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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Il dirigente superfluo

di Stefano Stefanel

 

Qualche anno fa, durante una trasmissione sportiva televisiva, una discussione su un rigore stava andando molto per le lunghe. Finché non intervenne l’allenatore della Sampdoria, il serbo Vujadin Boskov, che disse: “Rigore è quando arbitro fischia”. Nel dibattito che infiamma i siti scolastici (si fa per dire) sul concorso per dirigenti scolastici e sul ruolo del dirigente nei nuovi istituti comprensivi si potrebbe intervenire così: “Si vincono i concorsi con le regole che ci sono. Si fa i dirigenti scolastici con le regole che ci sono”.

Attualmente ci sono in servizio dirigenti scolastici selezionati nei modi più svariati:

-          vincitori dei concorsi a presidi (l’ultimo mi pare sia stato all’inizio degli anni novanta) trasformati in dirigenti con un corso;

-          vincitori dei concorsi per direttori didattici (l’ultimo mi pare sia del 1996) trasformati in dirigenti con un corso;

-          vincitori del primo concorso riservato (2002);

-          vincitori del primo concorso ordinario (2007);

-          idonei ripescati dal primo concorso ordinario (2007);

-          vincitori del secondo concorso riservato (2008);

-          dirigenti incaricati che i concorsi su citati li hanno persi tutti o quasi.

Le procedure di selezione e formazione sono state tutte diverse, in alcuni casi con caratteristiche bizzarre: i vincitori del primo concorso ordinario hanno fatto 9 mesi di formazione; i ripescati dello stesso concorso 3 e i vincitori del secondo riservato sempre 3. Qual è la formula migliore di selezione? Non lo si può sapere per il semplice motivo che i dirigenti scolastici non vengono valutati. Se – per assurdo – selezionassimo i dirigenti scolastici attraverso una camminata sui carboni ardenti e poi attraverso valutazioni puntuali scoprissimo che quei dirigenti sono in assoluto i migliori forse dovremmo prendere in considerazione l’idea che quel metodo di selezione è il migliore, pur se piuttosto atipico.

Invece il Miur cambia continuamente metodo di selezione, ma non valuta i selezionati. Io ho vinto il concorso ordinario, ne vado fiero (per quel che vale questa fierezza), ma non so se sono un buon dirigente e soprattutto se sono migliore degli altri, Nessuno valuta me e nessuno valuta gli altri. Dunque, in assenza di valutazione, si vince il concorso con le regole che ci sono. Ed è inutile contestarle – quiz o non quiz – perché tanto sono un salto nel buio, perché non c’è modo di dimostrare che questo metodo di selezione è peggiore o migliore di quello precedente.

Discorso analogo va fatto sul dimensionamento scolastico: è meglio che un dirigente scolastico diriga una scuola di 400 alunni in un unico edificio (come dicono quasi tutti) o è meglio che diriga un istituto di 1.500 alunni anche con dieci sedi (come dico io)? Impossibile saperlo senza verificare e valutare, basandosi solo su impressioni, lamenti, petizioni di principio, soliloqui e vaniloqui.

Magari hanno ragione quelli che pensano che non serviamo a niente, che siamo finti dirigenti, che facciamo tante storie per un mestiere come un altro. Magari siamo superflui e sostituibili con docenti a rotazione e un direttore dei servizi che fa bene i conti. Magari siamo un’illusione degli anni novanta, nata da una classe politica che ha scritto “dirigente” dove voleva scrivere “preside”. Magari siamo oggettivamente “amici” di Brunetta e Tremonti e dunque piuttosto imbarazzanti. Se è così anche solo in parte, perché crucciarsi tanto: qualunque selezione selezionerà male e qualunque dimensionamento dovrà sopportare” uno di noi.


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