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Conflitto permanente di STEFANO STEFANEL La scuola italiana sta vivendo un momento molto
difficile. I risultati Ocse Pisa continuano a essere negativi; le prove
Invalsi sono diventate momento di scontro e non di confronto, con i
Sindacati che cavillano su cosa si deve o non si deve fare e nessuno che
avvii un approfondito dibattito su quanto queste prove ci dicono; gli
attacchi costanti del Ministro dell’Istruzione e del Presidente del
Consiglio alla scuola statale (anche se loro continuano a dire
“pubblica”, non ricordandosi che del sistema pubblico già fanno parte le
scuole statali e quelle paritarie o parificate); la diminuzione
oggettiva delle risorse e degli organici; l’aumento del conflitto tra
vari soggetti che si occupano di scuola e l’intromissione della
magistratura nella gestione delle scuole. La situazione è resa ancora
più difficile dall’applicazione del d.lgs 150/2009, perché sta venendo
al pettine la questione dell’organizzazione del lavoro nelle scuole, di
competenza dei dirigenti scolastici, ma invasa da molto tempo dalla
contrattazione d’istituto. Questo è un punto molto importante
dell’attuale passaggio storico della scuola italiana, in quanto sempre
di più il servizio scolastico da erogare collide con tutti i diritti
contenuti nell’opera omnia
dei contratti in vigore. Più ci si avvicina al nuovo anno scolastico e
più diventa necessario stabilire con chiarezza chi deve organizzare il
lavoro e entro quali limiti. Riassumerei i termini del conflitto attraverso
una elencazione dei testi e delle sentenze più noti:
-
la Circolare n° 7 del
13 maggio 2010 del Dipartimento della Funzione Pubblica della
Presidenza del Consiglio dei ministri esclude la possibilità di
contrattare i commi dell’art. n° 6 del CCNL del 29 novembre relativi
all’organizzazione del lavoro;
-
la Circolare n° 7 del
5 aprile 2011 conferma l’applicabilità del d.lgs 150/2011 senza
attendere ulteriori tornate contrattuali;
-
la nota n° 1438 del 27
gennaio 2011 a firma del Direttore generale Luciano Chiappetta
invita a contrattare tutto ciò che è previsto dall’articolo 6;
-
la sentenza n°
280/2011 del 14 marzo 2011 del Giudice del lavoro di Venezia
assolve un Dirigente scolastico dall’accusa di comportamento
antisindacale per aver derubricato a informativa i commi h), i) ed m)
dell’articolo 6;
-
la sentenza n. 3553
del 22 marzo 2011 del giudice del lavoro di Catanzaro ritiene
corretta da “degradazione” di citati commi a materia di informazione
preventiva;
-
la sentenza n° 417/10
del Tribunale di Perugia considera applicabile senza attendere
un’ulteriore tornata contrattuale il d.lgs 150/2009;
-
la sentenza n° 14 del
21 marzo 2011 del giudice del lavoro di Bologna nel condannare per
comportamento antisindacale alcuni dirigenti scolastici per non aver
voluto contrattare i citati commi, precisa come quanto contenuto nei
citati commi “sono materie di confine tra l’ambito della concreta
organizzazione del lavoro, ambito escluso dalla contrattazione e
l’ambito dell’effetto che le scelte organizzative esercitano sulle
condizioni di lavoro degli addetti, ambito che invece è compreso nella
contrattazione collettiva”; inoltre detta sentenza precisa anche che
“in tali materie, il momento negoziale serve a rendere trasparenti i
criteri e le modalità, intesi come criteri e modalità generali,
dell’attuazione delle decisioni organizzative, in modo da evitare che le
decisioni sull’organizzazione scolastica, di pertinenza del Dirigente
scolastico, rechino un indiretto pregiudizio ai diritti e alle
situazioni giuridiche soggettive direttamente inerenti il rapporto di
lavoro”.
MATERIA INGARBUGLIATA La complessità della materia prevede in primo
luogo una decisione univoca del dirigente scolastico, così come precisa
il Giudice del lavoro di Venezia: “il Dirigente era tenuto a fornire
la propria interpretazione circa l’ambito temporale di applicazione del
d.lgs 150/2009”. Questa decisione – che nessuno avrebbe voglia di
prendere – è priva del supporto dell’ Amministrazione scolastica (che
con una nota contrasta una circolare della Funzione pubblica e varie
sentenze di tribunali) e non può attendere alcun supporto dalle
Organizzazioni sindacali, tese a contrastare l’erosione del proprio
potere contrattuale anche attraverso azioni giurisdizionali dirette
contro i dirigenti scolastici. E’ molto interessante constatare come il
Ministero della Funzione Pubblica con le due circolari n° 7 del maggio
2010 e dell’aprile 2011 non solo faccia finta di non sapere quello che
molti sindacati vanno dicendo in giro, ma non tiene neppure in minimo
conto – magari per contrastarlo apertamente - quello che scrive un
Direttore generale di un Ministero che gestisce oltre un milione di
dipendenti statali. Anche i commentatori sono
divisi: l’avvocato Lorenzo Capaldo dell’Avvocatura dello Stato di
Trieste, ad esempio, è in linea con la Funzione Pubblica[1],
mentre altri autorevoli commentatori continuano a ribattere con
insistenza che per applicare il decreto bisogna attendere una nuova
tornata contrattuale nazionale.[2].
Tra questi si distingue Francesco Nuzzaci, che con veemenza continua a
sostenere una tesi sostenuta solo in alcune sospensive del 2010 e mai
più riproposta nel 2011 da alcuno, secondo cui bisogna attendere la
prossima tornata contrattuale nazionale per applicare il decreto.
Nuzzaci attacca Anp probabilmente per la sua appartenenza a DirPresidi,
ma forse sarebbe il caso cominciasse anche a commentare le sentenze che
sopra cito. I sindacati dei Dirigenti scolastici sull’argomento hanno
posizioni contrapposte: Anp è per un’applicazione immediata e totale del
decreto, la Cgil e la Uil vorrebbero continuare come se il decreto non
esistesse. A quasi nessuno pare
interessare il merito della
questione: se cioè in una pubblica amministrazione, che ha un dirigente
con responsabilità per il servizio erogato, l’organizzazione del lavoro
debba essere contrattata o semplicemente comunicata. E’ una questione
non da poco, anche perché tutto il meccanismo della contrattazione e del
piano di lavoro degli ata passa attraverso un Dsga, che vede la sua
figura professionale ingigantita dal Contratto, ma non dalla legge. La
previsione iniziale del d.lgs 165/2011 era che competesse al dirigente
come organizzare il lavoro, ma poi il Contratto collettivo ha eroso col
passare del tempo questa idea iniziale facendo intervenire la
contrattazione in qualsiasi settore. Si è arrivati ad una sorta di
accordo tra le parti, per cui si contrattava tutto in modo che le scuole
dovessero muoversi in modo rigido rispettando l’anzianità e i
mansionari, senza grossi slanci e con un’idea del servizio comunque
sottomessa ai diritti dei lavoratori e non alle esigenze dell’utenza. Il
dibattito attuale però dovrebbe tenere conto di quello che dice il
giudice di Bologna, che condanna per comportamento antisindacale alcuni
dirigenti scolastici che non hanno voluto contrattare parti dell’art. 6,
ma che afferma chiaramente come l’organizzazione del lavoro sia di
competenza dirigenziale. Ripeto le testuali parole scritte in sentenza:
“concreta organizzazione del lavoro,
ambito escluso dalla contrattazione”
e ribadisco che
queste parole vengono pronunciate da un Giudice che condanna per
comportamento antisindacale e che non solleva mai questioni di
tempistica. Questo fatto dimostra come neppure la vecchia
contrattazione dell’articolo 6 del CCNL del 29 novembre 2007 poteva
entrare nell’organizzazione del lavoro e che i criteri potevano solo
indicare compensi e metodologie di gestione, non la gestione diretta. Mi
sfugge perché sia così difficile ammetterlo, per tutti, sia per coloro
che traggono vantaggio da questo, sia per coloro che traggono oggettivo
svantaggio da questo e sanno di dover agire in futuro attraverso una
modifica legislativa. Tra l’altro ribadisco che neppure il giudice di
Bologna mette in dubbio che il decreto sia applicabile da subito e non
debba attendere ulteriori contrattazioni collettive. Per cui chi si
aggrappa al perenne rinvio dovrebbe farsene una ragione. Ritenere che l’aumento di conflittualità tra
Sindacato e Miur possa migliorare la scuola è un’idea molto singolare,
così come singolare è l’intervento di un Direttore generale del Miur a
contrastare quanto definisce tramite circolare un Ministro della
Repubblica. Quello che sorprende e non poco in tutta la questione è che
i giudici vengono chiamati in causa per dirimere la questione solo
perché non si vuole discutere a nessun livello la sostanza del problema:
-
quali sono le
questioni solo organizzative;
-
quali sono le
questioni organizzative che hanno una ricaduta sullo status del
lavoratore. SCONTRO FRONTALE Non comprendo perché
faccia tanto piacere uno Stato che perde continuamente davanti ai
giudici (graduatorie dei precari, indennizzi ai precari non assunti,
piano dei tagli, ecc.) quasi non fosse evidente che non è il Ministro
che direttamente scrive le leggi, ma sono i Dirigenti del Ministero che
lo fanno e dunque sarebbe auspicabile che le norme fossero scritte in
modo chiaro e fossero applicabili senza dubbi. Oggi invece le norme e
tutti i documenti ministeriali sono farraginosi, complicati, scritti in
modo da creare motivi di impugnativa. Segnalo ai sindacati solo questo:
anche se il Governo cambiasse e la linea politica mutasse i Direttori e
i Dirigenti del Miur rimarrebbero sempre gli stessi e dunque il problema
è che chi Governa ha diritto di indicare la proprie direttive che
qualcuno poi trasforma o dovrebbe trasformare in italiano leggibile e in
norme a prova di ricorso. Non è così, ma tutti sembrano contenti. In un interessante
documento del marzo 2011 la Flc-Cgil ha indicato alcuni punti deboli del
sistema scolastico italiano, praticamente tutti condivisibili. Ciò che
non condivido è il senso di soddisfazione per un Miur sempre alle corde
e in perenne emergenza. Non può esserci traslazione tra il desiderio che
il Ministro venga cambiato e la gioia per una macchina amministrativa
che non funziona. Il documento della Flc-Cgil[3]
parla di “molestie burocratiche”, ma non pensa ad annoverare tra queste
anche quelle cui i sindacati sottopongono le scuole con vessanti
richieste, pressioni, minacce. La cartina di tornasole sono gli
organici: tutti i Dirigenti scolastico vorrebbero un organico ampio e
funzionale e vivono male tagli, perdite di docenti, perdite di classi. I
sindacati dovrebbero considerare i dirigenti scolastici come i primi
alleati nella lotta contro i tagli. E invece li considerano i primi
nemici, quasi che per compiacere il Miur vengano nascosti alunni,
disabili, classi. Una vera follia, laddove spesso solo un’organizzazione
del lavoro flessibile e ben gestita dal Dirigente scolastico impedisce
tagli distruttivi. La partita, qui come
altrove, si gioca sul Contratto collettivo e sulle sue ricadute sul
potere dei sindacati. Le opposte tifoserie si schierano su questa
lunghezza d’onda, con un sindacato che non vuole arretrare sullo
strumento del Contratto collettivo che diventa il fondamento della
propria esistenza. Davvero si può ancora pensare che le scuole siano
governate meglio attraverso un Contratto collettivo onnicomprensivo e
vago, pieno di rimandi, con diritti dei lavoratori chiari e doveri
sfumati, con un’attenzione a definire profili ormai fuori dal tempo e
non più sostenibili? Le scuole per dare un buon servizio hanno bisogno
della flessibilità degli ata, ma se tutto passa anche dalla volontarietà
si raggiunge la paralisi organizzativa, non la flessibilità necessaria.
Le posizioni politiche sono importanti e così pure le declinazioni dei
vari poteri, ma il conflitto non aiuta nessuno, né docenti, né alunni,
né famiglie. Esiste in Italia un
cupio dissolvi generale, che da un lato enfatizza i tagli
orizzontali come necessari (mentre i tagli orizzontali tagliano ad
alcuni il superfluo ad altri il necessario), dall’altro vorrebbe gestire
una crisi mondiale attraverso variabili indipendenti (occupazione e
salari). Tutto questo alla fine produce solo conflitto senza soluzioni,
demandando ai giudici l’interpretazione autentica sul futuro della
scuola, un’aberrazione da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Ma se
anche un Giudice bolognese, condannando alcuni dirigenti scolastici per
comportamento antisindacale, scrive che l’organizzazione del lavoro non
si contratta, perché ci sono in giro gli ostinati che vogliono
continuare a contrattarla? Non c’è risposta al desiderio di vincerla ad
ogni costo, anche lasciando sul terreno solo macerie.
[1]
La contrattazione integrativa d’istituto: il punto sulla
questione dell’applicabilità del d.lgs 150/2009,
su “Dirigere la scuola”, n° 3, marzo 2011.
[2]
Francesco Nuzzaci, Il mestiere del sindacato, su
www.edscuola.it del 12
aprile 2011. Nuzzaci sull’argomento è intervenuto più volte.
[3]
L’iniziativa della FLC
contro le molestie burocratiche, scaricabile dal sito
www.flcgil.it nella link:
http://1.flcgil.stgy.it/files/pdf/20110322/documento-flc-cgil-proposte-contro-le-molestie-burocratiche.pdf.
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