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IL VECCHIO? IL NUOVO? NESSUNO DEI DUE…
Ho letto e riletto i “vecchi programmi” di elementari e medie, poi le “indicazioni” dell’attuale ministero. Ho cercato tra le righe i perché di tanto arrovellarsi di esperti e saggi per trovare parole e costrutti che rendano validi le nuove proposte e percorsi di educazione e istruzione “a discapito” degli altri. Tuttavia, nello studiare e cercare quale dei documenti in questione mi potesse piacere più o meno, ho avuto la conferma di ciò che penso da tempo: nessuno di essi offre la risposta ai problemi che molte/i di noi, cittadine/i- genitori- insegnanti ragazze/i, vorrebbero. Quale risposta? Ebbene, quella che renda chiaro il motivo di tanta “spesa” per le riforme, cioè un’ offerta di qualche garanzia di riscatto sociale e di successo per tutte/i le studentesse e gli studenti, nessuna/o esclusa/o. In verità, tutti i documenti fanno belle enunciazioni di principio, ma poi, nella sostanza, ci parlano di cosa si debba imparare, di quanto e di quali materie (per la verità, sempre di più!), ma non toccano il nodo dei problemi: il come. Sarà anche vero che dire il “come” non è compito dei programmi nazionali, ma allora a cosa serve cambiarli? Tanto uno assomiglia all’altro: a un’ attenta lettura comparata dei testi si scopre proprio questo. Quindi non vale neppure la pena di parlarne, di scandalizzarsi per un eccesso di grammatica (che poi, a ben guardare, non sembra neppure più eccessiva nei nuovi documenti piuttosto che nei vecchi!) o per il ritorno all’uso della memorizzazione, o per altro ancora… Anzi, si dovrebbe cercare di non fare l’errore di perdere tempo indignandosi e si dovrebbe spostare l’attenzione su qualcosa che vale. Ciò che infatti preoccupa alcune/i di noi è il perdurare di un’idea di “programma” che sovrasta e oscura l’importanza sia del “modo” di far scuola, sia dei tempi necessari per il “farlo”, sia degli spazi, sia degli strumenti e degli ambienti, come se queste ultime non fossero le variabili responsabili più importanti degli eventuali successi o insuccessi scolastici. A ben guardare, forse nulla cambia dei “programmi”, a parte qualche accento posto sulle materie più “contemporanee”, la tecnologia e le lingue. Allora perché tanto “disturbo” per scrivere nuovi “programmi”? Non so, mi piacerebbe che qualcuno lo spiegasse. Eppure, ci sarebbe il modo di affrontare i nodi dell’insegnamento-apprendimento nella nostra mutata società, con l’aprire un serio dibattito dentro le scuole, nelle associazioni, nelle riviste di settore… Per liberare una donna e un uomo da se stessa/o e dalla dipendenza dal contingente, non basta dire che bisogna insegnarle/gli a leggere, a scrivere, a studiare a memoria, a contare, a fare esperimenti di scienze, a parlare le lingue, a usare il computer, a suonare uno strumento, a fare sport… e via dicendo. Così, infatti, il problema della diffusione dei saperi, a TUTTA la popolazione di studentesse e studenti, resta nella sua “grandezza” irrisolta. Per affrontare il futuro, non si dovrebbe partire dal falso assioma che tutte/i possono imparare tutto e nel minor tempo possibile, per poi scrivere montagne di “programmi” che nessuna/o vorrà né insegnare né imparare. Sarebbe ora di ribellarsi a tale modo di procedere che ha visto la sconfitta di intere generazioni di studenti, studentesse e insegnanti frustrate/i alla ricerca della ricetta miracolistica di strategie metodologiche che consentissero a tutte/i di apprendere nel minor tempo possibile qualsiasi astrusità fosse compresa nel programma! Molte/i di noi credevano che a capire questo ci si fosse già arrivati, ma così non è, e ciò è la riprova di quanto sia ancora lontano, dalla realtà e dai bisogni della scuola, il mondo di chi elabora teorie e obiettivi per essa. Sono rare/i le/i docenti che non si lamentano per la scarsa capacità di attenzione, per la noia che si legge nel volto delle alunne e degli alunni, per l’assoluto disimpegno nel portar a termine i compiti a casa, per il difficile rapporto con le famiglie che nella relazione con la realtà scolastica sembrano diventare extraterrestri, pur essendo, a volte, famiglie di genitori - docenti che vivono il doppio ruolo di insegnanti e padri e madri! Molte/i docenti rilevano scarsa capacità di rievocazione, di espressione linguistica e non solo… Allora? Come si risolvono i problemi? Aumentando il numero delle materie, degli obiettivi in esse contenuti, diminuendo il tempo a disposizione…? Sembra veramente un’assurdità! Oppure, ma preferisco non crederlo, dando per scontato che imparino alcune/i e che le/gli altre/i si dirigeranno verso lidi che non siano la scuola? Per un momento, facciamo finta che viviamo in un mondo di buoni e che tutti desiderino veramente il bene di tutti: quale potrebbe essere un modo onesto di porre la questione della “qualità”degli apprendimenti? Forse una risposta potrebbe essere quella che sposta l’attenzione dalle materie e dagli obiettivi alle persone a cui si vuole insegnare. Chi sono tali persone che oggi siedono al di là dei banchi? Le/i figlie/i di tutti, grazie a dio! Ragazze e ragazzi che fanno i conti con la fretta, con i sofficini findus, con le girelle, il mulino bianco…Ragazze/i che stanno sempre meno volentieri in casa, che a 13 anni, e a volte anche meno, hanno grande libertà d’azione, che non credono a babbo natale, che sono abituate/i a seguire i genitori fin dalla più tenera età ovunque vadano e con chiunque vadano, che non sanno cosa sia andare a letto dopo “carosello”, davanti ai quali non ci si trattiene dal parlare di qualsiasi argomento, che hanno visto di tutto di più, dentro la grande scatola della televisione o del computer, che chiedono e subito, o quasi, ottengono…Ragazze/i che, anche nelle famiglie più colte, ritengono noioso il parlare strutturando una frase con soggetto, predicato ed espansione, e, ancora più noioso, il non essere subito comprese/i…Poi ci sono le/i cosiddette/i ragazze/i a rischio, quelle/i che vivono nelle situazioni familiari più disperate, quelle/i che sono costretti a lavorare da piccole/i per vivere (o a qualcosa di peggio)… Ebbene, a tutte/i queste/i, nessuna/o esclusa/o, va insegnato a provare piacere per il sapere! Con le nuovissime indicazioni ministeriali? Con il ripristino della disciplina e del voto in condotta? Non credo. A parte che se fosse così semplice, non sarebbe neppure stimolante insegnare, a parte che se fosse possibile, non sarebbe stata neppure da prendere in considerazione l’idea di dover riformare la scuola con altissimi costi per ogni cittadino; a parte tutto, no… non è con programmi, indicazioni, condotta, aggiunta di materie…Non è con il tutor tutto fare…, bensì, forse, con un diverso modo di “far entrare” i docenti sulla scena complessa della classe. Cosa vuol dire? Avete mai visto una/un docente con l’orologio in mano o, peggio, sulla cattedra, pronta/o a iniziare per poi portare a termine una lezione in 55minuti o, quand’è fortunato, in un’ora? Avete mai visto come si affanni con la voce, con lo sguardo roteante su quella o quell’altro studente tra altre/i 25, 26…28, per cercare un contatto oculare? Avete mai visto quale “disperazione”, appena contenuta nella voce e nello sguardo, quando si accorge di non essere stata/o compresa/o, lei o lui, che aveva preparato una bellissima lezione definendone i tempi e selezionando addirittura le parole più consone al livello della classe?! Avete mai sentito dire da una/un docente: “Ripeto le cose fino allo sfinimento, ma non c’è niente da fare!”? Sì? Allora, perché non tenere conto di questa realtà e non proporre una scuola strutturata come un ambiente laboratorio di apprendimento e di ricerca costante di “risposte” per ogni materia (poche obbligatorie, perché non credo sia la quantità di materie che le/gli si offrono a rendere una/un ragazza/o consapevole delle proprie predilezioni, a orientarla/o, ma forse sia il grado di autostima che si è formata/o nell’esercizio della metacognizione e dell’apprendimento cooperativo) in classi meno numerose delle attuali, in cui siano le/gli alunni stesse/i a cercare le soluzioni ai problemi di vario tipo, grammaticali, aritmetici, scientifici, storici…guidate/i e indirizzate/i dalle/dai docenti che predispongono materiali e strumenti per la lezione viva gestita in cooperazione tra studentesse e studenti. L’apprendimento cooperativo per chi lo ha provato è realmente una risorsa inestimabile, ma non andrebbe vissuto come una strategia da “usare” ogni tanto, bensì come la scuola, la vera scuola di vita, come la strategia di attacco ai problemi e alla vita: nessuna/o viene esclusa/o, nessuna/o ha un unico ruolo, tutte/i devono misurarsi con ogni ruolo, ognuna/o è importante per l’altra/o, ognuna/o è partecipe dei successi altrui oltre che dei propri; ogni classe (la classe è la base da cui partire, perché in essa c’è il più importante dei laboratori, quello delle relazioni diversificate: conflittuali, sentimentali, di lavoro…nessuna esclusa!), poi, potrebbe aprire la porta alle altre in momenti ricorrenti e stabiliti, non occasionali, per riferire, relazionare, mostrare, documentare i percorsi dei piccoli gruppi e dei singoli…ma ciò dovrebbe accadere sempre, non soltanto per portare a termine qualche progetto del P.O.F.! L’eccezionale, a scuola, dovrebbe divenire la normalità e viceversa (anche ciò che ci sembra “normale” andrebbe reso straordinario con la valorizzazione continua di ogni “prodotto”: una frase, una parola che hanno significato per qualcuna/o sono immediatamente da cogliere e “mostrare”)…La relazione è l’unica arma che abbiamo a disposizione per vincere il degrado, la mortificazione, gli abbandoni…Ma non soltanto la relazione fra docente e alunna/o, che pure è fondamentale, bensì quella fra alunno e alunno, fra alunna e alunna, in un continuo confronto di stili di apprendimento e intelligenze giovani che fanno nascere pensieri per poi seguirli o abbandonarli, per farli scontrare e incontrare sul terreno della conoscenza condivisa…Perché credere ancora, e quasi sempre, che l’adulta/o insegnante debba parlare e l’altra/o alunna/o ascoltare e imparare? Indubbiamente l’adulta/o è la/il depositaria/o di un mondo di saperi e valori sociali e culturali, ma non è la/il sola/o. Anzi, non dovrebbe “sentirsi” sola/o, là, sulla sua cattedra, magari reputandosi vittima di un sistema che le/gli impone orari e obiettivi da raggiungere senza lasciarle/gli spazio per la creatività, per l’artigianalità, per l’ascolto attivo… E l’unico modo per non sentirsi sole/i è stare con le ragazze e i ragazzi che provano e riprovano, sudano, nel vero senso della parola, per ripercorrere le strade della conoscenza a voce alta, discutendone ogni angolo buio, ogni luce trovata singolarmente, per poi infonderla anche in compagne/i che quella luce non avevano trovato… Perché non accettare che in classe qualcuna/o possa parlare del “Paradiso” come fa Benigni (mi riferisco ai modi!), magari balbettando parole, descrivendo “primitive” emozioni, gesticolando e facendo “balzane” associazioni… per poi ripartire insieme, con il lavoro cooperativo, verso una eventuale “formalizzazione” delle sue “scoperte” e intuizioni? In ogni classe c’è un “Benigni”, o una/un possibile scienziata/o, o una/un futura/o maestra/o, o una/un filosofa/o, o una/un matematica/o, anche fra quelle/i che sembrano apparentemente lontane/i dall’esserlo perché bloccate/i da situazioni di svantaggio… Non consentire ai pulcini di rompere l’uovo è un vero delitto oltre che un pericolo per la società, ma ogni volta che l’istituzione ci obbliga, a causa degli orari, del numero di alunne/i, di un’organizzazione rigida, di materiali, ambienti e strumenti inadeguati…, a far lezione, senza mettere in azione le/i ragazze/i e le loro energie, noi costringiamo un pulcino a non nascere. Qui, di seguito, i “nuovi” e i “vecchi” programmi di italiano delle scuole elementari e medie, per dar modo di confrontarli nella loro continuità senza doverli cercare nei quattro documenti separati. Scuola elementare: “Indicazioni” della Riforma proposta dall’attuale Ministero Al termine della classe prima, la scuola ha organizzato per lo studente attività educative e didattiche che hanno avuto lo scopo di aiutarlo a trasformare in competenze personali le seguenti conoscenze e abilità: ITALIANO
Al termine delle classi seconda e terza, la scuola ha organizzato per lo studente attività educative e didattiche che hanno avuto lo scopo di aiutarlo a trasformare in competenze personali le seguenti conoscenze e abilità: ITALIANO
Al termine delle classi quarta e quinta, la scuola ha organizzato per lo studente attività educative e didattiche che hanno avuto lo scopo di aiutarlo a trasformare in competenze personali le seguenti conoscenze e abilità: ITALIANO
Al termine della scuola primaria, l'alunno è in grado di riflettere sul funzionamento della lingua, utilizzando conoscenze ed esercitando semplici abilità metalinguistiche
Scuola Media: “Indicazioni” della Riforma proposta dall’attuale Ministero. Al termine del primo biennio, la scuola ha organizzato per lo studente attività educative e didattiche unitarie che hanno avuto lo scopo di aiutarlo a trasformare in competenze personali le seguenti conoscenze e abilità disciplinari: ITALIANO
Al termine della classe terza, la scuola ha organizzato per lo studente attività educative e didattiche unitarie che hanno avuto lo scopo di aiutarlo a trasformare in competenze personali le seguenti conoscenze e abilità disciplinari: ITALIANO
Dai Nuovi
Programmi del 1985 della scuola elementare:
LINGUA ITALIANA Nessuna definizione globale può esaurire la complessità del fenomeno linguistico. Esistono però definizioni parziali che possono essere utilmente assunte: · la lingua è strumento del pensiero, non solo perché lo traduce in parole (permettendo all'individuo di parlare con se stesso, cioè di ragionare), ma anche perché sollecita e agevola lo sviluppo dei processi mentali che organizzano, in varie forme, i dati dell'esperienza; · la lingua è mezzo per stabilire un rapporto sociale: più precisamente consente di comunicare con gli altri e di agire nei loro confronti; · la lingua è il veicolo attraverso cui si esprime in modo più articolato l'esperienza razionale e affettiva dell'individuo; · la lingua è espressione di pensiero, di sentimenti, di stati d'animo, particolarmente nella forma estetica della poesia; · la lingua è un oggetto culturale che ha come sue dimensioni quella del tempo storico, dello spazio geografico, dello spessore sociale. Per l'insieme di questi aspetti, la lingua ha un ruolo centrale nella scuola elementare, sia per il contributo che offre allo sviluppo generale dell'individuo, sia per il carattere pregiudiziale che una buona competenza linguistica ha sulle altre acquisizioni. Pertanto, i compiti della scuola elementare in questo campo sono i seguenti: · fornire all'alunno i mezzi linguistici adeguati per operazioni mentali di vario tipo, quali, ad esempio: simbolizzazione, classificazione, partizione, seriazione, quantificazione, generalizzazione, astrazione, istituzione di relazioni (temporali, spaziali, causali, ecc.); · potenziare nell'alunno la capacità di porsi in relazione linguistica con interlocutori diversi per età, ruolo, status, ecc. e in diverse situazioni comunicative, usando la lingua nella sua varietà di codici, registri e nelle sue numerose funzioni; · offrire mezzi linguistici progressivamente più articolati e differenziati per portare ad un livello di consapevolezza e di espressione le esperienze personali; · promuovere le manifestazioni espressive del fanciullo e il suo approccio al mondo dell'espressione letteraria; · avviare l'alunno a rilevare che la lingua vive con la società umana e ne registra i cambiamenti nel tempo e nello spazio geografico, nonché le variazioni socio-culturali; utilizzare queste dimensioni della lingua per attivare in lui la capacità di pensare storicamente e criticamente. Il
fanciullo ha un'esperienza linguistica
iniziale di cui l'insegnante dovrà attentamente rendersi conto e sulla
quale dovrà impostare l'azione didattica. · ha una varietà di codici verbali e non verbali (tra cui quelli derivati dai mass-media), nella quale il codice verbale è dominante; · ha maturato una capacità di comunicare oralmente in una lingua e in un dialetto; · sa che la lingua scritta esiste e, percependone l'importanza, desidera impadronirsene. Di
fatto queste caratteristiche si manifestano e si compongono in modo
diverso da alunno a alunno. La scuola terrà
presenti queste diversità, differenziando le metodologie e gli
strumenti in rapporto alle esigenze individuali di
apprendimento. Obiettivi e contenuti Nel campo della formazione linguistica la scuola elementare persegue un insieme di obiettivi generali all'interno dei quali vengono individuati alcuni traguardi essenziali, prescrittivi per tutti gli alunni. I. La scuola si propone l'obiettivo di far conseguire la capacità di usare, in modo sempre più significativo, il codice verbale, senza peraltro trascurare altri tipi di codici (grafico, pittorico, plastico, ritmico-musicale, mimico-gestuale, ecc.) che non sono alternativi al codici verbale, ma complementari ad esso. All'interno di questo obiettivo dovrà essere garantito a tutti gli alunni il raggiungimento del traguardo della consapevolezza che: · esistono diversi codici; · ciascuno di essi offre opportunità specifiche; · il codice verbale è particolarmente comodo, in quanto consente con poche unità semplici, di formare un illimitato numero di messaggi; · il codice verbale favorisce l'accesso agli altri codici e consente la riflessione su questi e su se stesso: II.
La scuola si propone l'obiettivo di far conseguire la capacità di
comunicare correttamente in lingua nazionale, a tutti i livelli, dai
più colloquiali e informali ai più elaborati e specializzati; va anche
rispettato l'eventuale uso del dialetto in funzione dell'identità
culturale del proprio ambiente. · saper utilizzare la lingua nelle forme colloquiali richieste dai problemi della vita quotidiana; · rendersi conto di punti di vista diversi riscontrabili in situazioni comunicative; · essere consapevoli delle varietà di forme in cui il discorso si realizza in rapporto a contesti differenti (ad esempio, con i compagni di gioco, con i genitori e i familiari, con l'insegnante, ecc.).
III. La scuola si propone l'obiettivo di assicurare all'alunno una
buona competenza di lingua scritta (lettura e scrittura): ci sono
infatti attività della mente che esigono questo veicolo e si
avvantaggiano del suo uso. · saper leggere e capire i testi di uso quotidiano nei loro significati essenziali e nei loro differenti scopi comunicativi, almeno in rapporto alle necessità e situazioni più comuni; · leggere facili testi di tipo anche letterario, che attivino processi interpretativi; · produrre semplici testi scritti di carattere pratico-comunicativo per utilità personale (prendere nota, prendere appunti), o per stabilire rapporti con altri; · scrivere semplici testi che realizzino, nelle forme a ciascuno congeniali, una iniziale elaborazione di carattere personale. Nel programma non sono state proposte rigide scansioni interne relative a ciascun anno, perché: · si ritiene che queste debbano rientrare nella programmazione formulata dagli insegnanti in relazione alle esigenze della classe; · esiste il rischio che certe indicazioni possano essere interpretate restrittivamente e causare non giustificati insuccessi; · date le caratteristiche particolari della disciplina non è sempre possibile indicare una progressione rigida degli apprendimenti nei diversi anni scolastici. Tuttavia è possibile dare indicazioni orientative che si riferiscono alle:
a)
capacità da attivarsi nel primo anno del corso elementare; a) Capacità da attivarsi nel primo anno Nel primo anno di scuola elementare appare necessario perseguire questi obiettivi: · capacità da parte del fanciullo di esprimersi oralmente e di comunicare in maniera sempre più compiuta su argomenti che gli siano noti e gli appaiano interessanti; · capacità di leggere e di scrivere almeno a quel livello strumentale che è indispensabile fase di accesso all'uso pieno e consapevole della lettura e della scrittura. In particolare, al termine del primo anno o al massimo nel corso del secondo, dovrebbe essere raggiunta la capacità di leggere in maniera scorrevole brevi e facili testi e di formulare il proprio pensiero e comunicarlo per iscritto, rispettando le più importanti convenzioni ortografiche. b) Capacità da sviluppare nell'intero corso elementare. Sin dal primo anno vanno stimolate e gradualmente sviluppate nel corso del quinquennio le capacità dell'alunno di: · cogliere e ripetere con parole sue il contenuto di ciò che ha sentito dire o leggere, o di ciò che lui stesso ha letto; · sapersi inserire opportunamente nelle situazioni comunicative più frequenti e, con gradualità, rendersi conto dei punti di vista diversi; · descrivere ordinatamente le fasi di attività a lui familiari; · eseguire la lettura silenziosa di testi di vario tipo, opportunamente scelti e graduati, e dare prova di averne compreso il contenuto in forme via via più aderenti alle intenzioni comunicative del testo; · comunicare per iscritto con interlocutori diversi in modo via via più ricco e più articolato per contenuto e forma; · produrre testi di vario genere; · acquisire il lessico fondamentale e progressivamente arricchirlo, utilizzando le opportunità offerte da tutte le discipline; · prestare attenzione alle corrispondenze lessicali tra dialetto e lingua allo scopo di evitare interferenze inconsce tra i due sistemi linguistici; · individuare le diversità tra le pronunce regionali dell'italiano e la pronuncia dell'italiano cosiddetto standard, che rappresenta anche la base per una corretta esecuzione scritta. In particolare si raccomanda l'attivazione, a partire dal terzo anno, delle capacità di: · eseguire la lettura a voce alta di testi noti e non, dando prova, anche attraverso un uso appropriato delle pause e dell'intonazione, di averne compreso il contenuto; · scrivere in modo ortograficamente corretto e con buon uso della punteggiatura, con lessico appropriato e sintassi adeguata; · prendere note, appunti, ecc. in forme progressivamente più funzionali e precise; · produrre testi di tipo descrittivo, narrativo, argomentativo; · ricercare e raccogliere informazioni da testi scritti (libri, giornali, vocabolari, enciclopedie, ecc.); · leggere facili testi di tipo anche letterario, che attivino nel fanciullo elementari processi interpretativi e sviluppino il senso estetico; · riflettere sui significati delle parole e sulle loro relazioni (rapporti di somiglianza e differenza, gradazioni di significato, passaggio dal generale allo specifico e viceversa, ecc.); · ricavare il significato di una parola sconosciuta ragionando sul semplice contesto in cui è contenuta; · notare all'interno di contesti alcune elementari concordanze fra parole, organizzando gradualmente questi rilievi in schemi morfologici (flessioni, modificazioni, ecc.); · individuare, attraverso la riflessione sull'uso della lingua (orale e scritta), le fondamentali strutture sintattiche; · applicare la naturale curiosità per la parola alla storia delle parole, soprattutto per quanto riguarda il loro mutamento di significato, anche nel caso di vocaboli provenienti da lingue straniere. Indicazioni didattiche Queste indicazioni vanno considerate come un contributo per la programmazione, che, comunque, deve essere indirizzata a perseguire gli obiettivi o a raggiungere i traguardi già enunciati.
Lingua orale.
La prima attività linguistica dell'alunno nella scuola, decisiva
per gli ulteriori sviluppi, è parlare con
l'insegnante e con i compagni.
Lingua scritta. A livello di
apprendimento iniziale della lingua scritta i metodi in uso sono
parecchi e ciascuno di essi si rifà a motivazioni teoriche che vanno
tenute presenti per effettuare una scelta. Vi sono tendenze
metodologiche le quali partono da un tutto (parole, frasi) che
viene analizzato in elementi
successivamente ricomponibili; altre che partono da elementi per
giungere alla loro sintesi in parole e frasi. Le une e le altre hanno
una loro efficacia didattica, purché vengano
usate senza appesantimenti che riuscirebbero sterili e demotivanti. La
lettura. La prima esperienza di lettura da parte del
fanciullo, che deve essere protratta per
tutto l'arco della scuola elementare, è sentir leggere l'adulto, cioè
sentirgli "eseguire" oralmente la lettura di testi di vario tipo (non
solo racconti, poesie, brani letterari, ma anche brevi notizie tratte
dai giornali, lettere, documenti scolastici, ecc.). La correzione
Per quanto riguarda l'insieme delle attività linguistiche, esiste il
problema del rispetto di certe convenzioni che rendono i testi orali e
scritti, "corretti", non ambigui, largamente comprensibili. La riflessione linguistica Il
fanciullo ha le sue curiosità linguistiche.
Altre curiosità possono essere stimolate in lui: è il momento della
riflessione sulla lingua, una riflessione esplicita concepita come
momento valido in sé e come strumento di conferma della competenza e
delle abilità linguistiche.
Dai
Programmi della scuola media del 1979: ITALIANO I - Obiettivi Il linguaggio esprime e comunica la realtà interiore e l'esperienza dell'uomo. Pertanto lo sviluppo e la maturazione progressivi dell'alunno si realizzano e manifestano in modo eminente attraverso l'educazione linguistica. L'acquisizione di una sempre più sicura padronanza del linguaggio in tutte le sue funzioni è un diritto dell'uomo e, di conseguenza, uno degli obiettivi fondamentali della scuola la quale, con la varietà dei suoi interventi, si propone di promuovere nell'alunno la capacità di esprimere una più ricca realtà interiore ossia il suo pensiero, i suoi sentimenti, come segno di una coscienza di sé, degli altri e del mondo. Tutti i linguaggi propri dell'uomo - verbali e non verbali - devono integrarsi nel processo educativo, anche se ognuno di essi è più specifico oggetto di insegnamento di singole discipline. Il linguaggio verbale, tuttavia, ha una sua evidente centralità; infatti di esso si valgono tutte le discipline per elaborare e comunicare i propri processi e contenuti. Specificatamente si tratta di conseguire "il rafforzamento dell'educazione linguistica attraverso un adeguato sviluppo dell'insegnamento della lingua italiana - con riferimento alla sua origine latina e alla sua evoluzione storica - e delle lingue straniere" (cfr. art. 2 L. 348/77). Principalmente attraverso l'uso e lo studio del linguaggio verbale l'alunno raggiunge gradualmente come obiettivo fondamentale la capacità di: - acquisire ed esprimere l'esperienza del mondo di sé; - stabilire rapporti interpersonali e sociali; - accedere ai più diversi ambiti di conoscenza ed esperienze (estetiche, scientifiche, logiche, tecnologiche, eccetera); - sviluppare, attraverso la riflessione sul linguaggio le modalità generali del pensiero, quali ad esempio, l'articolazione logica, il senso dell'evoluzione nel tempo e della diversità nello spazio, eccetera. - prendere coscienza del patrimonio culturale col quale giunge alla scuola media e accedere via via ad un mondo culturale più ampio, sia moderno che passato, sia nazionale che internazionale. Più specificamente è obiettivo degli insegnanti linguistici far conseguire all'alunno - anche mediante un coordinamento di obiettivi e di metodi - il possesso il più ampio e sicuro possibile rispettivamente della lingua italiana e della lingua straniera. Nella scuola media l'insegnamento della lingua italiana in continuità con gli apprendimenti della scuola elementare, contribuisce alla maturazione e allo sviluppo della comprensione e della produzione del parlato e dello scritto mediante l'interdipendenza dell'ascoltare, parlare, leggere e scrivere secondo le diverse funzioni e varietà della lingua, dirette sia al dominio dei contenuti sia alla graduale acquisizione della correttezza formale. Il primo obiettivo è volto a sviluppare le capacità di capire e di organizzare la struttura dei discorsi parlati e scritti nelle rispettive caratteristiche, in quanto il parlato e lo scritto comportano tecniche e modalità espressive per quanto complementari. Il secondo obiettivo si raggiunge mediante la buona percezione del parlato, una pronuncia largamente accettabile, la lettura corrente ed espressiva, lo scritto corretto anche dal punto di vista ortografico. Ciò consentirà di utilizzare il veicolo essenziale di valori culturali a mezzo espressivo di più ampia fruizione, sia nella comunità nazionale sia nell'incontro con le culture straniere. II - Indicazioni metodologiche Compito dell'educazione linguistica, mediante l'insegnamento dell'italiano, è educare alla espressione e alla comunicazione verbale, promuovendo e sviluppando le capacità potenziali dell'alunno attraverso attività sia espressivo-creative sia fruitivo-critiche. Perciò nel lavoro didattico si darà spazio in modo vario ad attività che sollecitino l'iniziativa dell'alunno e favoriscono il rafforzarsi, delle sue capacità mentali, il suo progressivo contatto con la realtà nonché la conseguente analisi della esperienza, dei pensieri e sentimenti personali da essa suscitati. Così anche l'esperienza stimolerà nell'alunno il processo di assunzione di nuovi contenuti e il bisogno di esprimerli. Infatti, solo se l'alunno acquisisce sempre nuove cose da dire e se la scuola valorizza l'importanza dell'esperienza, si danno le condizioni del processo di riflessione su di essa e della sua consapevole assunzione. Di qui la motivazione dell'impulso a comunicare e conseguentemente la motivazione ad apprendere come esprimersi in maniera personale: il processo andrà cioè nel senso della valorizzazione della maturazione espressiva. Per contro il ricco possesso degli strumenti linguistici favorisce anche la lettura della propria esperienza. Gli apprendimenti linguistici vanno riferiti alle abilità di base (ascoltare, parlare, leggere, scrivere), alle varie funzioni e usi del linguaggio (informare, persuadere, raccontare, esprimere sentimenti e stati d'animo, interrogare, impostare ragionamenti ed argomentarli, partecipare a discussioni eccetera) e, tenendo conto delle varietà sociali della lingua legate a fattori geografici, a situazioni particolari ed ambiti territoriali. La particolare condizione linguistica della società italiana, con la presenza di dialetti diversi e di altri idiomi e con gli effetti di vasti fenomeni migratorio, richiede che la scuola non prescinda da tale varietà di tradizioni e di realtà linguistiche. Queste vanno pertanto considerate, dove esistono, come riferimento per sviluppare, promuovere i processi dell'educazione linguistica anche per la loro funzione pratica ed espressiva, come aspetti di culture ed occasione di confronto linguistico. Questo vale tanto più per gli idiomi alloglotti. Parimenti non si trascureranno le varietà tipiche, ad esempio della lingua colloquiale e familiare, della lingua più formale e colta, perché l'alunno ne sappia cogliere le caratteristiche espressive al fine di utilizzare l'una e l'altra varietà linguistica a seconda della situazione. Il linguaggio delle opere letterarie di prosa e di poesia sarà considerato anche come espressione della tradizione linguistica che ha fornito la base principale della lingua nazionale nell'uso colto come nell'uso popolare. I testi letterari andranno visti pertanto, oltre che come espressione della personalità dell'autore, anche nel loro aspetto estetico e come documento della civiltà, della vita sociale, delle consuetudini e degli usi linguistici. Si promuoverà tanto la lettura libera e corrente non mortificata da commenti minuti, limitati quindi a sobri richiami intesi alla comprensione generale del passo, quanto la lettura guidata dall'insegnante in ordine alla comprensione dell'insieme e dei particolari, ampliando i contenuti del testo attraverso conversazioni, esercitazioni orali e scritte sul significato generale, sugli aspetti essenziali, su elementi lessicali. Sarà utile anche la riformulazione orale e scritta di quanto letto. Si curerà che la lettura sia scorrevole, attenta alla funzione della punteggiatura, realizzata con buona pronuncia italiana. La lettura in classe non può considerarsi sufficiente, e l'insegnante, perciò, favorirà in tutti i modi la lettura personale e l'incoraggiamento a leggere indirizzando all'uso della biblioteca di classe, ove esistente, e della scuola, e l'accesso alle biblioteche pubbliche: tutto ciò perché il leggere è l'essenziale strumento educativo di accesso al patrimonio culturale e naturale fattore di autocultura. L'apprendimento linguistico comporta la riflessione sulla lingua in atto: è il problema della grammatica, non come proposta di astratte e aride cognizioni teoriche e terminologiche, ma come riflessione sui caratteri essenziali dell'organizzazione della lingua sulla realtà dei suoi usi. Tale studio deve coinvolgere l'impegno operativo dell'allievo condotto a riflettere sulle strutture grammaticali come si presentano nei testi di ogni tipo ed a sperimentarle nel proprio parlare e nelle proprie espressioni scritte. Le "regole" della grammatica non sono che uno strumento di analisi della lingua solo approssimativo e sono infatti relative alle varietà linguistiche e alle diverse esigenze espressive: sono inoltre il risultato di una evoluzione storica. La riflessione sull'uso vivo e attuale della lingua va congiunta ad una coscienza storica che porti a cogliere nella evoluzione della lingua le connessioni con la storia sociale, politica e culturale (letteraria, scientifica, tecnologica, ecc.), si constaterà per tale via come la varietà dei nostri dialetti e le vicende dell'affermazione dell'italiano sono strettamente legate alla storia della comunità italiana; e come le lingue costituiscano un documento primario della civiltà. In una prospettiva del genere prenderà forma e sviluppo il riferimento all'origine latina dell'italiano, pur non costituendo più il latino materia di specifico insegnamento. Nel contesto della evoluzione dell'italiano, il latino andrà visto, cioè, come il momento genetico della nostra lingua; andrà, anzi, considerato come la sua componente maggiore, presente e riscontrabile nel lessico, nelle strutture, nella tradizione popolare e dotta, nella lingua scientifica, etc. Si terrà anche conto che il latino è all'origine di altre lingue moderne ed elemento costitutivo nella formazione e nella realtà della cultura europea. III - Indicazioni programmatiche a) Educazione all'ascoltare, al parlare, al leggere e allo scrivere Tenendo presente l'inscindibilità dei vari aspetti dell'educazione linguistica, quello dell'educazione mediante l'ascolto tende allo sviluppo della capacità di distinzione fonologica e di comprensione dei messaggi parlati e dei loro contenuti; ci si avvarrà quindi di messaggi di diverso tipo, inerenti il più possibile alla reale esperienza dell'alunno, da quelli della vita quotidiana a quelli dei mezzi di comunicazione sociale, e in modo particolare a quelli delle letture e delle dizioni espressive. Anche più importante è l'esercizio del parlare, che, favorito dall'intervento immediato e puntale dell'insegnante, guida l'alunno all'acquisizione e all'uso dell'italiano per comunicare con una lingua differenziata secondo esigenze e modi personali. Risulterà utile a questo scopo, ad esempio, far raccontare esperienze personali; promuovere il dialogo con i compagni e con l'insegnante; far esporre quanto ascoltato o letto, o visto in trasmissione televisive, in films o provato davanti ad opera d'arte o nell'ascoltare musica; far discutere un argomento o un problema; guidare gradualmente all'uso più preciso del lessico attraverso l'impiego di sinonimi, contrari, associazioni di parole. Tuttavia, l'esercizio più concreto resta quello della conversazione che fonde insieme i due diversi processi dell'ascoltare e del parlare. Largamente praticata sarà la lettura sia in classe sia in casa: intesa come momento tra i più efficaci dell'educazione linguistica, come impulso al gusto della lettura personale e come stimolo per nuove conoscenze. Per motivare a leggere si sceglieranno letture rispondenti agli interessi più tipici degli alunni: dallo sport all'avventura, dal mondo della natura alla narrativa più viva ed attuale; nel contempo non si trascurerà di avviare e sostenere gli alunni nelle letture intese ad ampliare la loro conoscenza della realtà e ad arricchire la loro maturazione con l'incontro di testi di alto valore letterario, al riguardo dei quali non è da trascurare un sia pur misurato apprendimento a memoria di poesie e passi di prosa. Le letture saranno riferibili al mondo della fantasia (poesia lirica, epica, favole, romanzi, novelle, letteratura di fantascienza etc.), della storia (biografie di personaggi illustri, documenti storici e di tradizioni popolari, passi di epistolario, autobiografie), della scienza e della tecnica (storia di scoperte e di invenzioni, relazioni di viaggiatori, semplici testi scientifici e di tecnica), della vita associata (sport, giornali, testi legislativi e regolamentari, resoconti della realtà economica e sociale), dell'esperienza interiore (testi di carattere religioso e di riflessione morale, diari), della musica e delle arti figurative. Necessaria la lettura di passi, opportunamente scelti, di opere di fondamentale importanza per la nostra lingua e, in genere, per le nostre tradizioni letterarie; é parimenti necessaria la lettura, in ciascuno dei tre anni, di almeno un'opera di narrativa moderna italiana ovvero straniera in buona traduzione italiana (completa o adeguatamente ridotta in relazione all'età degli alunni). Traendo specialmente occasione dall'esperienza dell'alunno, dall'osservazione della realtà, dal contributo delle altre discipline, dalle varie letture, si perverrà all'uso via via più sicuro e personale della lingua scritta, con riferimento alle concrete situazioni che la richiedono, in quanto forma indispensabile per la comunicazione dei messaggi da conservare e trasmettere nel tempo e nello spazio. Da esercitazioni concrete emergerà la consapevolezza che lo scrivere serve ad esprimere se stessi, commuovere, informare, persuadere, documentare, rendere esplicito il proprio pensiero, mediante appropriate forme linguistiche: si promuoveranno perciò - individualmente e in gruppo - libere espressioni spontanee, diari, cronache vissute e riflessioni; stesura di corrispondenza; preparazione e compilazione di questionari; descrizione di eventi e di esperienze, resoconti, verbali e relazioni, riassunti, manifesti, regolamenti relativi alla vita della classe, articoli per i giornali scolastici, ecc. Nella correzione degli elaborati scritti dagli alunni, si mirerà ad educare alla congruenza tra il testo scritto e le sue finalità espressive e comunicative, ed insieme all'acquisizione di un corretto uso grammaticale e dell'ortografia, con particolare attenzione per l'interpretazione. E' da sottolineare l'esigenza di offrire costanti occasioni agli alunni di esprimersi liberamente nelle forme e nei modi che meglio corrispondono alle loro esigenze e al loro livello di maturazione. In tali libere attività espressive è consigliabile associare alla scrittura disegni, fotografie, schemi, diagrammi, ecc., congiungendo linguaggi diversi in un unico risultato espressivo. b) Riflessione sulla lingua La riflessione grammaticale non si realizzerà come studio formale - poco corrispondente ai modi di apprendimento dei preadolescenti e perciò poco produttivo - ma - andrà inserita nel processo di sviluppo linguistico espressivo, come uno dei mezzi atti a promuovere tale sviluppo. Essa muoverà da concrete esperienze linguistiche per avviare gli alunni a valersi coscientemente dei materiali linguistici, descriverne gli usi concreti ed arrivare successivamente alle conseguenti generalizzazioni delle strutture fondamentali dell'italiano sia per quanto attiene agli aspetti più propriamente grammaticali (piano semantico, sintattico, morfologico, fonologico), sia per quanto attiene alle funzioni comunicative della lingua. Lo studio del lessico è importante per allargare e precisare l'ambito delle proprie conoscenze ed è favorito dalla estensione e molteplicità delle esperienze. Servendosi del più vario materiale disponibile, ricavato anche dall'uso linguistico personale degli alunni, si tenderà a far acquisire coscienza e padronanza di alcune importanti proprietà del lessico stesso: derivazione, composizione, giustapposizione, affinità di forma e di significato, rapporti tra significati pluralità di significati, appartenenza dei vocaboli alle diverse varietà della lingua. Sarà importante abituare a cogliere valori e significati delle parole sia esaminando contesti significativi, sia utilizzando ampiamente e criticamente il vocabolario ed altri strumenti fondamentali di consultazione e di studio, quali enciclopedie, atlanti, etc. c) Riferimento all'origine latina della lingua e alla sua evoluzione storica. Dalla varietà attuale delle lingue, all'uso vivo, dal confronto tra documenti di vario genere e di epoche diverse si ricaveranno, anche attraverso ricerche dell'alunno, quei dati che lo abituino a collocare la lingua italiana nello spazio e nel tempo e lo aiutino a sistemare le sue conoscenze più varie (storiche, geografiche, scientifiche, etc.) e le sue esperienze pratiche. In particolare si cercherà di cogliere adeguatamente il riflesso che gli eventi salienti della mostra hanno avuto fino ad oggi sulla nostra lingua. Si darà rilievo agli scambi con le altre lingue moderne, si metterà in luce l'apporto dei dialetti e la loro utilizzazione pratica ed espressiva ( in canti, racconti, proverbi). Dei dialetti e delle lingue delle minoranze etniche si accennerà alla funzione sia nel passato, sia nel presente. Si cercherà - ove possibile - di delineare una prospettiva cronologica complessiva dei fatti via via illustrati e di mettere in risalto i fattori generali della trasformazione delle lingue come le mescolanze dei popoli, la formazione degli stati, lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione (introduzione della scrittura, della stampa, dei mezzi di comunicazione sociale). In questa prospettiva si collocano i riferimenti all'origine latina dell'italiano, da realizzarsi tuttavia, in modo non sistematico e non finalizzato all'apprendimento autonomo del latino. L'origine latina - presente direttamente o indirettamente nel lessico italiano - potrà essere utilmente esplorata, mettendo in evidenza le modificazioni semantiche e fonologiche: facendo così prendere ragione sia di alcuni aspetti fonologici (quali la pronuncia e l'ortografia di alcuni fonemi italiani), sia di alcuni aspetti semantici (quali le derivazioni, i calchi, i prestiti etc. la concorrenza di parole di tradizione popolare e di parole di introduzione dotta). Analogamente alcune strutture morfo-sintattiche italiane protranno essere messe a confronto con elementari strutture latine, omogenee o divergenti, per osservarne la genesi, le variazioni e la permanenza nella lingua italiana. L'importanza del latino sarà così mostrata anche facendo ampi riferimenti al quadro storico generale (as es. alla formazione della civiltà romana; all'affermazione del cristianesimo; ad alcuni aspetti della cultura europea). Attraverso le esercitazioni proposte nelle varie parti del programma l'insegnante verificherà il grado di maturità linguistica raggiunto dagli allievi e le capacità di analisi e di sintesi. Tale verifica gli suggerirà interventi, stimoli e rinforzi appropriati: per esempio, o verso il leggere o lo scrivere più liberi o verso il leggere e lo scrivere più organicamente guidati. La verifica gli permetterà di individuare anche il livello linguistico generale sul quale più opportunamente insistere e gli indicherà quando sarà possibile orientare gli alunni verso una maggiore ricchezza e finezza espressiva. L'insegnante procederà alla valutazione tenendo conto del sostanziale sviluppo delle varie abilità - distinguendone gli aspetti essenziali da quelli superficiali - e dalla maturazione dell'alunno.
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