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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Malthus viaggia su circolare

 

Il malthusianesimo è una dottrina economica che attribuisce principalmente alla pressione demografica la diffusione della povertà e della fame in molte aree della terra. Per evitare il deterioramento dell'ecosistema terrestre e l'impoverimento delle risorse naturali viene  propugnato un energico controllo delle nascite.

Questa idea del controllo e programmazione della specie e delle strategie per eliminare il surplus di popolazione, onde permettere agli altri individui di stare bene ed essere felici, ha fatto molta strada, non senza incontrare resistenze e scontri con teorie che hanno opposto diverse e probanti argomentazioni e dimostrazioni.

Se, a quanto pare, il maltusianesimo incontra non pochi oppositori quando la specie in questione è quella umana, più successo sicuramente ha avuto quando si è trattato di specie animali e del loro "sovrappopolamento" su determinati territori. Tanto che Regioni, Provincie e Comuni si son dati da fare, su spinta soprattutto delle associazioni di agricoltori e cacciatori a emanare norme, ordinanze, bandi ecc. per porre rimedio a questo fenomeno. Le proteste degli ambientalisti a poco servono. La strategie di rientro da questo sovrappopolamento sono le più varie e fantasiose. Vanno, per esempio, dalla sterilizzazione, agli abbattimenti "mirati" e "selettivi" da parte di squadre di cacciatori, all'"autodifesa" dell'agricoltore che, in possesso di porto d'armi, può abbattere animali (cinghiali, daini ecc.) che danneggiano il fondo coltivato sia esso in prorietà che in affitto.

Ora il principio malthusiano viene implementato anche in campo culturale e dell'educazione ad opera della Gelmini su mandato della Lega. Così appare ad una più attenta lettura della C.M. n. 2 del 08/01/2010 che ha per oggetto "Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana".

Il ministro con questa circolare pretende di fissare dei limiti malthusiani  alla presenza degli alunni con cittadinanza non italiana per garantirne l'integrazione e/o impedire alle criticità(!), che si creano con la loro presenza, di "riverberarsi sul complessivo processo di apprendimento della intera classe in cui essi si trovano inseriti". Il limite è fissato al 30%, però può essere anche di meno, o di più o molto di meno o molto di più, insomma facciano lor signori Consigli d'Istituto, Collegi dei docenti, Dirigenti. L'importante è che si abbia presente il raccomandato criterio del 30%, poi non importa che, per dirla con Mauceri, la Circolare sia  "arbitraria, priva di alcuna efficacia ed invasiva dell'autonomia scolastica ", infatti la Legge assegna a questi organi la prerogativa di definire i criteri per la formazione delle classi.

Come per le specie animali viene fissato arbitrariamente il tetto della densità della popolazione e l'eccedente viene "abbattuto" per la felicità del resto della popolazione. Certo non gli si spara contro, non lo si sterilizza, (magari i colleghi leghisti del Ministro vorrebbero anche questo), ma si fa qualcosa di più civile. Gli si dice: signori genitori di "cittadinanza non", portate altrove i vostri cuccioli, in un altro quartiere, in un altro paese, nel vostro paese di origine possibilmente, perché voi inquinate e turbate l'ecosistema sociale e culturale. E badate bene noi lo facciamo per voi, affinché voi possiate integrarvi bene, e possiate meglio  rinunciare alla vostra incultura selvaggia. Noi dobbiamo proteggere gli autoctoni(?)  dal pericolo  di pericolose contaminazioni o, peggio ancora, dalla possibilità di maturare una cultura di cittadinanza al positivo, senza il "non italiana", una cultura ispirata ai diritti universali dell'uomo e alla Costituzione.

Questa del ministro non è una circolare seria, ma un manifestio ideologico fondato sull'esterofobia. La ministra vuol compiacere la Lega e così facendo ignora che i limiti e i tetti non si fissano in astratto e dall'esterno. Solo gli insegnanti possono avere il polso della situazione e gli strumenti professionali per poter valutare la positività o la criticità degli equilibri di una classe. Trattandosi di esseri umani così diversi gli uni dagli altri, unici nel loro essere, e non di cinghiali, daini e quant'altro (ammesso che anche queste creature non siano uniche),. e trattandosi di persone e non di mere quantità numeriche e percentuali, sia lasciato alla competenza e alla convenienza, se si vuole, degli insegnanti e dei dirigenti il compito, fra l'altro garantito dalla legge (artt. 7 e 10 del T.U. n. 247/94) di stabilire la composizione delle classi. A quale insegnante o dirigente scolastico, infatti, converrebbe avere classi non "equilibrate" e "armoniose", didatticamente ingestibili e votate all'insuccesso scolastico? Oppure bisogna pensare che gli insegnanti e i dirigenti, oltre che (nel pensiero del ministro) ignoranti e professionalmente impreparati, non siano nemmeno capaci di fare i propri interessi e siano votati al harakiri?

L'approccio puramente quantitativo, numerico e percentuale offende la dignità della persona e dell'individuo e nel campo della formazione è privo di senso. Bisogna sempre mirare alla persona, la sua storia, le capacità culturali e relazionali, le conoscenze, i comportamenti, il profilo psicologico ecc. per arrivare alla valutazione dell'opportunità di comporre un gruppo classe in un modo o in un altro, senza guardare al timbro sul passaporto o al suo generico essere "straniero" o "cittadino non" (italiano). Ma questo discorso vale anche per gli autoctoni italiani. Chi comporrebbe  mai  una classe mettendoci dentro molti alunni "difficili" ancorché italiani? Chi allestirebbe mai una classe differenziale (fra l'altro illegale)  e chi sarebbe disposto ad insegnarci?

Lasciamo stare ogni forma di malthusianesimo, almeno nella scuola. Se proprio si vogliono aiutare le scuole e gli insegnanti nel difficile e paziente lavoro di integrazione di ogni forma di diversità e dissonanza cognitiva, psicologica, culturale, siano dati più strumenti, più risorse, più tempo scuola, più docenti, più fondi, più specializzazione. Il sostegno e l'integrazione non vanno predicati, ma sostenuti dall'alto per poter essere praticati dal basso, nel vivo delle esperienze specifiche e particolari, nella trincea del fare scuola quotidiano, dove infine contano la competenza e la deontologia professionale degli operatori della scuola, partendo sempre dal principio che la diversità, sotto qualsiasi forma si presenti, è inaccettabile che sia considerata come problema, ma è una risorsa per tutti, sia per coloro che si intende "proteggere", sia per coloro che si considerano un'"anomalia" o un pericolo.

Il bambino immigrato, nel momento in cui si siede in un banco di scuola accanto agli altri bambini, non è più uno "straniero", non è un "non-italiano", ma è un bambino come gli altri, con le sue potenzialità e con i suoi punti di sviluppo. Magari avrà qualche difficoltà linguistica, ma avrà voglia di imparare, è educato e sa comportarsi nel gruppo. Diversamente da qualche altro bambino italiano che magari se la caverà un po' (e non è detto) con l'italiano, ma sarà indisciplinato e con problemi di motivazioni all'apprendimento e di adattamento scolastico. Tutti hanno le loro peculiarità, le loro "diversità", sta agli insegnanti risolvere positivamente queste diversità.

A condizioni che il ministro li lasci lavorare in pace e metta  a disposizione delle scuole risorse, anziché sottrarle, e tenga per sè e i propri amici della Lega le circolari senza senso.

 

Cosimo De Nitto

 


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