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Lei presa di mira da chiunque si affacci al muro della politica; Lei stanca e forte insieme; Lei osservata, analizzata, denudata, sezionata da bisturi di diverso colore, provenienza, a scadenza fissa, sempre squassata da garbugli di manzoniana memoria in una intricata trama musicale dissonante che di rossiniano ha nulla, tanto è stonata e imbrogliata. Lei si arrabatta, accelera e poi rallenta…stanca, sfinita da un niente di proposte legislative, dimagrisce, si asciuga, si fa scheletro di contenuti…scarnificata. Cari miei è dura essere maestre/i, sempre lo è stato, ma ieri e oggi più dell’altro ieri. Oggi più che mai si assiste politicamente impotenti all’ultimo atto di un dignitoso spettacolo che aveva raccontato il meglio della scuola italiana, a detta di tutti, quasi di tutti; a detta di chi l’amava e la frequentava. Ora, le maestre/i che avevano studiato, programmato, che avevano fatto produrre pensiero e azione nella società malata, anoressica o bulimica di vuoto, di veline, di fratelli grandi come un pisello, le maestre sono davanti a un tempo che non avrà più tempo per i tempi lunghi e distesi della con-versazione, del superamento della solitudine dei numeri, per la ricchezza delle immagini fatate dei pittori, per la storia delle storie di tutti/e, per la musica dei corpi che fanno ritmo all’unisono col suono delle note, per un computer amico-strumento nelle mani più piccole e inesperte, per la lingua straniera che gioca con le parole italiane, per la drammatizzazione di esperienze di vita rielaborate in comunità, per l’adozione di animali e piante da osservare e crescere, sono davanti a un tempo che non avrà tempo neppure per interrogarsi su Dio, per le grandi domande della filosofia dedicata ai bambini… Le maestre/i del passato remoto torneranno, riemergeranno, uniche/ci, però non più sole/i. Anzi, circondate/i da maestre/i senza “cattedra contemporanea”, per un’ora qui e una là, balletto imbellettato di vuote e ipocrite competenze a forza spese male, in un piccolo e assurdo tempo privo della conoscenza di bambine e bambini, quello delle maestre e dei maestri senza contemporaneità, delle maestre e dei maestri che non potranno più ricordare neanche i visi di classi adottate per spiccioli di ora. Disseminate/i, come sterili semi, in classi senza volto, maestre uniche-non uniche, maestre/i stellari senza la luce della rievocazione di esperienze comuni e condivise… Maestre/i in compresenza a mensa, maestre/i a cavallo fra un niente e un altro niente di contenuti e di riconoscimento tra persone. Maestre-gomitolo, in un angolo, come la Lucia di manzoniana memoria, maestre/i senza magistero, senza un bandolo possibile di saperi, di incontri che, all’incontrario, si preannunciano scontri nella discontinuità degli interventi su bambine e bambini acchiappati al volo, scontri sulle loro multiple intelligenze ed esperienze più o meno positive. La “nostra” scuola elementare, ridotta a un guazzabuglio di persone spaesate, rintronate dal garbuglio delle circolari e dei decreti senza senso, saprà per un’ennesima volta, nonostante tutto, far fronte alle sfide del futuro dei piccoli?
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