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In ordine sparso
di STEFANO STEFANEL
I fatti. Prima delle opinioni vengono i fatti. E i fatti sono sotto gli occhi di tutti e assumono dei contorni non facilmente leggibili nella prospettiva di un cambiamento della scuola italiana. Provo ad enumerne alcuni con una selettività che nasce solo da una certa passione per gli argomenti, unita a nessuna appartenenza: v Sospensione della sperimentazione nella Scuola secondaria di 2° grado v Relazione del Ministro Fioroni alla Commissione Istruzione e Cultura della Camera (29 giugno 2006) e declarazione del metodo del cacciavite[1] v Seminario nazionale ad invito a San Benedetto del Tronto del 3 e 4 luglio in cui si prefigurano iniziative per un cambiamento della scuola e nella scuola con le autonomie scolastiche come protagoniste[2] v Sequenza contrattuale ai sensi dell’art. 43 del CCNL del 24 luglio 2003 con cui si sono “abrogate” di fatto parti di una disposizione legislativa primaria (Tutor e Anticipi nella scuola dell’infanzia) per via contrattuale v Nomina di una commissione a sorteggio formata da Direttori didattici e Maestri[3] per valutare le Indicazioni Nazionali v “Minacce” della Cgil al Ministro Fioroni: se non vengono cancellati subito Portfolio e Indicazioni nazionali parte la “lotta”[4]. Già di per sé questi fatti permettono alcune domande preliminari:
Altri fatti o fatterelli. Ci sono però altri fatti o fatterelli che forse dovrebbero essere tenuti in considerazione. E che qui provo ad enumerare:
C’è poi un ulteriore fatto di cui si parla poco in termini di sistema ed è il reclutamento e il pensionamento dei Dirigenti scolastici:
Tutte queste persone pensano (pensiamo) prioritariamente a se stesse e alla propria carriera o pensione e non al sistema scolastico. E’ anche logico, perché quando c’è di mezzo il proprio futuro uno non va tanto per il sottile. Però i Dirigenti scolastici dovrebbero essere il motore dell’autonomia e come possono esserlo se hanno altro a cui pensare (pensione, sanatoria, 10%, ecc.)? Chiamare a raccolta la scuola. Sono d’accordo con Cerini che sia necessario rendere le scuole protagoniste. Solo che non vedo come lo si possa fare senza che le varie categorie cerchino di scavalcare da ogni parte il dibattito in atto. Mettere in moto una ricerca-azione o azioni propositive-innovative in 11.000 scuole significa anche avere bene in mente chi queste scuole le sta dirigendo e che le scuole non si mettono in movimento se il Dirigente scolastico ferma ogni azione dal chiuso del proprio ufficio. Prima di abbattere la Spada di Brenno (“guai ai vinti”) sulla Riforma Moratti sarebbe stato meglio capire in che modo è stata attuata e cosa andrà a tagliare la spada dei “buoni” quando arriverà sul groppone dei “cattivi”: chi ha attuato più Riforma sarà anche quello più in difficoltà, perché dovrà smantellare lavoro e condivisioni tra lo sberleffo di chi non ha fatto niente e “l’aveva detto di non fare niente, perché tanto una legge osteggiata dai sindacati in Italia non vale nulla”. Esiste poi anche un problema di tribuna oltre che un problema di rappresentanza. C’è chi può parlare perché dispone di mezzi a largo raggio, chi ha il coraggio di farlo e si espone ad attacchi, chi invece sta zitto e aspetta magari studiando e lavorando nella sua scuola. Non vedo una buona disposizione al confronto, vedo invece un grande attivismo in ordine sparso. Ognuno cerca di portare a casa qualcosa, ma così il sistema si disgrega, i prepotenti la fanno da padroni e i risultati dei nostri ragazzi si allontanano dall’essere accettabili o competitivi nel rapporto con l’Europa e il Mondo globalizzato. Qualcuno può vedere nella confusione un buon inizio, io vedo un ordine sparso pieno di insidie.[5] [1] Si veda la relazione integrale sul sito www.pavonerisorse.it . [2] Idee per la scuola che verrà. Esiti dei lavori su www.pavonerisorse.it e su www.edscuola.it . Il Report dei lavori è stato accompagnato dalla pubblicazione a parte dell’intervento di Giancarlo Cerini Se la riforma fosse una ballata popolare…, pubblicato su www.edscuola.it del 19 luglio 2006 a cui questo mio intervento intende dare una risposta. [3] Si veda Maurizio Tiriticco, Alea iacta est, su www.edscuola.it e su www.scuolaoggi.org del 18 luglio 2006. [4] Si veda l’intervento di Enrico Panini su www.flccgil.it “Chiedo tempo al tempo e il tempo mi risponde non ne ho” del 18 luglio 2006, soprattutto nella sua parte finale: “Non fosse così non staremo né zitti né ci limiteremo ai comunicati ed alle richieste. Agiremmo di conseguenza.” Panini chiede anche l’immediata eliminazione degli anticipi nella scuola elementare, delle prove Invalsi, degli orari della Riforma Moratti. [5] Ma, come molti privi di appartenenza, sarei pronto a fare la mia parte se qualcuno avesse interesse a sapere qual è la nostra parte. |
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