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PRESENTAZIONE DEL PROGETTO PILOTA DEL SERVIZIO NAZIONALE DI VALUTAZIONE Giovanni Cominelli
L'art. 3 della Delega approvata dal Consiglio dei Ministri il 1 febbraio 2002, al paragrafo b) afferma:
Il nostro problema, ora, è quello di costruire il Servizio di valutazione. Non so se spetti proprio a me rievocare, in questa sede, le ragioni portanti di un'operazione, che affonda le radici in un dibattito più che decennale e in un confronto altrettanto lungo con esperienze di altri Paesi europei. Il mio compito, qui, è semplicemente illustrare la ragioni e lo svolgimento auspicabile del Progetto pilota. Perciò richiamerò solo qualche punto essenziale della preistoria politico culturale che ha portato alla decisione di avviare la costruzione del Servizio nazionale di valutazione. 1. In Europa l'avvio dell'attività di servizi di valutazione data almeno dagli anni '80. L'esigenza di costruire tali servizi è stata generata da una domanda sempre più esigente e crescente da parte dei cittadini di qualità dei servizi. Domanda di qualità collegata a una crisi della cultura dell'industrialismo di massa e del consumo standardizzato di massa, per un verso, e per l'altro alla crisi fiscale e alla crescita del debito pubblico, per la quale si richiede sempre di più la verifica rigorosa della destinazione ed efficacia della spesa pubblica. Inglesi, francesi, spagnoli, svedesi, olandesi, finlandesi ecc. hanno fatto nuove leggi generali o riforme profonde dei sistemi educativi e hanno sempre di più considerato la valutazione uno snodo essenziale dei processi di innovazione e di riforma. 2. In Italia la domanda della qualità ha generato un movimento per
la qualità, che è sfociato, per quanto riguarda le scuole, in un
movimento dal basso di autovalutazione e, per quanto riguarda il
sistema, nella trasformazione del vecchio Cede nell'Invalsi: Istituto
nazionale per la valutazione del sistema di istruzione. Tuttavia non
si sono fatti passi in avanti, nonostante i confronti sempre più
numerosi, organizzati in varie sedi, con esperienze internazionali.
Personalmente ricordo l'ultimo, in sede Confindustria, credo nel 1999,
cui parteciparono il Ministro Berlinguer, l'on. Valentina Aprea,
attuale sottosegretario, il Prof. Benedetto Vertecchi, all'epoca e
fino a poco fa presidente dell'Invalsi, e il responsabile dell'OFSTED
inglese, già nominato dalla signora Thatcher e riconfermato da T.
Blair, più altri. Lì emersero con chiarezza i motivi del continuo
rinvio. 3. L'attuale governo ha ripreso interamente quel dibattito internazionale e nazionale dal punto cui era arrivato e gli ha impresso un'accelerazione: ha preso la decisione di creare il Servizio nazionale di valutazione. Intanto ulteriori ragioni si sono aggiunte a quelle già urgenti che spingevano in questa direzione:
Quale che sia il giudizio che ciascuno di noi come cittadino, come operatore o come amministratore può esprimere sulle riforme già avviate o su quelle progettate, resta un vincolo decisivo, in cui tutti potremmo riconoscerci: quello di garantire a ciascun cittadino italiano - bambino, adolescente, giovane - una piattaforma educativa/formativa essenziale e eguale per tutti, quale dotazione fondamentale di cittadinanza, che la Repubblica deve mettere nello zaino di ciascun diciottenne, che si appresti a muovere incontro al mondo reale, e della quale farà, nella propria libertà, l'uso che preferisce e che svilupperà secondo il proprio progetto di vita. 4. Il Ministro Letizia Moratti ha costituito con DM. n. 436/MR dell'11 luglio 2001 un gruppo di lavoro, presieduto dal prof. Giacomo Elias e composto da Augenti, Bertagna, Bordignon, Chiosso, Cominelli, Flesca, Gentili, Gori, Murano, Ribolzi, Stefanini, Versari, Ugolini, con il compito di mettere a punto una proposta di Servizio nazionale di valutazione, sia dal punto di vista dell'assetto giuridico istituzionale sia dal punto di vista organizzativo, con particolare attenzione al tema della eventuale rifunzionalizzazione e riorganizzazione degli Enti che finora si sono mossi in questo settore a vario titolo e con vari risultati: INVALSI e INDIRE. Per mettere a punto questa proposta il Gruppo di lavoro ha, finora, compiuto tra azioni:
5. Scopo del Progetto pilota, pertanto, non è quello di passare immediatamente alla valutazione delle scuole, ma quello di testare la "macchina", che poi dovrà passare alla valutazione effettiva. E perciò deve anche testare la capacità del sistema dell'istruzione (scuole, Ministero e sue articolazioni centrali, Direzioni regionali, INVALSI, che è stato dotato di un nuovo Consiglio di amministrazione, presieduto dal dott. Trainito e di un Comitato tecnico-scientifico, e INDIRE) di gestire le procedure di valutazione con periodicità annuale e fornire i dati con tempestività, al fine di consentire interventi immediati ed efficaci. A questo fine il Ministro ha stabilito che gli obbiettivi nazionali, di cui misurare il raggiungimento, siano solo due:
Il Progetto coinvolge una platea potenziale di 2.500 scuole, che abbiano già avuto esperienze in materia di autovalutazione o di certificazione di qualità, che abbiano partecipato ai vari monitoraggi che il Ministero o sue articolazioni abbiano promosso o che semplicemente abbiano desiderio di partecipare a questa sperimentazione. I livelli sono quelli della V elementare, della III media, della II del biennio. La platea è casuale, proprio perché l'esperimento non si propone di ricavare effettive valutazioni circa i rendimenti e il sistema, ma, più modestamente, di saggiare il meccanismo operativo, tenendo conto della numerosità dei soggetti coinvolti. 6. A questo stadio, è stato coinvolto l'INVALSI, che ha operato in questi anni, sotto la presidenza del prof. Benedetto Vertecchi, producendo analisi, monitoraggi, progetti di monitoraggio pluriennali, partecipando a progetti internazionali, elaborando indicatori e test, come risulta dall'Annuario 2001 dell'Istituto stesso. Senza la collaborazione dell'INVALSI sarebbe stato impossibile procedere. Dobbiamo ringraziare il dott. Trainito, presidente, il dott. Cinà, direttore amministrativo, la prof. Caputo, i proff. Melchiori e Corsi, dello staff dell'Invalsi, che sono qui presenti e che certamente prenderanno la parola per aiutare tutti noi a farci un'idea più chiara della posta in gioco organizzativa e delle azioni immediate da intraprendere. 7. Voglio aggiungere solo un altro breve punto, concernente le modalità di comunicazione del Progetto. Si tratta di una questione strategica. Come tutti sappiamo bene, la cultura della valutazione è ancora minoritaria, le resistenze sono molto forti, la confusione tra fini e procedure della Valutazione e quelle dell'Autovalutazione è piuttosto diffusa. Peraltro noi interveniamo su un terreno già largamente arato, qualche volta anche troppo. La mole di sperimentazioni, monitoraggi, questionari, sondaggi che hanno coinvolto disordinatamente in questi anni un numero consistente di scuole ha lasciato una scia di diffidenza e un giudizio di inefficacia sulle operazioni di monitoraggio e, tanto più di valutazione. Ma il punto è che molti associano la valutazione a un tentativo di ridurre la scuola ad azienda. E poiché è evidente che le analogie tra i fini e i mezzi di un'azienda e quelli di una scuola sono assai labili o generiche, ne segue un rifiuto radicale. Acuito dalla presenza di culture pedagogiche che, partendo dalla singolarità e dall'ineffabilità della relazione pedagogico-didattica, tendono a concluderne che tale relazione è inverificabile. Il che è vero, ma sfugge a questa cultura che l'interazione delle interazioni singolari produce, alla fine, un sistema, ampiamente visibile e verificabile. Non è ovviamente questo il luogo per un approfondimento. Voglio solo osservare che queste resistenze non si vincono, in ogni caso, con un approccio burocratico-giacobino, ma parlando incessantemente con le scuole, che sono le protagoniste, nella loro autonomia, di ogni processo di innovazione. Di qui l'importanza della pubblicità e della trasparenza dell'intero itinerario sperimentale del Progetto pilota che proponiamo e del coinvolgimento degli attori nel bilancio dei risultati dell'esperimento. Dobbiamo valutare insieme non solo le modalità tecniche di somministrazione e di raccolta dati, ma anche quelle di coinvolgimento delle singole scuole sia nel rapporto diretto scuole-Invalsi, sia in quello mediato attraverso le Direzioni regionali. E' da verificare con voi l'ipotesi che, oltre ad attivare un sito ben strutturato presso l'INVALSI, con la collaborazione eventuale dell'INDIRE, si promuovano riunioni regionali con le scuole coinvolte e che si arrivi, prima della somministrazione dei test, a una teleconferenza nazionale, basata su postazioni regionali. E che, una volta somministrati i test e raccolti i risultati, nelle modalità che gli esperti dell'INVALSI illustreranno, si coinvolgano le scuole partecipanti in un bilancio critico. L'itinerario delle riforme e dell'innovazione è pieno di rischi e, qualche volta, di errori. Spesso gli errori sono il motore dell'innovazione successiva, se compiuti in quantità modica, si intende. Non dobbiamo temere di correre rischi e di compiere errori. La paura di rischiare e di sbagliare finisce per inchiodarci sulla frontiera della conservazione dello stato di cose presente. E quello della conservazione è forse, oggi, al cospetto di imponenti trasformazioni cui i sistemi educativi a livello mondiale sono obbligati, l'ottavo peccato capitale.
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