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Esistenze giocate
Moltissimi giovani sono stati impegnati nelle scorse giornate a
compilare le risposte ai test per gli accessi all’università.
Molti docenti e dirigenti scolastici hanno partecipato qualche mese fa
ad analoghe prove per l’accesso al ruolo ispettivo e fra poco circa
50000 docenti tenteranno il concorso dirigenziale nella scuola. E’ un
gran bene che i concorsi riprendano e si inizi timidamente a contenere
l’assurdo della rigenerazione delle graduatorie eterne, comportanti
l’ingresso nei ruoli di persone prossime alla pensione ma…..
Le prove standardizzate per il concorso ispettivo si sono già
tenute (si procede ora alla correzione delle più
plausibili prove scritte) con esiti puramente casuali: notori analfabeti
hanno vinto l’accesso alla seconda fase, molti fra i candidati ritenuti
più
qualificati
sono stati subito esclusi. Diversi colleghi in servizio (come pure
l’autore di questo articolo) hanno provato a compilare i test con
pessimi risultati. Niente di truffaldino in queste prove, credo, solo
pura demenza nell’idea stessa di selezione attraverso test di chi dovrà
ricoprire funzioni di grande rilievo scientifico e pratico.
Idem per gli studenti intenzionati a iniziare corsi corrispondenti alla
loro vocazione: diplomati con lode esclusi, altri usciti con il minimo
ammessi, anche qui con una distribuzione rispetto alla valutazione
ordinaria statisticamente assimilabile agli esiti di una qualsiasi
lotteria. A chi
non vince la lotteria possono restare solo studi
universitari che portano a lauree che un tempo davano l’accesso
all’insegnamento e oggi, con molti posti già
prenotati dai “precari” per i prossimi quindici anni, a una difficile
esistenza professionale.
Quel che sta succedendo per il concorso ispettivo probabilmente accadrà
anche per quello a posti di dirigente scolastico. Già
si annunciano aspetti che farebbero ridere se per qualcuno non
comportassero lacrime: nelle prove “da esercitazione” molti erano gli
errori, le coordinate normative superate, le domande strampalate, quelle
cui
è
impossibile a chiunque rispondere, per difetto di riferimenti o
imprecisioni del linguaggio. Ma soprattutto erano ben pochi i test da
cui poter indovinare lo spessore culturale e l’attitudine alla
dirigenza.
I tests esprimono quel che vuole il potere: dei bravi compilatori, dei
cloni di modelli umani funzionali all’economia di oggi. Penso
che –come molti altri più
prestigiosi colleghi- con questo sistema non avrei mai potuto accedere
alla facoltà
universitaria desiderata, non sarei mai diventato insegnante, né
direttore didattico né
ispettore.
Si tratta di un tipo di prova che privilegia il “pensare conforme” o
non-pensiero ed esclude strutturalmente il pensare critico e creativo.
Dalle facoltà
più
desiderate e da questi concorsi usciranno vincitori a caso, con una
leggera prevalenza, semmai, per i soggetti con minori capacità
in termini di pensiero divergente. Forse, con una semplice lotteria, le
menti più
brillanti avrebbero avuto maggiori possibilità.
Un auspicabile domani
Ormai questi concorsi andranno come possono andare. Per i prossimi anni
tutto potrebbe essere ripensato secondo regole innovative, non
mortificanti chi studia o lavora seriamente, attraverso prove non
standardizzate ma tendenti a individuare il vivente, l'esistente
concreto, il ragazzo che ha una sincera passione per il conoscere, il
docente o dirigente che hanno davvero qualcosa da dire e da dare.
I prossimi concorsi potrebbero avere come tappe:
-per gli studenti, valorizzazione dell’esito dell’esame di Stato;
-eliminazione dei test a risposta chiusa e sostituzione con altri a
risposta aperta e brevi scritti
che possano illustrare il grado di approfondimento e la capacità
di sintesi del candidato nelle varie discipline;
-colloquio per la valutazione dell'esperienza (di ciò
per cui si
è
passati attraverso, non la massa di conferma dei giudizi e degli
stereotipi), della personale vicenda di studio o di insegnamento;
-nei concorsi a posti di docente e dirigente e –soprattutto- di
ispettore, la valutazione della qualità
scientifica delle pubblicazioni;
-per questi ultimi concorsi, una sola prova scritta
finale di cultura generale
e pedagogia.
Conclusioni
-Quel che va valutato nelle operazioni di reclutamento è l’intero della
persona così come può delinearsi a partire dalla sua storia e dal
manifestarsi della sua struttura intenzionale.
-La
valutazione di un candidato avviene sempre secondo una più
o meno consapevole ed esplicita tavola valoriale, una serie di idee su
ciò
che
é
importante. Occorre esplicitare il complesso dei valori in base a cui le
persone vengono valutate. Una selezione
è
un dare o togliere valore alle persone. E’ un atto di potere che va
giustificato e una lotteria non è una giustificazione.
-Una
selezione come quella tratteggiata, di tipo ermeneutico anziché
tassonomico,
costerebbe di più
(sostituzione del personale da distaccare temporaneamente dalle funzioni
ordinarie) ma il valore di ritorno in termini di qualità della docenza e
della dirigenza –come dei futuri laureati nelle facoltà a numero chiuso-
sarebbe incomparabilmente superiore al costo.
Per approfondire:
Rivista Encyclopaideia n.
26/2009 CLUEB, Bologna. Sulla
pedagogia fenomenologica e la valutazione di G. Boselli
Rivista Encyclopaideia n.
30/2011, Bononia University Press. Focus:
La
valutazione delle scuole e di chi vi lavora, a cura di Gabriele
Boselli, con scritti di Mario G. Dutto, Agostina Melucci, Damiano
Previtali, Marina Seganti |
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