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Scrivere a
scuola
1. Premessa
- Indagini e valutazione della scrittura a
scuola Da anni l’INVALSI, con il forte contributo dell’Accademia della Crusca, ha offerto meritoria attenzione alla scrittura negli Esami di Stato con ricerche attente e di valido approfondimento. I rapporti sono presenti sul sito dell’INVALSI e meritano una diffusione ampia. Nel momento in cui il Ministero chiama a raccolta gli Uffici Scolastici Regionali e le scuole, con la C.M. n.76, per discutere e approfondire le linee della Riforma, non dovrebbe dimenticare alcuni gioielli di famiglia che possono essere utilizzati e sfruttati per la vexata quaestio sulle scarse capacità di scrittura degli studenti italiani, lamentata dalle Università, dai media, dalle stesse indagini nazionali e internazionali.
Nelle note allegate alla C.M. n.76 del 30
agosto Sarebbe utile che le risorse – non vedo tracce chiare di quelle economiche – fossero impiegate per attività che chiamino a raccolta gli insegnanti sui temi della didattica, più che sui PECUP, Profili Educativi Culturali e Professionali, che cambiano con i ministri e che affliggono gli insegnanti a ogni cambio di maggioranza. Mi sembra quindi opportuno che le indagini INVALSI che appuntano l’attenzione sulle competenze di scrittura e sulla valutazione, con analisi puntuali e proposte di griglie di valutazione, siano offerte in discussione agli insegnanti e costituiscano la base per impostare un corretto curriculum di scrittura nelle scuole.
2.
Valutazione della scrittura e curriculum E’ necessario, infatti, porre l’attenzione sul curriculum di scrittura nelle scuole italiane: se infatti ci fermiamo alla discussione sulla valutazione, senza che quanto emerge dalla riflessione sulla stessa non interagisca con un mutamento sostanziale della didattica della scrittura e sulle metodologie, le ricerche non muteranno di una virgola gli esiti degli studenti. Lo diceva chiaro anche la ricerca IEA sulla scrittura svolta negli anni ’80, citata nella attuale ricerca dell’Accademia della Crusca: prima di valutare le prove degli studenti, i partecipanti alla ricerca IEA svolgevano per un lungo tempo un curriculum concordato di scrittura con metodologie e prove simili a quelle che poi si sarebbero testate. Solo così si può valutare una prova: ci si esercita, nell’insegnamento e nell’apprendimento, si tara la prova, si valuta l’efficacia della prova stessa e infine gli esiti degli studenti, anche attraverso il confronto con gli esiti di scrittura precedenti all’addestramento didattico specifico. Penso che il difetto di tutte le prove di rilevazione nella scuola stia proprio in un percorso distorto. Se è vero che le prove di valutazione dovrebbero interagire con la didattica che consenta di svolgere le prove stesse, se vogliamo che le prove stesse siano attendibili e valide, ci si accordi inizialmente su cosa e come insegnare, si coinvolgano gruppi di insegnanti nel percorso, si diffonda capillarmente la ricerca, si lavori sulle attività didattiche che allenano allo svolgimento delle prove, poi si testino le prove che devono offrire non solo il feedback sulle capacità degli studenti ma anche sulla affidabilità delle prove stesse a valutare ciò che ci si era proposti di valutare,. Un lavoro più lungo, senz’altro più produttivo, se vogliamo una scuola che non sia spostata sulla valutazione – facile affermare ciò che va o non va – ma spostata sull’insegnamento-apprendimento nella consapevolezza che se l’insegnante diventa bravo allenatore degli studenti, gli esiti migliorano senz’altro. 3. Il
curriculum di scrittura nella scuola superiore Come si insegna l’Italiano nel triennio delle Scuole Superiori italiane? Perché negli Esami di Stato i commissari sembrano sempre più stupiti delle basse competenze degli studenti, scritte e orali, anche nei Licei? Tralascio in questa sede alcuni problemi generali che pure sono da approfondire preliminarmente:
Questioni di altissimo momento che avrebbero bisogno davvero di una rivisitazione del problema Scuola da parte di tutti i cittadini, di risorse, di attenzione, di una visione alta delle finalità della scuola e di investimenti di cui non vi è traccia. Altro che grembiulini, cinque
in comportamento, celebrazioni del
merito. Tuttavia, nell’immediato, è possibile sfruttare qualche buona ricerca, per utilizzarla al meglio hic et nunc? Prendiamo in esame i rapporti dell’Accademia della Crusca sulla scrittura. - La griglia di valutazione proposta agli insegnanti per valutare le prove degli Esami di Stato prevede che si esamini la padronanza linguistica che viene declinata in competenza testuale, grammaticale, lessicale-semantica, ideativa, ciascuna con descrittori relativi . Prendiamo in esame solo una competenza, la competenza testuale, che si declina nei seguenti descrittori:
Gli esiti della ricerca ancora una volta indicano che gli elaborati degli studenti hanno moltissimi difetti, rispetto ai citati indicatori, con declaratoria di quanto non va bene. Spostiamo allora il percorso, sempre partendo dalla ricerca, solo con qualche annotazione breve sulla competenza testuale. - La competenza testuale non si improvvisa, ha bisogno di un accurato curriculum di scrittura e dipende massimamente da buone pratiche didattiche. - Vogliamo esercitare gli studenti, per esempio sull’ uso dei connettivi e sulle forme per rendere coeso il discorso? Come si lavora sulle tecniche dell’ argomentazione? Perché l’Arte di ottenere ragione di Schopenhauer si studia nella formazione di dirigenti e politici e non si utilizza qualche nozione di retorica anche a scuola? Perché sono trascurate quelle competenze testuali, come paragrafare un testo, rientrare e andare a capo in rapporto all’articolazione del discorso, ordine grafico e di impaginazione? Si è consapevoli che queste competenze non sono solo elementi esteriori ma sono “segnali del testo” servono a strutturare anche visivamente il discorso, a segnalare gli snodi dello stesso, interagendo con l’argomentazione e l’ideazione? - Il Curriculum di Italiano nel triennio delle scuole superiori, infatti, pur con qualche lodevolissima eccezione, non dà spazio all’insegnamento della scrittura. Per altro il curriculum di scrittura dovrebbe coinvolgere tutti i docenti, non solo quelli di Italiano. - Gli studenti non scrivono se non nei compiti in classe, pochissimi insegnanti pretendono un quaderno, da esaminare costantemente, su cui gli studenti si esercitino nelle varie tipologie di scrittura. Pochissimi i percorsi sulle tecniche dell’ argomentazione e testuali. - Vero è che, in buona parte, l’insegnamento dell’Italiano nel triennio si basa sulla spiegazione della letteratura, sullo studio della stessa che gli studenti tendono a condurre in modo mnemonico e senza attenzione ai testi, marginalizzati rispetto allo studio dei manuali. - Così per la storia, per la filosofia, per tante altre discipline in cui la scrittura risulterebbe utilissima in funzione dell’apprendimento. In conclusione, si avvii la riflessione dalle ricerche valutative e si imposti nelle scuole un buon curriculum di scrittura. Se non si batte sull’obbligatorietà di un preciso curriculum di scrittura, ogni anno negli Esami di Stato avremo sempre gli stessi compiti giudicati negativamente, disordinati, nemmeno graficamente ben impostati.
Allora? Le varie cabine di regia che lavoreranno per raccogliere le sollecitazioni della C.M. 76, si raccordino, facciano scelte. I have a dream: sarà possibile che si scelgano due temi, se mai relativi all’insegnamento dell’Italiano e della Matematica, tradizionali punti dolenti delle competenze dei nostri studenti, che si rifletta su questi tenendo conto delle Ricerche internazionali, di quanto pure è stato prodotto in questi anni dagli studi più accreditati, dalle grandi risorse delle Associazioni Professionali degli insegnanti, dalle ricerche accademiche, perché il lavoro, che pure esiste, diventi patrimonio condiviso nelle scuole, rendendo gli insegnanti attori partecipi della ricerche? Si può lavorare seriamente sul cuore ignoto della scuola, sulla didattica implicita che, al di là di ogni riforma, permane stanca nella scuola? Beatrice Mezzina |
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