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I “nuovi” D.S. di
Pasquale D’Avolio Devo ringraziare la Cinzia Mion per aver voluto
rispondere alla mia “provocazione” sul ruolo dei Dirigenti scolastici a
seguito della manovra di luglio e non posso non condividere il fatto che
quanto previsto dal Decreto 98 (art 19, comma 4 e 5) è solo uno delle
tappe di un percorso iniziato ormai da quasi vent’anni
che sta portando pian piano a mutare profondamente la funzione e
il ruolo del Capo di istituto (lo chiamo così in maniera neutra proprio
per spogliare il termine da
ogni accezione qualitativa) nella Scuola italiana. Devo tuttavia
rilevare che non corrisponde al vero l’affermazione secondo la quale il
sottoscritto “tifa per una organizzazione bulimica”, anche se la
sovrapposizione di due discorsi (l’uno attuale, l’altro riferito al
Congresso ANDIS del 2009) può
aver indotto la Cinzia all’equivoco. Da tempo, come la Mion sa bene, mi
batto contro la deriva “amministrativista” dei Presidi e Direttori
didattici e, già ai tempi della Bassanini 1 e delle norme berlingueriane
sulla Dirigenza, avevo manifestato i timori
di uno stravolgimento della figura “direttiva” nella scuola; è
stato uno dei motivi del mio allontanamento a metà degli anni 90
dall’ANP (cui avevo aderito inizialmente, vista l’inerzia del mio
Sindacato sulle questioni dei Presidi) ed è stata la ragione della mia
successiva adesione all’ANDIS dieci anni fa. Anche se devo riconoscere
che questa Associazione, di cui faccio ancora parte, non ha mai sciolto
il “nodo gordiano” sul ruolo dei Presidi.
Per questo rimando ai miei ripetuti interventi su questo e su
altri siti. Cito “DIRIGENTI
SULL’ORLO DI UNA CRISI ….. DI NERVI” e “DIRIGENTI:
QUALE FORMAZIONE PER QUALE RUOLO
“
Nel primo denunciavo la situazione insostenibile dei Presidi di fronte
alle nuove incombenze dell’autonomia, parlando di burn-out, e paventavo
la scomparsa dei Vicari e collaboratori concludendo
“Come
si può immaginare che un Istituto autonomo con le attuali dimensioni
possa reggersi con "un uomo solo al comando"?
Ora ci siamo arrivati e, pare, senza grandi proteste! La Cinzia stessa
lo riconosce quando dice
“sollecito i colleghi in servizio a lanciare a Roma “un grido di dolore
“per il sovraccarico disumano di lavoro che da dieci anni viene
riversato sulle loro spalle.
Però non sento nessuno elevare segnali di dolore. Anzi…
Nel secondo
articolo il ragionamento era più complesso e mi riferivo alla formazione
in servizio dei Dirigenti. Mi si permetta ancora una autocitazione “Oggi
(mi riferivo al 2006) leggo i progetti dell'Amministrazione sulla
formazione in servizio dei dirigenti scolastici e vedo che riguardano
quasi esclusivamente aspetti gestionali (il Regolamento contabile) e le
relazioni sindacali, per non parlare della fatidica 626! E gli aspetti
educativi, relazionali (con alunni, docenti e famiglie, il famoso
'territorio' di cui tanto si parla nei POF, e non con la RSU!), le
problematiche dell'apprendimento e della dispersione, temi come la
continuità o l'orientamento, i valori, i comportamenti e le pratiche
giovanili? Siamo sicuri che i dirigenti scolastici non abbiano bisogno
di aggiornarsi su queste tematiche o riteniamo che le stesse non
rientrino più nella professionalità del Dirigente?….. Eppure nell’ultimo
bando di concorso si prevede lo svolgimento di un saggio scritto su
tematiche relative a:
Questo
avveniva solo pochi anni fa. Se andiamo a leggere oggi i corsi di
preparazione al Concorso per Dirigenti promossi dalle varie associazioni
(tra cui l’ANDIS o Proteo), cosa ci troviamo? Ben poco di quanto sopra
detto, ma tanta “amministrazione” e tanta “gestione” delle risorse umane
e strumentali. Persino nell’ultima prova preselettiva per il Concorso
ispettivo mi risulta che occorresse più una laurea in giurisprudenza o
economia che una preparazione sul versante culturale e pedagogico.
Ora il nodo sta
venendo al pettine. Trovo perciò illusorio quello che la Cinzia propone
e cioè
“il ripristino dell’opportunità
per il D.S. di occuparsi delle finalità per cui ha intrapreso la
carriera dirigenziale nella scuola” Domanda: quando l’ha intrapresa?
Ancora per pochi anni i dirigenti scolastici proverranno dagli anni 90!
Dopo il 2000, lo sappiamo, le cose sono cambiate. E’ ancora possibile,
cara Cinzia, o bisogna prendere atto che la battaglia non ha un futuro?
E’ quello che affermavo nel mio ultimo intervento, anche se in forma
interrogativa: “ Mi chiedo e
chiedo a tutti, almeno agli iscritti all’ANDIS, è possibile contrastare
questa “deriva” che porta non alla “limitazione” ma alla scomparsa, a
mio parere, della leadership educativa?” Cinzia ci crede quando
afferma “Siamo infatti
all’interno del paradigma della complessità che ospita la multilogica.
(Ciò vale caro D’Avolio anche per coniugare leadership educativa e
manageriale) e porta a di
ciò le sue esperienze personali
“Le decisioni più significative e difficili che io personalmente ho
preso nella mia carriera di dirigente scolastica le ho sempre prese alla
luce di chiavi di lettura e lenti
psicopedagogiche, per il resto In questo la Mion sembra d’accordo con Stefanel
il quale (vedi intervento su Edscuola di pochi giorni fa
“Il Dirigente scolastico: tra
rimpianti e possibilità”) ritiene che le due figure, quella
“amministrativa gestionale” e quella “pedagogico-didattica”, possano
convivere; non solo, ma si conciliano meglio con dimensioni di istituti
molto più ampi di quella attuale. Tutto dipende dalle persone, a suo
parere. E può darsi che abbia ragione. Bisogna riconoscere a Stefanel la
coerenza nel sostenere le sue tesi e, per quanto riguarda il “suo” caso,
lo dico senza piaggeria, credo che lui ci riesca. Ma quanti Stefanel
abbiamo in Italia? Io personalmente ho fatto la scelta di “mollare” tre
anni fa (avendo anche raggiunto i requisiti della pensione). La stessa
Mion ritiene che ciò sia possibile, aggiungendo che“questo
richiede tempo, risorse per
la formazione dei docenti e, perché no, anche dei dirigenti,
organizzazioni non bulimiche (sott. mia)
e competenze adeguate” Quali
sono le “organizzazioni non bulimiche”? A mio parere potevano essere
quelle richieste dal DPR 331/98 che parlava di Scuole con un numero di
alunni “di norma” tra 500 e 900. Si pensa di tornare a quei numeri? Io
non credo che un prossimo Governo di centro-sinistra o di centro-destra
torni indietro rispetto a quanto sta già avvenendo e avverrà sempre più
in futuro: megaistituti di 2/3000 alunni e forse più! E allora la situazione da me proposta (la
distinzione dei due compiti e quindi delle due figure) è quella allo
stato attuale più “realistica”, anche se di difficile attuazione. Mi
risulta che alla fine degli anni 80 l’ANDIS proponeva più o meno la
stessa cosa (chiedere a Vittorio Zedda, “storico” Presidente dell’ANDIS
in quegli anni). Non condivido l’affermazione, sfuggita forse
inconsapevolmente dalla penna di Cinzia, secondo la quale avremmo così
una “sottospecie di “direttori
didattici”. Pestalozzi, dice la sua biografia, quando gli proposero
di fare il Ministro dell’Istruzione in Svizzera, dichiarò di voler fare
il “maestro elementare”!!! E, conoscendo la Cinzia, so di certo che si
glorierebbe di essere definita una “Direttrice Didattica” anche oggi. Trovo
interessante infine anche il collegamento tra modello di direzione e
mission della scuola, ma se fosse vero quanto ella afferma, ciò dovrebbe
essere attribuito non tanto al duo Tremonti-Gelmini, quanto a
Bassanini-Berlinguer. E la cosa non mi pare
sostenibile. Berlinguer non puntava
solo a una Scuola dei meriti, ma voleva coniugare efficienza ed
efficacia, una scuola di qualità, che fosse
anche
“inclusiva”, (ma non nel senso che si poteva dare all’espressione 30 o
40 anni fa), ma anche del “merito”, che non è una parolaccia.
Trenta/quaranta anni fa si trattava di “scolarizzare” la totalità della
popolazione, di far sì che tutti potessero proseguire nei gradi
dell’istruzione, come afferma la nostra Costituzione (art. 34). Allora
non si parlava ancora di “successo formativo” che abbiamo scoperto dopo.
Tu pensi che l’aver realizzato la “scolarizzazione di massa” almeno fino
a 16 anni (ci stiamo avvicinando ai 18), abbia prodotto quel “progresso”
che tutti auspicavamo? La destra ha un
suo disegno (ancora una volta concordo con Stefanel “Anticipare
il declino” in Edscuola e
“Pavonerisorse”), ma quale è il disegno della sinistra? Vorrà attardarsi
ancora con gli slogan di 30 anni fa? Io non lo credo e sono convinto che
anche Cinzia abbia riflettuto sul tema. Ma lei ha ancora tanta
“nostalgia” e una visione ideale apprezzabilissima, ma difetta forse
(perdonami, Cinzia) di un po’ di realismo. Il mio non vuole essere
semplicemente un “rimpianto”. Con affetto! P.S. Spero di aver gettato un sasso nello stagno.
Mi auguro che soprattutto dalle associazioni professionali “vere”
(ANDIS, DISAL) vengano interventi sulla questione |
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