Per un'introduzione al Counseling Scolastico
di Raffaele Sperandeo - psichiatra, psicoterapeuta
Le professioni che si svolgono all'interno di rapporti
interpersonali presentano un duplice livello di esistenza, quello contenutistico che
attiene specificamente al ruolo ed alle competenze professionali in questione e quello
relazionale che si gioca sugli aspetti complessi ed apparentemente impalpabili della
comunicazione e della personale capacità ad interagire in modo efficace con l'altro.
Il lavoro dell'insegnante a pieno titolo rientra in
queste professioni che si confrontano con la complessità dell'interagire umano. Il
livello relazionale del lavoro degli insegnanti non può essere ridotto ad elemento
accessorio dell'azione didattica in quanto determina in modo sostanziale la possibilità
di applicare gli strumenti ed attivare le funzioni della professionalità dei docenti.
Il processo di apprendimento avviene all'interno dell'interazione tra l'insegnante e
l'allievo, la fluidità di questo rapporto determina in ogni momento la disponibilità
dell'allievo ad accogliere i messaggi culturali veicolati con i moderni strumenti della
pedagogia. Dove la relazione allievo-docente è vischiosa o bloccata nasce un circolo
vizioso che conduce al fallimento sicuro dello scopo didattico. Al rifiuto da parte
dell'allievo delle materie di studio, ma in realtà indirizzato al docente, segue un
rifiuto più o meno consapevole dell'allievo da parte del docente che compromette in modo
definitivo l'iter formativo del discente.
Gli insegnanti, in realtà, nella quasi totalità
dei casi si trovano ad interagire con alunni che proiettano sui docenti i modelli
relazionali tanto spesso disfunzionali appresi in ambiti estranei alla scuola. Chi insegna
quindi ha la necessità di padroneggiare con sensibilità e forza gli strumenti
relazionali e comunicativi, pena il diventare vittime inermi ed impreparate di distorsioni
psicosociali prodotte da altri.
Il fallimento del lavoro didattico non è mai un
evento emotivamente neutro. Il dolore morale che l'allievo ed il docente esperiscono hanno
spesso conseguenze rilevanti, talvolta con risvolti medici, sulla motivazione a continuare
il proprio percorso o sulla valutazione serena della propria realtà esistenziali.
L'insegnante, in modo particolare, è esposto al rischio di quell'articolato processo
definito burn out caratterizzato da un vissuto di impotenza, demotivazione,
perdita di interesse per la propria professione e spesso difficoltà ad interagire con i
colleghi e con l'ambiente istituzionale.
Lo sviluppo da parte dei docenti di competenze
comunicative e relazionali valide è troppo spesso affidato ad una creatività personale
che si affina con l'esperienza ma ignora i parametri e gli strumenti che la psicologia ha
elaborato all'interno della propria evoluzione concettuale.
D'altra parte, lo sviluppo da parte dei docenti di
competenze comunicative e relazionali valide è troppo spesso affidato ad un patrimonio di
entusiasmo e creatività personali che con gli anni tendono a scemare, quando non sono
supportati da un altro patrimonio di strumenti e modalità operative che la psicologia ha
da proporre.
Il rapporto di Counseling si struttura come relazione di aiuto non
direttiva, fondata su un ascolto attivo ed empatico che, in un clima di attenzione e
rispetto, pone al centro il 'cliente' con le sue istanze e i suoi bisogni,
valorizzandone le potenzialità di cambiamento. Il Counseling non è una
pratica terapeutica, ma una modalità di approccio che tende ad agevolare l'analisi dei
problemi e dei vissuti ad essi connessi, in vista di una maggiore congruenza tra
cognizioni ed emozioni e dell'individuazione autonoma di una risposta trasformativa
alla propria situazione esistenziale, laddove essa generi quella sofferenza che muove la
richiesta di colloquio. Il Counseling, pertanto, si offre come strumento operativo per il
docente, ma anche come esperienza personale dell'essere ascoltati e compresi nella
difficilissima arte di insegnare.