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«MERITO E PREMI» ANCHE A SCUOLA di
Angelo Losavio
E' necessario rendere la
professione docente più remunerativa,
gratificante ed appetibile, in
linea con gli standard medi europei.
Il Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, meglio noto come
Decreto Brunetta,
introduce nella Pubblica Amministrazione
strumenti di valorizzazione del merito e metodi di incentivazione della
produttività e della qualità della prestazione lavorativa,
informati a principi di selettività e concorsualità nelle progressioni
di carriera e nel riconoscimento degli incentivi.
Tali disposizioni introducono
logiche meritocratiche,
vietano ogni sorta di
automatismo
e legano la
performance
individuale al conseguimento di adeguati livelli di efficienza e
produttività dei servizi pubblici.
Il disegno riformatore prevede, in buona sostanza, che il
25 per cento
dei lavoratori alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche possa
essere collocato nella “fascia
di merito alta”,
percependo il 50 % delle risorse destinate al trattamento accessorio; un
altro 50
per cento
potrà essere inserito nella “fascia
di merito intermedia”
e fruirà del rimanente 50% delle risorse premiali, mentre al restante
25 per cento,
appartenente alla “fascia
di merito bassa”,
non sarà corrisposto alcun trattamento accessorio.
Avranno titolo prioritario alle
progressioni di carriera
i dipendenti collocati nella fascia di merito alta, per tre anni
consecutivi, oppure per cinque annualità anche non consecutive.
Tali norme, in linea con l’art. 2, comma 2, del Decreto Legislativo n.
165 del 2001, novellato dall’art. 1, comma 1, della Legge 4 marzo 2009,
n. 15, hanno carattere imperativo e non possono essere derogate dalla
contrattazione collettiva, atteso che la norma legislativa è comunque
prevalente rispetto a quella pattizia.
Va precisato che l’art. 74, 4° comma, del D. Lgs. 150/2009 stabilisce
che, per
il personale docente della scuola e delle istituzioni di alta formazione
artistica e musicale, nonché per i tecnologi e i ricercatori degli enti
di ricerca,
i limiti e modalità di applicazione delle disposizioni sulla valutazione
della performance e sul sistema dei meriti e dei premi saranno
determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di
concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca e con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.
Da qualche giorno, pertanto, il
Ministro Gelmini
ha avviato un progetto di sperimentazione per l’individuazione di
metodologie, competenze
e criteri
mirati a valorizzare il merito ed a migliorare la qualità del sistema di
istruzione e formazione.
L’iniziativa sarà finanziata con parte del risparmio derivante dalla
riduzione di organico del personale, come previsto dall’articolo 64
della Legge n. 163/2008, ossia dal 30% dei fondi accantonati,
quantificabili in circa un milione di euro annui, per “incrementare
le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla
valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del
personale della Scuola.”
Ad onor del vero, già nel 1999 il
Ministro Berlinguer
aveva avviato un processo di introduzione di
aumenti retributivi legati al merito, nonché alla quantità ed alla
qualità dell’impegno didattico profuso.
Siffatta proposta, nota come
Concorsone Berlinguer,
prevedeva la maggiorazione economica annua lorda pari a sei milioni di
lire (più di 3 mila euro attuali), a partire dal gennaio del 2001, per
il 20% dei docenti con almeno dieci anni di servizio, come
riconoscimento della crescita professionale nell’esercizio della
funzione docente.
Il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo del 31 Agosto 1999,
all’art. 38, quindi, stabiliva che il concorso doveva articolarsi in tre
fasi:
curricolo professionale, prova strutturata nazionale e verifica in
situazione.
Ovviamente, non se ne fece nulla: il concorsone fallì e il ministro
Berlinguer rassegnò le dimissioni, con buona pace della sbandierata
qualità della scuola.
Appare doveroso evidenziare che il D.P.R. 31 maggio 1974, n. 417,
meglio conosciuto come uno dei quattro
Decreti Delegati della Scuola,
aveva abolito, insieme con i
rapporti informativi e le qualifiche annuali
dei docenti (valutazione), anche il cosiddetto “Concorso
per
merito distinto”,
nato con la Riforma Gentile del 1923 e modificato nel 1958 dal Ministro
della P.I. Aldo Moro.
Detto concorso, indetto annualmente, era finalizzato al riconoscimento
di competenze culturali e professionali premiate con un’accelerazione di
carriera, prevista per un’aliquota di posti pari al 50% o al 25% del
numero dei docenti della materia o gruppo di materie cui si riferiva la
prova.
Nel 1974,
appunto, assieme al concorso per merito distinto furono abolite anche le
note annuali di qualifica, all’insegna del mito dell’unicità della
funzione docente e, ancor di più, attraverso una sorta di egualitarismo
sotto cui sono andati sempre più annidandosi
mediocrità
e
pigrizia,
antitesi evidenti di qualità e merito.
Dal 1987 al 2007
furono posti in essere vari tentativi, in particolare con i Contratti
Collettivi Nazionali di Lavoro, per stabilire anticipazioni di carriera
per merito, attraverso modalità concorsuali e figure di sistema, ovvero
di particolari profili di specializzazione della professione docente
relativi agli aspetti scientifici, didattici, pedagogici, organizzativi,
gestionali e di ricerca.
Ovviamente, come da prassi consolidata, non se ne fece nulla: si
avvalorò così la tesi di chi sosteneva che "è
più agevole per tutti"
continuare ad accettare l’indolore logica dell’anzianità
per canizie,
ossia la corresponsione di incrementi retribuitivi automatici, legati
all’anzianità di servizio, piuttosto che “impelagarsi”
nell’accertamento del merito e delle capacità professionali.
In tale contesto va letto l’art. 24 dell’ultimo
Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Scuola
del 2007, con cui, rasentando il ridicolo, ci si impegna ancora una
volta “a
ricercare, in sede contrattuale, in coerenza con lo sviluppo dei
processi di valutazione complessiva del Sistema Nazionale d’Istruzione e
con risorse specificamente
destinate, forme, modalità, procedure e strumenti d’incentivazione e
valorizzazione
professionale e di carriera degli insegnanti”.
Ma anche in tale circostanza non se n’è fatto nulla, nonostante le pur
lodevoli intenzioni, declamate per oltre un ventennio.
Alle soglie del 2011,
è auspicabile che i due progetti sperimentali targati Gelmini possano
finalmente introdurre meccanismi di valorizzazione del merito e di
miglioramento della qualità del Sistema Nazionale di Istruzione e
Formazione, secondo le più accreditate esperienze europee ed
internazionali. In ogni caso, l’evidente e preoccupante abbassamento dei livelli di qualità dell'insegnamento e, conseguentemente, del sistema educativo di istruzione e formazione non può non indurre le forze politiche e sindacali ad assumere, al più presto e nell'interesse generale, le indispensabili e indifferibili determinazioni, al fine di rendere la professione docente più remunerativa, gratificante ed appetibile, in linea con gli standard medi europei.
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