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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Direttore responsabile: Dario Cillo


 

La riforma delle superiori: un buco nell’acqua

di Enrico Maranzana

 

Ø  Marzo 2003 – la legge dello Stato definisce la finalità del sistema scolastico.

Ø  Giugno 2008 – la legge dello Stato assegna al MIUR il compito di razionalizzare il servizio per assicurarne l’efficacia e l’efficienza.

Ø  Marzo 2010 – un D.P.R. riordina l’istruzione secondaria di secondo grado.

Ø  Maggio 2010 – un decreto interministeriale elenca gli obiettivi specifici dell’apprendimento.

 

Alla scansione temporale dei provvedimenti corrisponde il livello gerarchico delle norme: i decreti interministeriali sono sottordinati ai DPR che, a loro volta, sono sottordinati alla legge.

Si tratta di un procedimento che, iniziando dalla specificazione del risultato, prosegue per successivi raffinamenti fino a identificare e a indicare la strategia risolutiva.

 

Così sarebbe dovuto essere.

 

I documenti del maggio 2010, invece, non possiedono il necessario carattere di consequenzialità perché sviluppano un modello scolastico differente da quello voluto dal legislatore. La scuola è stata orientata alla trasmissione della conoscenza; la promozione e il potenziamento delle qualità dei giovani, che rappresenta il traguardo istituzionale, sono elemento di contorno.

Si tratta di un tipico esempio di composizione fuori traccia: come si può lavorare per garantire l’efficacia del servizio se non si orientano le elaborazioni al conseguimento dei risultati attesi?

Le indicazioni nazionali, a causa del mancato rispetto delle disposizioni concernenti le finalità del sistema educativo d’istruzione e di formazione, sono confuse, contraddittorie, inefficaci, germe d’anarchia.

 

Questo scritto scandaglia lo scenario disegnato dalla legge del 2003 per precisare la finalizzazione del sistema scolastico e per esplicitarne natura e componenti.

 

Legge 28 marzo 2003, n. 53

"Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale"

Art. 2  (Sistema educativo di istruzione e di formazione)

 1. I decreti di cui all’articolo 1 definiscono il sistema educativo di istruzione e di formazione, con l’osservanza dei seguenti principi e criteri direttivi:

a) è promosso l'apprendimento in tutto l'arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all'inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea.

g) il secondo ciclo [della scuola secondaria], finalizzato alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e l'agire, e la riflessione critica su di essi, è finalizzato a sviluppare l'autonoma capacità di giudizio e l'esercizio della responsabilità personale e sociale.

 

Ne discende che:

Ø  La promozione dell’apprendimento è la primaria responsabilità delle scuole.

Ø  L’apprendimento si sostanzia d’itinerari volti al raggiungimento di elevati livelli culturali che presuppongono lo sviluppo di capacità e di competenze.

Ø  La promozione di capacità e di competenze rappresenta il traguardo istituzionale da perseguire utilizzando strumentalmente conoscenze e abilità.

Ø  Il mandato affidato alle scuole corrisponde all’individuazione e alla strutturazione delle conoscenze in funzione della promozione e dello sviluppo di capacità.

Da cui:

Ø  Le capacità sono qualità dell’uomo, visibili quando una persona, affrontando un compito, esibisce un comportamento produttivo (competenza).

Ø  Il procedimento volto alla definizione delle capacità umane è analogo a quello usato per il concetto di bellezza: precisazione e descrizione delle sue manifestazioni; elencazione dei suoi caratteri.

Ø  Le competenze [generali] sono entità non primitive i cui componenti sono capacità e conoscenze.

 

Per eliminare fraintendimenti e porre le basi per la progettazione di percorsi d’apprendimento è bene riflettere sul significato di capacità, abilità, competenza, conoscenza.

 

Capacità: sono processi che evolvono passando da uno stato allo stato successivo.

Gli stati, se non ulteriormente scomponibili, esprimono abilità.

La capacità “argomentare/dimostrare”, ad esempio, si sviluppa attraversando:

La definizione dell’obiettivo -> la formulazione d’ipotesi significative/l’elencazione dei dati necessari -> il riconoscimento/l’assunzione di punti di vista differenti -> la costruzione di concatenazioni causa-effetto per pervenire a consistenti conclusioni -> la formalizzazione del ragionamento -> la registrazione puntuale di tutte le azioni/decisioni prese nel corso dello sviluppo di un progetto.

Nella scuola le capacità sono da definire “per elencazione”.

Costituiscono l’architrave della “programmazione dell’azione educativa” [T.U. 297/94].

 

Abilità: maestria di portare a compimento compiti elementari.

Sono l’oggetto dei processi d’addestramento, caratterizzano percorsi formativi prescrittivi.

Attengono ad ambienti statici, etero diretti.

 

Competenza: comportamento esibito da una persona che affronta un compito.

Possono essere generali se si sostanziano di capacità quali, ad esempio, “essere consapevoli della diversità dei metodi utilizzati dai vari ambiti disciplinari ed essere in grado valutare i criteri di affidabilità dei risultati in essi raggiunti” [riordino licei] “; possono essere specifiche quando si riferiscono ad abilità, come “collocare su base cartografica, anche attraverso l’esercizio di lettura delle carte mute, i principali Stati del mondo” [indicazioni nazionali licei - geografia].

 

Conoscenza: il contenuto delle discipline.

Nei secoli passati, caratterizzati dalla staticità, le discipline erano identificate con quanto è scritto nei trattati e nei libri di testo.

Nel mondo contemporaneo, dinamico e complesso, il concetto di disciplina si è dilatato per far fronte all’impetuosa e incessante evoluzione del sapere, evoluzione che avviene per ristrutturazioni, non per accumulazione.  

Le discipline sono entità in movimento, spiraliformi che muovono dalla percezione e dalla definizione dei problemi, che si sviluppano con la rigorosa applicazione dei loro tipici metodi d’indagine per giungere a consistenti conclusioni. Queste, modificando la realtà, pongono le basi per la cattura di nuove questioni.

Le raccomandazioni “fondamentali e imprescindibili” contenute nei regolamenti di riordino hanno come riferimento tale concezione:

1.       lo studio delle discipline in prospettiva storica” consiste nella focalizzazione di come i problemi siano stati percepiti, formulati e risolti nel corso del tempo;

2.       “la pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari” afferma che il sapere, sradicato dal suo terreno generativo, ha poco significato. Tale asserzione è rinforzata dall’esortazione: “Uso costante del laboratorio”;

3.       la pratica dell’argomentazione e del confronto” conduce alla validazione dei risultati delle ricerche condotte.

Significativo il fatto che i documenti ministeriali abbiano cassato la categoria capacità: la progettazione formativa e la progettazione educativa, essenza dell’autonomia delle scuole diventano itinerari impercorribili.


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