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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Intorno a una proposta per valutare le scuole

 

di Gabriele Boselli

 

Lo studio sulla Valutazione delle scuole attraverso la valutazione degli apprendimenti di Checchi, Ichino, Vittadini (due economisti e uno statistico) è importante, nel senso che avrà un notevole peso sul futuro della scuola italiana. Rappresenta infatti una espressione tecnicamente qualificata di quella parte dei saperi economici che oggi si trova ad essere la più produttiva di consiglieri del principe.   Il decisore politico è incoraggiato da studi come questi a risolvere le difficoltà attraverso le semplificazioni, dove sarebbe necessario costruire con prudenza pratica e nel contempo con audacia teoretica. Si tenga poi conto che il ritorno ai premi e ai castighi è di gran moda e l’istigazione al licenziamento di pubblici dipendenti può strappare facilmente l’applauso della piazza.

 

Ogni contributo è utile alla conoscenza ma non essendo pedagogisti e quindi trovandosi a lavorare in un campo in cui non hanno competenza scientifica (1), i “consiglieri” non colgono la complessità del valutare il valore di una scuola, che ha pure altri parametri oltre a quelli socio-economici da loro considerati e attengono al farsi dello spirito, soggetto inesistente per i loro saperi. Oppure li colgono benissimo (almeno Vittadini dovrebbe) ma decidono di ignorarne le conseguenze poiché il potere –insegna Luhman- è riuscire a ridurre la complessità.

 

Non essendo pedagogisti e nemmeno ispettori per professione (il ruolo del corpo ispettivo, contrariamente a quanto avviene in Europa, è del tutto ignorato), i Nostri non colgono come l’originarsi della conoscenza nei ragazzi non sia tanto il “prodotto” di una struttura quanto  (Giovanni Gentile, Sommario di pedagogia come scienza filosofica) acquisizione di una pura e inobiettivabile capacità di conoscere da parte dei soggetti che la abitano. Non si può “pesare” il prodotto di una scuola attraverso test nelle varie età come si trattasse di pesare i bambini prima e dopo la poppata per vedere quanto latte ha dato la mamma e tantomeno stabilire su questa base il valore dei dirigenti e degli insegnanti che vi lavorano.

 

La valutazione dell’attività docente e dirigente è scientificamente pensabile come pratica che verte non tanto sul dato “oggettivo” (pur utile per la configurazione di alcuni aspetti dell'attività) quanto  sui principi interpretativi e sugli esiti a lungo termine; è costruzione di rappresentazioni attraverso  una connessione autentica (non artefatta) tra gli  eventi e il  modo in cui sono stati vissuti  dai vari soggetti del campo e dalla comunità in generale.

 

Quale la connessione tra principi e i risultati? Orientare secondo criteri scientifici e costellazioni assiologiche o fornire schemi che i dirigenti seguiranno per giungere ad avere delle "soddisfazioni" stipendiali o evitare il licenziamento? Privilegiare l'etica e la preparazione culturale e scientifica o premiare la mera obbedienza o un efficientismo senza intelligenza degli orizzonti culturali e delle essenzali direzioni di senso?

 

Purtroppo l’Illuminismo -per Kant l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità- non è più nella memoria generale. Sarà la crisi economica (ottima occasione per ristrutturazioni del campo a vantaggio dei soggetti che l’hanno provocata), sarà l’epidemia di non-pensiero sparsa dagli untori mediatici ma temo che dopo quararant’anni di pensiero critico e creativo e di sempre sofferta ma possibile libertà di insegnamento noi soggetti senza potere saremo ricondotti nella caverna di Platone. Lì nella caverna molti crederanno alle ombre che saranno proiettate sulla parete degli schermi LCD, lì si convinceranno che il valore delle scuole sia quello evocato dai disegnatori dei tests.

 

Peccato, si stava bene , fuori.

 

(1)  Per una impostazione scientifica dell’ argomento restano fondazionali due volumi:

AAVV,  Oltre la valutazione,   Armando, Roma, 1999

AAVV ,   Una valutazione possibile, La Nuova Italia, Firenze, 1999

Utile, di Roberta de Monticelli, Ontologia del nuovo. La rivoluzione fenomenologica e la ricerca oggi B.Mondadori, Milano, 2008

 


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