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"Una scuola per crescere" nostro impegno va innanzitutto nella direzione di costruire una scuola dove il motore deve essere la trasmissione dell'amore per il sapere e dell'amore per la vita, affrontando anche le ragioni profonde del crescente disagio giovanile. Sono convinta che lavorando insieme a voi, avendo come unico, centrale, punto di riferimento il futuro dei giovani, il disegno di cambiamento della scuola avrà successo" (di Letizia Moratti da Una scuola per crescere). D’accordo! Allora quella che abbiamo fatto finora che cos’era? Ma "una scuola per calare"!! Chi non l’aveva ancora capito è bocciato all’istante con sette in condotta!! Mi si perdoni la falsa allegria, perché da ridere c’è ben poco. Io non so, né voglio sapere chi ha scritto e disegnato l’ "opuscoletto" informativo sulla nuova scuola in cui dovremo abitare volenti o nolenti: può darsi che sia un esperto di comunicazione. Lo sarà senz’altro, non lo metto in dubbio, ma che cosa ci ha spiegato se non quello che già avevamo letto da sole/i sui quotidiani e le riviste. L’opuscoletto avrebbe dovuto "illuminare", eliminare dubbi, rassicurare, rasserenare chi aveva frainteso (così almeno ci era stato detto: abbiamo sempre sbagliato le interpretazioni!), ecc… In realtà, non fa altro che confermare ciò che avevamo capito. Anzi, dalle famiglie di bambine/i della scuola primaria, credo che poco verrà compreso, perché non c’è alcun cenno alla nuova organizzazione:
consenta di formare identità individuali forti, persone dotate di capacità critiche, coscienze libere legate ai valori del rispetto umano, della solidarietà, della giustizia" (di Letizia Moratti da Una scuola per crescere) D’accordo.
(Credo di no, perché ambedue le osservazioni sono impopolari e non brillano per demagogia!) Si affronterà mai il tema del numero di alunne/i per classi? Si dirà mai alle famiglie:- -Manderete vostra/o figlia/o in una classe molto numerosa, perché si deve risparmiare; le/gli insegnanti faranno ciò che potranno nel numero di ore (v. orari di cattedra) che abbiamo dato loro a disposizione e con i materiali che riusciranno a racimolare, nello spazio ristretto che hanno, ecc…- Lo si dirà mai? Credo di no. Ora però si dice:- Abbiate fede, perché noi crediamo in una scuola per crescere!- Ma cosa significa in pratica?
Invece, in quante/i vorremmo un disegno di cambiamento che rievocasse finalmente ciò che si sta facendo, ciò che si è fatto nei vari ordini di scuola e che da ciò si partisse per migliorare l’esistente offrendo finalmente spazi, tempi e strumenti a misura di discenti e docenti, una riforma che limasse ciò che è impreciso, che equilibrasse situazioni abnormi, che restituisse tempo per gli insegnamenti, che desse un calcio a ciò che palesemente non va nelle singole scuole, ma che si facesse forza propulsiva di ciò che già funziona egregiamente. Inoltre, in tante/i avremmo voluto più coraggio nell’affermare che non è poi così importante l’uscita a 18 anni e che non si scegliesse la strada dell’ibrido (iscrizione libera a due anni e mezzo o tre, a cinque anni e mezzo o sei)! Ma si va avanti così, senza ascoltare. Ascolto…ascolto… Peccato!
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