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Il
dirigente superfluo di Stefano Stefanel Qualche anno fa,
durante una trasmissione sportiva televisiva, una discussione su un
rigore stava andando molto per le lunghe. Finché non intervenne
l’allenatore della Sampdoria, il serbo Vujadin Boskov, che disse: “Rigore
è quando arbitro fischia”. Nel
dibattito che infiamma i siti scolastici (si fa per dire) sul concorso
per dirigenti scolastici e sul ruolo del dirigente nei nuovi istituti
comprensivi si potrebbe intervenire così: “Si
vincono i concorsi con le regole che ci sono. Si fa i dirigenti
scolastici con le regole che ci sono”. Attualmente ci sono in servizio dirigenti
scolastici selezionati nei modi più svariati:
-
vincitori dei concorsi
a presidi (l’ultimo mi pare sia stato all’inizio degli anni novanta)
trasformati in dirigenti con un corso;
-
vincitori dei concorsi
per direttori didattici (l’ultimo mi pare sia del 1996) trasformati in
dirigenti con un corso;
-
vincitori del primo
concorso riservato (2002);
-
vincitori del primo
concorso ordinario (2007);
-
idonei ripescati dal
primo concorso ordinario (2007);
-
vincitori del secondo
concorso riservato (2008);
-
dirigenti incaricati
che i concorsi su citati li hanno persi tutti o quasi. Le procedure di selezione e formazione sono state
tutte diverse, in alcuni casi con caratteristiche bizzarre: i vincitori
del primo concorso ordinario hanno fatto 9 mesi di formazione; i
ripescati dello stesso concorso 3 e i vincitori del secondo riservato
sempre 3. Qual è la formula migliore di selezione? Non lo si può sapere
per il semplice motivo che i dirigenti scolastici non vengono valutati.
Se – per assurdo – selezionassimo i dirigenti scolastici attraverso una
camminata sui carboni ardenti e poi attraverso valutazioni puntuali
scoprissimo che quei dirigenti sono in assoluto i migliori forse
dovremmo prendere in considerazione l’idea che quel metodo di selezione
è il migliore, pur se piuttosto atipico. Invece il Miur cambia continuamente metodo di
selezione, ma non valuta i selezionati. Io ho vinto il concorso
ordinario, ne vado fiero (per quel che vale questa fierezza), ma non so
se sono un buon dirigente e soprattutto se sono migliore degli altri,
Nessuno valuta me e nessuno valuta gli altri. Dunque, in assenza di
valutazione, si vince il concorso con le regole che ci sono. Ed è
inutile contestarle – quiz o non quiz – perché tanto sono un salto nel
buio, perché non c’è modo di dimostrare che questo metodo di selezione è
peggiore o migliore di quello precedente. Discorso analogo va fatto
sul dimensionamento scolastico: è meglio che un dirigente scolastico
diriga una scuola di 400 alunni in un unico edificio (come dicono quasi
tutti) o è meglio che diriga un istituto di 1.500 alunni anche con dieci
sedi (come dico io)? Impossibile saperlo senza verificare e valutare,
basandosi solo su impressioni, lamenti, petizioni di principio,
soliloqui e vaniloqui. Magari hanno ragione quelli che pensano che non
serviamo a niente, che siamo finti dirigenti, che facciamo tante storie
per un mestiere come un altro. Magari siamo superflui e sostituibili con
docenti a rotazione e un direttore dei servizi che fa bene i conti.
Magari siamo un’illusione degli anni novanta, nata da una classe
politica che ha scritto “dirigente” dove voleva scrivere “preside”.
Magari siamo oggettivamente “amici” di Brunetta e Tremonti e dunque
piuttosto imbarazzanti. Se è così anche solo in parte, perché crucciarsi
tanto: qualunque selezione selezionerà male e qualunque dimensionamento
dovrà sopportare” uno di noi. |
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