La riforma delle
superiori: un buco nell’acqua
di Enrico Maranzana
Ø
Marzo 2003
– la legge dello Stato definisce la finalità del sistema scolastico.
Ø
Giugno 2008
– la legge dello Stato assegna al MIUR il compito di razionalizzare il
servizio per assicurarne l’efficacia e l’efficienza.
Ø
Marzo 2010
– un D.P.R. riordina l’istruzione secondaria di secondo grado.
Ø
Maggio 2010
– un decreto interministeriale elenca gli obiettivi specifici
dell’apprendimento.
Alla scansione temporale dei provvedimenti corrisponde
il livello gerarchico delle norme: i decreti interministeriali sono
sottordinati ai DPR che, a loro volta, sono sottordinati alla legge.
Si tratta di un procedimento che, iniziando dalla
specificazione del risultato, prosegue per successivi raffinamenti fino
a identificare e a indicare la strategia risolutiva.
Così sarebbe dovuto essere.
I documenti del maggio 2010, invece, non possiedono il
necessario carattere di consequenzialità perché sviluppano un modello
scolastico differente da quello voluto dal legislatore. La scuola è
stata orientata alla trasmissione della conoscenza; la promozione e il
potenziamento delle qualità dei giovani, che rappresenta il traguardo
istituzionale, sono elemento di contorno.
Si tratta di un tipico esempio di composizione fuori
traccia: come si può lavorare per garantire l’efficacia del servizio se
non si orientano le elaborazioni al conseguimento dei risultati attesi?
Le indicazioni nazionali, a causa del mancato rispetto
delle disposizioni concernenti le finalità del sistema educativo
d’istruzione e di formazione, sono confuse, contraddittorie, inefficaci,
germe d’anarchia.
Questo
scritto scandaglia lo scenario disegnato dalla legge del 2003 per
precisare la finalizzazione del sistema scolastico e per esplicitarne
natura e componenti.
Legge 28 marzo 2003, n. 53
"Delega al Governo per la definizione delle norme
generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in
materia di istruzione e formazione professionale"
Art. 2
(Sistema educativo di istruzione e di formazione)
1. I
decreti di cui all’articolo 1 definiscono il sistema educativo di
istruzione e di formazione, con l’osservanza dei seguenti principi e
criteri direttivi:
a) è
promosso l'apprendimento in tutto l'arco della vita e sono assicurate a
tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di
sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità,
generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali,
adeguate all'inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro,
anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea.
g) il
secondo ciclo [della scuola secondaria], finalizzato alla crescita
educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere,
il fare e l'agire, e la riflessione critica su di essi, è finalizzato a
sviluppare l'autonoma capacità di giudizio e l'esercizio della
responsabilità personale e sociale.
Ne discende che:
Ø
La promozione
dell’apprendimento è la primaria responsabilità delle scuole.
Ø
L’apprendimento si
sostanzia d’itinerari volti al raggiungimento di elevati livelli
culturali che presuppongono lo sviluppo di capacità e di competenze.
Ø
La promozione di
capacità e di competenze rappresenta il traguardo istituzionale da
perseguire utilizzando strumentalmente conoscenze e abilità.
Ø
Il mandato affidato
alle scuole corrisponde all’individuazione e alla strutturazione delle
conoscenze in funzione della promozione e dello sviluppo di capacità.
Da cui:
Ø
Le capacità sono
qualità dell’uomo, visibili quando una persona, affrontando un compito,
esibisce un comportamento produttivo (competenza).
Ø
Il procedimento
volto alla definizione delle capacità umane è analogo a quello usato per
il concetto di bellezza: precisazione e descrizione delle sue
manifestazioni; elencazione dei suoi caratteri.
Ø
Le competenze
[generali] sono entità non primitive i cui componenti sono capacità e
conoscenze.
Per eliminare fraintendimenti e porre le basi per la
progettazione di percorsi d’apprendimento è bene riflettere sul
significato di capacità, abilità, competenza, conoscenza.
Capacità:
sono processi che evolvono passando da uno stato allo stato successivo.
Gli stati, se non ulteriormente scomponibili,
esprimono abilità.
La capacità “argomentare/dimostrare”, ad esempio, si
sviluppa attraversando:
La definizione dell’obiettivo -> la formulazione
d’ipotesi significative/l’elencazione dei dati necessari -> il
riconoscimento/l’assunzione di punti di vista differenti -> la
costruzione di concatenazioni causa-effetto per pervenire a consistenti
conclusioni -> la formalizzazione del ragionamento -> la registrazione
puntuale di tutte le azioni/decisioni prese nel corso dello sviluppo di
un progetto.
Nella scuola le capacità sono da definire “per
elencazione”.
Costituiscono l’architrave della “programmazione
dell’azione educativa” [T.U. 297/94].
Abilità:
maestria di portare a compimento compiti
elementari.
Sono l’oggetto dei processi d’addestramento,
caratterizzano percorsi formativi prescrittivi.
Attengono ad ambienti statici, etero diretti.
Competenza:
comportamento esibito da una persona che affronta un compito.
Possono
essere generali se si sostanziano di capacità quali, ad esempio,
“essere consapevoli della diversità dei metodi utilizzati dai vari
ambiti disciplinari ed essere in grado valutare i criteri di
affidabilità dei risultati in essi raggiunti” [riordino licei] “;
possono essere specifiche quando si riferiscono ad abilità, come “collocare
su base cartografica, anche attraverso l’esercizio di lettura delle
carte mute, i principali Stati del mondo” [indicazioni nazionali licei -
geografia].
Conoscenza: il contenuto delle
discipline.
Nei secoli passati, caratterizzati dalla staticità, le
discipline erano identificate con quanto è scritto nei trattati e nei
libri di testo.
Nel mondo contemporaneo, dinamico e complesso, il
concetto di disciplina si è dilatato per far fronte all’impetuosa e
incessante evoluzione del sapere, evoluzione che avviene per
ristrutturazioni, non per accumulazione.
Le discipline sono entità in movimento, spiraliformi
che muovono dalla percezione e dalla definizione dei problemi, che si
sviluppano con la rigorosa applicazione dei loro tipici metodi
d’indagine per giungere a consistenti conclusioni. Queste, modificando
la realtà, pongono le basi per la cattura di nuove questioni.
Le raccomandazioni “fondamentali
e imprescindibili” contenute nei regolamenti di riordino hanno come
riferimento tale concezione:
1.
“lo
studio delle discipline in prospettiva storica”
consiste nella focalizzazione di come i problemi siano stati percepiti,
formulati e risolti nel corso del tempo;
2.
“la pratica
dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari”
afferma che il sapere, sradicato dal suo
terreno generativo, ha poco significato. Tale asserzione è rinforzata
dall’esortazione: “Uso costante
del laboratorio”;
3.
“la
pratica dell’argomentazione e del confronto”
conduce alla validazione dei risultati delle
ricerche condotte.
Significativo il fatto che i documenti ministeriali
abbiano cassato la categoria capacità: la progettazione formativa e la
progettazione educativa, essenza dell’autonomia delle scuole diventano
itinerari impercorribili.
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