Premessa
Il digitale modifica
considerevolmente le condizioni di utilizzazione e d’uso
dell’immagine, il suo posto nelle lezioni, le competenze che ogni
alunno deve acquisire, le precauzioni tecniche e documentaristiche
ed, infine, le immancabili conseguenze pedagogiche.
In effetti, oggi il
digitale fornisce oggetti ed usi nuovi ed è possibile digitalizzare
qualsivoglia documento, fotografare, creare, modificare …
Purtuttavia, il mondo
della scuola resta legato alle immagini tradizionali, alle
illustrazioni dei manuali, alle carte murali ed alle tavole
anatomiche; esso, però, si avvicina ora ai programmi specialistici,
alle diapositive, ai videogrammi ed ai film con le banche di
immagini e le animazioni Flash.
Senza dubbio non è
inutile ritornare sui ruoli assegnati alle immagini nelle pratiche
educative e pedagogiche, riflettere sui modi d’uso dei docenti e
degli allievi, di interrogarsi sulla padronanza intrinseca associata
alle immagini, particolarmente in materia di competenze trasversali.
Delle immagini,
perché e per cosa farne?
Onnipresente in
classe, l’immagine occupa degli statuti differenti. Quando illustra,
essa apporta un valore di esempio al discorso testuale ed offre,
così, un’altra prospettiva; essa si apre anche allo schema da
consultare o da costruire; infine essa consente di avvicinarsi e di
comprendere dei fenomeni complessi, particolarmente in una
dimensione di visualizzazione dinamica.
Il ruolo più tradizionale assegnato all’immagine è quello
d’illustrare le lezioni, di illuminare il discorso con un altro modo
di espressione complementare e di aprire così la via verso una certa
multimodalità. Si conosce l’impatto della diversificazione delle
modalità di comunicazione, e quindi di sollecitazione dell’attività
cognitiva sugli apprendimenti, per meglio comprendere e meglio
acquisire un concetto. E’ il ruolo delle illustrazioni dei manuali
scolastici o delle proiezioni collettive in classe.
I
manuali di Storia utilizzano la riproduzione di incisioni, di stampe
d’epoca o di altre forme di espressione artistica per consentire di
meglio rappresentare il passato attraverso documenti autentici. Per
la Geografia si utilizza specificatamente la Cartografia, in
relazione con l’immagine fotografica. Per le Scienze della Terra,
fondate sull’osservazione dei fenomeni, si ricorre all’immagine per
conservare e mostrare le tracce dell’evoluzione. Per le Lingue
Moderne le immagini sono utilizzate come stimoli o supporti o
occasioni di scambi…….
Un’altra dimensione dell’immagine è quella dello schema, che
semplifica per meglio evidenziare un aspetto, una costruzione, una
rappresentazione. Essa trova un posto particolare nelle discipline
scientifiche, per le quali è un modo di passare dalla
rappresentazione al modello e di fare accedere, sotto una forma
accessibile, alla nozione di modellizzazione scientifica.
Essa rappresenta graficamente dei concetti o dei dispositivi più
astratti, sotto delle forme codificate, come gli organigrammi, le
modellizzazioni di dati e di trattamenti, gli schemi funzionali,
ecc. Tante maniere indispensabili per accedere ai campi di
conoscenza corrispondenti.
L’immagine può anche iscriversi in un approccio spaziale o dinamico.
Si conosce l’importanza della qualità dell’immagine per comprendere
una figura complessa di geometria nello spazio, e quest’esempio è
emblematico delle questioni relative alla rappresentazione di
oggetti e di scenari in tre dimensioni sotto forma piana. La
fotografia richiede un approccio preventivo della prospettiva, ma
soltanto la padronanza dell’immagine permetterà l’accesso ai
concetti corrispondenti.
Altri campi nei quali l’immagine apporta una dimensione di
visualizzazione essenziale, sono costituiti dalla costruzione e
dalla rappresentazione dinamiche. La figura geometrica è meglio
compresa, quando è costruita davanti all’alunno ed i concetti di
luoghi geometrici sono più accessibili, quando è possibile deformare
una figura! Le difficoltà ad accostarsi a dei concetti semplici come
la tangente di una curva con modificazioni successive della figura,
svaniscono rapidamente con l’introduzione del movimento, della
deformazione.
La fotografia spettrografica, o più semplicemente la video,
permettono oggi di decomporre il movimento con una facilità ed una
precisione accresciute.
Il campo della costruzione progressiva, della deformazione e del
movimento è oggi un settore in forte sviluppo.
L’animazione pone oggi altre questioni, legate al contesto d’uso.
Fondata molto spesso su di un approccio schematico e modellizzante,
essa si basa su di una semplificazione che confina al rango di
implicito tutto ciò che non è visualizzato, in una pratica di
approssimazione talvolta pericolosa. La capacità di evocazione
dell’animazione è tale che può contribuire all’illusione della
comprensione e la sua apparente facilità d’uso impone al docente una
ri-collocazione in contesto.
Addomesticare
l’immagine
Onnipresente a scuola,
l’immagine lo è anche nella vita di tutti i giorni: foto nella
stampa, pubblicità, immagini televisive, fotografie e video sono
dappertutto e richiedono da ciascuno di noi la capacità di saperle
leggere, interpretarle, analizzarle. L’immagine richiede, quindi, il
possesso dei concetti tecnici, quando si tratta di produrla, di
modificarla, di trasmetterla o di restituirla. Quale grado di
padronanza bisogna raggiungere per leggere in maniera pertinente dei
reportage sempre più crudi e dar loro una dimensione di
obiettività che coinvolga il produttore e l’utente finale,
e all’altro capo della catena comprendere le sollecitazioni del PC
che propone “d’installare il codec per leggere i DIVX”
o “di scegliere un formato ed un tasso di compressione?”
L’esplosione della
commercializzazione di strumenti digitali come gli scanner, le
videocamere e gli apparecchi fotografici, conduce ad una
moltiplicazione considerevole del numero di immagini che
accompagnano le nostre vite con una nuova dimensione d’immediatezza.
Il digitale offre oggi
la possibilità di produrre una grande quantità di immagini senza
alcuna difficoltà, con una qualità quasi professionale.
Le stampanti a colori
sono oggi diffusissime; gli scanner con una definizione d’immagine
elevatissima, sono posti in vendita per poche decine di euro; le
fotocamere digitali hanno avuto una forte impennata nelle vendite;
le videocamere digitali consentono di girare dei filmati di grande
fedeltà, con un costo di acquisto abbastanza accessibile; i PC
destinati al grande pubblico effettuano ormai qualsiasi operazione,
riservata una volta alle grandi imprese.
Da tutto ciò
discendono degli aspetti che meritano di essere segnalati per una
riflessione attenta sulle loro implicazioni:
-
Gli aspetti
legali, prima di tutto, devono essere oggetto di una
particolare attenzione: diritto d’autore e diritti dell’immagine
sono lì per ricordarci che l’immagine è un’opera dell’ingegno e,
come tale, è sottoposta ai vincoli della legislazione in
materia. Ma anche il diritto all’immagine è lì per ricordarci
che ciascuno di noi è padrone della propria immagine, libero di
autorizzarne o no tale o tal altro uso.
-
Gli aspetti
legati alla codificazione, se non costituiscono una
competenza antecedente a qualsiasi uso, sono determinanti sin
dal momento in cui si desidera diversificare l’utilizzo di detta
immagine. Tipo di codificazione, modi di restituzione dei
colori, modi di compressione e principi algoritmici associati
sono tanti campi per i quali è indispensabile una conoscenza dei
fondamenti epistemologici allo scopo di elaborare degli usi
corretti degli strumenti a disposizione.
-
I fondamenti
dell’attività infografica devono oggi essere affrontati, dal
momento che il ricorso a programmi sempre più complessi é
quotidiano, basti pensare alla complessità dei programmi di
ritocco delle immagini. La distinzione concettuale fra gli "strumenti
vettoriali "e gli "strumenti punto a punto"
(bitmap), costituisce una base essenziale per giungere a
dei risultati e per porre in opera le strategie adatte all'uso
di strumenti multipli.
Digitale: nuove
immagini, nuove pratiche?
Se l’immagine, nella
sua più generale accezione, è una vecchia conoscenza della scuola,
l’immagine digitale vi trova naturalmente il suo posto, in una
continuità di buona lega.
Tuttavia, è opportuno
interrogarsi sui cambiamenti che il digitale comporta nell’uso
pedagogico dell’immagine.
Il digitale è, innanzi tutto, un pegno di qualità, o piuttosto di
costanza della qualità. Sarebbe assurdo pretendere che la qualità
mancasse alle pitture di Michelangelo o alla produzione video
digitale professionale; in compenso, il digitale apporta una
fedeltà fino ad allora sconosciuta nella restituzione
dell’immagine. Là dove un tratto sfuma, dove un colore si appanna a
causa della semplice usura del tempo, l’algoritmo “0-1”
resta tale e quale nel tempo.
Il digitale, associato alle tecniche di compressione e di trasporto,
garantisce l’accesso istantaneo, immediato a costo zero. Il digitale
è anche la facilità di acquisizione, di trattamento e di
modificazione. Ma la condizione indispensabile perché si verifichi
tutto ciò è la padronanza degli strumenti concettuali e di quelli
fisici. Infine, il digitale è, soprattutto oggi, l’integrazione
multimediale, che permette di associare l’immagine ad altre
immagini, a testi, a suoni, in un’unità di informazione e di
comunicazione mai realizzata.
L’immagine digitale in pedagogia si basa su di una tradizione
veramente forte, su delle pratiche saldamente inscritte nella
cultura scolastica. Essa consente di fare “le stesse cose”
di una volta, in un ambiente tecnologicamente rinnovato.
Primo vantaggio, l’unità dei mezzi costruita attorno
al computer e l’unità-corollario del modo di
restituzione-diffusione. La complessità apparente dell’esordio
lascia il posto alla semplicità ed alla coerenza, dal momento in cui
si padroneggia l’ambiente tecnologico.
Secondo vantaggio, che apre un universo di possibilità da esplorare
progressivamente, è costituito dalle nuove capacità di trattamento
dell’immagine che consentono la preparazione delle lezioni in tempo
reale, davanti agli alunni o, meglio, dagli alunni stessi, che siano
pervenuti ad un certo livello di capacità e competenze informatiche.
Possibilità considerevole dell’immagine digitale è che essa non
necessita di mettere sul tappeto tutte le pratiche rivenienti da ani
di esperienza e d’uso, essa incoraggia un’evoluzione nella
continuità, un approccio meno repellente e meno spaventoso,
attraverso la formazione, l’accompagnamento, il tutoraggi,
l’assistenza ……
Effetto immediato del digitale, gli hard disk delle postazioni e
della rete vanno progressivamente riempiendosi di immagini, senza
parlare anche dei CD-ROM e DVD, ecc.
Il posto occupato non è in se inquietante, la capacità degli hard
disk aumenta regolarmente. In compenso, ci si può interrogare sulla
capacità di sfruttare tutte queste immagini conservate, non soltanto
per ritrovarle, ma anche per conservarne tutte le informazioni
associate di data, autore, diritti, contesti, ecc.
L’approccio documentaristico, si sarà compreso, si rivela
essenziale, senza che delle risposte adattate e standardizzate siano
sempre espresse. L’indicizzazione dell’immagine resta un campo di
ricerca ancora largamente aperto, le cui sottigliezze semantiche e
semiologiche non sono alla portata del neofita.
Quale atteggiamento adottare? L’utilizzo del programma di
documentazione dell’Istituto? La costituzione di una o più banche di
immagini, ad esempio in Intranet? Il ricorso a dei servizi internet
di immagazzinamento e di indicizzazione? Senza alcun dubbio nessuna
risposta ai quesiti precedenti apporta una soluzione universalmente
utile ed ognuno dovrà interrogarsi sul modo o sui modi di
sfruttamento documentaristico da porre in opera. In tutti i casi,
oggi o in un prossimo avvenire, lo sfruttamento documentaristico
delle immagini digitali diverrà una componente essenziale della
riflessione e del progetto del sistema di informazione d’istituto.