|
|
Nuvole
devastatrici di Stefano Stefanel
Ci sono in questo
momento attorno alla scuola pubblica italiana (privata e statale) una
serie di comportamenti che riguardano non tanto la contesa attorno ai
vari modelli formativi o didattici o organizzativi in campo, quanto
piuttosto a diverse e contrapposte ideologie partitiche, che non
dovrebbero trovare posto attorno ai problemi dell’istruzione. Io penso
che un’organizzazione vasta e complessa, come è la scuola pubblica,
dovrebbe essere luogo di ragionamento, non di scontro. Però anche nello
scontro ci dovrebbero essere un metodo e una cultura, perché altrimenti
quello che si profila è solo un orizzonte di nuvole devastatrici, senza
alcun “sereno
che rompe là da ponente alla montagna”.
L’idea poi che attraverso meccanismi di smantellamento (da parte del
Miur, del Mef o del centrodestra) o di deleggitimazione (da parte dei
sindacati, o del centrosinistra) si possano raggiungere risultati
ottimali mi pare priva di fondamento alcuno. Come si può pensare che un
corpo così gigantesco e così malandato come è quello scolastico possa
sopportare ancora a lungo questa costante guerriglia su tutto?
Esiste ancora una logica professionale o
tecnica o chi la invoca è solo destinato ad essere arruolato tra i
collaborazionisti di uno dei due eserciti? Quello che poi urta è il
costante richiamo alle appartenenze, quasi che uno non possa più
ragionare con la sua teta e decidere in base a quello che ha davanti e
non in base all’ideologia che gli sta dietro. Fornisco alcuni esempi ben
noti dell’attuale situazione di degrado in riferimento alla scuola
pubblica.
Invalsi. La valutazione esterna alle
scuole trova un ostacolo in chi non vuole farsi valutare. E’ un
comportamento normale di qualsiasi organizzazione conservatrice. Fin qui
niente di male. Gianluca Gabrielli dei Cobas è l’attuale “subcomandante”
del movimento “No-Invalsi”. Appurato che le prove sono obbligatorie,
perché derivano da una riserva di legge, chi è contrario si appella alla
non obbligatorietà per i docenti di somministrare e poi valutare e
trasmettere i dati. La logica qui è ribaltata: gli alunni fanno le
prove, ma il sistema scolastico viene invitato non a considerarle o ad
analizzarle criticamente, ma semplicemente a respingerle come
un’intromissione indebita. Gli insegnanti redigono costantemente prove
di valutazione per i propri alunni e poi le correggono con metodologie
proprie, ma non vogliono che qualcuno le controlli e veda se sono tutte
giuste. L’Invalsi fa dei test pubblici, che poi possono essere anche
analizzati dalle scuole. O usati. Io credo che se gli alunni fanno delle
prove sia un dovere della scuola valutarle attentamente e tenerne conto.
Questa idea per cui l’insegnante insegna, valuta, decide come e se
essere valutato, decide se le prove Invalsi vanno bene o male, decida se
tenerne conto o meno, sia perlomeno fuori dal tempo. Credo sia
interessante conoscere le opinioni di tutti (compresa quella di
Gabrielli) sul valore delle prove, non lanciare un ennesimo boicottaggio
basato su mansionari rigidi di tempi andati. L’Invalsi ha commesso degli
errori in passato e le sue prove non misurano pienamente quello che
vogliono misurare. Ma so anche che non c’è nulla che nuoccia più ai
nostri ragazzi della valutazione abborracciata e punitiva cui sono
sottomessi da troppi docenti, spesso interessati solo al fatto che
l’alunno si adegui al loro pensiero, alla loro didattica, ai loro gusti
culturali.
Il
nozionismo della prof. Mastrocola. Sta
avendo un certo successo la crociata a favore del nozionismo e
dell’apprendimento come adeguamento all’insegnamento del docente della
prof. Paola Mastrocola. Pazienza, passerà anche questa stupidaggine.
Solo che il nozionismo della Mastrocola è il colpevole primo della
dispersione scolastica e della pochezza culturale dell’Italia di oggi.
Se tutto il mondo ragiona per curricoli e competenze niente di male che
un’insegnante torinese ragioni per conoscenze e insegnamenti e che sia
orgogliosa della dispersione che produce col suo metodo. Più grave che
il centrodestra che ha prodotto le
Indicazioni
per il curricolo di Bertagna non abbia
niente da dire su questo nozionismo distruttivo che dipinge la scuola
italiana come una cricca di sinistrorsi ignoranti. A chi fa bene questa
denigrazione che viene poi da un liceo? L’atteggiamento della Mastrocolo
è uguale a quello dei Cobas: in classe ognuno fa quello che vuole e
nessuno può giudicarlo. Sia la Mastrocola che i Cobas poi pensano di
avere la ricetta giusta e che tutti gli altri sbagliano. Non vedo il
vantaggio di avere docenti “totalitari” portatori di verità
contrapposte.
Tagli e Tar. Il Tar ha “bocciato”
i tagli del Miur con le solite motivazioni poco comprensibili: ma questo
rientra nella normale dialettica italiana, in cui il Tar decide sempre e
su tutto. Basare una politica scolastica sul Tar mi sembra già
deprimente, considerare le sospensive paralizzanti come una forma
avanzata di democrazia mi sembra solo una cretineria. Credo, invece, che
sarebbe molto interessante stabilire se i tagli sono giusti o meno, non
se il Miur li può fare o no. Per cui non capisco come si possa scambiare
una sentenza per una vittoria politica. Anche perché non ho sentito
nessun esponente dell’opposizione (Udc, Fli, Api, Pd, Idv, Sel, ecc.)
dire che una volta cacciato Berlusconi l’organico della scuola ritorna
quello di prima. A mio modo di vedere il punto è questo: quale deve
essere la pianta organica del Miur. Tremonti-Gelmini hanno tagliato
140.000 posti in tre anni? Bene, quando il centrosinistra torna al
Governo ne rimette subito in organico altri 140.000. E’ così? O no?
Perché le vittorie al Tar sono vittorie di Pirro se poi non c’è nessuno
che le trasforma in azione politica. Mentre l’organico della scuola è
spesa pubblica: su questo bisognerebbe discutere, non su meccanismi
normativi scritti male.
Il
Ministro e le scuole sporche. Chi lavora
nella scuola sa che o ci sono le cooperative o ci sono i collaboratori
scolastici:
tertium non datur.
Ovviamente il Ministro non lo sa. Ci saranno certamente in Italia delle
scuole sporche, ma quelle che ho visto io sono pulite. Molte un po’
troppo vecchiotte, ma pulite. Quello che mi sfugge è dove stia
l’interesse di dare una notizia falsa e di non chiarire che la spesa per
gli ata e quella per le cooperative non sono cumulative, ma alternative.
Questo modo di comunicare non aiuta nessuno, ma scambia la piccola
vittoria personale del Ministro che alla televisione “rassicura” i suoi
elettori ostili alla scuola statale, con la grande sconfitta di
continuare a dare informazioni scorrette. Il problema non sono i soldi,
ma i mansionari: è corretto che al giorno d’oggi il mansionario ata
rimanga fossilizzato su mansioni molto inferiori ai bisogni delle
scuole?
Questa domanda richiede due soggetti
(Sindacati e Aran) disposti a ricontrattare, non proclami televisivi.
Noi siamo un sistema di istruzione orgoglioso di avere del personale (ata)
che nessun altro sistema ha: allora perché denigrarlo? Se lo teniamo
dobbiamo valorizzarlo, sennò dobbiamo avere il coraggio di cancellarlo e
sostituirlo con un’organizzazione per la gestione della segreteria,
delle pulizie, della sorveglianza.
Il
Miur soccombente. Il Miur sembra essere
sempre soccombente su tutti gli argomenti (tagli, religione, sostegno,
graduatorie a pettine, ecc.). Anche in questo caso non comprendo il
trionfalismo sindacale o di sinistra e non capisco la superficialità del
Governo. Se i funzionari del Miur scrivessero meglio le norme e usassero
un linguaggio chiaro e preciso ci sarebbero norme non attaccabili e
facilmente applicabili, invece di un contenzioso continuo. Dove sta la
vittoria nel far cadere provvedimenti attraverso cavilli? Perché vengono
difesi funzionari che scrivono male norme importanti? E che vantaggio ha
l’Italia ad avere ministro che decidono qualcosa e poi non trovano un
funzionario in grado di trasformare in normativa chiara, comprensibile e
non attaccabile quella decisione? Non capisco che vittoria ci sia a
certificare che al Ministero producono documenti capaci solo di
aumentare il contenzioso. Io penso sia necessario un Miur competente ed
efficiente: quello il problema, il Tar è una conseguenza.
L’ultima sui 150 anni dell’unità d’Italia.
Come si da la Festa Nazionale del 17 marzo ha determinato la diminuzione
di un giorno di festività soppresse per il 2011. I sindacati non ci
stanno e via con un nuovo contenzioso. Ci sono categorie di lavoratori
che si tirano dietro trenta/quaranta giorni di ferie non godute e non mi
pare un argomento utile cavillare su un giorno di ferie in più o in meno
per chi lavora a scuola. Non le sente nessuno le dicerie sul lavoro a
scuola, sulle ferie dilatate, ecc? Se si vuole creare ulteriore caos
ecco un altro contenzioso da attivare per un giorno di ferie che i
docenti non sapranno dove mettere e gli ata aggiungeranno ai molti che
già fanno anche quando gli altri sono costretti a lavorare. Ma perché
non lasciamo quella bella festa nel ricordo così com’è: festività
soppressa o meno è stata una bella Italia.
Ma davvero sindacati e politici pensano che
così si vada da qualche parte? |
La pagina
- Educazione&Scuola©