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La
paura dell’ignoto di Stefano Stefanel
Cinzia Mion in un intervento come sempre molto
stimolante ritorna su un argomento (il
dimensionamento scolastico) che
dovrebbe essere molto “caldo” e che invece pare piuttosto relegato ai
comunicati sindacali di protesta e a qualche sito di settore (Noto
e ignoto,
www.edscuola.it del 4 dicembre
2011). Lo fa anche stimolata da un precedente intervento di Pasquale
D’Avolio (Dimensionamento
scolastico e “prodotto” della scuola
su
www.edscuola.it del 20 novembre 2011). Gli argomenti di
Cinzia Mion e Pasquale D’Avolio sono tutti condivisibili e interessanti,
anche perché cercano di riportare nel dibattito il ruolo del dirigente
scolastico in relazione alle sue responsabilità nei confronti della
didattica, che potremmo evidenziare attraverso due passaggi normativi
molto noti:
-
il “successo
formativo” degli studenti
richiamato dal D.P.R. 275/99;
-
il “diritto
all’apprendimento” da garantire
agli studenti richiamato dal d.lgs 165/2001. Potrei dunque dirmi d’accordo e chiudere qui
l’articolo, anche perché la passione e la qualità delle argomentazioni
di Cinzia Mion sono avvincenti e l’approfondita battaglia di Pasquale
D’Avolio per la leadership educativa nella scuola sempre d’attualità.
Inoltre potrei dire a Cinzia Mion che il Circolo didattico che lei
descrive con la sua ricchezza problematica richiede molta più presenza
di una qualunque scuola ordinaria di 1.600 alunni. Con estrema sinteticità e per cercare di
stimolare un dibattito debole ripropongo alcune domande cui però finora
non è stata data risposta e che credo stiano alla base dell’accordo tra
me e Franco De Anna.
Dove sta Zazà?
Sto da molto tempo chiedendo mi vengano forniti gli esempi di dirigenti
scolastici a capo di piccoli istituiti che abbiano dato un consistente
incremento al miglioramento del sistema. Io non conosco “buone pratiche”
certificate e
non solo auto dichiarate venute fuori
da bacini molto piccoli.
Piccolo è bello.
Se l’Istituto comprensivo di 1.600 alunni è troppo complesso possiamo
farlo più piccolo. Però in Italia ci sono tanti Istituti al di sotto dei
600 alunni. Prendiamo per buono il numero di Cinzia Mion (700) e
dimensioniamo almeno così dappertutto (1.000, però è più vicino a 700
che a 500).
Papaveri e papere.
Rimane poi un problema di sistema che con Istituti del 1° ciclo piccoli
non si risolve. Ed è quello per cui i grandi Istituti del 2° ciclo
monosede o plurisede con 1.500/2.000 la fanno da padrone su risorse,
progetti europei, incidenza nei confronti del Ministero, nomine (perché
sono sempre i dirigenti di quelle scuole che vengono nominati dal Miur
in commissioni o altro?). Se si dimensiona sotto i 1.000 si continua a
tenere il 1° ciclo sottomesso alle esigenze del 2° ciclo, con esiti noti
a tutti.
A qualcuno piace caldo.
Non so a chi oggi in Italia piaccia il concetto di dirigente scolastico.
Credo a nessuno. Ribadisco però che o lo si elimina e si torna ai
Direttori didattici e a Presidi oppure lo si tratta come ogni altro
dirigente. Per essere dirigente bisogna avere un bacino vasto su cui
agire, altrimenti non si dirige nulla. Anche le azioni sulla didattica,
sulla ricerca e sull’innovazione non si possono fare con pochi docenti
asseragliati nelle loro pratiche di plesso. |
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