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Non so quanti hanno rilevato una vera e propria “chicca” nella C.M 12 del 2 febbraio a proposito dei corsi di recupero nelle Scuole superiori. I fondi per tali attività evidentemente stanno restringendosi (ne sanno qualcosa i colleghi Dirigenti alle prese con insormontabili difficoltà finanziarie), ma il MIUR ritiene non ci debba preoccupare più di tanto. Ecco infatti cosa dice a un certo punto della Circolare, dopo aver richiamato le diverse modalità di recupero previste dal DM 80 e dalla O.M. 92/2007. “È comunque ipotizzabile per l'a. s. corrente una più limitata esigenza degli interventi di recupero in sede di scrutini periodici e di fine anno previsti dall'articolo 2, commi 5 e 6 dell'O.M. 92/20073. Gli alunni che stanno frequentando le rispettive classi, all'avvio delle lezioni, avevano infatti, in linea di massima (sott. mia) le conoscenze e le competenze richieste.” Giusto! Se no a che
cosa sono serviti gli interventi dell’anno scorso? Se alla fine
dell’anno o in sede di giudizio finale ad agosto i Consigli di classe
hanno promosso l’alunno con 2/3 o anche 4 debiti a giugno,
evidentemente questi avevano raggiunto le conoscenze e le competenze
richieste, così come prevedeva infatti l’Ordinanza surrichiamata o
almeno “in linea di massima”. Qualche giorno dopo, il 6 febbraio, il Miur annunciava che : “a breve seguirà una comunicazione di avvio dell’attività di invio dei dati relativi alle insufficienze conseguite dagli studenti della secondaria nel primo quadrimestre, per acquisire informazioni sul raggiungimento delle competenze”. Aspettiamo questi dati, ma chi vive nella Scuola i dati li conosce già e scommetto che per gli esperti del MIUR sarà davvero una sorpresa! Nota finale: le raccomandazioni affinché i corsi di recupero si svolgano secondo modalità che non siano le classiche “ripetizioni” pomeridiane a pochi alunni della stessa classe è da condividere, come sarebbe giusto che si utilizzino possibilmente forme di “flessibilità” sia temporali che attraverso gruppi di livello. Non è solo una questione di risparmi (che pure vanno tenuti presenti), ma anche di qualità dell’intervento didattico. Ma qui occorrerebbe una attenta valutazione delle modalità reali e di sostegno alle innovazioni nel campo del recupero e del sostegno. Negli anni che furono (1995/96) tentativi di questo genere vennero fatti. Ma poi, come sempre, ci si adagiò sulla tradizionale prassi delle “ripetizioni pomeridiane”, almeno nella maggior parte dei casi.
Ero stato un facile profeta quando giorni fa avevo commentato con ironia (spero sia stata giustamente interpretata) la C. M. n. 12/2009 sui “corsi di recupero”, nel riportare appunto la frase contenuta nel titolo, vale a dire quello che i nostri esperti del MIUR affermavano per giustificare il taglio alle risorse sui corsi di recupero. “È comunque ipotizzabile per l'a. s. corrente una più limitata esigenza degli interventi di recupero in sede di scrutini periodici e di fine anno previsti dall'articolo 2, commi 5 e 6 dell'O.M. 92/20073. Gli alunni che stanno frequentando le rispettive classi, all'avvio delle lezioni, avevano infatti, in linea di massima (sott. mia) le conoscenze e le competenze richieste.” Chissà come sono rimasti sorpresi i nostri ministeriali quando hanno letto i risultati del I quadrimestre nelle scuole secondarie! Gli studenti con una o più insufficienze negli scrutini del I Quadrimestre sono infatti passati dal 70,3% dell’anno scorso al 72% di quest’anno. Come la mettiamo, sig. Ministro? La risposta più ovvia è che evidentemente solo in linea di massima si poteva prevedere che gli alunni ammessi all’anno successivo potessero avere “le conoscenze e le competenze richieste”. Oppure si deve pensare che tra gli “insufficienti” di quest’anno c’è quel 29,7% di alunni sufficienti dell’anno scorso, i quali non hanno avuto la fortuna di seguire i corsi di recupero nell’anno precedente? Oppure l’aumento è dovuto ai nuovi ingressi alle superiori, il cui livello è peggiorato nel nuovo anno? Oppure ciò è dovuto a una “maggiore severità” dei docenti di quest’anno, che, secondo quanto dice la Gelmini, si sono fatti influenzare dal passaggio dai giudizi ai voti numerici (ma i voti numerici nelle superiori ci sono sempre stati)? Eppure con la stretta di Fioroni e gli “esami di riparazione” condivisi dal nuovo Ministro, le cose avrebbero dovuto andare diversamente, anche perché il numero dei bocciati l’anno scorso è aumentato. La percentuale complessiva dei bocciati è passata dal 14.2 del 2006-07 al 16.2 del 2007-2008.. e nonostante ciò c’è stato un incremento delle insufficienze quest’anno. Figuriamoci se non ci fosse stata la “stretta”! Comunque la si giri la questione rimane critica! Perché non porsi piuttosto la domanda circa l’utilità dei corsi di recupero nella maniera in cui vengono normalmente svolti? I Decreti e le ordinanze non possono cambiare il modo di fare scuola e nonostante tutte le belle indicazioni contenute nell’O.M. 92/2007 la situazione non mi pare sia cambiata affatto. E’ il caso di affrontare il problema alla radice, come ho avuto modo di sottolineare nel mio precedente intervento e come è stato rilevato in altri interventi a proposito. Mi permetto di segnalare un libriccino edito dalla PHILOS di Roma nel lontano 1996 “La Scuola si rinnova? Opinioni a confronto sui corsi di recupero” con interventi del sottoscritto, di Rembado (ANP), Barbieri (allora segretario nazionale CGIL scuola), Selli (UIL scuola) Papa, Landiorio e altri. Il libriccino è introvabile, ma ne possiedo una copia in formato elettronico, per chi lo volesse. Sin da allora si mettevano in luce le questioni di fondo per un corretto e produttivo esito dei “corsi”. Non mi risulta ci sia stato mai un monitoraggio serio sul modo come le Scuole avevano applicato la O.M. 313 del 9 novembre 1994. Senza una analisi seria infatti delle modalità con cui si svolgono i “recuperi”, direi senza una revisione profonda del modo di fare scuola, a partire innanzitutto dalle Medie (non me la sento di accusare semplicemente i docenti delle superiori) si continueranno a “disperdere” milioni di Euro senza raggiungere i risultati sperati. Con i Presidi e i docenti a lamentarsi in continuazione della scarsità di risorse finanziarie, quando invece occorrerebbe preoccuparsi della scarsità di risorse … didattiche
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