|
|
Iscrizioni ansiose, dopo la circolare del 13 gennaio scorso. Difficoltà nello stesso governo con le dimissioni di Angela Napoli ( poi rientrate) relatrice di maggioranza in commissione per l’esame del decreto legislativo che attua la legge di Riforma della scuola, non ancora al termine del percorso, cui la circolare fa riferimento come se fosse cosa ormai fatta. Perplessità anche in ordine alla copertura finanziaria del decreto e ai fondi per gli Enti locali investiti di impegni precisi che richiedono alti finanziamenti. Rassicurazioni invece dal Ministero. In una intervista alla radio – solo alla radio si ascolta qualche notizia più puntuale rispetto alla TV ormai stagnante in un velinaggio pericoloso – una giornalista grintosa ha fatto la domanda chiave a un alto dirigente del ministero: “ se il decreto non passa in tempo, che faranno le scuole che affannosamente tentano ora di dire ai genitori come organizzeranno il nuovo percorso scolastico?” La risposta voleva essere rassicurante nelle intenzioni “Continueranno a offrire il percorso ora vigente” senza tener conto del senso di precarietà e del grado di ansia e fibrillazione delle scuole che dovrebbero svolgere un percorso di orientamento e di relazione con le famiglie nell’incertezza e in tempi stretti. Le scuole hanno sempre scontato partite di scontri politici in cui tempi più distesi e consentanei alle esigenze della quotidiana gestione sono stati messi in secondo piano rispetto alle presunte vittorie di parte. Anche ora è così. Il governo preme per accelerare i tempi e fa riferimento, implicando le scuole, a un decreto non ancora definito, l’opposizione fa il suo mestiere con la manifestazione romana di sabato scorso contro le politiche ministeriali sulla scuola, i Sindacati sono mobilitati per la diminuzioni degli organici, per il futuro del tempo pieno e prolungato e per il generale clima di incertezza. Alle scuole il carico: studiare e organizzare quanto corrisponde alla nuova impostazione scolastica senza ferme certezze, rispondere ai genitori ansiosi, rassicurare, tenere alto il livello del proprio compito istituzionale nonostante la scarsissima considerazione in cui sono tenute.
Insomma che fare?
Nella scuola dell’infanzia i bambini anticipatari previsti dal decreto potranno essere accettati dopo il 15 febbraio solo se esaurite le liste d’attesa dei treenni, se vi sarà un organico docente sufficiente e se i comuni garantiranno quanto necessario ai bambini più piccoli ( fasciatoi, panni e attrezzature varie). Un nulla di fatto insomma senza fondi, con possibili differenziazioni tra comuni poveri e ricchi.
Nella scuola elementare potranno iscriversi i bambini nati entro il 28 febbraio 1999 e questo porrà problemi di numeri di bambini per classe, di risorse umane necessarie. A costo zero? Il tempo scuola ha una diversa articolazione della struttura tra 27 ore settimanali obbligatorie, 3 aggiuntive e fino a 10 dedicati alla eventuale mensa. Molta cautela nella circolare rispetto alle possibili opzioni della quota aggiuntiva, in cui non si sa ancora quali insegnamenti e attività rientreranno e per cui si afferma che vi saranno successive istruzioni. Segue il riferimento in via orientativa agli assetti didattico - organizzativi vigenti. Confusione, certamente. Tuttavia la scuola primaria aveva cominciato a discutere lo scorso anno, con il riferimento alle scuole in sperimentazione e al dibattito anche aspro sul tempo pieno, sui comprensivi, sull’assetto organizzativo e non giunge totalmente impreparata. Resta il nodo degli organici, senz’altro in diminuzione.
Nella Scuola Media, invece, le preoccupazioni più grosse. Si prevede infatti, velocemente e senza un piano preventivo di formazione e di discussione, l’organizzazione del tempo scuola in orario obbligatorio, orario aggiuntivo facoltativo e opzionale che i genitori dovrebbero scegliere entro il 31 gennaio. Il Ministero seraficamente si riserva di fornire più dettagliate istruzioni. Si fa riferimento per le discipline della quota nazionale obbligatoria alle “ Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nell’istruzione secondaria di primo grado” che sostituirebbero in via transitoria i regolamenti previsti dall’art. 7 della legge 53. Insomma si fa riferimento ai programmi dei pochi ignoti di Bertagna, che sostituiscono surrettiziamente i Regolamenti previsti dalla stessa legge 53. Insomma un vero caos con scuole affannosamente tese a rivedere il proprio percorso formativo, tempo prolungato, bilinguismo, molte sperimentazioni o articolazioni – forse troppe e mal censite – attuatesi con l’Autonomia con quanto più si avvicina tra le proposte ministeriali, con un occhio agli organici e con un occhio alle esperienze più qualificanti da salvare. E’ immaginabile per le scuole aderire affannosamente alle indicazioni della circolare sulle iscrizioni, avere il tempo per garantire la scelta ai genitori, tenere d’occhio gli organici, riflettere sul proprio percorso formativo? La maggior parte pare si stia orientando per l’orario 27+ 6 settimanali per questioni di organico. Non sarebbe utile organizzare prontamente le conferenze di servizio? Non sarebbe stata utile una scadenza maggiore, almeno fino al 15 febbraio?
Per la Scuola Superiore, non toccata fin ora dai decreti attuativi della legge 53, sembra che tutto vada tranquillo e si procede come prima, compresa l’esenzione dalle tasse scolastiche il primo anno. Eppure c’è il triste capitolo dell’obbligo scolastico abrogato perché modificato “nell’ottica di un progressivo ampliamento del diritto dovere all’istruzione”, come riprende la circolare, affermando che gli studenti che conseguono la terza media sono tenuti a proseguire il percorso formativo in un quadro di opzioni ampliato ed arricchito. In soldoni significa che gli studenti che non si iscrivono al primo anno della scuola superiore possono iscriversi ai corsi di formazione professionale. Le scuole medie, quindi, cui è destinato il compito delle rilevazioni delle scelte e dell’orientamento, dovrebbero offrire alle famiglie e agli studenti le possibili opzioni, anche rispetto alla Formazione Professionale. Ma dove sono i corsi alternativi alla scuola? Nell’anno in corso, a legge sull’obbligo scolastico già abrogata, nonostante i protocolli tra Istruzione, Ministero del lavoro, Regioni, si sono avviati solo 5 corsi in tutta la regione Puglia, finanziati direttamente dal MIUR, affidati a cinque scuole con percorsi integrati con la Formazione Professionale. Quelli regionali, che dovevano essere elaborati di concerto con le scuole, sono ancora in fase di bando. Allora dove è il diritto all’istruzione e formazione? Gli studenti non più obbligati dove sono finiti già nel corso di quest’anno scolastico? Che faranno quelli che per l’anno prossimo non dovessero scegliere di iscriversi al I anno della scuola superiore in assenza di alternative certe cui accedere? E’ una fascia debole dimenticata, non vi sono nemmeno statistiche ministeriali al riguardo. Solo il CENSIS quest’anno accenna timidamente a un diminuito tasso di passaggio alla scuola superiore, rileva che le attività della formazione professionale sono penalizzanti per il Sud, perché scarsa l’offerta soprattutto nel primo livello per tradizionali inadempienze della gestione, per il minor coinvolgimento delle aziende, rispetto a una migliore tradizione nelle Regioni settentrionali. Allora in attesa di una offerta effettiva regionale, come si esercita questo diritto degli studenti alle diverse opzioni? Quale orientamento possono fare le scuole medie? Domande in cerca di risposte.
|
La pagina
- Educazione&Scuola©