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NATURA E FINALITA’ DELLA SCUOLA ELEMENTARE CHE SI AVVIA ALLA CONFIGURAZIONE DELLA SCUOLA DI BASE PROSPETTIVE PEDAGOGICO/ISTITUZIONALI E DIDATTICO/EDUCATIVE FONDAMENTALI di Gianfranco Purpi
0:
Premettiamo che tutti gli stralci virgolettati riportati in
questo saggio sono ricavati dal testo dei Programmi scolastici
elementari dell’85 (D.P.R.104/85). 1:
Prospettive pedagogico/educative,
didattico‑metodologiche e
psico/pedagogiche del modello di scuola primaria auspicabile: Il
modello di scuola che crediamo debba connotare la scuola
primaria,lo possiamo senz'altro sintetizzare nei
seguenti nuclei di discorso: a)
possibilità di orientare in direzione apprenditivo‑istruzionale
ogni necessità di decondizionamento e di recupero scolastico,
attraverso una tensione alla formazione integrale della personalità e
sulla base di una
pluralità di linguaggi integrativi; b)
integrazione delle diverse competenze professionali e dei diversi
contenuti d'insegnamento in cui, sul piano della funzione docente, si
concretizza la definizione del rapporto pedagogico/didattico ed
educativo/relazionale; c)
necessità che le diverse progettazioni didattico‑educative
vengano determinate attraverso strategie di razionalizzazione
curricolare delle diverse sequenze d'insegnamento‑apprendimento
e delle correlate risorse‑opportunità di formazione. I
concreti significati didattico‑metodologici di tale strategia di
progetto e le correlate istanze di presupposto
pedagogico/istituzionale che ne permettono
l'attuazione, si possono riconoscere nei seguenti punti di
indicazione normativa: a)
La determinazione
effettiva dei progetti didattico‑educativi coinvolge tutti gli
operatori scolastici preposti alla funzione docente e
sembra contrapporsi ad ogni antinomia che collochi il
rapporto teoria‑prassi in chiave di insanabile dualismo. b)
Il
processo di
razionalizzazione curricolare comporta inevitabilmente il rifiuto di
assetti istituzionali gerarchico‑centralistici e burocratico‑verticistici,
ancorché profili di ruolo dei diversi operatori scolastici
determinati sul piano dell'«esecutività» dei comportamenti
deontologico‑professionali. c)
I processi curricolari implicano, necessariamente, la più produttiva
progettazione dei diversi interventi d'insegnamento e, quindi, non
possono non ipotizzare situazioni d'apprendimento fortemente connotate
sul piano della razionalizzazione tecnologica. d)
I diversi approcci docimologici di verifica‑valutazione si
pongono quale momento‑aspetto «centrale» di ogni approccio di
funzione docente e di ogni correlata strategia didattico‑metodologica,
mentre le diverse sequenze curricolari d'insegnamento/apprendimento
rinvengono proprio nella centralità
dei dati di “feedback” gli elementi per la scientifica
confutazione o legittimazione della validità dei propri significati
pedagogico/educativi.
Il motivo conduttore strategico di questo nostro modello di
scuola viene a risultare la programmazione curricolare dei diversi
fattori e delle diverse risorse/opportunità
agenti (vale a dire di tutte le variabili)
che concorrono a progettare e realizzare la relazione
educativa scolare in quanto sistema di relazioni tra variabili.
Cerchiamo, ora, di individuare i modelli educativi a cui i
Programmi Scolastici elementari dell’85 e le criteriologie
istituzionali della scuola di base
si sono accostati nel delineare il concetto di scuola
emergente dalle diverse indicazioni normative dell’ordinamento
giuridico finora acquisito. Il
campo del dibattito pedagogico più recente riguardo i contributi in
fatto di «teoria‑della‑scuola» ha avuto modo di
evidenziare tre fondamentali orientamenti di proposta : 1)
Necessità di descolarizzare la società o di limitare sensibilmente
il ruolo e la funzione della scuola nel contesto degli istituti
formativi della Società Civile. 2)
Necessità di legittimare forme di iperscolasticismo
alla luce di una visione dell'istituto scolare che teorizza
la funzione docente in esso esplicata quale processo d'insegnamento
che provoca apprendimenti metanaturali/metaculturali
e che, di conseguenza, potenzia‑accelera ogni
forma di sviluppo/formazione/maturazione e di apprendimento personale;
con la scuola medesima,
in questo senso, che si viene a porre quale istituto fondamentale di
trasmissione alle giovani generazioni degli strumenti di crescita e di
integrazione‑partecipazione alla produzione dei « beni»
(culturali e materiali) della polis, pretendendo di informare/formare
con la sua funzione docente ogni agenzia socio‑educativa del
«pubblico» ed ogni momento‑aspetto di educazione familiare,
sul piano della scolarizzazione collettivizzante, o totalitaria,ovvero
culturalmente omologante della società civile. 3)
Necessità di considerare il sistema educativo di una società in
quanto «sistema policentrico» costituito da diverse agenzie di
formazione correlate da rapporto di «reciprocità» ed
interdipendenza; con l'istituto
scolare che, al suo interno, si viene a porre quale agenzia che (pur
rilevando la denotazione strutturale del concetto di scuola a cui si
è appena accennato, nel punto precedente) propone ai diversi ambiti
socio‑culturali della società civile e della società politica
(dunque, del contestuale « pubblico istituzionale», ecc.) i modelli
etico‑antropologici e finalistico/assiologici di formazione
pedagogica: in questo senso, la scuola si propone di indicare alle
diverse fonti dell'educazione le comuni finalità teleologiche di un
progetto pedagogico contestuale all'universo antropologico di ciascuna
persona, che viene a coinvolgere ogni ambito antropologico e
politico/culturale/formativo della società in quanto «società
educante» (che
prevede, per I'appunto, l’integrazione di tutti i «messaggi
pedagogici»;determinati alla luce delle specifiche peculiari funzioni
docenti, ovviamente, in ragione del «sottosistema» di agenzia
educativa di provenienza).
Ogni istituzione scolastica deve cercare di inverare i
lineamenti del concetto di scuola peculiare a questo ultimo
orientamento di dibattito, anche se i motivi pedagogici degli altri
due modelli non sono certo del tutto assenti dall’ attività
progettuale/formativa,didattico/educativa e gestionale/organizzativa
ricorrente.
Siamo, comunque, convinti che emerge, in ogni caso, la
necessità di una funzione docente scolare che si venga a porre quale
elemento costitutivamente «strutturale» e « generativo» dei
diversi itinerari di formazione della persona, e che si riconosca
nella funzione fondamentale di trasmissione all'educando degli
«alfabeti culturali» della conoscenza (e, dunque, della produzione
di quei simboli culturali di coesione e di crescita grazie a cui può
inverarsi il metodo democratico nel vivo del Pubblico istituzionale). Le
specifiche finalità didattiche di funzione docente e di
progettualità pedagogico/formativa (e,quindi,l'intrinseco spessore
psico-pedagogico),a cui si finalizza l’attività scolastica e
gestionale della scuola elementare,si possono individuare
strutturalmente: -
nella acquisizione di «capacità di pensiero riflessivo e critico» e
nella «autonomia ed indipendenza di giudizio»; -
nella «prima alfabetizzazione culturale»
(alla luce di quel nesso inscindibile che lega
indissolubilmente e dimensionalmente i diversi significati dei termini
«istruzione» e «formazione» e che caratterizza inequivocabilmente
ogni aspetto/momento del processo educativo scolare); -nella
«acquisizione di tutti i fondamentali tipi di linguaggio» e, dunque,
in un «primo livello di padronanza dei quadri concettuali, delle
abilità e delle tecniche di indagine essenziali», ancorché nella «
comprensione del mondo naturale, artificiale, umano». II
processo di «alfabetizzazione culturale» che persegue la funzione
docente della scuola ,lungi dal risultare curricolo prescrittivo di
passiva ricezione, coinvolge I'educando in una ricerca‑scoperta
dei fondamentali codici epistemologici d'indagine, e lo impegna in una
progressiva costruzione di significati della realtà, allo stesso
tempo, sempre più differenziati (sul piano della congruenza logico‑scientifica
con le diverse aree disciplinari del sapere); e,peraltro,anche
interdisciplinari (per quanto concerne il processo di
conoscenza, iniziale e finale, che non può non risultare sintesi
unificante dei diverse oggetti formali di conoscenza, ancorché
ovviamente affiorante a livelli diversi «analogici» di connotazione
logico‑epistemologica).
In questo senso,è il caso di chiarire che ogni strategia
didattica peculiare ai processi di alfabetizzazione culturale deve
risolversi in un «passaggio continuo che va da un'impostazione
predisciplinare ed integrata all'emergere di quadri disciplinari
sempre più integrate e sistematici».
È evidente, dunque, quanto risulti importante rispondere
positivamente alle istanze di «progressione naturale» dei diverse
processi d'apprendimento e quanta sensibilità metodologica occorra al
fine.di avviare il fanciullo all'acquisizione di analogici modelli di
pensiero scientifico‑sperimentale in cui la criticità di
analisi e di ricerca è lo stesso processo genetico‑generativo
di ogni approccio ipotetico‑deduttivo di pensiero.
Ogni proposta didattico‑metodologica deve promuovere, in
questo senso, I'impiego attivo del potenziale euristico‑epistemico
dell'intelligenza: la riappropriazione in direzione educativa
della funzionalità cognitiva deve sempre avvenire sulla
base di due peculiarità apprenditive: la « creatività» e
l'esplicazione del «pensiero critico». La
funzione docente viene, soprattutto, intesa in quanto «attenzione
alle virtualità profonde ed al potenziale educativo»
che la personalità
del bambino custodisce e che «urgono di realizzarsi», mentre il
raggiungimento di forme di pensiero critico viene a coincidere con
l'esplicazione di prospetti etico‑comportamentali e
linguistico/cognitivi di identità in cui «la mediazione fra l'aver
conoscenza e l'aver consapevolezza» determina processi di «ricerca
della validità delle conoscenze» ed « autonoma valutazione della
loro utilizzazione» . I
processi di apprendimento vengono, ovviamente, riferiti a prospettive
modulari olistico‑organismiche ed olodinamiche, e, dunque, ad
orientamenti interpretativi che mutuano rilevanti motivi di
descrizione dagli indirizzi di «psicologia umanistica» e
dai filoni psicopedagogici dello strutturalisino
particolarmente vicini alle ricerche di Bruner e Piaget . In
questo senso, ci sembra che la prospettiva cognitivistica
di descrivere ed interpretare i processi di apprendimento non
debba risultare mai messa in discussione nell'ermeneutica degli
enunciati normativi e curricolari delle diverse progettualità.
Per ogni istituzione scolastica,la scuola si pone
essenzialmente in quanto «ambiente educativo di apprendimento»
foriero di « clima sociale positivo» , ed accoglie il principio
pedagogico di «apprendimento significativo» quale nucleo centrale di
un discorso che ricerca costantemente, nella definizione scientifica
delle variabili didattico‑metodologiche, la congruenza
psicologica e l'aderenza sociologica quali connotazioni costanti di
ogni rapporto d'insegnamento‑istruzione. La
declinazione didattico‑metodologica di tale discorso strategico
evidenzia tre motivi centrali di approccio docente: 1)
privilegiamento del problema
sul sistema: fuori da ogni
chiusura di determinismo associazionistico o di cognitivismo
passivamente recettivo, l'apprendimento scaturisce da una continua
problematizzazione dei « dati» esperenziali e si pone quale risposta
di linguaggi‑comportamenti sempre eccedenti il
contenuto della nozione‑istruzione di partenza. 2)
Dominanza del significato
sul dato: ogni apprendimento diventa significativo
allorché si pone quale sintesi di processi d'integrazione‑strutturazione
delle diverse nozioni acquisite, e di correlata differenziazione
epistemologica dei sistemi logico-rappresentativi che presiedono alle
stesse funzioni d'approccio apprenditivo con i dati esperenziali. 3)
Necessità di sistemazione logico‑formale dei contenuti di
esperienza in chiave di economicità
simbolica e di astrazione sistematico‑concettuale dei
diversi linguaggi «produttivi»: ogni processo di apprendimento deve
sempre procedere al trascendimento del dato ed alla correlata
produzione di strumenti epistemici (criteri di fondo, codici, metodi,
idee centrali, strutture cognitive ecc. di un determinato campo della
conoscenza o di una particolare area disciplinare). Ogni
spontaneismo (e casualismo) cognitivo non può essere accolto nel
contesto degli «apprendimenti significativi» e non deve trovare, di
conseguenza, posto nell’
«ambiente educativo di apprendimento» e nelle offerte formative
della scuola.
Cerchiamo,ora,di prospettare un primo profilo di valutazione
del « taglio» psicopedagogico emergente dal discorso pedagogico‑programmatico
e progettuale che viene a caratterizzare il funzionamento della
scuola elementare orientata istituzionalmente e didatticamente
nella prospettiva della nuova scuola di base.
Per comodità di esposizione sintetizziamo tale profilo nei
seguenti segmenti di enunciazione: 1)
Per quanto riguarda il rapporto tra apprendimento e sistema
scolastico, c'è da rilevare che la scuola primaria si pone quale
organismo istituzionale che promuove processi di formazione attraverso
la contestualità sistemica delle variabili che ne costituiscono la
sua stessa struttura di funzione: variabili
«formali/culturali/istituzionali», «personali/umane» e
«materiali/strumentali/tecnologiche» . 2)
Per quanto riguarda il rapporto tra apprendimento ed insegnanti, c'è
da dire che la funzione docente scolare deve sempre porsi sul piano
della intenzionalità
e della sistematicità
razionalizzante delle diverse sequenze curricolari: il
docente sollecita
e promuove apprendimento in virtù dei progetti curricolari che
predispone, dei contenuti d'istruzione che propone, dei compiti
d'apprendimento che definisce, dei modelli d'identificazione
etico/affettivi e sociologicamente di «valore» che offre, della «
qualità» relazionale che la comunicazione didattico‑informazionale
viene ad esprimere, della «significatività» didattico‑metodologica
che, in definitiva, rivela il contesto di suoi « comportamenti
d'insegnamento»: in ogni caso, attraverso una enunciazione di
obiettivi didattici che vengono correlati ad una scientifica
descrizione avalutativa delle variabili di partenza ed ad una
correlata continua verifica degli elementi processuali di tali
variabili (che si vengono a porre quale «dato» di feedback
che confuta o convalida la bontà delle progettazioni
curricolari).
Risulta evidente, dunque, come la positività di una
determinata formazione culturale‑professionale e di una
correlata competenza didattico‑metodologica da parte del docente
si pongano quale vera e propria «variabile indipendente» (e, per
ciò stesso, premessa strutturale generativa) di ogni progetto
pedagogico e di ogni produttività di un istituto scolare. 3)
Per quanto riguarda il rapporto che si stabilisce tra apprendimento e
discorso didattico‑metodologico, c'è da dire che la prospettiva
olo‑dinamica d'interpretare e progettare i processi
d'apprendimento richiede strategie rigorose fondate sulfa ricerca
e sulla soluzione
dei problemi, ancorché presupponenti il preliminare
momento‑aspetto istruzionale della funzione docente ed il
correlato approccio comunicazionale che introduce I'alunno alle
strutture epistemologiche del sapere (vale a dire, agli «alfabeti
culturali» delle diverse aree disciplinari). 4)
Per quanto riguarda il rapporto tra apprendimento e programmazione,
c'è da dire che una didattica dell'apprendimento così prefigurata
esige un approccio ai Nuovi Programmi assolutamente contestualizzato
alla luce delle diverse realtà scolastiche territoriali e
dei sempre peculiari rapporti pedagogici che ci si trova a
determinare: il contesto progettuale del piano dell’offerta
formativa,anche per quanto riguarda la scuola primaria di base, deve
porsi in chiave prescrittiva per quanto attiene il raggiungimento di
terminali educativi generali e di strutturali standard di
apprendimento riferiti alle finalità di formazione degli aspetti
costitutivi dell'Umano; mentre
gli obiettivi educativo/formativi e specifici di apprendimento
(e,dunque, le strategie didattico/metodologiche) indicati/prescritti
nelle formulazioni di Programma debbono essere intesi quali strumenti
regolativi di progettazione curricolare attraverso cui l'approccio
professionale del docente alle diverse variabili di una situazione
scolastica contingente viene a prospettare la specifica
determinazione/contestualizzazione storicistica delle sequenze
d'insegnamento‑apprendimento (unità didattiche minime)
effettivamente pianificate e realizzate progressivamente.
Sulla base dei quadri di analisi precedenti, possiamo
approfondire ulteriormente il nostro discorso espositivo relativo al
progetto educativo generale della scuola primaria di base; e,quindi,
possiamo procedere verso
un ulteriore ciclico/concentrico approccio di esplicitazione della
contestuale offerta formativa e dei conseguenti processi d’insegnamento/apprendimento
che dovrebbe assicurare tale scuola.
Sintetizziamo questa ulteriore analisi prospettando nei
seguenti punti di descrizione i significati pregnanti dei diversi
aspetti dimensionali formativi e delle necessità educative che ne
vengono a legittimare la loro configurazione di progetto di “educazione
pedagogica”: -
Si consideri la necessità che i processi cognitivi risultino
strutturali : la proposta delle nozioni organizzatrici di pensiero
deve « realizzare la prima alfabetizzazione culturale» e
caratterizzarsi, di conseguenza, per la selettività e l'essenzialità‑elementarità
dei contenuti d'istruzione offerti; -Si
consideri che «l'acquisizione
di tutti i fondamentali tipi di linguaggio» ed il «primo livello di
padronanza dei quadri concettuali, delle abilità e delle tecniche
d'indagine essenziali» può verificarsi soltanto se, di pari passo ai
momenti di ricerca e di scoperta, vengano proposte le strutture
disciplinari, ai diversi livelli di congruenza psicologica con le
caratteristiche di apprendimento e di funzionalità intellettivo‑cognitiva
presenti nelle diversi fasi evolutive; -Si
consideri che «il
passaggio continuo che va da un'impostazione predisciplinare ed
integrata all'emergere di quadri sempre più differenziati e
sistematici» può avvenire nella misura in cui vengano proposti dal
docente strumenti‑di‑ricerca (idee centrali, codici,
metodi di indagine, nozioni organizzatrici, ecc.) che permettano
all'alunno di costruire in modo personalizzato e personalizzante gli
itinerari fondamentali delle diverse discipline e di coglierne, a sua
volta, le nozioni strutturali loro costitutive. -Si
consideri la necessità che i processi cognitivi risultino integrati:
per un verso ogni forma di cognitività deve porsi quale
momento/aspetto di crescita integrale dell'alunno, mentre per altro
verso ha necessità di riferirsi continuamente alla «identità
culturale del bambino» (ancorché alla stessa «tradizione
culturale» del sapere scientifico) poiché «la scuola riconosce di
non esaurire tutte le funzioni educative».
(in questo senso, propendiamo per un'intenzionalità pedagogica
che prospetti una formazione cognitiva integrale
che possa risultare funzionale al raggiungimento di una
«formazione integrale» della personalità e, correlatamente,
riconnettersi alle seguenti finalità educative di meta: a)
«progressiva
costruzione delle capacità di pensiero riflessivo e critico»; b)
«autonomia e indipendenza del giudizio» ; c)
«adeguato equilibrio affettivo e sociale» e «positiva immagine di
sé»); -
Si consideri la necessità che i processi cognitivi risultino significativi:
la significatività degli apprendimenti deve scaturire da
una scuola che, in definitiva, si realizzi in quanto «ambiente
educativo di apprendimento» e «spazio pedagogico» che,in un «clima
sociale positivo»,tenda a «costruire un momento di riflessione
aperta» ed a far «superare i punti di vista egocentrici e
soggettivi» in modo tale da «aiutare gli alunni a divenire
consapevoli delle proprie idee e responsabili delle proprie azioni»;
in questo senso,ci sembra, a ragione, che la meta educativa
strutturale ed assiologia di ogni apprendimento significativo venga,
così, a porsi quale «progressiva conquista di un'autonomia di
giudizio». -
Si consideri la necessità che i processi cognitivi risultino deliberativi:
il succedersi delle situazioni di apprendimento‑insegnamento
e la loro consistenza curricolare viene rimessa alla decisionalità
delle competenze professionali dei docenti ed alla
correlata collegialità della loro funzione pedagogica. -
Si consideri la necessità che i processi cognitivi risultino individualizzati:
a prescindere dall'inserimento‑integrazione dei
soggetti handicappati, ogni processo educativo si viene a svolgere
all'insegna delta differenziazione‑individualizzazione delle
diverse sequenze d'insegnamento‑apprendimento e nel continuo
riferimento alle diverse variabili storico/esistenziali,socio‑culturali
e psico‑evolutive peculiari alla persona dell'alunno. 2:
Le
finalità di formazione e d'insegnamento della scuola primaria di base
nel Progetto Pedagogico dei Programmi scolastici elementari dell’85
: verso la definizione conseguente della funzione docente e della
funzione discente che un
piano dell’offerta formativa deve prefigurare:
I presupposti antropologici ed etici sottesi alla contestuale
progettualità didattico/educativa e formativa della scuola primaria
di base formulata dai Programmi dell’85,sono senz'altro riferibili
ai termini ideali additati dalla Carta Costituzionale e dalle
Dichiarazioni Internazionali sui diritti dell'uomo e del bambino: si
propone, in questo senso, un umanesimo totale,
integrale e onnilaterale allo stesso tempo, che rivendica
ed accoglie l'uomo nel suo valore assoluto di persona e nell'esigenza
di formazione integrale della sua personalità .
In questo contesto di proposta pedagogica, che esclude ogni
visione riduttiva o unilaterale d'intendere il potenziale umano, si
rinviene il principio fondante di persona in quanto «valore
sussistente» ed in quanto dignità assoluta: si vengono a prospettare
i lineamenti teoretici di una filosofia personalistica dell'educazione
strettamente collegata ai presupposti ideali della tradizione
cristiana e del razionalismo laico/umanistico occidentale di carattere
critico/criticistico.
Le asserzioni di fondo del personalismo critico cristiano e del
conseguente razionalismo laico/criticistico , ci sembra, si vengono a
porre quale punto di riferimento costante delle diverse prospettive
didattico‑metodologiche emergenti e dei vari obiettivi educativi
e di apprendimento enunciati: in ogni costrutto normativo si rinviene
il primato dell'autocoscienza umana e della libertà quale risultato
della consapevole,critica,etica e responsabile presenza dell'uomo
nella storia.
In questo senso, l'educazione si viene a porre quale opera
assiologica e teleologica finalizzata alla
formazione integrate delta personalità umana ed alla
piena attuazione
del suo diritto alto studio: i fini perseguiti risultano
essenzialisticamente dei valori e non tendono affatto alla
realizzazione di modelli educativi deterministicamente prefissati e
riferiti a prescrittive istanze sociologiche di potere.
Le finalità educative del progetto pedagogico di scuola
primaria di base in questione, si riconoscono, quindi, nella piena
valorizzazione delle diverse potenzialità umane e nella correlata
realizzazione di quei percorsi di formazione che si pongono in chiave
di congruenza con le istanze di valore dei concetti di persona,di
ragione etico/critica e di
bene
comune.
In questo senso,coerentemente,risalta nitido e perentorio il
principio pedagogico che «la
scuola deve costituire un momento di riflessione aperta ove
s'incontrano esperienze diverse», mentre il suo ruolo e la sua
funzione si risolvono, in primo luogo, nell'aiutare gli alunni a
divenire consapevoli delle proprie idee e responsabili delle proprie
azioni», rinviando a modelli etico‑comportamentali sempre
ispirati a « criteri di condotta chiari e coerenti, che attuino
valori riconosciuti» .
In definitiva , il modello antropologico ed etico‑filosofico
di Umano a cui tendere viene ad emergere
quale «uomo della ragione e delta libertà», prospettando e
presupponendo l'esatta dimensione assiologica del personalismo
cristiano nella laicità di un «personalismo critico» che elabora il
concetto stesso di persona in chiave deontologico‑funzionalista
e ne recupera in tutta la loro portata esistenzialistica
i motivi storici dei rapporti d'interazione con «natura»
e « cultura».
In altre parole, il nostro contestuale progetto
pedagogico/istituzionale dell’offerta formativa della scuola
primaria, accoglie i
lineamenti filosofici di un «personalismo laico» che cerca di
superare talune chiusure dogmatiche di una tradizione spiritualista‑tomista
che fondava il concetto di persona su presupposti metafisico‑ontologici
ed a cui, ovviamente, non poteva non
sfuggire il senso della vita come continuo processo sempre
problematico,rischioso e fallibile (ancorché autoverificabile ed
autorettificabile; sperimentabile continuamente ed autoriproponibile)
attraverso cui l'individuo può come non può farsi persona.
Il soggetto umano di questa filosofia conquista
progressivamente la sua dignità di persona e la sua perfezione di
«animale razionale»: come detto, l'individuo possiede in
nuce soltanto la possibilità di raggiungere tali traguardi
e non, ontologisticamente, l'«essenza innata» di una spiritualità
che si viene a porre in chiave di insanabile dualità con la
materialità del reale.
In definitiva, il concetto di Umano presupposto strutturalmente
al contesto progettuale dei Programmi dell’85 pone la centralità
del suo senso finalistico ed assiologico, ancorché di ogni deduttività
pedagogica e strategico/didattica, proprio nel realizzare
la sua consistenza ontologica attraverso un processo educativo di
formazione integrale ed in costante riferimento scientifico
ai continui rapporti d'interazione che l'individuo, sin
dalle nascita, stabilisce con gli universi socio/culturali (e, dunque,
politici, economici,storico/esistenziali; ecc.) circostanti di
relazione.
Strettamente legato al concetto di persona ed ai suoi assunti
assiologico‑teleologici di fondo (che, a nostro avviso, vengono
pienamente a riconoscersi nell'«uomo delta ragione e delta
libertà») appare, in questo senso, il principio pedagogico
dell'«educazione alla convivenza democratica».
Ci sembra che il concetto di democrazia a cui ci si richiama si
venga a porre, più che come modello di convivenza già pienamente
attuato e sperimentato, quale principio normativo ed ideale‑valore
da realizzare nella sempre consapevole, responsabile, partecipazione
dell'uomo alle vicende della polis ed all'organizzazione razionale
etico/politica del «pubblico».
Tale concetto di democrazia prefigurato finalisticamente nei
modelli educativi della scuola primaria,rinviene il fuoco delta
semantica nell'idea di metodo
di convivenza fondato
sulla mobilità socio/culturale e sulla possibilità da parte dei
membri di una comunità di poter fruire di tutti i beni culturali,
ancorché materiali, e comunque economico/produttivi e di potere
politico,della società civile.
Le finalità educative e formative del modello di scuola
primaria di base tracciato
dai Programmi dell’85,richiamano un concetto di «democrazia» che
è sempre contestualità di significati socio‑culturali ed
economico‑politici (comunque,storico/esistenziali) che eleggono
l'etica della comprensione e della solidarietà quale antropologia
fondante di ogni discorso sull'Umano; e finalizzano,così, la loro
intrinseca valenza pedagogica al raggiungimento del bene
comune garante dei valori di persona.
La scuola si deve porre, in questo senso, quale tirocinio
alla democrazia e deve connotare ogni suo vissuto di
relazione istituzionale (dal rapporto bipolare d'insegnamento‑apprendimento
alla sistemicità dei suoi significati sociologici d'interazione con
la comunità socio‑civica) sul piano della dialogicità
solidale/tollerante e dell’uso sociale della conoscenza il più
allargato/allargabile/partecipabile/trasmissibile/condivisibile tra
tutti i soggetti umani d’interazione interpersonale.
Il punto di partenza ineludibile per un progetto di educazione
alla convivenza democratica sembra, dunque, essere quella promozione
della prima alfabetizzazione culturale»
grazie a cui la scuola elementare di base viene a fornire «un
sostanziale contributo a rìmuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo delta persona umana» .
In questo senso, il documento programmatico ordinamentale viene
ad invocare una scuola primaria che
“””ponga le premesse all'esercizio effettivo del diritto‑dovere
di partecipare alla vita sociale e di svolgere secondo le proprie
possibilità e le proprie svelte un'attività o una funzione che
concorra al progresso materiale e spirituale delta società”””.
A nostro avviso, il concetto di «convivenza democratica» da
promuovere/perseguire pedagogicamente e didatticamente, non è affatto
da intendersi soltanto come una specie di necessità esistenziale che
informi di sé tutti gli istituti delta Società Civile e della
Società Politica,ancorché della scuola ovviamente, quasi a
guisa di «contratto sociale» che si ponga il problema delle regole
di convivenza comunitaria tollerante, ma che, al contrario, venga ad
ignorare il senso dei diversi progetti esistenziali dell'uomo.
Per ogni istituzione scolastica il pluralismo democratico non
si riduce a sintesi di interessi o filosofie tra taro contrapposte che
rinvengono la loro intesa
unitaria
soltanto in relazione ad obiettivi storico-esistenziali ed
istituzionali che, in ogni caso, prescinderebbero dal senso della vita
dell'uomo e dai suoi destini antropologici: in questo caso, si
verrebbe a collocare la persona umana (ed il suo potenziale educativo)
su di un piano di mera considerazione strumentale,
ancorché preda dei miti di una razionalizzazione
tecnologica della propria esistenza a cui non potrebbe non sfuggire
ogni ideale educativo di formazione integrale dell'Umano.
Per noi,non esiste, dunque, già dato a priori un modello di
scuola che si ponga quale modello stesso di convivenza democratica
(così come non esiste a priori un modello ideale di stato democratico
o di Società Politica democratica ecc.): viene proposto dal testo dei
Programmi dell’85’ uno stile di
continua ricerca di «ipotesi» di progetto educativo, da
sperimentare-realizzare, ancorché da autoverificare-autorettificare,
che venga condiviso democraticamente
da utenti,territorio,attori scolastici,istituzioni e committenza
governativa, e che tenda finalisticamente agli ideali educativi di
formazione integrale della persona umana.
La fondazione democratica del modello di scuola proposto
sembra, in definitiva, assurgere a nuovo
fondamento e coronamento del contestuale progetto
pedagogico in questione e si viene a porre quale presupposto
finalistico strutturale sulla cui base soltanto si può ben
determinare il significato della funzione docente scolare.
La scuola primaria, in questo senso, educa alla democrazia
nella misura in cui si propone di formare nel discente gli aspetti
costitutivi del cittadino che può godere di tutte quelle libertà
civili e di tutti quei diritti personali inviolabili
(costituzionalmente riconosciuti e da affermare attraverso norme di
diritto positivo) grazie a cui potersi integrare criticamente nel
contesto socio- culturale-politico della polis.
Il principio educativo dell'uguaglianza scolastica
si viene a riferire ai diritti essenziali nell'ambito della norma
giuridica riconosciuti potenzialmente ad ogni discente, rinvenendo il
suo vero prospetto semantico nella più autentica concezione cristiana
e laico/umanistica della vita; così
«il fanciullo sarà portato a rendersi conto che tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla
legge».
In questo senso,è necessario che il principio dell' ””uguaglianza””
, in quanto fondamentale principio di convivenza democratica, «non
venga inteso come passiva indifferenza» ma solleciti «gli alunni a
divenire consapevoli delle proprie idee e responsabili delle proprie
azioni, alla luce di criteri di condotta chiari e coerenti che attuino
valori riconosciuti».
Quest'ultimo stralcio ci sembra il vero e proprio manifesto
teleologico del progetto pedagogico in questione sul cui tracciato
soltanto può prendere profilo finalistico una scuola primaria di base
a cui, appunto, si assegna il «compito di sostenere l'alunno nella
progressiva conquista della sua autonomia di giudizio, di scelte e di
assunzione di impegni e nel suo inserimento attivo nel mondo delle
relazioni interpersonali, sulla base dell'accettazione e del rispetto
dell'altro, del dialogo, della partecipazione al bene comune».
Risulta evidente che, alla luce di queste premesse finalistiche,
l'azione educativa della scuola primaria di base non può non porsi
sempre e comunque intrinsecamente morale:
infatti,si consideri che «i
criteri di condotta» che dovrà auto-formarsi l'alunno sono
essenzialmente dei «costrutti morali» che si richiamano ad una
maturità cognitivo-intellettiva,critico/razionalistica ed
etico-sociale, tutta tracciata nel segno della continua
responsabilizzazione dell'alunno stesso e della sua progressiva
iniziazione a quei valori
riconosciuti proprio perché configurati attraverso
la razionalizzazione universalizzante che ricerca la ragione
etica dell’erga omnes attraverso
l'uso sociale della conoscenza-linguaggio personale (id
est, attraverso forme sempre più originali,dialogiche e
partecipate/allargate di convivenza democratica e di uso/gestione dei
saperi ,delle conoscenze e di ogni bene culturale/materiale).
In questo senso, i «valori riconosciuti» (sulla cui base
l'alunno verrà definendo criticamente i suoi «criteri di condotta
chiari e coerenti» vengono
determinati e ricavati nel vivo delle relazioni interpersonali e nel
correlato processo di continua partecipazione dialogica alla comunità
d'appartenenza (dal gruppo-classe … alla contestualità degli
istituti di una polis), sulla
base di un continuo rispetto della persona altrui e di una personale
tensione ad integrare i propri linguaggi-comportamenti nella comune
sintonia di un cum-scire,ma
anche di un cum/sentire,cum/agere e cum/venure,sempre
acquisiti e definiti sulla traccia dell'autoverifica-autorettifica dei
propri modelli culturali.
In
questo senso, l'alunno deve essere iniziato,
sin dai diversi momenti della sua frequenza alla scuola
primaria di base, ancorché dalle prime vitali esperienze di
socializzazione scolare della scuola materna, alla continua ricerca ed
al confronto con i consociati suoi
compagni di quei significati etico-sociali di convivenza su cui
tutti-sono-d’accordo-qui-e-ora; in relazione (e
correlatamente) a sempre più proficui tentativi di superare l’egocentrismo
relazionale e di integrare il proprio io con la cultura di gruppo
ambientale (che, appunto, scaturisce dal continuo dialogo
partecipativo alla definizione dei simboli di coesione e di crescita
che esigenzializza e sollecita la vita scolastica).
L'alunno verrà, così, sollecitato a fondare razionalmente i
cosiddetti «valori riconosciuti» ed a riferirli sempre al principio
della condivisibilità dei punti di vista altrui quale fattore di
sperimentazione continua grazie a cui soltanto poter determinare e far
valere la propria «autonomia di giudizio» e la correlata
«assunzione di impegni» .
Tali “valori riconosciuti” sono, dunque, costrutti morali
che l'alunno dovrà verificare alla luce dei concreti referenti
d'esperienza e dei significati esistenziali che richiamano, mentre la
loro validità viene sempre rimessa al senso di «bene comune» che
riescono a far filtrare allorché vengono ad indicare itinerari etici
di linguaggio e di partecipazione sociologica.
L'educazione alla convivenza democratica che prospetta la
scuola,si gioca proprio attraverso il continuo tirocinio
all'affermazione, da parte dell'alunno, dei linguaggi-comportamenti di
un'etica-della-comprensione che costruisce i suoi itinerari
di vita comunitaria sui principi della solidarierà cristiana,della
razionalità etica universalizzante, della tolleranza empatica e del
coinvolgimento dialogico partecitativo nei diversi vissuti di
relazione.
In questo senso,l'educazione alla convivenza democratica, a
nostro avviso, si deve evolvere su di una linea di laicità e di
pluralismo culturale,
e, pur rilevando a fondamento teoretico il concetto cristiano
di persona, ne deve prospettare continuamente il
senso critico e razionalistico/laicistico attraverso una
continua ricerca del suo significato deontologico e di tutte quelle
sue dimensioni inalienabili cosiddette «naturali» (attraverso, in
definitiva, la condivisibilità di “valori riconosciuti” che
prescindono, anche se non la negano, dalla radice
ontologico-metafisica della sua essenza, e che ne ripropongono i
termini in chiave di coinvolgimento critico/esistenziale e storico del
suo dover essere, ecc.).
Le pietre miliari di tali valori risultano pur sempre,secondo
noi,la solidarietà,la ragionevolezza umanistica
e la libertà della persona: gli stessi presupposti finalistici
che il cristianesimo ha proposto attraverso un costante riferimento ad
una realtà trascendente che fonda ogni altro essere e valore,
attraverso una concezione che colloca l'Essere in quanto tale (in
quanto assoluta differenza dal nulla), in posizione
assoluta rispetto a qualsiasi
dato-storico-di-riferimento-al-reale.
In quanto scuola di Stato e Pubblica,ogni istituzione non può
accedere a tali presupposti valoriali se non in chiave di approccio
culturale razionalistico e laicicistico-criticistico, ricercando, per
ciò stesso, le ragioni della legittimazione del concetto di persona
nella antropologia dei diritti naturali e nella determinazione storica
del correlato approccio deontologico della persona agli universi di
relazione dell'esistente: la proposta religiosa, in questo prospetto
interpretativo, si viene a porre quale complementare conquista
teoretica (sempre rischiosa e fallibile, ancorché autoverificabile e
autorettificabile, ecc.) di un autentico e personalizzante approccio
dell'alunno all'assunzione critica della sua stessa realtà personale
e di quella dei suoi simili in quanto testimonianza della presenza di
Dio nella storia.
In questo senso, il documento programmatico si preoccupa di
avvertire che la scuola primaria deve fare «corretto uso del suo
spazio educativo», rispettando «quello della famiglia e delle altre
possibilità di esperienze educative» .
Considerato che ogni dìffusivo momento educativo-didattico di
educazione-alla-convivenza-democratica si pone quale
pervasivo e contestuale discorso di educazione morale, peculiare ad
ogni sequenza d'insegnamento-apprendimento, ci sembra che gli assunti
pedagogici stessi correlati di tale educazione si pongano quale
principio dell'intero progetto proposto dal testo programmatico che
unifica ed offre carattere di organicità alla complessiva serie di
contenuti didattico-metodologici e disciplinari individuati e
prefigurati per la programmazione dei diversi curricoli da realizzare
sul campo.
In altre parole, ogni razionalizzazione curricolare di
«ambiente educativo di apprendimento» deve sempre riferire e
verificare la valorialità dei suoi significati didattico-pedagogici
agli ideali educativi della convivenza democratica e della persona
etico/razionale sopra considerati; ed a tutte quelle finalità di
formazione emergenti dalla tensione assiologica dei valori
conseguenti. Ci
sembra,così,che i motivi conduttori strategici di tutto l'impianto
pedagogico della scuola primaria si possano riconoscere nei seguenti
costrutti normativi: -Necessità
che tutti gli obiettivi didattico-educativi avviino l'alunno a tener
sempre conto dei diritti e delle valorialità delle persone con cui
entra in vissuto di relazione (sia a scuola che fuori di essa); -Necessità
che dal contestuale processo d'insegnamento- apprendimento l'alunno
conquisti progressivamente autonomia
di linguaggi-comportamenti e di pensiero, e, dunque,
capacità di razionalizzazione delle diverse forme di dipendenza
che connotano il sistema di relazioni antropologiche entro
cui, esistenzialmente, risulta collocato; -Necessità
che ogni momento-aspetto dei processo didattico-educativo si venga, in
definitiva, a riconoscere in quanto «formazione alla
responsabilità» ed in
quanto strutturazione del carattere eticamente rivolta all'autoconsapevolezza
di tutti gli aspetti del proprio io.
In questo senso, il contestuale progetto pedagogico/didattico
ed educativo/formativo della scuola
primaria di base, si preoccupa di sollecitare i
docenti a rivolgere un «aiuto educativo» al fine di «sostenere
l'alunno nella progressiva conquista della sua autonomia di giudizio,
di scelte, di assunzione di impegni e nel suo inserimento attivo nel
mondo delle relazioni interpersonali» , sempre tenendo conto che la
persona dello stesso discente è singolare ed originale, e che, alla
luce delle sue caratterizzazioni storico-esistenziali, «quando inizia
la sua esperienza scolastica, ha già cumulato un patrimonio di valori
e di esperienze relativi a comportamenti familiari, civici, religiosi
e morali».
I lineamenti di funzione docente emergenti dal discorso
finalistico sopra articolato si possono senz'altro
riconoscere,allora,nei seguenti fuochi di profilo: 1)
Richiamo alla proposta ideale che
trascende sempre i termini situazionali in cui si trova integrato
l'alunno: «la scuola deve operare perché il fanciullo prenda
consapevolezza della coerenza tra l'ideale assunto e la sua
realizzazione in un impegno anche personale»; 2)
Richiamo alla vita di gruppo quale naturale contesto di relazioni
entro cui l'alunno, sia a scuola che negli universi socio-educativi
extrascolastici, realizza ogni processo di formazione e procede verso
la definizione di ogni apprendimento di «alfabetizzazione
culturale»: «la scuola deve operare perché il fanciullo abbia più
ampie occasioni di iniziative, decisioni, responsabilità ed autonomia
e possa sperimentare progressivamente forme di lavoro di gruppo e di
vicendevole aiuto e sostegno, anche per prendere chiara coscienza
della differenza tra «solidarietà attiva» con il gruppo e
«cedimento passivo» alla pressione di gruppo, tra la capacità di
conservare indipendenza di giudizio ed il conformismo, tra il chiedere
giustizia ed il farsi giustizia da sé». 3)
Richiamo al superamento critico di asserzioni stereotipate e di
pregiudizi di approccio critico verso la realtà socio-culturale che
circonda l'alunno: «la scuola deve operare perché l'alunno abbia
basilare consapevolezza delle varie forme di diversità e di
emarginazione allo scopo di prevenire e contrastare la formazione di
stereotipi e pregiudizi nei confronti di persone e culture». 4)
Richiamo alla continua ricerca di ipotesi di linguaggi-comportamenti
congrui con le necessità di relazione ecologica verso la realtà
naturale circostante: «la scuola deve operare perché il fanciullo
sia sensibile ai problemi della salute e dell'igiene personale, del
rispetto dell'ambiente naturale e del corretto atteggiamento verso gli
esseri viventi, della conservazione di strutture e servizi di pubblica
utilità,…(…)…del comportamento stradale, del risparmio
energetico». 5)
Richiamo ad ideali di cooperazione e comprensione etico-sociale che
trascendano la particolarità nazionale dei popoli e gli orizzonti
culturali provincialistici: «la scuola deve operare perché il
fanciullo sia progressivamente guidato ad ampliare l'orizzonte
culturale e sociale, oltre la realtà ambientale più prossima, per
riflettere, anche attingendo agli strumenti della comunicazione
sociale, sulla realtà culturale e sociale più vasta, in uno spirito
di comprensione e cooperazione internazionale, con particolare
riferimento alla realtà europea ed al suo processo di integrazione».
Quella che emerge dalle superiori indicazioni normative e dalle
connotazioni pedagogico/didattiche del contestuale progetto pedagogico
di una scuola primaria di base, ci sembra, in definitiva, una funzione
docente che debba cercare l'interfunzionale ed integrale comporsi dei
processi di alfabetizzazione culturale, di formazione
etico-sociale e politica, ancorché di salda maturazione
emotivo-affettiva, quale presupposto irrinunciabile di autenticità
personale dell'alunno all'approccio con il suo profilo di formazione.
In questo senso, tale profilo di formazione lo possiamo
senz'altro cogliere laddove il testo programmatico viene, in sintesi,
ad auspicare per l'alunno la strutturazione delle «basi cognitive e
socio-emotive necessarie per la partecipazione sempre più consapevole
alla cultura ed alla vita sociale, basi che si articolano oltre che
nelle conoscenze e nelle competenze prima indicate, anche nella
motivazione a capire ed a operare costruttivamente, nella progressiva
responsabilità individuale e sociale, nel rispetto delle regole di
convivenza, nella capacità di pensare il futuro per prevedere,
prevenire, progettare, cambiare, verificare».
In sintesi,svolgendo un ulteriore cerchio di sintesi e di
comprensione fondamentale astraente, si può affermare che il compito
specifico della scuola primaria di base si viene a riconoscere nella
realizzazione della «prima alfabetizzazione culturale», intesa come
«acquisizione di tutti i fondamentali tipi di linguaggio, ad un primo
livello di padronanza», mediante un «intervento intenzionale e
sistematico» che si configura come «organizzazione e arricchimento
di un ambiente per l'apprendimento» (N.P.).
Il profilo di questa identità pedagogica, ovviamente, si
presta ad una pluralità di interpretazioni, le cui posizioni vengono
a richiamare i seguenti interrogativi: 1)
interrogativo circa la possibilità che il contestuale curricolo di
studi di formazione rispecchi i caratteri unilateralmente cognitivistici,
a tutto scapito delle urgenze della persona umana alla
educazione integrale del suo potenziale costitutivo; 2)
interrogativo circa la possibilità che il principio
educativo-didattico di alfabetizzazione culturale venga a sancire un
latente primato del formalismo pedagogico e delle istanze istruzionali,
di contro alle primarie necessità di formazione integrale della
personalità dell'alunno.
Nel contesto istituzionale e pedagogico/didattico della scuola
primaria di base,emerge in modo inequivocabile un modello di scuola
istituzionale non totalizzante, non fosse altro perché essa
«riconosce di non esaurire tutte le funzioni educative» e,
dunque, ha piena consapevolezza di operare «nel corretto uso del suo
spazio educativo e nel rispetto di quello della famiglia e delle altre
possibilità di esperienza diretta ed indiretta del bambino».
In questo senso, la scuola non può non assumersi il compito
educativo fondamentale di iniziazione dell'alunno agli
strutturali-epistemici linguaggi della cultura in quanto, in
ogni caso, è nella stessa ragion d'essere di ogni istituto scolare di
porsi quale spazio di insegnamento-apprendimento intenzionale e
razionalizzato, il cui «specifico» si rinviene nella trasmissione di
tutte quelle conoscenze-istruzioni grazie a cui potrà esplicarsi in
modo metanaturale e metaculturale ogni conseguente processo di
maturazione-formazione e d’insegnamento/apprendimento.
Alla luce di quanto è stato delineato nelle precedenti pagine,
risulta evidente che ogni processo di alfabetizzazione è sempre visto
in funzione delle finalità educative della persona,della ragione
critica e del correlato modello etico-politico di convivenza
democratica.
Gli alfabeti non
sono né contenuti né nozioni a sé stanti, ma vere e proprie
strutture concettuali del sapere e della conoscenza che prospettano i
paradigmi epistemologici (criteri di fondo che definiscono oggetti
formali e materiali,idee generative,codici e linguaggi, metodi di
ricerca ed itinerari euristici correlati, ecc.) di una disciplina o,
comunque, di un'area/ambito disciplinare, ai diversi livelli analogici
(ancorché psicologici) di compiutezza scientifica. Non
a caso,in questo senso,si richiede finalisticamente alla formazione
dell’alunno nella scuola primaria di base, il raggiungimento di un
«primo livello di padronanza», di abilità e di tecniche
essenziali che l'alunno stesso verrebbe ad acquisire in quanto
strumenti di sempre ulteriore ed eccedente conoscenza-linguaggio,
sempre da verificare ed autorettificare sperimentalmente nel segno di
una progressiva acquisizione cognitiva disciplinarmente
differenziantesi.
L'apprendimento non si rivolge a costrutti disciplinari
defìniti e trasmessi nella loro determinazione logico-sistematica, ma
viene orientato verso «l'emergere di quadri disciplinari» proprio
attraverso un approccio iniziale predisciplinare riferito alla
problematicità dei momenti di ricerca-scoperta: l'acquisizione
progressiva degli itinerari logico-razionali ed euristici della
conoscenza avviene in chiave di graduale conquista cognitiva e di
correlata definizione operativa dei significati delle diverse
discipline da ri-costruire.
Ogni intervento d'insegnamento-istruzione indirizzato a tale
strategia di fondo si viene, quindi, a porre quale funzione docente
che tiene sempre nel debito conto «l'intreccio profondo che esiste
tra istruzione ed educazione», ponendosi sempre il fine didattico
strutturale della gestione,dell'organizzazione e dell'«arricchimento
di un ambiente educativo per l'apprendimento»; ed avendo sempre
chiara consapevolezza del fatto che «la scuola primaria, mentre si
pone come scuola di alfabetizzazione culturale, si pone anche come
scuola educativa».
Viene previsto,dunque, quale processo essenziale che denota il
rapporto didattico/educativo,in questa prospettiva pedagogica di
fondo, il poter suscitare «un clima sociale positivo nella vita
quotidiana della classe»; mentre i terminali educativi di tale
processo vengono chiaramente riferiti alle seguenti finalità di
formazione: -progressiva
costruzione delle capacità di pensiero riflessivo e critico»; -«potenziamento
della creatività e della divergenza»; -«autonomia
e indipendenza di giudizio».
L'assoluta interdipendenza tra momento istruzionale e momento
formativo viene testimoniata in modo inequivocabile, in ogni caso,
laddove «il tessuto di relazioni e scambi che si stabilisce
nell'ambiente scolastico» viene ritenuto condizione indispensabile
(dunque, prerequisito!) al fine di «offrire al bambino le
sollecitazioni necessarie sia ad acquisire conoscenze che a precisare
e sviluppare attegiamenti e comportamenti, interiorizzare norme di
condotta e valori».
In questo senso, il principio dell'unità
educativa dei diversi momenti-aspetti di funzione docente
va cercato nel fuoco della praxis didattico-educativa,
al di là di ogni asettica antinomia tra istanze di analiticità
cognitiva e necessità di sintesi formativa da ricercare nella stesura
di un progetto pedagogico.
La vecchia scuola elementare dei Programmi del 55’
poneva a fondamento dell'unità educativa i seguenti principi
strategici: 1) deduzione trascendentale di ogni assunto
didattico-metodologico e di ogni spessore etico-antropologico da una
determinata filosofia dell'educazione; 2) approcci d’insegnamento/istruzione
peculiari alla funzione docente assegnata a “docente unico” per
classe; 3) uniformità di caratterizzazione didattico-metodologica e
relazionale nel contesto del rapporto pedagogico.
La nuova scuola primaria di base promana da tutt'altra cultura
pedagogica e rispecchia temi e prospettive di dibattito assolutamente
diversi da quelli che hanno ispirato la scuola elementare del passato
lontano.
La mappa pedagogica della scuola,così, attinge da una
pluralità di orientamenti di filosofia dell'educazione e di correlati
indirizzi di ricerca pedagogica, ispirandosi a modelli strategici di
organizzazione della funzione docente che superano l'impostazione
bipolare del rapporto scolare didattico/educativo ed i conseguenti
connotati di isolazionismo didattico.
La programmazione e la realizzazione di ogni sequenza
d'insegnamento-apprendimento sono costantemente ascritte
all'intervento di una pluralità di docenti che si trovano sempre ad
operare nello spirito della collegialità di approccio e della
polivalenza dei modelli relazionali d’identificazione, mentre sempre
più emergenti si vengono a porre le logiche di razionalizzazione/progettualità
curricolare della prassi didattico/educativa centrata sui
principi di individualizzazione-differenziazione-personalizzazione
dei diversi compiti di apprendimento proposti e dei correlati
interventi d'insegnamento rivolti all'alunno.
Ogni discorso didattico-metodologico della scuola di
oggi,relativo alla funzione docente della modularità e delle classi
aperte,si viene ad imperniare su principi strategici che non
garantiscono a priori l’”unità
educativa” del progetto pedagogico, ma che la sollecitano quale prodotto
itinerante e conclusivo di un processo realizzato
all'insegna del continuo approccio sperimentale alle diverse variabili
educative,didattico/metodologiche ed organizzative; e del costante
momento dell'autoverifica-autorettifica quale centrale aspetto
pregnante di tutta l'opera di scolarizzazione.
In altre parole, questa “unità educativa” è sempre la
scommessa rischiosa e fallibile (ancorché autoverificabile e
autoriproponibile, ecc.) di una funzione docente che si qualifica sul
piano della continua ricerca sperimentale di etiche professionali e di
percorsi didattico-metodologici attraverso cui dar vita a
programmazioni di sequenze curricolari d'insegnamento-apprendimento
fortemente connotate in quanto ad integrazione
di intenti pedagogici e di risorse-opportunità di
formazione.
Prende corpo, in questo senso, l'impalcatura istituzionale di
un modello di scuola primaria di base che, in definitiva, elegge i
seguenti principi educativi quali caratterizzazioni fondamentali della
sua identità culturale/pedagogica ed
istituzionale: 1)
Affermazione della dignità contenutistica rivolta alla formazione
integrale e razionale della persona dell'alunno, sulla base di una
competenza epistemologica (logica e psicologica allo stesso tempo)
all'approccio dialettico con le diverse entità naturali e culturali
della realtà, ancorché con le sue evidenziali fonti della
conoscenza. 2)
Necessità di assoluta congruenza psicologica e di fedele aderenza
sociologica nella definizione-realizzazione della relazione educativa
scolare e nella preliminare sua prospettazione pedagogico-didattica. 3)
Razionalizzazione della relazione pedagogica in questione sul
piano dell'approccio strutturalistico-cognitivistico alle diverse
variabili educative. 3:
I principi pedagogici e di filosofia dell’educazione che
presuppongono i Programmi dell’85:
per una discussione di sintesi sulle finalità educative ed
etico-politiche della scuola primaria di base:
In definitiva,il complessivo progetto pedagogico della
scuola primaria di base,si pone
-nello stesso tempo e per lo stesso motivo-
quale contestuale e sistemica opera di educazione
etico-politica in riferimento a cui ogni obiettivo didattico indicato
trova senso e significato formativo.
A tale progetto ed al contestuale
Piano dell’offerta formativa è sotteso un concetto di Stato
che, lungi dal risultare entità astratta o metafisica (incarnazione
storica di qualche logos, ecc.),
si pone quale «una» tra le tante possibili
organizzazioni sociali e razionali del «pubblico», vale a dire
produttiva di coesione e di crescita.
Lo Stato che il progetto pedagogico della scuola primaria
presuppone ed a cui teleologicamente finalizza ogni sua attività
istituzionale,deve sempre risultare l'organizzazione etico/politica
del «pubblico» in quanto la razionalità (peculiare a tale
organizzazione) esige, nella condizioni storicamente determinate
dell'esistenza, tutte quelle garanzie e valorialità di sopravvivenza
tra i membri dello Stato stesso (cioé, tutte quelle tecniche di
convivenza e tutti quei simboli culturali di coesione e di crescita,
ecc.) che si pongano, per ciò stesso, erga
omnes (sia in senso diacronico che sincronico: a tutti i
cittadini del presente ed a tutti quelli possibili del futuro;
idealmente,a tutte le persone di una società che auspichiamo sempre
ecumenica ed a misura d’uomo;ecc.).
In questo senso,è evidente che la funzione politica di uno
Stato deve implicare,comunque sia, una correlata e complementare
funzione pedagogica: anzi, la forza razionale di una determinata
organizzazione politica del «pubblico», id
est dello Stato, viene a coincidere con la sua stessa forza
politica di risultare Stato educatore.
E’,così,che la forza politica dello Stato si risolve nella
sua forza pedagogica, vale a dire nella funzione pubblica dell' “educazione
pedagogica” che riesce ad esplicare verso tutti i cittadini,
assicurando a tutti quei processi di coesione e di crescita, di
convivenza civile/democratica e di sopravvivenza “dignitosa”,grazie
a cui inverare la loro più autentica ed universalmente
razionalizzante (id est,etica…) partecipazione democratica alla vita
della polis.
Lo Stato auspicato da questo
progetto pedagogico di scuola primaria di base, non si
identifica, quindi, con tutta la società effettualmente
determinata e composita, né con un privilegiato gruppo di potere che
esercita un controllo totalizzante sulle risorse ed i servizi del
Sociale: esso sempre implica ed esprime le due dimensioni del
«pubblico» e del «privato».
Così, nella misura in cui Pubblico e Privato sono due
prospettive dimensionali complementari e compresenti nell'individuo
(nell'individuo in quanto integralità di persona), lo Stato viene a
risultare quella istituzione sociale e politica (di governo,di
legislazione/amministrazione e di giustizia) grazie a cui ogni persona
della Società Civile e della Società Politica possa produrre e
gestire, nei termini sperimentali dell'autoverifica e
dell'autocontrollo, le tecniche della convivenza ed i progetti
universali, per ciò stesso etici: erga
omnes, della sopravvivenza materiale e culturale.
Il concetto di
convivenza democratica è, dunque, lo stesso concetto di Stato sopra
enucleato, e si risolve nella esigenza di tutti e di ciascuno di
risultare attore (partecipatore e fruitore, allo stesso tempo) di ogni
esperienza intersoggettiva e, per ciò stesso,nell'amministrazione
di ogni aspetto o istituto della vita pubblica,sia pur in
ragione della specificità del proprio profilo di ruolo
lavorativo,e,quindi,attraverso la sua identità esistenziale
socio/culturale e personalizzante).
In questo senso, risultando tutti i cittadini e
ciascuno di essi, produttori ed amministratori di criteri amministrativi
(come si ripete,a
prescindere dalla specificità e competenza dei loro diversi profili
professionali e delle conseguenti loro attività lavorative)
, la scuola primaria di base (in special modo) non
può non porsi in quanto fondamentale apparato idelogico e di
formazione culturale/professionale statuale (sia pur connotato da “espressione
di autonomia funzionale”); e, di conseguenza, non può non
evidenziarsi in quanto democratica, politica ed etico-sociale: i
presupposti educativo-formativi di organizzazione politica del
«pubblico», vale a dire del costituirsi di uno Stato in quanto tale,
ancorché del determinarsi di tutte quelle condizioni di crescita
civile del «sociale» e delle “cittadinanze”, sono strettamente
dipendenti anche dai comportamenti di partecipazione
e di impegno decisionale (id
est, di convivenza democratica) che la scuola stessa di
base saprà promuovere
nei suoi alunni.
L'attività cognitiva è sempre mezzo
per il raggiungimento di tali finalità educative di fondo:
il
fine è lo sviluppo della persona e la sua
formazione integrale grazie a cui potersi acquisire la più piena
(democratica,eticamente razionalizzante,critico/laicistica;ecc.)
effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione
politica, economica e sociale dello Stato.
Risulta quindi evidente come i fini della scuola primaria di
base,nel progetto pedagogico dell’offerta formativa,risultino i
medesimi di quelli del dettato costituzionale dello Stato democratico,
ovverosia del «contratto costituente» attraverso cui si viene ad
esplicare l'organizzazione razionale etico- politica del «pubblico
statuale».
Nella misura in cui si riconosce che lo Stato deve, tra gli
altri, razionalmente determinare e legiferare gli statuti
dell'amministrazione della sua scuola, si viene a legittimare il
principio che tutti gli operatori scolastici sono responsabilizzati a
configurare collegialmente/partecipativamente/dialogicamente
tale “amministrazione scolastica”
(e, dunque, ogni correlata determinazione pedagogico-didattica
ed ogni identità culturale che ne scaturisce sul piano della
funzionalità istituzionale e gestionale/organizzativa
di un dato istituto scolare). Tale
“amministrazione” dell’istituto scolare comporterà sempre,di
conseguenza, un momento istituente ed un momento
esecutivo/riproduttivo quali momenti interfunzionali,sinergici e
complementari: il primo momento viene a riguardare la stesura delle
“carte pedagogico/giuridiche”, o programmi,o curricoli di studio,
che dir si voglia; il secondo momento viene a comportare l'incontro
dialettico (ancorché compossibile ed integrativo) tra tali
“curricoli” nazionali e le variabili di una situazionalità
scolastica; e per ciò stesso si risolverà nell’attività
progettuale/programmatica della razionalizzazione di propri specifici
curricoli d’istituto (quindi, nella
didattica/didassi quotidiana sempre definita/realizzata alla
luce delle diverse identità gestionali locali,delle specifiche
condizioni territoriali,dei bisogni formativi concreti emergenti,delle
domande di educazione affioranti,delle risorse/opportunità
pedagogiche a disposizione (sia interne che esterne alla scuola);
e,peraltro,in ragione degli obiettivi educativi generali e specifici
di apprendimento patrimonio comune dell’intero sistema nazionale
dell’istruzione (della “committenza” statuale e della politica
scolastica governativa).
Alla luce di quanto sopra delineato, possiamo cercare di
cogliere ancora meglio la logica pedagogica generativa del contestuale
progetto pedagogica di scuola primaria di base,dei suoi processi
educativo/formativi e delle sue definizioni curricolari d’insegnamento/apprendimento
attraverso i seguenti punti di sintesi:
1) I fini educativi e le mete pedagogiche della scuola primaria
di base sono i medesimi di ogni istituto scolare dell'obbligo
formativo: ogni processo educativo
è finalizzato alla formazione integrale della persona
dell'alunno ed alla valenza democratica di ogni suo
comportamento di partecipazione sociale, responsabilizzante. 2)
Le finalità etico/sociali di formazione sono gli stessi valori di
generativi e di fondazione/legittimazione dello Stato sociale in
quanto Stato esso stesso di cultura,e,dunque,peculiari
ad ogni sua funzione pedagogica (che,come premesso,è la sua forza
politica razionalizzante l’organizzazione del “Pubblico” con cui
viene a coincidere ogni suo stato d’essere). 3)
I Programmi e gli indirizzi dei curricoli (gli standard di
apprendimento e gli obiettivi di formazione generali e specifici di
apprendimento) a carattere nazionale, prescrivono i traguardi
formativi essenziali e fondamentali da raggiungere. 4)
Il rapporto tra curricolo nazionale di Programma e situazionalità
scolastica (in
quanto rapporto tra l'oggettività della “carta giuridica” e la
soggettività dell'approccio deontologico/professionale
del docente) si articola in modo diverso e opposto rispetto al
passato: il curricolo programmatico fondamentale e le diverse
progettazioni e programmazioni didattico/educative di ciascuna
istituzione scolastica si pongono quali aspetti distinti in rapporto
dialettico e di “compenetrazione” didatticamente funzionale di una
stessa gestione
amministrativa,didattico/organizzativa e didattico/educativa. 4)Viene
esigenzializzato un profilo professionale del docente fortemente
connotato sul piano della capacità autoreferenziale alle operazioni
di progettualità didattico/organizzativa e didattico/educativa;
nonché connotato da formazione culturale/professionale rispecchiante
padronanza,abilità,competenza e
preparazione fondate sulla consapevolezza di tutti i più rilevanti
contributi che la ricerca delle scienze dell’educazione è andata
prospettando nel corso degli ultimi decenni.
In definitiva, nel progetto educativo dei Programmi dell’85’
emergono due modelli pedagogici di fondo così riassumibili: 1)
la scuola primaria deve offrire tutto-a-tutti,
in cui quel tutto non è mai somma più o meno cospicua di
informazioni, ma quella nozione organizzatrice o quel dato strutturale
della “nomenclatura storico/dinamica”
epistemologica di discipline ed ambiti disciplinari (dunque,di
connessioni interdisciplinari/multidisciplinari e transdisciplinari),
che si vengano a porre quale funzione generativa di apprendimento e di
transfert (vale a dire,
attività cognitiva metanaturale,metaculturale,anticipata, accelerata,
rinforzata, controllata,intenzionale,sistematica e sistematizzante,programmata
e strutturata,sempre pedagogicamente fondata,scientificamente
scriteriata e sperimentalmente condotta,… rispetto a quella
attività cognitiva che il soggetto riuscirebbe a produrre per-
natura, con suoi propri ritmi,anche in un contesto di
agenzie e spazi educativo/socializzanti non precisamente
professionalizzati nell’indirizzare quella “educazione pedagogica”
che è lo specifico dell’istituto scolare in quanto tale).
In questo progetto pedagogico, viene proposto un impianto
metodologico generale di netto stampo neo-strutturalistico, saldamente
ancorato alle sempre feconde tracce indicate dallo strumentalismo
deweyano ed al correlato orientamento cognitivistico-costruzionista
emblematicamente facente capo a Bruner e Piaget.
Lungi dalle paure di moda sulla ragione cognitiva, qui si viene
a sollecitare una corretta lettura di tale prospettiva psicopedagogica,
e la demistificazione di talune credenze che hanno alimentato per
troppo tempo nocivi equivoci laddove si veniva ad invocare quel
fanciullo «tutto intuizione, fantasia e seri- timento»
(Programmi del '55) che non è mai esistito e mai sussisterà (…se
non nella fantasia o … nella mistificazione volutamente alienante di
gente che amava la funzione docente ignaramente o che…faceva finta
di amarla “diabolicamente” …per fini che non sarebbe difficile
cogliere!).
In questo senso,contrappositivamente,i Programmi dell’85’
ed il loro contestuale progetto pedagogico presuppongono,dietro le
righe,la “verità filosofica” che il conoscere, al di là di
vecchi schemi epistemologici medioevali, non è una facoltà
dell'anima accanto ad altre facoltà (per cui si pone il problema
della gerarchia da riferire a tale serie di facoltà e della
conseguente armonia da
stabilire per evitare unilaterali concezioni della spiritualità
umana).
Il conoscere ed ogni conseguente consapevolezza esperenziale,per
l’alunno come per il docente,è la struttura costitutiva dell'Umano
in quanto funzione generatrice, ancorché intrascendibile, che produce
simboli linguistici di diverso spessore economico e di altrettanto
varia consistenza semiologia.
E’ grazie al conoscere che il soggetto risponde
ai condizionamenti del mondo (esercitando previsione e
controllo dell'esperienza, interpretazione e trasformazione dei suoi
dati di riferimento al reale, ecc.) ed esprime linguaggi-comportamenti
sempre ulteriori-eccedenti i condizionamenti di partenza stessi.
Risulta evidente, quindi, che è grazie a questa struttura
costitutiva dell'Umano che (per l’alunno come per il docente) si
possono esprimere i contenuti del sentimento
e della volontà etica proprio
in quanto tali contenuti medesimi si pongono inequivocabilmente quali
linguaggi-comportamenti che si configurano sempre sulla base di un
presupposto approccio cognitivo di simbolizzazione di un soggetto all’indirizzo
dei dati storico/culturali e naturali di riferimento al
reale (ancorché dell’interiorità umana della propria
realtà personale e di quella degli altri soggetti con cui entra in
relazione).
Soltanto sulla base di una “potente”
attività cognitiva e razionalizzante; e di un sapiente
processo di alfabetizzazione culturale (che permetta di acquisire le
strutture epistemologiche del sapere);
l'alunno potrà indirizzarsi alle finalità formative della
propria persona (cognitivo/intellettive,emotivo/affettive,etico-sociali,ancorché
politiche) proprio in quanto avrà modo di acquisire le competenze
linguistiche astraenti e logico/razionali a configurare e tradurre
nella comunicazione intersoggettiva con “gli altri” (oltrechè,nella
“comunicazione intersoggettiva” con il suo proprio io; vale a
dire,nel suo “campo” di coscienza e nella consapevolezza dei
propri prospetti d’identità; ecc.) ogni suo contenuto appartenente
alla stessa sfera etico-volitiva e, comunque, emotivo-affettiva. 2)
Gli obiettivi e le finalità che vengono proposti e riferiti a docenti
ed alunni, ancorché a tutti gli amministratori
ed attori della scuola,
non sono significati che si possano rinvenire in qualche settore
privilegiato dell'esperienza e nemmeno traguardi che si possano
raggiungere una volta per sempre (al vertice di una scala), bensì
valori e conseguenti “beni
comuni” di cultura che debbono ispirare senso e significato dei
diversi processi educativi sempre e comunque (ovviamente, a livelli e
forme diverse in relazione ai ritmi di maturazione dell'alunno,al tipo
di scolarizzazione,ai bisogni peculiari di formazione ed al curricolo
specifico di studi propostogli di anno in anno, ecc.).
Gli obiettivi e le finalità che la scuola primaria deve
perseguire, si vengono a riconoscere nello «stile» dei percorsi
didattico-metodologici programmati e realizzati, e nella specifica
valenza formativa che le correlate sequenze d'insegnamento-
apprendimento rivelano nel fuoco della relazione educativa scolare e
nel vivo della loro “educazione
pedagogica”.
In questo senso, si può dire che il progetto pedagogico
complessivo della scuola primaria viene a proporre ai docenti ed agli
alunni (a ciascuno in relazione al proprio approccio deontologico e di
funzione) il primato della «metodologia» sull' ”ontologia”; vale
a dire la «doverosità» del “metodologico” tanto nei processi di
apprendimento e di relazionalità educativo/formativa quanto nella
contestuale attività didattico-progettuale e
gestionale/organizzativa.
Il “metodo” che contestualmente rivela l’esplicazione
della funzione docente e la progettualità didattica, non si pone
quale “strumento neutro” ed indifferente, strettamente correlato a
verità già date e garantite a-priori
(nel senso che ogni metodo è buono se ci permette di
raggiungere certi risultati, il cui senso e destino ci è già noto, e
della cui riuscita non dubitiamo nemmeno, ecc.): al contrario, la
dimensione metodologica è
quell'unica realtà processuale grazie a cui ha senso ogni esperienza
esistenziale scolare (dunque docente, ancorché discente)
e,quindi,grazie a cui acquista significato autentico e dignità
razionalizzante la nostra stessa persona.
In altre parole, il “metodo” è sempre stile e dover
essere (mai dato-di-fatto o strumento manipolabile a guisa
di informe mezzo comunicazionale o semiologico, o strategico o
procedurale irrilevante nei confronti delle finalità), e coincide
costitutivamente con il «deontologico» del progetto pedagogico in
questione (apprenditivo-formativo per gli alunni e
didattico-metodologico-curricolare e gestionale/progettuale per quanto
concerne l'approccio d'insegnamento-istruzione del docente). |
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