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A quanto si legge, al liceo scientifico solo 35 studenti su cento sarebbero accreditati dai loro insegnanti di conoscere la matematica in modo sufficiente; al linguistico solo 14 su cento masticherebbero un minimo di lingue straniere; negli istituti tecnici solo il 15 % conoscerebbe un minimo di materie tecniche. Ancora apocalitticamente peggiori i “dati” delle scuole professionali. A mio avviso –e sempre che questi dati che circolano abbiano qualche elemento di verità e non siano il solito effetto di un malintenzionato uso di tecniche statistiche di manipolazione- si dimostrerebbe una cosa sola: molti, troppi insegnanti riescono a vedere non quel che c’è ma quel che sono stati portati ad immaginare. La costruzione dell’immaginario da parte del sistema informativo globale procede sistematicamente e sempre più intensa –specie in prossimità dei rinnovi contrattuali- e ha indotto nei professori l’idea che il loro lavoro non valga nulla; pertanto occorre confermare la cosa attraverso l’ammissione di impartire un insegnamento che genera un massiccio fenomeno di insufficienza. Niente valgo, dunque niente produco e i miei ragazzi non possono che essere una massa di somari. Denigra, denigra, alla fine il denigrato stesso si è convinto che quel che si dice di lui sia vero. Le campagne mediatiche di svalorizzazione della scuola statale e dei risultati che questa produrrebbe stanno ottenendo l’effetto non solo di convincere gli elettori che questa scuola non vale nemmeno i pochi soldi che vi si spendono (in trent’anni siamo passati dal 7 a meno del 4% del PIL) ma di indurre gli stessi insegnanti ad ammettere implicitamente di essere improduttivi nullafacenti, o comunque degli incapaci. Questa forse la motivazione essenziale dell’ esplosione dei giudizi di insufficienza nella scuola secondaria. Il sistema informativo globale ha convinto i professori che una volta i ragazzi passassero sui libri la maggior parte del pomeriggio con frequenti prolungamenti nella notte; li ha investiti con le sentenze di organismi interessati come l’OCSE o veterodocimologici come l’INVALSI; li ha irrisi attraverso internet e la TV; li addita in quanto retribuiti assai meno di tutti gli altri insegnanti d’Europa, congruamente –lascia capire- a quel che valgono. Molti docenti si lasciano indurre a pensare che la loro “infelice” categoria non possa che produrre un insufficiente profitto scolastico. La mia esperienza di ispettore nelle scuole d’Italia e le varie visite compiute in Europa mi mostrano uno scenario completamente diverso: ci sono dei fannulloni sia tra gli insegnanti che fra gli studenti ma –anche nelle bistrattate regioni del Sud- la grande maggioranza dei docenti e dei dirigenti svolge bene il suo dovere e gran parte degli studenti studia. Gli studenti italiani e i loro maestri non sfigurerebbero in alcuna scuola europea. Non voglio dire che il diffondersi dei giudizi di insufficienza sia solo il prodotto di una suggestione di massa e che non ci sia anche un problema di recupero di qualità dell’insegnamento e della dirigenza. La mancanza da oltre un decennio di veri concorsi pubblici (aperti a tutti) per titoli ed esami e l’assunzione quasi solo per graduatorie di arcaica origine ha abbassato effettivamente la qualità media del personale docente e della dirigenza scolastica. Quanto all’elevazione alla dirigenza tecnica e amministrativa, questa avviene da una dozzina d’anni solo per “meriti” politici. Tuttavia la maggior parte delle categorie appena citate nonostante tutto lavora bene e produce buoni risultati; ha il principale difetto di lasciarsi impressionare da quel che si chiacchiera. Peccato davvero per noi, ma ancor più peccato mortale per chi si vede appioppate senza ragione due lunghe orecchie asinine. |
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