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Le “leggi” dell’educazione
di Margherita
Marzario
Abstract: L’autrice
traccia con larghe pennellate un quadro riassuntivo della matrice
costituzionale e terminologica dell’educazione. L’obiettivo dell’educazione: la persona
L’obiettivo
dell’educazione è la formazione della persona. Il testo legislativo più
personalistico da cui trarre indicazioni per il percorso educativo è la
Costituzione, testo che l’educatore
don Lorenzo Milani citava spesso ai “suoi” ragazzi. Oltre agli articoli
in cui si parla espressamente di educazione, gli articoli 27
“rieducazione del condannato”, 30 “dovere e diritto dei genitori di
educare”, 33 “istituti di educazione” e 38 “educazione professionale”, è
interessante leggere e abbozzare
un’interpretazione sistematica degli articoli in cui si parla di
“persona” e del suo aggettivo “personale”. Il primo articolo in cui vi è
il riferimento alla persona è l’art. 3 che, nel primo comma, non ammette
distinzione di “condizioni personali”. Le condizioni personali
costituiscono l’identità di ognuno, quell’identità che etimologicamente
ha la stessa origine di identico (da “idem”). Identità che ha diverse
sfaccettature, da quella individuale a quella collettiva, è
oggi una dimensione ancor più importante a causa della
depersonalizzazione tipica della nostra società. L’educazione è,
pertanto, educazione all’identità e all’uguaglianza. Nel secondo comma
vi è la locuzione “persona umana” doppiamente qualificante. Parafrasando
l’intero secondo comma, si può
asserire che l’educazione ha il compito di rimuovere gli ostacoli anche
di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale
del Paese. Rimuovere gli ostacoli fa venire in mente quelle “relazioni
d’aiuto” che stanno proliferando quali orientamento, counseling e
reflecting. Nell’art. 13 si disciplina la libertà personale. A
tale proposito è indispensabile
l’educazione alla libertà da e di e nella libertà, riconducibile a
quella libertà espressamente prevista nel primo comma dell’art.
33; il motto della pedagogia dell’austriaco Rudolf Steiner (1861-1925)
era “nella libertà educare alla libertà”. Che l’educazione sia una
liberazione, un’emancipazione
è insito nel suo significato etimologico da cui trae spunto
la pedagogia maieutica dal filosofo greco Socrate al nostro
Gandhi italiano, l’educatore Danilo Dolci. L’art. 13 è strettamente correlato all’art. 23 ove
si legge l’espressione “prestazione personale”. Anche se l’educazione,
sia come diritto sia come dovere, è prevista per legge (si veda già
l’art. 30 comma 1 Cost.) non può essere intesa come prestazione
personale imposta perché è coessenziale alla natura umana distinguendo
l’uomo dagli altri esseri animali. Nell’art. 27 si parla di “responsabilità penale
personale”; togliendo l’aggettivo penale rimane comunque che la
responsabilità è personale. L’educazione è una responsabilità proprio
nel senso etimologico “che deve rispondere, che è garante per qualche
cosa o qualche persona” ed educa alla responsabilità. Nell’art. 32,
dedicato alla salute, compare per la
seconda e ultima volta la locuzione “persona umana”. Si deve educare
alla salute, soprattutto a quella mentale perché “non c’è salute senza
salute mentale”, messaggio consegnato alle nazioni europee dalla
Conferenza Ministeriale Europea di Helsinki del 2005 e che non è altro
che la traduzione dell’auspicio dello scrittore latino Giovenale “mens
sana in corpore sano". I soggetti deputati all’educazione sanitaria non
sono solo le scuole o altri enti, come previsto legislativamente, ma
tutta la comunità educante a cominciare dai genitori, come stabilito
nell’art. 24 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia
del 1989. L’ultimo articolo in cui si usano le espressioni
persona e personale riferito a libertà è l’art. 111 sulla giustizia;
l’educazione deve, pertanto, mirare alla giustizia e alla legalità. Giustizia (in latino “iustitia”) ha la stessa
origine di diritto (in latino “ius”, dal verbo “iungo”, congiungere),
che secondo alcuni è lo stesso significato etimologico di legge (in
latino “lex”, da legare), tutti significati che convogliano in quello di
pace (dal verbo latino “paciscor”, fissare, accordarsi, pattuire), che
ha la stessa valenza di solidarietà (dall’aggettivo “solido”, intero).
Questo a riprova che nella Costituzione vi è un’intima coerenza che dà
consistenza e coerenza a qualsiasi cosa in una sorta di
ermeneutica circolare.
L’educazione alla pace è stata da sempre propugnata da Maria Montessori
a Gandhi.
Il dodecalogo dell’Educazione
Ecosistema
formativo: unitarietà tra i soggetti educativi
finalizzata all’unicità del soggetto educato. Elargizione
(“donare fuori, donare
largamente”) di umanità (da Giovanni Paolo II), come antidoto a
questa società tecnologica o, peggio, tecnocratica. Entusiasmo,
“essere ispirato in Dio”,
commozione ed esaltazione dell’animo per cui esso sente e agisce con
intensità e vigore particolari. Si riferisce perciò all’aspetto
spirituale, espressamente previsto nell’art. 4 comma 2 della
Costituzione ove si legge l’espressione “progresso spirituale” e
nell’art. 2 della legge 28 marzo 2003 n. 53, cosiddetta Riforma Moratti,
in cui si parla di “formazione spirituale e morale”. Solo questo
spirito, quest’ispirazione, questa passione (pathos) educativa consente
la vera empatia tanto
inflazionata lessicalmente quanto non provata realmente. Epistemologia
pedagogica, filosofia delle
scienze pedagogiche è rivolta a innescare processi di
autoconsapevolezza, nella convinzione che il progresso materiale delle
discipline è correlato alla disponibilità verso la continua plasticità
delle metodologie. Unitarietà delle scienze pedagogiche come
l’unitarietà della persona. Equilibrio:
educare con equilibrio e all’equilibrio, perché l’uomo è un
essere omeostatico.
L’educazione è un equilibrio tra la libertà del singolo e la disciplina
che consente il rapporto con gli altri.
Esempio,
“trarre
fuori”.
Secondo la pedagogia ignaziana si educa molto con quel che si dice,
ancor di più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è.
Esercizio
(il
cui significato originario è “condurre fuori della rocca”)
dell’umanità (fra i tanti, il filosofo Armando Rigobello). Estetica
- etica.
L’educazione trasmette
il bello e il buono.
Eudemonia (eudaimonia),
tendenza innata della persona a perseguire il proprio sviluppo e
così a potenziare il proprio benessere; ricerca del proprio benessere
(felicità) e a quello con gli altri. Concetti presenti nei Principi
fondamentali della nostra Costituzione nelle locuzioni “svolgimento”
(art. 2), “sviluppo” (art. 3) e “progresso” (art. 4). Secondo il
pedagogista ucraino Anton S. Makarenko (1888-1939) scopo dell’educazione
è raggiungere “la gioia del vivere insieme”, motto fatto proprio dal
padre della neuropsichiatria infantile in Italia Giovanni Bollea.
Euritmia. È una forma
d’arte del movimento con applicazione nel campo terapeutico, ideata da
Rudolf Steiner e dalla moglie. In realtà tutta l’educazione è un’arte,
come la definiva pure Giovanni Bollea, la quale caratterizza l’intero
movimento della nostra vita, non a caso si parla sempre più
insistentemente di educazione permanente e ricorrente.
Euristica, “trovare”.
Questo spirito di ricerca deve qualificare il procedimento, il metodo e
l’obiettivo. L’educazione deve cercare l’uomo, come ai tempi del
filosofo greco Diogene, e spingerlo ad una continua ricerca. Europeità.
È uno dei traguardi dell’educazione di oggi,
in particolare della cosiddetta educazione alla cittadinanza. Da notare
che eudaimonia, euritmia, euristica, europeità hanno in comune il
prefisso greco eu- che significa bene, buono, perché l’educazione è
“cosa buona” che si prefigge il bene dell’uomo.
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