Negli anni pionieristici la comunicazione tra l'uomo ed il computer era ridotta al minimo, e per giunta presentava uno stile oscuro. Si usava un linguaggio enigmatico e le espressioni sembravano cifrature da controspionaggio. Il crescente successo dei personal computers negli anni settanta ed ottanta accentuò il bisogno di chiarezza in modo prepotente. Oggi con l'ampliarsi del web, gli esperti di Human-Computer Interface (HCI) fanno concorrenza alla più suggestiva comunicazione televisiva.

Nel 1990 un certo Jackob Nielsen, partendo dall'analisi statistica di più di duecento difetti di usabilità incontrati nella pratica quotidiana, ricavò dieci regole volte a migliorare la comunicazione uomo-macchina. Le cosidette euristiche di Nielsen  intendevano dare una guida semplice e chiara per disegnare una buona interfaccia e/o per valutarla una volta che è stata creata. In breve le regole di Nielsen chiedono:

  1. LA VISIBILITA’ DELLO STATO DEL SISTEMA - L'interfaccia dovrebbe indicare all’utente cosa sta succedendo in ogni momento

  2. LA CORRISPONDENZA FRA IL SISTEMA E IL MONDO REALE - Utilizzare le convenzione del mondo reale, facendo apparire l’informazione in modo naturale e secondo una logica comune. Usare una terminologia comune e non specialistica.

  3. IL CONTROLLO DA PARTE DELL’UTENTE - Quando l'utente sbaglia, dargli sempre una via d’uscita. Prevedere ovunque i comandi "annulla" e "riprendi".

  4. LA COERENZA E GLI STANDARD UNIFORMI - Adottare significati univoci nella stessa applicazione. Ove possibile rilevare le convenzioni delle piattaforme (Mac,PC,ecc)

  5. LA PREVENZIONE DI ERRORI - Una buona progettazione impedisce che l'utente possa sbagliare.

  6. RENDERE VISIBILI OGGETTI, AZIONI E OPZIONI - E' meglio riconoscere che ricordare. L’utente non deve memorizzare informazioni tra una schermata e l’altra.

  7. LA FLESSIBILITA’ ED EFFICIENZA DI USO - Acceleratori e scorciatoie risultano gradite ai più esperti. Permettere agli utenti di personalizzare le operazioni più frequenti.

  8. L'ESTETICA ED IL DESIGN SIANO MINIMALISTI - I dialoghi non devono contenere informazioni irrilevanti che rendono più oneroso il discernimento e le decisioni.

  9. L’UTENTE VENGA AIUTATO A RICONOSCERE, DIAGNOSTICARE E CORREGGERE GLI ERRORI - I messaggi di errore devono essere espliciti (non in un linguaggio oscuro!) indicando esattamente il problema e suggerendo una soluzione costruttiva.

  10. LA DOCUMENTAZIONE - Aggiungere al sistema una documentazione chiara come guida e sostegno suppletivi.

Per arrivare alle obbiezioni del suo professore, c'è da dire che questo elenco solleva qualche riserva.
Il buon senso dice che gli informatici avrebbero potuto rivolgersi agli esperti di grafica, di psicologia, di semeiotica e comunicazione sociale per risolvere i loro problemi invece di far da soli (vedi anche 72). Invece hanno fatto da soli e potremmo dire che hanno "reinventato l'acqua calda".
Inoltre, muovendosi secondo una ristretta visione delle cose, hanno cercato un ricettario a proprio uso e consumo. Confidavano in una indicazione semplice ed economica ma questa è una utopia data la ricchezza della comunicazione umana. Negli anni ottanta si contavano più di mille abcedari di HCI, Nielsen ha chiuso un periodo di confusione con la sua lista, ma l'equivoco di fondo, ovvero la banalizzazione del problema, permane. Per superare la ristrettezza delle indicazioni alcuni, compreso lo stesso autore, hanno proposto dei perfezionamenti, ad esempio hanno suggerito l'adozione di un linguaggio formale per l'HCI. Questo però va un pò a cozzare con la creatività comunicativa la quale deve avere i suoi spazi.

In conclusione i tecnici, che per definizione hanno poca fantasia, si lasciano guidare da Nielsen. Si potrebbe dire: meglio questo che niente.
Certo. Il ricettario va bene per iniziare e per semplici applicazioni. Per lavori più impegnativi si farà ricorso alla consulenza dei creativi.

Le euristiche rivelano l'inclinazione semplificatoria di alcuni, la scarsa cultura che regna nel settore che mi pare ben tratteggiata da Fabrizio Comolli:

"...Questo chiede il mercato. Il mondo del web business, qui e ora, (..) non metodi, non problemi, ma pillole pronte all'uso."

  

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anno 2005

101. Due domande:-1°) l'usabilità delle interfacce, rispondendo con le euristiche di Nielsen, il prof. ha detto che non andava bene, mi può dire cosa sono?

102.- 2°) Cos'è la
grammatica in un
linguaggio
formale ?

Innanzi tutto introduciamo il concetto di linguaggio formale (es. Pascal, Prolog) il quale viene creato dagli esperti secondo un preciso piano. E lo contrapponiamo al linguaggio naturale (es. l'italiano, l'inglese, il francese ecc.) il qualeviene creato da una comunità umana al di fuori di uno specifico progetto.
 

Pieno di improvvisazioni ed invenzioni, il linguaggio naturale presenta equivoci e contraddizioni. Talora ci si domanda il significato di una frase sibillina. Al contrario il linguaggio formale (che talora prende in prestito le parole dall'altro) segue regole esplicite che non ammettono eccezioni e non consentono sinonimi e omonimie, cioè ogni termine ha un solo significato e mai due o tre. Il valore di una frase è assolutamente privo di ambiguità o di sfumature, ed è sempre possibile determinarne la correttezza.


Il linguaggio naturale è un sistema aperto e creativo. Si rinnova continuamente, divenendo così inesauribile e con un grande potere espressivo. Un linguaggio formale è, invece, per la sua stessa natura, chiuso con un potere espressivo molto limitato.  

 

La grammatica è l'insieme di regole che definiscono un linguaggio. La grammatica del linguaggio naturale viene dettata a posteriori poiché, come abbiamo detto, il linguaggio è spontaneo. Viene invece stabilita a priori per il linguaggio formale. La lingua parlata la fanno i popoli, ed i vocabolari ne rilevano gli orientamenti. Le grammatiche sono descrittive mentre quelle dei linguaggi formali sono rigidamente normative. 

 

La grammatica comprende due sezioni principali: la sintassi e la semantica.

- la sintassi, che ha un ruolo centrale nei linguaggi formali, definisce 

  • L'alfabeto A, i cui elementi sono generalmente in numero finito.

  • L'insieme P delle parole, che sono particolari allineamenti di elementi di A.

  • L'insieme F delle frasi, che sono combinazioni di elementi tratti da P. 

La scelta delle parole e delle frasi viene guidata da regole esatte che nel loro insieme formano appunto la sintassi. Essendo rigida e razionale la sintassi di un linguaggio formale può essere definita mediante un metalinguaggio (vedi 50).

- La semantica riguarda il rapporto esistente tra gli elementi P ed F con gli oggetti del nostro pensiero e/o del mondo fisico. Questa complessa corrispondenza definisce l'interpretazione dell’espressione linguistica che è importantissima per il linguaggio naturale, lo è molto di meno per quello formale che descrive solamente elementi tecnici. 

Le caratteristiche del linguaggio formale e naturale che appositamente abbiamo messo in opposizione dovrebbero aiutare il lettore che ha posto la domanda. 

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anno 2005

Il primo è un noto programma televisivo; invece blog è un neologismo informatico, di moda nell'anno da poco passato. E' stato infatti al primo posto nel 2004 nelle ricerche dei navigatori americani, cioè la cosa che hanno cercato di più nel web sono stati i blog. Ha superato altri termini legati alle vicende elettorali ed alla guerra in Iraq ('incumbent', 'electoral', 'insurgent'). La parola più ricercata nel 2003 era stata 'democrazia'. 

Un blog è un sito personale, viene definito dal dizionario Merriam-Webster come: "Sito web contenente un diario personale, con riflessioni, commenti e spesso link forniti dall’autore".

  

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anno 2005

103. Non ho capito bene se Blob o Blog...

 




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