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Il problema non è Darwin… soltanto! di Maurizio Tiriticco
La povertà culturale delle Indicazioni nazionali
Tutto ciò che si muove contro i contenuti della riforma Moratti è indubbiamente utile, ma… Non è un po’ pochino vedere solo le pagliuzze in un processo che l’attuale amministrazione ha già avviato e vuole portare a termine, e non preoccuparsi invece della trave, di tutto l’insieme che sostanzia la riforma? Tempo fa non ho sottoscritto l’appello per la difesa degli Istituti tecnici e professionali promosso da tanti autorevoli amici, perché ritenevo che costituisse un motivo secondario a fronte di un processo con il quale ci si deve ancora confrontare! Che coinvolge più attori, istituzionali e non, più istanze, più soggetti, quanti ne ha messi in gioco la riforma del Titolo V della Costituzione! Anche perché la questione non è la difesa di quegli istituti ma la complessa costruzione di un intero secondo ciclo assolutamente nuovo! Allo stesso modo, la questione di Darwin è solo una delle più appariscenti insieme ad altre che le Indicazioni nazionali mettono in campo e che non sono assolutamente da meno! Non c’è lettore attento che non veda il divario che corre tra documenti di tutto rispetto, quali gli Orientamenti del ’91, i programmi della scuola dell’obbligo del ’79 e dell’85 e le attuali Indicazioni! Alla dignità culturale e pedagogica di quei documenti corrisponde l’estrema povertà di contenuto, e di linguaggio anche, delle Indicazioni! Nessuno nega che fosse necessario – forse! – rileggere e riscrivere quei documenti, ma nessuno si aspettava lo stravolgimento che ne è stato perpetrato! Il fatto è che quei documenti sono nati da un dibattito impegnato che ha visto al lavoro per mesi i più autorevoli rappresentanti della ricerca disciplinare e pedagogica! Le Indicazioni, invece, sono anonime! E per di più non hanno alcuna rilevanza giuridico-formale! Costituiscono semplici allegati ad un decreto legislativo! Così alla loro debolezza contenutistica si accompagna quella legale! Tant’è vero che – e sta scritto sul decreto – le attuali Indicazioni hanno un carattere transitorio! Sì! Transitorio! E’ un insulto per la scuola italiana! Gli insegnanti di una scuola che non nasce oggi, ma che ha a monte tradizioni più che nobili, sono così tenuti a lavorare in ordine a Indicazioni di cui l’amministrazione stessa riconosce la transitorietà e la provvisorietà! E con quale serietà professionale potranno attuarle? La nostra scuola non meritava un simile affronto! E che accadrà quando saranno scritte… sempre per via transitoria… le Indicazioni per il sistema dei licei? Speriamo che non si debba fare, a valle, il confronto con i Programmi Brocca!
E dopo le “grandi domande sul mondo” quali risposte?
Il professor Bertagna su Repubblica ha difeso l’omissione di Darwin, dichiarando che oggi, con la nuova legge, le conoscenze da acquisire nel sistema di istruzione non si distribuiscono più negli otto anni dell’obbligo a cui siamo soliti, ma nei dodici anni del diritto/dovere di istruzione! A suo dire, con quattro anni in più, ci sarebbe tutto il tempo per affrontare in età più matura e responsabile questioni così impegnative! In effetti questa considerazione collima con quanto ci viene descritto nel Profilo di uscita del quattordicenne! Nella parte forte – o che dovrebbe essere tale! – quella relativa agli Strumenti culturali che il nostro alunno dovrebbe avere acquisito alla fine del primo ciclo, si insiste a dismisura sugli aspetti relativi alla comunicazione, alle relazioni con gli altri, alla cura della propria persona, alla curiosità verso la realtà esterna, e così via, ma non si descrivono mai le conoscenze e le competenze concrete che deve raggiungere. Il tutto è estremamente vago, e il florilegio delle amenità è concluso dalla perla che chiude il documento, quando si afferma che i ragazzi devono essere messi nella condizione di “porsi le grandi domande sul mondo, sulle cose, su di sé e sugli altri, sul destino di ogni realtà, nel tentativo di trovare un senso che dia loro unità e giustificazione, consapevoli tuttavia dei propri limiti di fronte alla complessità e all’ampiezza dei problemi sollevati”. Ed una analoga perla la ritroviamo tra gli obiettivi specifici di apprendimento per la scuola dell’infanzia, laddove si afferma che il bambino è chiamato a “soffermarsi sul senso della nascita e della morte, delle origini della vita e del cosmo, della malattia e del dolore, del ruolo dell’uomo nell’universo, dell’esistenza di Dio, a partire dalle diverse risposte elaborate e testimoniate in famiglia e nelle comunità di appartenenza”.
Il bagnomaria della inconcludenza
Sembra che il primo ciclo debba limitarsi a tenere il bambino e il preadolescente in una sorta di lungo bagnomaria, in cui viene sollecitata la problematizzazione estrema e non gli viene mai fornito uno straccio di chiave di lettura, di concreti oggetti conoscitivi! Insomma, sembra che il fine del primo ciclo non sia quello di garantire all’alunno l’acquisizione di quelle conoscenze di base che costituiscono pur sempre il solido fondamento perché possa effettuare le scelte future, ma quello di alimentare in lui solo i livelli di una problematicità di maniera e della insicurezza! Un eterno bambino che gli insegnanti sono tenuti a blandire, ad esplorare costantemente alla ricerca di quelle potenzialità attitudini, vocazioni e quant’altro che sono il piatto forte della teoria della personalizzazione! Come se capacità, vocazioni e tutto il repertorio di un personalismo d’accatto nascessero come funghi nelle profondità dell’Io del tutto avulso dal contesto delle relazioni in cui vive, cresce e apprende! Ma tutto ciò è funzionale ai fini generali della riforma! Quando nell’articolo 2 della legge si afferma che nel sistema educativo di istruzione e formazione “sono promossi il conseguimento di una formazione spirituale e morale, anche ispirata – ahi! questo anche!!! – ai principi della Costituzione”, è evidente che le conoscenze e le competenze costituiscono uno sfondo, un optional, più che un vincolo! L’occhio del laico legge in questi fini quelli di un seminario più che quelli di una scuola pubblica in una società avanzata, democratica e pluralista! Questo vuole essere l’asse culturale della riforma! Ecco perché l’omissione di Darwin è solo una pagliuzza!
Per una asse culturale storico, scientifico, civile!
E’ estremamente grave il fatto che quell’asse culturale che abbiamo faticato decenni a costruire per la nostra scuola nazionale sia stato smantellato con un solo colpo! L’asse attorno al quale laici e cattolici hanno lavorato per anni dando vita a programmi di studio sempre più mirati e articolati è stato quello storico-scientifico! E ciò sulla via indicata anche dalla Costituzione del ’47: l’obbligo di una istruzione inferiore gratuita per almeno otto anni (una scuola dove si insegna… e si impara, non dove si intrattiene!); la Repubblica che promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica; il fatto che l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento! Gli articoli 34, 9 e 33 li conosciamo a memoria! Ed a quest’asse, fondamentale, ne abbiamo associato un secondo, quello civile. L’educazione civica è entrata molto timidamente nelle nostre scuole, solo in quelle secondarie, allora, nel lontano 1958, dieci anni dopo il varo della Carta costituzionale. Prendemmo atto che occorreva garantire anche lo sviluppo della coscienza democratica, la conoscenza del nostro ordinamento in un’Italia in cui si era cominciato di nuovo a far politica, ad impegnarsi nel sindacato, ad assumere responsabilità civili, e a votare! Tutto il nostro sistema di istruzione si è sviluppato con questa connotazione culturale e ideale, e nessuno avrebbe mai potuto pensare che un simile patrimonio, così faticosamente costruito da noi tutti, insieme, venisse svenduto e senza alcuna contropartita! E’ certo che sono ben poca cosa certe innovazioni tanto sbandierate! Ricordiamole! Imparare l’inglese (ad ore ridotte, perché è la qualità che conta!), smanettare con i computer (molto trasversalmente!) saper intraprendere, o saperci fare? Mancano obiettivi alti! Ciascun alunno è chiuso nel suo piccolo mondo, molto personale, anzi personalizzato, con la famiglia che sceglie per lui… prevalentemente – lo dice il decreto! – quello di cui lui necessita, ma per Sé stesso, non in un’ottica di ampio respiro! Il soggetto è visto in funzione solo di se stesso, in forza della più trita opzione liberista! Il fai da te e l’arricchitevi sembrano il clou dell’ideologia di fondo. Eppure la nostra Costituzione riconosce e garantisce la proprietà privata, ma ne sottolinea la funzione sociale! Fino a quando non si prenderanno la briga di riscriverla! Così il sociale è assai lontano dalle finalità delle Indicazioni, però… vi è sempre l’aggiunta di sei spezzatini di educazione alla convivenza civile (anche questa molto trasversale!).
Per una riscrittura autorevole e garantita delle Indicazioni nazionali
Ecco perché l’aggiunta di Darwin sarebbe ben poca cosa! La questione è un’altra! Sul tappeto è oggi in gioco la riscrittura delle Indicazioni nazionali! Chi attenderà a questa fatica? I soliti ignoti? No, per carità! Chiediamo tutti a gran voce che venga istituita una commissione di esperti, e di gente di scuola, come è sempre avvenuto da quando viviamo in una democrazia rappresentativa! E’ certo che non sarà facile scrivere delle buone Indicazioni quando le premesse della legge 53 sono quelle che sono, ma almeno si aprirà un confronto che coinvolgerà l’intero Paese! Se è vero che la scuola – e lo dicono tutti! – è una questione nazionale!
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