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La funzione dirigenziale: chiave di volta del servizio
scolastico
di Enrico Maranzana
Raffaella Manara ha concluso il suo
scritto sull’insegnamento della matematica [il sussidiario.net -
10/12] affermando che
·
“se si vuole cambiare qualcosa nella scuola, bisognerà accettare il
rischio di un’impostazione diversa dell’insegnamento”;
·
“occorre dare rilievo al lavoro di riflessione sul linguaggio, verbale e
simbolico” perché “solo toccando questo livello di questioni si esplora
l’orizzonte di significato dei
contenuti”;
·
“è da privilegiare .. l’attività di risoluzione di problemi. Attraverso
di essa si stimola l’inventiva e si favorisce la comprensione” che
implica la capacità di “costruire modelli”;
e ha ricordato che tali cambiamenti costituiscono “il
punto generativo del pensiero scientifico”.
Tali esortazioni hanno valore generale e, se proiettate sul sistema
scolastico, restituiscono l’immagine dei mali profondi che da anni
affliggono la scuola italiana:
gestione ascientifica,
incapacità di costruire modelli, confusione concettuale e
terminologica [1].
Per illuminare il campo del problema può essere utile far ricorso al
metodo laboratoriale,
introdotto dai nuovi regolamenti come “fondamentale
e imprescindibile”:
Prima questione:
Nove
punti sono disposti in file da tre [vedi immagine];
Unite i nove punti con quattro tratti di penna, senza mai staccarla dal
foglio.
Seconda questione:
Utilizzando sei fiammiferi costruite quattro triangoli
equilateri.
Si tratta di due sollecitazioni che tendono a riprodurre una situazione
descritta da E.A. Abbot in Flatlandia [un romanzo a più dimensioni]: una
sfera si manifesta all’abitante di un mondo in cui ci sono due sole
dimensioni, un mondo piatto. Egli la può vedere solamente se il solido
interseca il piano, percependola come una circonferenza di ampiezza
cangiante; quando non c’è contatto non la vede, ne può sentire solo la
voce.
I due quesiti che sono stati presentati hanno natura analoga alla
situazione descritta nel romanzo. Per tale motivo sono stati proposti:
essi hanno consentito di sperimentare come una precisa modellazione e
come un corretto “punto di vista” siano il fondamento dei successi
ottenuti nella soluzione dei problemi, specie quando sono di notevole
dimensione.
Le difficoltà incontrate nella ricerca delle strategie risolutive
derivano da un’inesatta definizione del problema da risolvere, generata
da elementi esterni, da “fissità”, che portano a “vedere la figura come
un quadrato” e a considerare il piano del tavolo come il luogo in cui
deve essere trovata la soluzione.
L’individuazione dei procedimenti risolutivi, invece, richiede il
disegno di una linea spezzata giacente anche nello spazio esterno al
quadrato e la costruzione di un tetraedro.
E’ stato detto che all’origine delle difficoltà incontrate nel venir a
capo dei due problemi c’è una modellazione scorretta, proprio come
quella che traspare dagli organigrammi disegnati dalle scuole: la
bidimensionalità non è in grado di riprodurre la realtà scolastica.
La lettura dell’art 6 della legge 15/2009 giustifica tale addebito -
Principi
e criteri in materia di
dirigenza pubblica: “Per
conseguire la miglior organizzazione del lavoro e di assicurare il
progressivo miglioramento della qualità delle prestazioni .. al fine di
rafforzare il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e
controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione
amministrativa spettanti alla dirigenza .. in modo da garantire la piena
e coerente attuazione dell’indirizzo politico degli organi di governo in
ambito amministrativo”.
Ne discende che gli organismi di governo e la dirigenza sono da
collocare su piani differenti: la progettazione dei processi di
formazione, d’educazione e d’istruzione sono da porre sul piano,
strutturandoli gerarchicamente; le responsabilità manageriali sono da
situare al di sopra, perpendicolarmente a essi. Queste ultime
consistono, preminentemente, nella messa a punto di Ordini del Giorno
atti a vincolare l’attività degli organismi collegiali alle disposizioni
del T.U. 297/94.
Ecco alcuni esempi:
Ø
Il Consiglio di Istituto è convocato per “elaborare
e adottare gli indirizzi generali” attraverso l’elencazione delle
competenze generali che gli studenti devono aver maturato al termine del
corso di studio; i regolamenti di riordino forniscono preziose
indicazioni che facilitano la finalizzazione dei curricula. In tal modo
si affronta il problema formativo che attiene al rapporto
scuola-società.
Ø
Il Consiglio di Istituto è convocato per determinare i “criteri
generali per la programmazione educativa”
al fine di strutturare l’attività della scuola in funzione del
conseguimento dei traguardi formativi.
Ø
Il Consiglio di Istituto è convocato per risolvere i problemi
riguardanti “l'organizzazione e
la programmazione della vita e dell'attività della scuola”
concretizzando la strategia individuata in un organigramma e in un
sistema di documentazione.
Ø
Il Consiglio di Istituto è convocato per identificare forme e modalità
per “esprimere parere
sull'andamento generale, didattico e amministrativo”.
Ø
Il Collegio dei docenti è convocato per “programmare
l'azione educativa” che si concretizza in un documento in cui sono
elencati ed esplicitati i traguardi comuni a tutti gli insegnamenti,
espressi in termini di capacità. Si tratta dell’analisi degli obiettivi
formativi effettuata in funzione dei processi d’apprendimento.
Ø
Il Collegio dei docenti è convocato per mettere a punto modalità per “valutare
l'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne
l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati,
proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento
dell'attività scolastica”, adempimento che richiede la costituzione
di uno o più organismi ad hoc.
Ø
Il Consiglio di classe è convocato per “realizzare
il coordinamento didattico” che si sostanzia nella formulazione di
strategie e d’ipotesi di percorsi convergenti verso i traguardi
deliberati dal collegio.
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[1]
Nel
glossario diramato dal Miur per orientare il passaggio ai nuovi
ordinamenti degli istituti tecnici e degli istituti professionali si
legge : l’apprendimento è l’apprendimento; competenze, capacità e
abilità sono sinonimi.
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