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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

GRADUALITA’ DELLE RIFORME

di Gianna Valente

 

Ci sono almeno due modalità per impostare la transizione fra il vecchio sistema e il nuovo: si può partire con una pianificazione rigorosamente cronologica coinvolgendo solo le classi prime e via via, con  un incremento annuale, portare a regime tutte le classi,  oppure  si può cercare di riconfigurare  tutta l’offerta formativa della scuola introducendo elementi di novità anche nelle classi successive alla prima, germi di innovazione che, anche se non matureranno completamente all’interno del percorso scolastico, possono aprire per gli alunni scorci suggestivi, piccole finestre sul futuro. Naturalmente le due modalità non sono sempre intercambiabili, quando si introducono nuove discipline o si riconfigurano i programmi didattici o si istituiscono confluenze o aggregazioni di indirizzi ecc. è opportuno partire dalle classi prime, in modo che la costruzione poggi su una base di partenza omogenea e si strutturi in forma logica e consequenziale, in base a precise tassonomie di crescita, fino a rappresentare, a completamento, una realtà nuova e diversa da quelle esistenti precedentemente. In questo caso non ci sono punti di contatto fra i due sistemi, semplicemente coesistono per un certo periodo l’uno accanto all’altro ma senza nessuna contaminazione. Così solo le generazioni che vengono dopo possono usufruire di una opportunità che prima non c’era, e nella stessa Istituzione scolastica, ad un solo anno di distanza, la leva del 1996 sarà formata in maniera completamente diversa da quella del 1995, perché i ragazzi del ‘96 sono quelli per i quali è iniziata la Riforma epocale e i ragazzi del ‘95 gli ultimi del vecchio ordinamento.

  Si sente dire che la riforma della scuola superiore sia di questo secondo tipo, vedremo, ma certamente la Riforma  della scuola Primaria si presta invece a permettere alcune anticipazioni, ad accogliere in contemporanea sia nelle classi prime che nelle classi terminali alcuni tratti di novità che possono attualizzare in anticipo la filosofia ministeriale, che consentono anche ai nati prima di bruciare le tappe verso il futuro luminoso della Scuola Primaria. Sì perché in questo caso le innovazioni non hanno bisogno di una lunga gestazione, non si costruiscono step by step con il lavoro coordinato di più professionisti. L’uovo di Colombo, che permette di  essenzializzare  e semplificare quasi per magia ogni moderna complessità, è la riduzione del tempo scuola, è la riduzione dei docenti, il miracolo della maestra unica che non ha bisogno di coordinarsi con nessuno ed è già compiuta e completa in sé stessa. Dunque se la riduzione del tempo scuola è un valore, se la maestra unica è l’elemento che ci consente di elevarci al livello dei sistemi scolastici più evoluti,  di imitare la Finlandia per intenderci, perché attendere? Mentre è difficile il passaggio da uno a due perché due prevede qualcosa in più, qualcosa di nuovo e di diverso, il passaggio da due a uno, è molto più facile. Perché non permettere che una feconda ibridazione contagi anche i ragazzi nati prima, esclusi solo per un capriccio del destino da tale esperienza?  Perché non consentire loro anche solo per un anno l’assaggio della scuola del futuro?

Queste domande mi sono posta quando non ho più potuto opporre un’ottusa e sterile resistenza alla Riforma Gelmini. Quando le ore di compresenza nel tempo antimeridiano sono finite e mi sono trovata a raccattare tre ore qui e tre ore lì dei docenti delle classi a tempo pieno per arrivare alle 30 ore anche nelle classi prime e seconde dei plessi antimeridiani. Quando un gruppo di docenti  incazzati,  virtualmente itineranti su varie scuole della città, mi ha fatto capire la stupidità di voler completare improbabili puzzle con un riempimento solo formale di altre tre ore di orologio.  O quando esauriti i 13 docenti precisi che il calcolo degli organici assegna per l’anno prossimo alle 10 classi antimeridiane di un plesso,[1] mi sono trovata con tutti gli specialisti di  inglese e di IRC interni e senza le 20 ore di Attività Alternative da dedicare a quei discoli guastafeste che in tutte e dieci le classi, perdinci, insistono a non avvalersi.

L’illuminazione mi ha colpito come una frustata mentre per l’ennesima volta cercavo una risposta convincente alla solita domanda di  buon senso, logica e incontrovertibile del passante di turno : “perché te la prendi tanto?  io sono cresciuto con la maestra unica e con la scuola di 24 ore e mi sento molto ben riuscito”.  Dunque bando agli attendismi, ai compromessi, bando alle ipocrisie e ai doppi pesi, bando alle doppie offerte per i bambini del vecchio ordinamento e del nuovo ordinamento, stracciamo una volta per tutte questi delicati origami di carta che, anche se rappresentano farfalle, non voleranno mai. Ma ce l’abbiamo o no l’autonomia didattica e organizzativa, almeno quella, senza alcun altro potere, senza docenti in più, senza il becco di un quattrino, potremo almeno (entro 200 giorni di scuola) ridistribuirci il calendario scolastico? rivedere i nostri orari, l’utilizzazione dei docenti interni ? Perché ostinarsi a conservare un simulacro di scuola a 30 ore anche se svuotato della coesione e dell’armonia “trinitaria” del team del passato? Perché non decidere di passare subito alle 27 ore per tutte le classi a tempo antimeridiano, godendoci in una sbornia collettiva il fondo del fiasco della compresenza,  finchè gli organici sono calcolati indipendentemente dall’orario di funzionamento della scuola a 24, a 27 o a 30 ore? Perché non uniformare per tutti l’offerta formativa distribuendo equamente le risorse e le restrizioni senza farle ricadere solo sulle prime due classi? Se la riduzione del tempo scuola è davvero quel gran valore esaltato dalla nuova Riforma, almeno tutti ne potranno godere, se l’eliminazione della inopinata compresenza è davvero una fortuna, almeno spalmiamola su tutte le classi, e se invece fossero solo svantaggi perché scaricarli tutti sui bambini  più piccoli ? Le riforme complicate e costose non si possono allargare a tutte le classi, ma quelle semplici e gratuite hanno almeno questo vantaggio di permettere la transizione contemporanea e contestuale di tutte le classi verso le “magnifiche sorti e progressive” programmate per i nostri figli dal Governo.  Dunque lancia in resta eccomi partita verso questa crociata ideale: uniformare l’offerta formativa per tutti i bambini della mia scuola. La nuova grida proclama : “Che tutti gli alunni  dalla prima alla quinta abbiano lo stesso tempo scuola di 27 ore  e che tutte le ore risparmiate nelle terze, quarte e quinte siano restituite a progetti utili a tutte le classi, dalla prima alla quinta, sulla base dei bisogni e non dell’anzianità”.

Insomma non ho in organico le ore di docenza per fare tutti 30 ore, ma non mi piace neanche che quei genitori che hanno due figli, uno nelle  prime classi e uno nelle classi terminali, debbano aspettare fuori della scuola 40 minuti, insieme al figlio più piccolo, che esca il figlio più grande. Non mi piace neanche di dover vincolare e condizionare l’orario di tutti i docenti e di tutte le classi della scuola all’unica finalità di salvaguardare l’insegnamento della religione e delle attività alternative. Non mi piace neanche di dover nominare un supplente per un’ora sola di buco o di dover dividere le classi perché non ho neanche quell’ora di sovrapposizione oraria da sfruttare, non mi piace affatto che gli alunni stranieri che arrivano a metà anno nelle classi siano abbandonati a se stessi in una giungla di voci aliene,e nemmeno  che i piccoli disabili possano frequentare solo 11 ore alla settimana perché non c’è neanche un’ora di quella odiata compresenza da poter prestare ai loro bisogni.

Lo spiego con entusiasmo ai genitori, che ho deciso di far partecipare anche i bambini più grandi a queste innovazioni di qualità … e… SORPRESA … per poco non mi disarcionano quegli ingrati : minacciano un ricorso al Giudice, non apprezzano che alleggerisca anzi tempo l’orario dei loro figlioli,  quelli ai quali aprivo una finestra sul futuro, quelli ai quali promettevo la Finlandia.  Hanno dimenticato, sbadati, che loro avevano avuto una maestra sola e la scuola di 24 ore ed erano venuti fuori molto bene. Strepitano loro perché la Circolare 38, anzi la Gelmini in persona, ha garantito almeno a loro (fanculo gli altri) l’organico di 30 ore fino in quinta.

Penso che, malgrado l’impopolarità  insisterò a imporre l’innovazione a questi pochi recalcitranti retrivi, a questi soggetti d’antiquariato che contestano il progresso e sono ottenebrati dall’ideologia. E poi sono certa che avrò i due Ministri della scuola  al mio fianco. Prima di tutto perché stanno ipotizzando un assaggio di riforma, precisamente dello stesso tipo al quale pensavo io, anche per le classi successive alle prime delle scuole superiori di secondo grado, e poi la mia mossa, se avesse seguito, potrebbe indirettamente produrre l’effetto collaterale di agevolare i loro disegni preordinati, di anticipare i tempi del percorso verso l’agognata meta ultima: una scuola primaria di 24 ore (22 per i soliti discoli che non fanno religione) con una maestrona tutto fare che provvede da sé anche alle pulizie e magari si porta anche la carta igienica da casa.

dirigente@circolobenci.it


 

[1] (27 ore x 4 classi) + (30 ore x 6 classi)  =   13 docenti.

                          22 ore

 

 


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