ESSERE
E AVERE
di Sara Fornera
Si educa attraverso
ciò che si dice, di più attraverso ciò che si fa, ancora e di più
attraverso ciò che si è.
Ignazio di Antiochia
INDICE
Non voglio alludere ad un approccio ideologico o
psicoanalitico di qualunque tipo, mi riferisco molto più semplicemente
alle basi dell’apprendimento scolare; sono i verbi ausiliari dell’
apprendimento necessario a costruire ogni tipo di comunicazione, il
primo e a volte faticoso passo verso l’apprendimento del linguaggio
quindi della convivenza.
Quante volte ognuno di noi si è trovato davanti a
questa scelta: essere o avere? Bisogna scegliere, ci è sempre stato
detto.
Ma perché? È proprio necessaria questa scelta? Io
credo che non sempre sia indispensabile…la mia esperienza personale me
lo ha dimostrato: “essere e avere” a volte, in determinate circostanze e
in alcuni contesti diventa possibile.
In questo mio articolo Vi voglio raccontare di come
spesso sia possibile raggiungere, e soprattutto far raggiungere, essere
e avere nel campo dell’insegnamento.
Per questioni contingenti sia alla particolare
conformazione di alcune zone montane, che per il fenomeno della
denatalità in alcune piccole realtà di paese, anche oggi, come in
passato, esistono classi di piccole scuole che vedono raggruppati,
secondo il solo criterio economico del numero, bambini di diverse fasce
d’età: le pluriclassi.
Per quel che concerne l’offerta del servizio
scolastico questo sembra creare enormi problemi di organizzazione e di
conduzione delle attività didattiche. Partendo dal presupposto che ogni
classe ha il suo programma, una pluriclasse richiederebbe una articolata
gestione dei tempi con notevoli difficoltà per gli insegnanti ed una
considerevole riduzione degli spazi di protagonismo degli allievi in
ogni singola lezione. Inoltre:
- nelle pluriclassi sono pochi i bambini e la
socializzazione è più faticosa;
- gli insegnanti devono rapportarsi e comunicare
contemporaneamente con alunni di più classi diverse;
- per mancanza di tempo il programma della
singola classe deve “venire ristretto”.
Ad una prima analisi sembrerebbe che i problemi
posti da una pluriclasse siano molto onerosi e certo in questo modo gli
interventi didattici degli insegnanti sarebbero destinati a fallire, a
tutto detrimento dei bambini che vivrebbero poco produttivamente lo
spazio culturale offerto dalla scuola.
Sembrerebbe opportuno non far frequentare ai nostri
figli una scuola che abbia pluriclassi, per assicurar loro così un
diritto allo studio più puntuale, presente, costante.
E questo, devo essere sincera, l’ho pensato e
creduto anche io, insegnante.
Poi c’è stato un incarico annuale, una supplenza in
una pluriclasse con 14 alunni di prima e seconda elementare, in un
piccolo paese del Canavese, in una di quelle realtà in cui il tempo
sembra non aver fretta di trascorrere, ma rallentare per adattarsi alle
stagioni, ai ritmi delle cose e delle persone.
Il caos! E nel vero senso della parola.
Ero letteralmente incapace di gestire due classi,
due lezioni, due programmi contemporaneamente. Non conoscendo i bambini
non sapevo valutare il tempo necessario che avrebbero impiegato per
svolgere i compiti, quindi non ero in grado di organizzarmi i tempi di
lavoro. E così i “tempi morti” aumentavano sempre più ed io non sapevo
come gestirli.
Era dunque necessario individuare gli errori
organizzativi, rimodulare quindi modi e tempi dei miei interventi.
L’ errore più grande era stato quello di pensare di
rapportarmi ai bambini come se appartenessero a due classi singole e
separate. Cosa che non è possibile quando fisicamente lo spazio è uno
solo.
La pluriclasse è una classe unica con bambini di
età differenti. È questo il nocciolo della questione e il punto di
inizio per riuscire a lavorare in modo costruttivo in una realtà così
dinamica.
Come?
È innegabile che per l’insegnante il lavoro da
svolgere sia esattamente il doppio, ma Vi assicuro che, una volta che lo
si imposta correttamente, saranno doppie anche le gratificazioni…ed i
risultati, anche se non voglio peccare di presunzione.
Mi sono rimboccata le maniche ed ho provato ad
insegnare in un modo per me nuovo fino ad allora.
I due passi principali?
Innanzi tutto programmare tutto nei minimi dettagli
è impossibile, ed il primo passo è accettarlo. Certo, conoscendo gli
alunni impari a gestire i tempi di lavoro ma, in una pluriclasse, è
indispensabile la capacità di improvvisazione perché, per quanto si
cerchi di evitarlo, i “buchi” esistono. È normale…questo avviene in una
classe normale, figuriamoci quando le classi sono due.
Il secondo passo consiste nell’usare questi
“buchi”, far diventare la spiegazione che si dà ai più grandi uno
stimolo per i più piccoli che, per spirito di emulazione, vorranno
imparare, conoscere dai loro compagni. E la spiegazione ai piccoli
diventerà un utile motivo di ripasso per i più grandi.
Ecco risolti i “tempi morti”, quelli in cui
l’insegnante spiega ad una classe sola!
La lezione diventa più divertente, anche perché i
protagonisti, gli alunni, sono diversi in tutto e per tutto: per
esperienze, per bagaglio culturale, per età anagrafica e questo non fa
che aumentare l’integrazione tra di loro, il confronto, il dialogo, la
partecipazione, l’ascolto. E proprio l’ascolto è fondamentale: ci deve
essere “ordine” in una pluriclasse, più che in una classe normale,
altrimenti addio lezione divertente.
Vi assicuro che nel momento in cui i bambini
capiscono questo, metà del lavoro è stata fatta e la strada che
all’inizio era in salita diventa discesa!
Sì.
Pluriclasse: “croce e delizia”
dell’insegnante.
Il perché della “croce” lo si sa, ma in questo
articolo vi voglio ribadire che vivere una multiclasse può diventare
una vera e propria “delizia”.
Perchè:
- gli alunni sono solitamente in numero ridotto,
quindi gli insegnanti possono avviare in modo più agevole interventi
individualizzati;
- nella pluriclasse è possibile mettere in atto
uno degli indicatori più importanti della nuova scuola
dell’autonomia: la flessibilità;
- gli alunni con difficoltà di apprendimento
possono ottenere dei risultati anche attraverso il “tutoring”: i
compagni delle classi superiori possono infatti aiutare i bambini
più piccoli, e questo non fa che aiutare i bambini a crescere in
modo maturo e consapevole;
- tutti possono partecipare attivamente alla
vita della scuola perché tutti possono essere ascoltati e
interpellati;
- ognuno ha la possibilità di dimostrare di
avere interiorizzato ciò che ha ascoltato perché si ha più tempo per
ascoltare ognuno;
- tra alunni e insegnanti si crea un legame
molto forte che ricalca l’atmosfera affettiva ed emotiva di una
famiglia;
- gli alunni imparano a lavorare in autonomia,
ne sono praticamente costretti anche perché se l’insegnante spiega
un compito per esempio agli alunni di prima, quelli di seconda
devono “fare da soli”. Secondo me questo è un aspetto
importantissimo, che aiuta a far crescere in autonomia e far
maturare il bambino.
- si impara l’importanza dell’aspettare. Non si
può avere tutto e subito. E questo vale in una classe come varrà poi
nella nostra vita di tutti i giorni. Se la maestra parla con la
classe seconda l’alunno di prima deve capire che “deve aspettare un
attimino” prima di avere la risposta a quello che lui vuole.
Senza dubbio.
Paradossalmente è sempre stato così. Tutte le
classi possono essere considerate pluriclassi, a seconda dell’aspetto
che si va a prendere come criterio di raggruppamento. E questo secondo
me si dovrebbe mettere in atto in ogni classe.
Il bambino è sempre e comunque posto al centro
della didattica, come è al centro del mondo, quel mondo che deve
scoprire e conoscere anche grazie agli strumenti che noi adulti gli
forniamo.
La scoperta, il gioco, la discussione, l’ascolto,
la riflessione, la manualità, rendono produttivo il tempo passato a
scuola perché i bambini imparano ad essere partecipi e protagonisti del
loro apprendimento, imparano ad imparare.
Proprio la pluriclasse in tal caso è una garanzia
di efficacia perché, istituzionalmente, è un gruppo di alunni molto
limitato nel numero e pertanto ha nel suo interno tutti i presupposti
per favorire al massimo l’individualizzazione dei processi di
insegnamento – apprendimento.
Bibliografia
- Etre et Avoir, di Nicolas Philibert,
Francia 2002.
- www.scuola.alto-adige.it
- (L. 5 giugno 1990, n.148, art. 1),
- www.lamaestra.it
Un ringraziamento particolare per la collaborazione
e il supporto prestatomi alla Dott.ssa Rosalba Pennisi, dirigente
scolastica del circolo di Azeglio (To).
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