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Spoils-system e scuola

di Beatrice Mezzina

 

Il sistema delle spoglie in un bottino di guerra, secondo il significato di questa formula di moda, con la legge Frattini, ha avuto i suoi esiti in questi giorni con un forte avvicendamento, o epurazione come afferma qualcuno, dei dirigenti pubblici.

La riforma della dirigenza pubblica, avviata dal governo Prodi e dal ministro Bassanini, correlava la dirigenza a un contratto di tipo privatistico, alla funzione e al rendimento verificabile ed eventualmente rinnovabile in tempi determinati. Con la legge Frattini le norme hanno subito accelerazioni e modifiche stravolgenti, con la decadenza di molti tra i dirigenti di primo livello, con contratti annullati innanzi tempo, con il possibile effetto a cascata sui dirigenti di seconda fascia, in una cultura del maggioritario intesa come mandato assoluto di dominio dei vincitori, dalla Sanità ai Lavori pubblici, all’Istruzione.

Ne hanno parlato Pirani e Cassese recentemente, denunciando una situazione di conformismo e di dipendenza che si produce anche se il dirigente non viene rimosso. Basta la minaccia della rimozione per creare uno stato di soggezione.

Non sembra che questo argomento interessi molto gli operatori della scuola, quella di tutti i giorni, più attenta giustamente ai tagli di spesa, al blocco delle assunzioni, alla riduzione di organici e al concreto fare scuola sempre più difficile.

Eppure qualche riflessione è utile e necessaria.

Anche nella scuola sono stati rimossi molti direttori generali e regionali. Non si tratta di discutere sul valore dei rimossi e dei nominati. Vi sono degnissime persone tra i primi e tra i secondi. Si tratta di porsi interrogativi per il futuro a partire da alcuni segnali preoccupanti sul clima di insincerità e di soggezione che si vive sempre più fortemente negli ambienti di potere relativi alla scuola.

Non siamo nuovi a queste storie. Con ogni governo c’è una corsa al ricollocamento sulla base della geografia del potere e delle alleanze, tuttavia la situazione mi sembra degna di una maggiore attenzione per i pericoli dello spoils-system anche per la scuola di tutti i giorni.

Che nel Ministero dell’Istruzione ci sia stato in questi ultimi tempi un clima pesante, in attesa di vedere le conferme e disconferme, che si siano paventati i saluti e le relazioni con i possibili segnati dalla emarginazione, è nella logica della commedia umana di Balzac e di sempre. Che per restare in sella molti abbiano fatto professione di appartenenza, cambi di giacca e operazioni di allineamento, rientra nella stessa logica del potere che sembra non di immediato interesse per la scuola.

Preoccupano invece gli effetti a cascata., sui dirigenti scolastici soprattutto, su una dirigenza anch’essa soggetta a contratto privatistico e a valutazione di risultato.

I dirigenti scolastici hanno firmato recentemente contratti triennali e non sono ancora chiari i termini di risultato e di rendicontazione previsti. Con un cattivo precedente. La prima operazione di valutazione dei dirigenti scolastici, Berlingueriana, operata da funzionari dell’Amministrazione, ispettori e improbabili valutatori esterni, ha dato esiti molto controversi e in moltissimi casi non corrispondenti al reale impegno dei dirigenti della scuola

Se si correla questo dato con il nuovo sistema del riordino degli Organi Collegiali della scuola che prevede un nucleo di valutazione scolastico ancora in discussione nella sua composizione, c’è di che aver timore. Quali i rischi di conformismo, gli allineamenti , le logiche di opportunismo strisciante che si potranno insinuare nei dirigenti scolastici presi dalla morsa di una valutazione esterna e interna tutta da costruire nelle sue linee e obiettivi?

La scuola dell’Autonomia ha bisogno, invece, per portare avanti ipotesi serie e meditate, nel confronto e nella chiarezza di posizioni, di una dirigenza scolastica colta e intraprendente, capace di promuovere le occasioni di crescita, di percorrere le strade del cambiamento con serenità, di valorizzare gli insegnanti, di ampliare gli spazi di intervento della scuola nell’orientamento della politica scolastica.

Senza paure e pregiudizi. Acquiescenza e autocensura possono spegnere la parte migliore della scuola che chiede di lavorare con tranquillità, anche sbagliando, provando e riprovando in campo educativo dove i risultati non si controllano nell’immediato e sono il frutto non solo della bravura di uno ma di un sistema di attenzione e di cura.

Il percorso di valutazione non si avvia solo con la valutazione del singolo, per altro con criteri non chiari o peggio per logiche di appartenenza, ma promuovendo una cultura dell’analisi e dell’attenzione ai processi, in una valutazione di sistema con i suoi pesi e le sue garanzie.

Se prevarrà la logica dello spoils-system, esplicito o implicito, anche per la scuola, sarà aperta la strada a una disarticolazione del sistema pubblico dell’istruzione. Con effetto a cascata, si arriverà alla diretta nomina dei docenti da parte dei dirigenti scolastici in un sistema di appartenenze e di efficienza che avrà poco a che fare con l’efficacia della formazione.

Dal garantismo del dipendente pubblico che forse aveva bisogno di ammodernamento, agli esiti perversi dello spoils-system vi può essere una strada più breve di quanto sembri.

Non lo dimentichino, tra le tante questioni, coloro che si occupano di politica scolastica.


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