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No al vuoto: armonizzazione ed
essenzializzazione
di Gabriele Boselli, consigliere CNPI
Quando il pensiero di chi conta è volto ad altro, all’essenziale
dobbiamo pensare noi
Le tematiche di cui tratto non erano il primo pensiero della Gelmini e
forse non saranno la prima preoccupazione di Monti né del futuro
Ministro dell’Istruzione, e nemmeno di parte di chi lavora nella scuola.
Si va tranquilli verso un altro anno scolastico in cui scuola
dell’infanzia, primaria e la scuola secondaria di primo grado e parte di
quella di II grado probabilmente non avranno un documento programmatico
vero e proprio. Per la verità ne avrebbero almeno due, derivanti dalle
indicazioni Bertagna del 2004 e dalla Indicazioni Ceruti del 2007; hanno
anche un atto di indirizzo che invita ad armonizzarle sulla base del
concetto di essenzializzazione, ma tutto è estremamente indefinito, non
solo a livello operativo, ma anche a livello teorico. In sostanza il
messaggio percepito dalle scuole è: non ci interessa, fate voi.
Anche se non interessano troppo in alto loco, armonizzazione ed
essenzializzazione sono due concetti importanti e cercherò di
riprenderli in esame.
Essenza è un'idea cardinale nella tradizione
della pedagogia come scienza filosofica e, più recentemente, nella
fenomenologia generale e nella teoria della complessità. Costituisce
l'alternativa alla mera e riduttiva semplificazione operata dalle forme
assai diffuse di pensiero impensante. L'essenziale -ovvero il contatto
generativo tra un ragazzo e la cultura attraverso dei Maestri nasce da
un cenno magistrale che consente ad
soggetto
di essere autore del suo incontro unico con il sapere.
Essenziale è sostenere l'approssimarsi
dai punti di singolarità all'intuizione dell'essenza, è ciò che invita a
ulteriorità.
Armonizzazione ed essenzializzazione
costituirebbero i cardini dell'asse semantico intorno a cui potrebbe
ruotare sul piano pedagogico il ridisegno in corso della costellazione
scolastica. La prima parola investe la difficoltà della tessitura di
indicazioni che hanno certo punti in comune (idea di persona e di cura
nonché il quadro epistemologico) ma anche notevoli differenze e
diversità strutturali che vanno, a mio avviso,
composte proiettandosi in avanti, negli
spazi di ulteriorità
offerti appunto dalla seconda
parola-chiave, essenzializzazione.
Cardini del conoscere come dell’esistere: essenza e armonia
La scuola persegue l’essenziale quando possiede e comunica i codici
generativi delle trasformazioni del conoscere; diversamente diffonde
saperi non essenziali (generativi), ma effettuali (strafatti).
Noi che abitiamo le aule ci ricordiamo invece
che ogni sapere è tale se è frammento di luce e, pur in dialogo con il
mondo presente, guarda oltre ed è memoria di bagliori e passi antichi,
di antichi spostamenti da…a. E' sedimentazione di infiniti riverberi del
passato come di atti intenzionali, di disposizioni all'oltre-sé,
riflessi di futuro. Parimenti, ogni sentiero scientifico o scolastico
(curriculum) seriamente progettato è esito di migliaia di
attraversamenti anche sulla stessa linea del territorio. La
scuola -tutta-
è luogo di orientamento attraverso i
saperi,
ossia attraverso i testamenti
intellettuali dell'umanità come é stata sino ad ora
rappresentata.
Nulla permane qual’era, tutto può essere cambiato, purtroppo anche
comprato e venduto. Fuori della scuola, però, per favore. La scuola è il
luogo delle forme essenziali, pure, del conoscere, per dirla con
Husserl, delle fondazioni: è allora il tentativo di sottrazione degli
eventi alla loro irresistibile trascendenza dalle evidenze del momento,
al loro continuo riposizionarsi in una rete ipercomplessa di eventi che
continuamente muta ma non cancella la loro stessa identità, intesa come
vettrice originale e irripetibile della propria linea trasformazionale.
Su questo piano epistemologico svolgerò l'idea di essenzializzazione.
Dovremmo considerare l'idea di fondazione in modo relazionato all'ambito
delle pieghe mobili e delle onde che percorrono il tessuto elettronico
del mondo. In questo tessuto globale in continua fibrillazione e privo
di respiro lungo, le evidenze originarie non possono essere solo
macchie, grumi di senso che possono persistere per qualche tempo prima
di essere travolte da onde di forza casualmente determinantesi sul
campo/mercato degli eventi, sul luogo di una intersoggettività senza
soggetto ma piena di test (per la gioia di grandi e piccini), pretese
competenziali, “verifiche” di sistema.
Essenziale è fondazione al nostro essere persone viventi e pensanti, con
una propria identità che facciamo agire mentre siamo agiti sul campo
d'interconnessione degli eventi; fondazione come riconoscimento e
credito di persistenza e di apertura al Novum, necessaria per una vita
che non sia solo sopravvivenza sul mercato.
Essenziale significa: inerente all'essere, ciò
senza di cui l'essere non è più tale, ciò che è necessario affinché
l'essere viva; significa
la terra, casa in cui si sta, la lingua
in cui si risiede;
ma anche ciò che schiude al
trascendimento dallo stato, apre alla pienezza di un senso intenzionale.
Il termine si oppone intrinsecamente ad
“accidentale”, ciò che non appartiene al soggetto dell'essere, ciò che
aliena, che demolisce il proprio abitare fisicamente e culturalmente la
terra, ciò che blocca il distendersi intenzionale del soggetto o
-pedagogicamente- ne canalizza gli itinerari di autoeducazione. E'
essenziale quel sapere che avvicina il soggetto all'argomento fino al
rendersi presente di quel che è remoto, lo porta all'apparire, al
manifestarsi dell'ignoto entro l'ambito di ciò che è noto. Essenziale è
il sapere che apre,
lascia che gli enti e gli eventi
cognitivi accadano senza irretirli in tassonomie; crea reti di
conoscenza.
La scuola può/deve offrire un orizzonte storico per l'intelligenza
dell'essere: offrire dunque saperi essenziali in quanto lasciano essere
e pensare oltre a trasmettere statuti di ciò che la cultura dà per
consolidato. Se il sapere non è essenziale è chiacchiera, introduzione
al culto del Nulla.
Essenzialità non significa riduttivismo ma
generazione di
ulteriorità
Una eventuale risposta
riduttivistica al calo
delle risorse umane e finanziarie a
disposizione della scuola non è
pedagogicamente proponibile. Si tratta
di dare sicurezza per affrontare l'incertezza, proporre una qualche
forma di risposta alla precarietà
attuale. Ciò che è essenziale (e che
non è identificabile con il minimo) va assolutamente salvaguardato.
Nelle scuole, noi possiamo/dobbiamo accogliere la complessità,
individuarne le linee costitutive e generative, individuarne il fascio
reggente, condividere le strutture intenzionali, contribuire alle
direzioni di senso che vi si muovono.
Non tagli cognitivi, individuazione delle
materie “importanti”
ma delle matrici e delle direzioni di
senso in cui si generano e si
rigenerano i processi della pura e
indifferenziata capacità di conoscere. Pura in quanto non finalizzata a
risultati ostensibili e mossa da desideri e volontà autentici;
indifferenziata poiché volta a conoscere non tanto frammenti del campo
ma l'Intero. Capacità che si attua per le vie dell' intuizione,
dell'interpretazione, della critica, dell'ideazione.
Guardare e insegnare l'essenziale significa sul piano didattico
comunicare il piacere della scrittura, il gusto della scrittura, l'eros
di quei percorsi formali che ci permettono di guardare i fenomeni fisici
e culturali secondo principi e strutture simboliche e di muoverci con
agilità verso gli altri e nel mondo. Così gli Interi (le persone)
possono trovar interesse a muoversi con intelligenza dell'Intero.
La forza dell’autenticità
Vi è dunque necessità che preliminarmente tutti i piani disciplinari
s’innestino su una visione generale, complessiva (rispondente alla
complessità dell'universo dei fenomeni), appassionante, che introduca
alla indifferenziata (poiché il mondo in cui vivranno i nostri ragazzi
sarà ben diverso dal presente) capacità di conoscere e vivere il tutto e
ogni cosa.
Gli assi sono in genere linee di riferimento (es. assi cartesiani, asse
terrestre, asse diplomatico….); in campo pedagogico devono costituire le
linee di flusso rassicuranti, flessibili, vibranti con cui una pluralità
di discipline indaga con modalità relativamente stabili e coordinate su
un campo di esperienza intellettuale o pratica (buono quel che la scuola
dell'infanzia ha sempre detto sui campi di esperienza: che non
preesistono al soggetto conoscente, che non sono standardizzabili e
tassonomizzabili senza violenza e senza produrre alienazione….).
L'essenziale negli assi è l'esperibile (il passarci attraverso,
l'esserne attraversati); è la scienza conquistata attraverso
l'esperienza: esperibilità come condizione della partecipazione degli
studenti e come garanzia post-epistemica, controvertibile,
epistemologica.
Essenziale
non è il tracciare quadri sinottici e acronici; è raccontare (svolgere
entro l'asse del tempo), inventare, argomentare culturalmente e
pedagogicamente la fisionomia anche locale degli assi culturali affinché
questi non siano solo giustapposizioni insensate di discipline pensate
in separatezza.
Contro la costituzione e presentazione epistemica e frammentuale, ogni
processione didattica verso l’Intero va interrogata nella sua vicenda
epistemologica (è sapere che viene da una storia, è in movimento e in
discussione), offerta alla rielaborazione, dunque all'appropriazione, di
docenti e ragazzi .
Visione complessiva come principio di ogni armonizzazione
Il vero conoscere è dell’Intero (Hegel,
Gentile). Non si possono scrivere programmi o indicazioni senza avere
una visione complessiva del mondo; né le diverse visioni (anche quegli
abbozzi che si vedono nelle indicazioni del 2004 e del 2007) possono
essere armonizzate a prescindere da una anlisi e da una discussione
della loro struttura profonda. Di qui la necessità che tutti i percorsi
programmatici si innestino su una visione generale, armonica (ovvero
con-sonante con la complessità dell'universo dei fenomeni,
appassionante, che introduca non tanto alla acquisizione di conoscenze e
competenze quanto alla finalità essenziale: l'educare l'intelligenza, la
capacità di atti puri
del sentire, del conoscere,
dell’essere-al-mondo.
Nella particolare contingenza dei processi di ristrutturazione della
costellazione scolastica, la scuola saprà ricostruire una vera cattedra,
intesa questa come metafora di un affidabile riferimento. Una cattedra
che provenga da una più intensamente sentita finalità etica, costituisca
punto di avvio al conoscere, prima ancora che a competenze
pre-professionali; queste potrebbero essere rese inutili dalla
imprevedibiltà del mondo a venire.
Lavoro per noi
Quelli appena svolti possono apparire ragionamenti astratti; lo sono nel
senso che sono tratti-da. Non dalle circolari ministeriali ma da un
severo confronto con la cultura e la vita della scuola. Occorre evitare
che la gente di scuola, contagiata dal vuoto di idee dei supremi uffici,
smarrisca le ragioni fondazionali, la ragion d’essere essenziale del suo
magistero, si riduca a considerare quella che occupa non una cattedra da
cui insegnare e un banco ove imparare, ma una sorta di scrivania piena
di schede di monitoraggio, verifiche e altre pratiche cui adempiere. La
scuola “reale” rappresenta un volto della cultura e, prima ancora che
obiettivi, ha degli scenari e un orizzonte di finalità a lungo termine.
A prescindere: il vuoto altrui non giustifica il proprio.
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