflessioni-provocazioni su creatività e attività di sostegno.

Nella mia esperienza di insegnante di sostegno ho lavorato spesso con ragazze/i che hanno o atteggiamenti di rifiuto nei confronti delle proposte didattiche curriculari o danno risposte alternative (creative?), provocatorie e trasgressive.

Questa premessa mi porta a fare le seguenti riflessioni:

- la "creatività" dei ragazze/i è un mezzo per reagire o convivere con disagi di varia natura?
- l'insegnante ha difficoltà ad accettare ed utilizzare in modo positivo risposte che divergono dalla norma?
- l'insegnante ha difficoltà nel trovare proposte creative in grado di contattare, interessare e stimolare il ragazzo/ragazza?
- quando l'insegnante accoglie ed utilizza le modalità di agire-reagire "creative" dell'alunno si ottengono risultati positivi?

Sarei contenta se qualcuno volesse dialogare con me in merito a queste riflessioni.

Beatrice Bianchi (SMS Ranzoni - Verbania)


Dopo aver discusso sui diversi interventi siamo arrivate a questi punti fermi:

1) scopo della scuola è insegnare
2) il docente deve individuare nella sua disciplina e nei rapporti con le altre discipline dei punti fermi che devono essere appresi e deve verificarne la reale conoscenza da parte degli alunni
3) il discorso diventa dunque come riuscire ad arrivare all'obiettivo che è quello che i ragazzi apprendano
4) a tal fine si possono utilizzare in alcuni momenti tecniche basate sul pensiero razionale-logico e in altri anche tecniche 'creative' basate sul pensiero divergente. Queste ultime mirano a stimolare l'acquisizione di conoscenze e di abilità attraverso l'uso di strumenti che puntino di più sull'intuito, sull'uso di regole di ragionamento diverse da quelle di solito impiegate nella scuola in modo da sviluppare le capacità dell'emisfero destro del cervello, in genere poco sfruttate nel nostro ambiente. Quindi l'uso anche di queste tecniche aiuta ad aumentare il bagaglio culturale e produce un circolo virtuoso: maggiore è il bagaglio di conoscenze e di esperienze, maggiore è la possibilità di affrontare i problemi in modo innovativo.
5) Quello che gl'insegnanti non riescono MAI a fare è di passare da questo stadio generalissimo d'impostazione della didattica alla PRECISA individuazione e costruzione di percorsi (disciplina per disciplina, anno per anno, mese per mese etc,), con strumenti, tecniche, lavori, esercizi, controlli, recuperiricontrolli.
6) C'è qualcuno interessato a confrontare i propri percorsi con i nostri?

Gruppo di lavoro dell'ITC Pacle - Omegna

Replica di Gian Angelo Zoppis

Replica di Laura Goggi


Ciao! Sono Marisa.

"Pratico" la creatività da quando costrinsi i miei genitori a lasciarmi   frequentare il Liceo Artistico prima e l'Hdemia dopo('68-'78. Ho un curriculum variegato xché, a volte per scelta, ho intersecato scuole ed esperienze di diverso tipo (sia come doc, che come discente) prevalentemente ad indirizzo artistico.E' x questo che ho difficoltà a definirmi sinteticamente. Per farla breve sono un'artista che x vivere fa l'insegnante(o viceversa?..) mi inserisco in questa discussione poiché sto elaborando un testo(scritto) per creativi(grafici e non solo) di cui il capitolo sulla creatività si articolerà nei seguenti argomenti:

Lo stereotipo
Il pensiero raz. o convergente
Il pensiero irraz. o divergente
Il pensiero laterale
La comicità e la creatività
Il Q.I. e la creatività.

Poiché vi immagino tutti intellettuali stressati, penso di farvi cosa gradita nel imitare il mio messaggio all'argomento meno pesante che è quello sulla comicità (creatività) anche xché si riferisce in particolar modo agli adolescenti (età scolare)

Dal cap.2:
"Il riso fa bene allo spirito. Il riso é una caratteristica solo umana; non è ancora stato provato che gli animali o la natura possiedano questa capacità. La comicità è un aspetto rilevante della creatività: essa emerge nei suoi diversi toni che vanno dall'ironico appena percettibile all'intento comico scoperto: parodia, satira,battuta di spirito, sarcasmo grottesco, comico, surreale.

Teniamo presente questa considerazione e procediamo oltre. Il gioco può Essere considerato il paradiso del "come se" sia nei giochi dei bambini che in quelli degli adulti o di società: simuliamo degli eventi e mettiamo in gioco la nostra creatività. La creatività è :inventare soluzioni nuove a problemi esistenti, quindi il senso del comico è una forma superio9re, più sofisticata di gioco; quindi , poiché è stata dimostrata la relazione tra grado Q.I. e capacità di comprendere e produrre il comico(soprattutto nell'età evolutiva), possiamo considerare il motto di spirito come una sublimazione degli impulsi aggressivi e/o come una forma di liberazione di energie psichiche represse (Freud) Il ridere è comunque un modo per esprimere ribellione, aggressività, contrasto con la realtà esterna o con impulsi interni. Anche la satira, compresa quella politica è un modo innocuo di bersagliare il potere e la figura autoritaria. Le tendenze aggressive sono più frequenti negli adolescenti e nei giovani: la comicità può dare loro una via d'uscita, come sublimando le tendenze aggressive senza conseguenze deleterie. In loro inoltre è più frequente un atteggiamento di autoironia che quando non è sistematico (fino a diventare masochistica) rappresenta un modo per superare le frustazioni derivanti dagli insuccessi e dalla inadeguatezza alle situazioni della vita che sono più frequenti in questa età. E' qualcosa di utile per convogliare quei conflitti che spesso sfociano in scontri e vandalismi: Ridendone si possono rendere le cose meno spiacevoli. Il riso ha spesso la funzione di esorcizzare le paure e le incertezze creando quel distacco dalle situazioni conflittuali o emotivamente troppo cariche: Quindi funge da terapia naturale scaricando tensioni psichiche e perciò presuppone un atteggiamento meno rigido nei confronti della realtà. La comicità stimola la ricerca delle relazioni tra le cose capovolgendo i contesti consueti ci aiuta così a superare gli schemi i punti di vista conformistici, promuovendo un atteggiamento più tollerante. Al comico si perdona tutto (per es. nella storia). Il comico è un po' come il pazzo che riesce a farla franca persino in tribunale. La comicità non scardina il potere quindi è innocua anche per chi ne è bersaglio. Basta stare al gioco

Marisa Cortese (IP Franzosini - Verbania)


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