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Conoscenze inerti di
Cinzia Mion Ho sempre ritenuto, per quel che vale ciò che
ritengo io, che un governo non possa affidare una preselezione dei
propri quadri dirigenti più significativi e strategici ad una batteria
di test .Quando però ho visto i test approntati tra cui verranno scelti
i 100 fatidici, allora sono trasecolata. Intanto sottolineo che i quadri dirigenti della
scuola sono in questo momento di sbandamento etico del paese, di
emergenza educativa e socioeconomica, effettivamente figure apicali
fortemente investite di importanti responsabilità. Ad un patto però : che il dirigente scolastico
venga messo nella condizione di “contare” veramente, di poter gestire
effettivamente tutte le difficoltà e gli imprevisti che una agenzia
educativa incontra non ogni giorno ma in ogni momento, di poter
realmente realizzare quella leadership diffusa che può sollecitare la
corresponsabilità che l’Autonomia ha dato ad ogni Istituto. Tutto ciò
invece non sarà possibile secondo la previsione o peggio la
progettazione di Istituti faraonici, cui mettere a capo dirigenti già
zavorrati da plurime reggenze, come già si sta facendo oggi…Qual è il
messaggio che implicitamente passa in questo modo? Che l’incidenza del
dirigente scolastico sulla gestione degli Istituti è ben poca cosa, che
consiste in un plusvalore minimo se le scuole comunque si reggono con un
dirigente azzoppato dal sovraccarico di mansioni, tra cui le reggenze,
paralizzato da richieste che
continuano ad arrivare in modo puntiglioso e quasi intenzionale. Sì, intenzionale! Perché sono sempre più convinta
che scippare un po’alla volta lo spessore psicopedagogico dalle
competenze di fatto del dirigente, teorizzando come fa già qualcuno che
ormai il dirigente dovrà per forza di cose fare il manager (!),
significa secondo me realizzare un disegno in linea con una scuola che
ha solo il compito di formare le classi dirigenti,
come ha recentemente affermato la Gelmini in una intervista al
Corriere della sera. Diventa perciò quasi “rivoluzionario” affermare
che se oggi la scuola deve curare anche le eccellenze non può però
abbandonare il progetto primario e costituzionale di formare tutti al
miglior livello possibile delle potenzialità di ognuno, abbassando la
dispersione scolastica. Questo progetto si rapporta con la mission della
scuola e la vision di ogni Istituto. Tener fede a questa impostazione è
però faticoso e richiede attenzione e “cura” costante da parte del
dirigente che non può essere assorbito solo da compiti amministrativi e
questioni solo giuridiche. La elefantiasi degli Istituti rema contro la
realizzazione dell’idea di scuola appena delineata. Ritornando ai test e dichiarandomi completamente
d’accordo con le osservazioni critiche di Cenerini e di Tiriticco ,
apparse in questi giorni nei siti, desidero aggiungere in particolare
una semplice ma altrettanto puntigliosa considerazione.
C’è una domanda inserita nella serie dei test ,
area 4, l’area dove mi sono
soffermata di più, che chiede il nome di chi ha forgiato la locuzione
“conoscenza inerte”, ovviamente con accanto la sua brava risposta
esatta: A.N. Whitehead! Naturalmente sapere cosa sono le conoscenze
inerti è molto importante per un dirigente scolastico. Lo dico con molta
convinzione, ma non perché così sono state definite dal filosofo
summenzionato (1923), ma perché è certamente possibile trovarsi di
fronte ancora oggi a delle scuole che purtroppo
trasmettono acriticamente una maggioranza di saperi inattuali che
rimangono “inerti”. Per questo motivo il
plusvalore di un dirigente
scolastico dovrebbe anche consistere nella forza di indicare una bussola
cognitiva che cerchi di sfrondare un po’ l’impostazione del POF,
rispetto ad una programmazione
di contenuti infarciti di piccose informazioni che niente hanno da
spartire con lo sviluppo di quel pensiero riflessivo di cui ha bisogno
una scuola che oggi si consideri “sensata”. Aver posto la domanda sulle conoscenze inerti
poteva essere molto interessante se tutta l’impostazione dell’operazione
non sembrasse però sconfessarne il senso. Ma la coerenza non abita più
qui o meglio non si usa più autointerrogarsi sulla sua presenza. Non tutte le richieste sono cervellotiche. Ce ne
soni di intelligenti e funzionali alla professionalità ma anche una
serie finalizzata a verificare la padronanza
di informazioni, di cui non sono
chiari il nesso e la relazione con la professionalità attesa, che
risulta veramente sconfortante. Veicola l’idea che il sapere utile a
sfondare non sia quello sensato ed applicabile, un sapere che oggi si
chiama “situato” , ma quello affidato ad una memorizzazione furbesca e
meccanica, consegnata ad un clic, aspetto che il nuovo dirigente
scolastico dovrebbe scoraggiare nella propria scuola. O no? Treviso, 6 settembre 2011 |
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