|
|
INVALSI… NON VALE di
Gianna Valente
Poiché credo fermamente nella necessità e nel valore di un Sistema Nazionale di Valutazione efficace, sono spiacente di dover avanzare critiche per dettagli, forse secondari, di un lavoro mastodontico e complesso come quello ben svolto dall’Invalsi. Del resto non è ammissibile che le decisioni politiche e le Circolari Ministeriali usino dati scorretti, o usino scorrettamente i dati, con il rischio di ingannare l’opinione pubblica e di inviare messaggi che potrebbero alimentare i pregiudizi invece che eliminarli. La maggior parte delle persone comuni pensa che i bambini nati in Italia siano Italiani e che gli stranieri, quelli con cittadinanza non italiana, siano i bambini nati all’estero. Molti non sanno che lo Stato italiano riconosce esclusivamente lo “jus sanguinis”, il diritto del sangue (si potrebbe dire anche la “damnatio sanguinis”) per cui chi è figlio di straniero, benché nato in Italia, non è Italiano, è comunque uno straniero, non è uno dei “nostri”, non ha la cittadinanza italiana. Cosicché spesso quando si parla alunni stranieri o di extracomunitari c’è chi intende una cosa, mentre chi parlava ne pensava un’altra, e pur usando lo stesso termine, non si sa bene di cosa e di chi si stia parlando. Ma l’Invalsi di chi sta parlando quando pubblica i dati relativi alle prestazioni e ai ritardi degli alunni di “origine straniera”? E i lettori, gli esperti di settore, i comuni mortali i Direttori Generali e Ministri che studiano il rapporto Invalsi cosa capiscono? Oh quanto a questo, benché l’uso dei termini non sia univoco, capiscono tutti la stessa cosa, c’è una coincidenza perfetta: gli alunni stranieri, che siano nati in Italia oppure appena immigrati, in quanto a scolarità, sono comunque un problema, e il sillogismo torna a meraviglia: I bambini stranieri sono un problema per la scuola; i bambini figli di genitori stranieri sono stranieri; i bambini figli di genitori stranieri sono un problema per la scuola. E di sillogismo in sillogismo: I bambini stranieri appena immigrati vanno male a scuola; i bambini figli di stranieri vanno male a scuola anche quando sono in Italia dalla nascita; tutti gli alunni di sangue straniero vanno male a scuola. Dobbiamo continuare? Quando l’unica variabile significativa è il “sangue” appare evidente che quello che fa la “differenza” è il sangue degli antenati. E questo, casa mia, si chiama razzismo. Aspettavo con ansia i risultati Invalsi proprio per poter smentire, dati alla mano, questa ignobile allucinazione collettiva, indegna di un paese civile, in grazia della quale gli indigeni benpensanti di Livorno disdegnano la scuola “Benci” perché vedono tante faccette colorate, perché nelle graduatorie e nei quadri di ammissione leggono nomi che spesso non riescono a pronunciare. Così si sentono autorizzati a pensare che tutti questi bambini vadano male a scuola, che il programma vada a rilento, che ci siano tanti bambini indietro, tanti sfigati extracomunitari destinati alla ripetenza. Ergo : Tutta la scuola va male. Poi lo dice chiaro e tondo anche la circolare del Ministro, al di là delle carezze pelose sul "costruttivo e lodevole impegno degli operatori scolastici”, che "l'elevata concentrazione ..... costituisce una delle più rilevanti cause di criticità da cui conseguono insuccessi scolastici, abbandoni, ritardi dei percorsi di studio". Più chiaro di così ! E il Ministro, guarda un po’, lo dice proprio avvalendosi della rilevazione Invalsi che però parlava solo dei bambini immigrati di prima generazione che sono molti di meno di quelli di seconda generazione ed è logico che conoscano poco l’italiano. Quanto ai tetti …già in generale i limiti e le soglie sembrano fatti apposta per seminare il panico: è come quando leggi su una rivista scientifica che il prezzemolo cotto fa venire il cancro, quasi non lo mangi più neanche crudo il prezzemolo! oppure senti che le polveri sottili fanno male … oltre un certo limite … forse che sotto quel certo limite fanno bene? Se puoi le eviti e basta. Insomma aspettavo con trepidazione i risultati dell’Invalsi ed ho avuto il piacere di riscontrare che i risultati generali delle classi quinte della scuola Benci sono perfettamente in media con i valori nazionali, anche se oltre il 30% degli alunni risulta “anagraficamente” composto di stranieri. Come si spiega questo? O gli alunni livornesi sono talmente incomparabilmente geniali da riassestare la media disastrosa dei bambini stranieri o l’azione della scuola è così strepitosamente eccellente che perfino i bambini stranieri non hanno problemi. Sfortunatamente non possiamo avere lumi perché nella rilevazione Invalsi mancano i risultati relativi ai bambini “stranieri nati in Italia”, le seconde generazioni, che rappresentano molto più della metà dei bambini stranieri presenti nelle nostre scuole e che costituiscono, a mio parere, il campione più prezioso e interessante per misurare la qualità e il valore aggiunto delle scuole e in particolare delle scuole Primarie. Infatti i bambini nati in Italia da genitori stranieri spesso hanno solo la scuola per imparare l’italiano, il più delle volte non hanno alle spalle famiglie in grado di supportarli, di fornire strumenti di arricchimento culturale, di dare appoggio linguistico, non hanno nessuno a casa che li aiuti a fare i compiti. Dunque proprio loro, meglio di tutti gli altri, possono testimoniare il valore intrinseco dell’azione scolastica, depurato da molte delle variabili sociali che spesso pesano molto più della scuola nella formazione dei bambini. Ergo, ribaltando il ragionamento del prezzemolo di cui si parlava prima, se la scuola è in grado di ottenere risultati positivi anche da chi non ha altre risorse dalla vita, è lecito pensare che chi ha anche molte altre fortune su cui poter contare, possa avvantaggiarsene ancora meglio e di più ? Non lo sapremo mai perché neanche l’Invalsi ci aiuta a disambiguare l’equivoco di fondo, e molto spesso di comodo, fra gli italiani in pectore e quelli all’anagrafe. E il Ministro e il Direttore Generale strumentalizzano questi dati dell’Invalsi, li chiamano a testimonianza per alimentare la diffidenza verso lo straniero, per scaricare le responsabilità, per isolare il capro espiatorio, naturalmente per il suo bene, oltre che per quello di tutta la comunità. Contro questo apparato mediatico nessuno crederà mai che i nostri buoni risultati dipendevano dal fatto che fino all’anno 08/09, l’anno della rilevazione Invalsi, avevamo saputo amministrare molto bene le nostre risorse: l’unico insegnante facilitatore distaccato (in una scuola di 1100 alunni di cui 310 stranieri e 65 neo arrivati in Italia) i fondi dell’Art. 9 del Contratto, i soldi per la formazione dei docenti, le preziose compresenze, ecc. Infatti da quest’anno l’insegnante facilitatore ci è stato levato, i fondi dell’Art 9 sono stati dimezzati, non abbiamo un centesimo bucato per la formazione e ci sono state sottratte anche quelle tre scandalose e oscene ore settimanali di compresenza in cui si poteva adeguare il programma comune alle esigenze peculiari dei bambini. In compenso il Ministro ci regala finalmente la soluzione magica di tutti i nostri problemi, niente di meno che : “IL TETTO DEL 30% ! Che poi, alla fine, lo stesso Miur, che blandisce le ossessioni xenofobe di ispirazione leghista, non può non vedere che una discriminazione solo in base al “sangue” è razzista, così se ne lava le mani con la storia che il 30% si può alzare se i bambini sanno l’italiano e si può abbassare se gli stranieri sono da poco in Italia. E il Ministro se ne vanta anche, nel comunicato stampa del 15 febbraio, di questa vacua, inapplicabile, misura razzista solo demagogica e propagandistica. Anzi suggerisce che il tetto venga applicato anche ai quartieri delle città, perché è questa la misura migliore per “combattere l’esclusione”. Vedi un po’se riorganizzi quei quartieri gravemente degradati con ampie zone verdi, con palazzi meravigliosi super accessoriati antismog, antirumore, con doppi servizi idromassaggio e doppio box auto, con il portiere che ti porta giù tutti i giorni la spazzatura (preferibilmente filippino - per far del bene anche al prossimo) se magari anche ai Milanesi doc non gli viene voglia di andare ad abitare lì. Vedi un po’ se invece di deprivare una scuola multietnica di quel poco che aveva non la inondi di LIM, di laboratori scientifici, di insegnanti madre lingua inglese, ballerini della Scala, calciatori della Nazionale, premi Strega o membri della famiglia Angela per interventi mensili con i bambini, se anche i Livornesi doc non si mettono in fila per venire a Benci. Ma anche per altre ragioni conveniva fare maggiore chiarezza e distinzioni oggettive, visto anche l’alto potere discrezionale che la Circolare “del tetto” assegna al Direttore Regionale. Io, dirigente scolastico posso, in via teorica, alternativamente sventolare il dato giuridico di 310 alunni stranieri se mi serve per avere i fondi destinati alle zone a forte processo immigratorio (ex Art. 9 del Contratto) o per chiedere (invano) il docente facilitatore, ma se ho bisogno di evitare il taglio oltre il tetto del 30% mi conviene sventolare il dato dei 96 bambini nati all’estero, che ancora conoscono poco l’italiano, che non mi fa superare il tetto. E pensate un po’ a chi tocca decidere su queste questioni? al Direttore Scolastico Regionale, il quale, con o senza un corretto Sistema di Valutazione, non so cosa possa conoscere davvero di quello che accade nella mia scuola. E allo stesso modo, in via puramente teorica, anche il Direttore Regionale nei confronti della mia scuola potrebbe giocare la stessa ambiguità, ovvero far valere ora l’uno ora l’altro dato al fine di giustificare la concessione o l’eliminazione di una classe in più. Ora come ora, se dovessi “liberarmi” di quei 60 bambini che mi fanno superare il tetto del 30%, perderei 3 classi (batticuore). Ma non vale dal prossimo anno perché vale solo per le classi prime (tranquilla !). Così l’anno prossimo saremo solo a meno1 classe, fra due anni a meno 2, fra tre anni a meno …. fra cinque anni … (panico!) chiudiamo proprio! perché la soluzione per le scuole polarizzate si ottiene solo se si fanno entrare gli Italiani, non se si fanno uscire gli stranieri. E’ una pia illusione pensare ad accordi per un’equa distribuzione degli stranieri fra dirigenti scolastici di scuole confinanti. I dirigenti forse saranno, più o meno apparentemente, molto ben disposti ad accogliere bambini stranieri, ma non saranno mai disposti a lasciar andare via bambini italiani, e non si può nello stesso tempo lasciare agli Italiani il diritto di scegliersi la scuola che vogliono e negare lo stesso diritto agli stranieri. E comunque i dirigenti scolastici ci possono fare davvero ben poco, io stessa non riesco ad orientare i miei genitori da una mia scuola all’altra distanti appena 100 metri. Forse se potessi pagare il triplo i docenti di Benci potrei scegliere i migliori e attirare anche l’utenza. Ma questa è pura fantascienza. L’autonomia dei dirigenti scolastici significa al massimo: fai a meno del 25% del personale, fatti bastare il 30% dei fondi che avevi l’anno scorso, fai le reti, arrangiati, vedi tu come convincere i docenti e i genitori a pagare … ad andare… a fare… a non fare … E soprattutto evita di rilevare gli errori e le cantonate del tuo Ministro perché questa è solo bieca propaganda politica ed ideologica. |
La pagina
- Educazione&Scuola©