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La collaborazione fra scuole e agenzie nei percorsi di istruzione e formazione professionale è spesso problematica per le differenti modalità di funzionamento del sistema scolastico e del sistema formativo. L'istruzione - che beneficia di una maggior autonomia organizzativa - risente tuttavia di tempistiche di erogazione dei finanziamenti da parte dell'amministrazione scolastica che non sono sempre coerenti con i ritmi scolastici. D'altro canto, la formazione - che si caratterizza per una maggiore flessibilità e dinamicità operativa - è organizzata in funzione dei bandi provinciali e delle direttive regionali ed è chiamata a tener conto delle procedure specifiche stabilite dalle Regioni e dalle Province. Procedure e modalità di funzionamento sono state pensate per essere funzionali ai rispettivi sistemi scolastico-formativi ma non sempre tengono conto dei tempi e delle esigenze organizzative dell'interlocutore istituzionale con il quale devono interfacciarsi per poter costituire un sub-sistema educativo comune (quello dell'istruzione-formazione professionale appunto). In questo modo, la soluzione delle problematiche del sistema integrato si scarica a livello della singola relazione fra agenzia e scuola, appesantendo le fasi della progettazione-programmazione e la predisposizione del servizio e creando tensioni tra gli operatori dei due canali. Non si creano così le condizioni per il superamento delle criticità fra due sistemi formativi che si sono spesso vissuti come alternativi, competitivi, reciprocamente escludenti e le cui relazioni sono talvolta condizionate da diffidenze, pregiudizi e tentativi di delegittimazione. Si aggiungono anzi ulteriori difficoltà che possono portare a “crisi di rigetto” cioè a rinunce a collaborare, soprattutto da parte delle scuole, che non hanno un interesse diretto a partecipare al sistema di istruzione-formazione professionale. Qualche esempio permette di comprendere meglio la situazione. Per quanto riguarda il sistema scolastico, molte difficoltà sono originate dalla scelta della tipologia di personale docente e dal ritardo con il quale sono stati finora erogati i finanziamenti finalizzati a retribuirlo. L'erogazione dei finanziamenti si rende necessaria poiché i docenti scolastici non sono inseriti all'interno della dotazione organica regionale, neppure in quella “di fatto”. Una tempestiva erogazione dei fondi da parte dell'amministrazione o - quanto meno - una loro assegnazione prima dell'avvio dell'anno scolastico, renderebbe possibile una celere formalizzazione dei contratti di prestazione d'opera o delle nomine, documenti che implicano precisi impegni di spesa per le istituzioni scolastiche che li pongono in essere e che quindi possono essere realizzati solo in presenza delle risorse o quanto meno del relativo decreto di attribuzione dei fondi. Ritardi nell'assegnazione comportano slittamenti nell'inizio dei corsi, creando situazioni di forte disagio all'utenza, già peraltro critica e spesso a rischio di abbandono. Quanto alle ricadute sulla collaborazione fra agenzia e scuola, il ritardo non solo determina la necessità di rivedere la programmazione degli interventi con l'agenzia formativa, ma viene spesso interpretato da quest'ultima come un esempio di riluttanza della singola scuola e del sistema scolastico alla collaborazione, se non addirittura come una forma di boicottaggio mascherato sotto le spoglie delle difficoltà burocratiche. In funzione della scelta di fondo sull'organico di cui si è detto, le soluzioni praticabili sono sostanzialmente due: l'utilizzo di docenti interni disponibili ad accettare ore di insegnamento in aggiunta all'orario di cattedra, oppure il ricorso a personale esterno alla scuola. La soluzione interna non è sempre praticabile per l'indisponibilità dei docenti ad accettare un carico di lavoro più gravoso in termini di orario settimanale, di preparazione delle lezioni e di gestione di classi spesso difficili sotto il profilo comportamentale. Certamente, le resistenze al coinvolgimento nel “sistema integrato” non sono estranee ai pregiudizi cui si è accennato. Si fa quindi ampio ricorso alla seconda possibilità che può essere rappresentata da personale individuato nell'ambito delle graduatorie per le supplenze oppure tra gli esperti esterni. In ogni caso, il ricorso al personale esterno acuisce almeno tre elementi critici. Il primo riguarda la continuità: difficilmente con insegnanti esterni al Collegio docenti si riesce a dare continuità all'azione didattica nel triennio. La precarietà vanifica inoltre qualunque intervento di formazione dei docenti-formatori attuato dalle amministrazioni locali (Provincia e Ufficio scolastico provinciale) che abbia come finalità la crescita professionale delle persone e il superamento delle criticità relazionali fra gli attori dei due sub-sistemi. In casi limite, alla scuola può essere persino difficile assicurare la permanenza di uno stesso docente per tutto l'anno scolastico. Ciò si verifica quando gli insegnanti designati rinunciano all'incarico poco tempo dopo averlo accettato perché ricevono una proposta di lavoro più allettante in termini di orario settimanale o di sede di servizio o un'offerta che permette loro di maturare punteggio spendibile nelle graduatorie per le supplenze. Il secondo elemento concerne l'esperienza e le capacità professionali. I docenti esterni - alle prime esperienze di insegnamento - appaiono spesso a disagio di fronte a classi problematiche quanto a: motivazione, possesso del metodo di studio, diligenza nei confronti dell'apprendimento e irrequietezza comportamentale. Queste difficoltà possono apparire così gravose agli occhi degli insegnanti-esperti da comportare la rinuncia all'incarico. La terza criticità riguarda la relazione fra i docenti esterni e la scuola. Il personale esterno pur essendo nominato da una determinata scuola risulta spesso poco integrato con l'istituzione scolastica in quanto la sua partecipazione attiva ai momenti di democrazia scolastica, di progettazione-programmazione e di valutazione dell'efficacia dell'azione formativa risulta molto limitata o addirittura inesistente. Gli insegnanti-esperti esterni difficilmente possono farsi portatori dei valori, delle esigenze e delle aspettative della scuola di riferimento e nel contempo non riescono a portare all'interno della scuola quelli corrispondenti dell'agenzia. Vengono quindi a mancare le caratteristiche della vera integrazione: non c'è mutuo arricchimento fra canali formativi, c'è solo adempimento amministrativo da parte della scuola e qualche volta ... neanche quello. Come accennato, si tratta di quei casi in cui la scuola - dopo aver preso impegni con l'agenzia formativa per la presentazione dei progetti in risposta ai bandi provinciali o comunque in vista del nuovo anno scolastico - è impossibilitata ad individuare docenti interni o esperti esterni disponibili a farsi carico del monte ore concordato. Avviene così che l'agenzia, per garantire il servizio, si faccia carico dell'individuazione degli insegnanti relativi alle competenze di base e talvolta si occupi anche della loro retribuzione. All'occorrenza, le agenzie utilizzano il proprio personale o comunque esperti già impegnati nei corsi di formazione. Ne consegue che un sub-canale formativo concepito per essere gestito in modo integrato ridiventa un canale interno alla formazione professionale. Sul versante delle agenzie formative, le tempistiche dei bandi provinciali non conciliano sempre con i tempi delle iscrizioni degli allievi al secondo ciclo, in particolare quando i bandi sono annuali. Infatti mentre la scadenza delle iscrizioni per il sistema dell'istruzione è posizionata a fine gennaio, la scadenza per le iscrizioni al sistema dell'istruzione-formazione è legata alle tempistiche di uscita della direttiva regionale e alle conseguenti uscite dei bandi provinciali. La sicurezza dell'approvazione dei corsi, con la specificazione del numero dei corsi e dell'articolazione sul territorio delle qualifiche professionali, si ha solo nei mesi estivi e ciò determina incertezze a cui le famiglie possono essere tentate di ovviare con la doppia iscrizione ai due sub-sistemi formativi. La mancata coincidenza delle due scadenze determina un periodo di vacatio con conseguente difficoltà di controllo da parte della scuola Media della regolarità del percorso di studio, anche in funzione del fatto che non sempre l'iscrizione ai corsi sperimentali di istruzione-formazione transita tramite le segreterie delle Medie. D'altra parte poi, una volta portata a termine la procedura di approvazione dei corsi da parte delle Province, si verifica uno scarto fra i corsi presentati e i corsi autorizzati e finanziati, oppure una diversa articolazione delle qualifiche sul territorio, con la conseguente necessità di ri-orientare gli studenti o verso il sistema scolastico o verso altri corsi di istruzione-formazione. A questi alunni, alla ricerca di una “ri-sistemazione formativa”, si aggiungono gli allievi regolarmente iscritti (alle scuole o alle agenzie) che cambiano idea. Insieme costituiscono un gruppo numericamente significativo di persone a rischio di dispersione. Il re-inserimento degli alunni in percorsi alternativi non è poi un'operazione agevole. Infatti sia le scuole sia le agenzie formative operano spesso con gruppi classe già al limite delle potenzialità, dovendo tener conto - in un caso - di indicazioni ministeriali che si sono fatte più stringenti negli ultimi anni e - nell'altro - dei parametri previsti dai bandi. Ai limiti numerici delle classi si aggiungono almeno due variabili: l'articolazione dell'offerta formativa (di istruzione e di istruzione-formazione) sul territorio, che non sempre coincide con i desiderata dei ragazzi e quella della rete di trasporto che non sempre rende praticabili le alternative. Tutto ciò accresce il rischio di dispersione, soprattutto quando non funziona bene la rete territoriale di orientamento costituita dai docenti delle Medie, dagli orientatori dei Centri per l'impiego o dei Servizi orientativi dei Comuni, delle Agenzie formative e delle Superiori. Se poi si aggiunge che le situazioni descritte si determinano fra giugno e inizio settembre, in periodi in cui i diversi soggetti istituzionali non operano a pieno regime, abbiamo un quadro che non può definirsi accettabile per un Paese avanzato. |
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