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La
rappresentanza delle scuole autonome di Stefano Stefanel
Ci sono almeno tre questioni attualmente sul
tavolo, che richiederebbero una reale rappresentanza organizzata e
riconosciuta delle scuole autonome:
-
il federalismo
fiscale applicato alla scuola (definizione dei costi standard e dei
livelli essenziali delle prestazioni);
-
il dimensionamento
scolastico (attuazione del DPR n° 81 del 20 marzo 2009);
-
la definizione degli
organici a seguito dell’applicazione dell’articolo 64 della legge 133
del 6 agosto 2008. Ce n’è poi un’altra che può essere affrontata solo
attraverso una rappresentanza delegata ed è l’annosa questione dei
residui attivi delle scuole, considerati tali dagli organi interni e dai
revisori dei conti, ma non dal Miur che sarebbe il soggetto che dovrebbe
far corrispondere ai residui attivi delle scuole dei propri residui
passivi da onorare e che invece non ha nulla a bilancio. Quanto sopra ricordato vede le scuole autonome in una
situazione di palese contrasto sia con gli organismi centrali (le
Direzioni generali del Miur), sia con quelli territoriali (Usr e Usp)
che non sono di supporto, ma semmai di contrasto all’autonomia
scolastica. Le molte circolari dei Direttori generali degli Uffici
scolastici regionali sempre più spesso ricordano ai Dirigenti scolastici
i loro compiti e i loro doveri, senza mai mostrare una reale fiducia
verso la categoria. Affrontare, però, il problema della rappresentanza
delle scuole autonome attraverso le organizzazioni professionali o
sindacali dei dirigenti è sbagliato e fuorviate. Purtroppo in passato
vie del genere sono state tentate con esiti negativi che ancora oggi si
stanno scontando. In realtà le Associazioni di
Scuole Autonome ci sono in quasi tutte le Regioni italiane: alcune sono
molto attive (soprattutto Asasi in Sicilia, Feisal in Lombardia, Asal
nel Lazio), altre cercano di attivare azioni mirate, altre ancora sono
di fatto solo nominali.
Però tutte sono nate da circa dieci anni e
hanno dato vita ad incontri a carattere regionale e nazionale e stanno
nel dibattito sulla scuola anche attraverso siti di vero interesse,
molto attivi e documentati (www.scuolelazio.it;
www.asas.sicilia.it;
www.asafvg.it).
Per cui sorprende leggere l’articolo di Gian Carlo Sacchi (La
rappresentanza delle scuole autonome, su
www.edscuola.it del 30 luglio 2010) in
cui si auspica la nascita delle Associazioni di scuole autonome come non
ne esistesse nessuna. Se l’articolo fosse stato scritto nel 2000 sarebbe
interessante, ma visto che è scritto nel 2010 suona come una critica
pesante a chi sta lavorando sul territorio con difficoltà. Perché le difficoltà ci sono e
riguardano soprattutto gli stili e le gelosie dirigenziali e
l’incapacità dei Consigli d’Istituto e dei Collegi docenti di uscire
dalla più assoluta autoreferenzialità e obsolescenza. Sono difficoltà
conosciute su cui ci sono state anche discussioni pubbliche di grande
interesse come i Convegni dell’Andis sull’argomento (19 gennaio E’ evidente che le scuole non possono rappresentarsi
da sole per il semplice e banale motivo che sono troppe (oltre 10.400) e
dunque una rappresentanza deve essere riassuntiva e non estensiva. E’
possibile che lo strumento delle Asa non sia quello adatto, ma in questo
momento non se ne vedono altri. Per cui la rappresentanza viene di fatto
demandata agli Uffici scolastici, che perseguono le politiche
ministeriali e non quelle delle scuole autonome. E’ sotto gli occhi di
tutti il baratro che esiste tra gli obiettivi di coloro che forniscono
il servizio scolastico agli utenti e al territorio (le scuole autonome)
e coloro che gestiscono l’idea generale di offerta formativa (Miur, Usr,
Usp). Se va bene alle scuole arrivano le accuse di sperpero e di
incapacità gestionale, se va male tagli di spesa e organico difficili da
gestire. In questo scenario le scuole dovrebbero cercare a
tutti i costi di costruire rappresentanze solide. Invece vanno ognuna
per proprio conto, attraverso i rapporti personali dei dirigenti
scolastici o attraverso prese di posizione sempre più lontane dalla
realtà degli Organi collegiali. I Consigli d’Istituto e i Collegi
docenti sembrano paralizzati nella fase propositiva e disponibili a
risvegliarsi solo per lanciare sterili ma rumorose proteste. Mentre i
dirigenti scolastici sono molto disponibili a coltivare le proprie
relazioni, soprattutto se sotterranee, piuttosto che impegnarsi in reali
azioni di rappresentanza delegata. Anche nel passaggio federalista imminente e complesso
le scuole non siederanno al tavolo delle trattative, così come avviene
in occasione dei dimensionamenti regionali e così come avviene per gli
organici e la gestione dei residui. Le autonomie funzionali non sono
autonomie a pieno titolo, come lo sono gli enti locali, ma sono comunque
strutture dello Stato dotate di autonomi poteri e di una chiara
rappresentanza legale. Spesso non c’è un rapporto diretto tra il
dirigente scolastico e la scuola di cui è legale rappresentante, perché
a volte il dirigente scolastico non riesce a rappresentare realmente le
esigenze e le proposte della scuola che dirige o più semplicemente si
trova a dover subire azioni di protesta o deliberazioni illegittime su
materie non di competenza degli organi collegiali. Il problema è molto serie
perché ci troviamo di fronte a legali rappresentanti che spesso non sono
rappresentativi della situazione che rappresentano o di Organi
collegiali disinteressati a quanto di competenza e invece fortemente
interessati a dare voce politica alla propria protesta nei confronti del
Ministero tramite la propria scuola. Poiché queste prospettive sono
prive di respiro e di sbocco reale rimarrebbe la strada della
rappresentanza delegata attraverso le Associazioni, ma la debolezza di
questa strada è certificata non solo dalla storia di questi dieci anni
di autonomia, ma anche dall’idea che molti dirigenti hanno che qualsiasi
delega corrisponda ad una diminuzione del proprio potere. Così si
producono molti documenti inutili e su quelli utili e fondamentali
nessuno chiama le scuole al confronto, perché non sono dotate di
riconosciuti strumenti di rappresentanza.
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