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INTERNET, UN NUOVO PIANETA DA GOVERNARE di Andrea Torrente
Premessa Guardare le nuove tecnologie con l’occhio di un moderno geografo è un esercizio appassionante ma anche necessario. E’ quasi istituire un nuovo modello, con discrezione, ma durevolmente, senza chiedere il parere dei cittadini che plasmano i territori da secoli. Ma dove sono questi nuovi territori? Chi li governa? Delle istanze di regolarizzazione, delle volontà, dei fornitori, dei desideri di autoregolazione, delle leggi di mercato o delle regole nazionali? Quali informazioni fornire per padroneggiare delle sfide in apparenza oscure e, tuttavia, determinanti. Per prendere in considerazione i nuovi territori costruiti attraverso le reti e le tecnologie, bisogna dapprima tentare di capire se Internet ha una sua identità geografica. Ad esempio, i server che consentono l’accesso alle informazioni che transitano attraverso la rete sono di proprietà di una collettività territoriale, di una nazione o di un’organizzazione privata? Al centro delle preoccupazioni degli europei, oggi si trovano queste macchine, in apparenza anodine, situate prevalentemente nell’America del Nord, ma i tecnici che amministrano i diversi strati del protocollo Internet appartengono ad entità sovrane ed indipendenti o sono soggetti economicamente o legalmente a dei governi? Le risposte a queste domande fondamentali per l’avvenire della democrazia in rete richiedono una conoscenza puntuale, poco accessibile ai comuni mortali.
I nomi di dominio Il diritto e le leggi creano delle linee di forza per i territori consentendo degli scambi rispettosi delle differenze culturali e sociali di ciascun territorio. Trovare delle regole generali su scala europea pone numerosi problemi, ma applicarli su scala planetaria sembra oggi una sfida insormontabile. Tuttavia, il diritto di ogni nazione dovrebbe potersi applicare agli scambi su Internet, senza per questo bloccare la libertà di espressione o di commercio. Che dire dei nomi di dominio e della sovranità nazionale? Se ogni paese esiste virtualmente, grazie alla denominazione amministrata dall’ Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (I. C. A. N), alcune comunità desiderano apparire senza riferimento nazionale. Alcune comunità linguistiche hanno, invece, il desiderio di essere riconosciute in linea e di raggruppare la loro diaspora attraverso Internet. Delimitare il proprio quartiere sulla Rete sarà senza dubbio determinante negli anni a venire, quando i gruppi si batteranno per restare in vita con armi nuove, più elettroniche che fisiche. E numerosi sono i popoli senza nazione, o dispersi in diversi paesi, che si augureranno di poter beneficiare di un’esistenza virtuale …. molto reale.
Internet: chi governa? Nessuna risposta automatica, nessuna evidenza, nessun consenso, ad oggi, è emerso dalle discussioni che si svolgono a livello nazionale ed internazionale. In particolare perché Internet è composto da numerosi sottoinsiemi gestiti – in generale in modo soddisfacente da persone o da organizzazioni competenti – a livello di un paese, di un protocollo o di una tecnologia ma senza visione d’insieme. Ciò non impedisce alla Rete di ingrandirsi, agli utenti di moltiplicarsi ed alle seccature di crescere in parallelo. Ciò non impedisce neppure ad una certa diffidenza di farsi strada e di diffondersi. Una Rete ritenuta ingovernabile, delle tecnologie che progrediscono alla velocità dei ricercatori e delle industrie che le sviluppano, dei bisogni crescenti su scala planetaria, degli utenti sempre più attivi che inventano degli usi nuovi, dei governi che cercano delle legislazioni applicabili: queste sono le sfide che si presentano alla società dell’informazione. Chi può, chi deve porre in essere le regole da far rispettare sulle reti elettroniche? Non è la prima domanda da porsi, prima di cercare di stabilire queste regole? Tuttavia, spesso è proprio l’inverso che si produce! La buona condotta, la Carta, la produzione di un marchio di garanzia, sono tante soluzioni raccomandate all’inizio degli anni di Internet, come modelli di co-regolazione per ciò che riguarda i contenuti in linea, particolarmente sul WEB. Alcuni anni più tardi, è necessario constatare che queste raccomandazioni sono rimaste lettera morta e che le Carte, i marchi di garanzia non sono affatto riconosciuti dagli utilizzatori finali. Nel campo dei media tradizionali, numerosi sono i governi che hanno, al momento della liberalizzazione delle onde herziane, cercato i mezzi per regolare la nascita di nuove stazioni. Ma la soluzione per regolare Internet a livello di un paese si rivela una missione complessa, talvolta impossibile, poiché le frontiere della rete sono più tecniche che geografiche.
Delle istanze internazionali di “controllo” Internet, rete pubblica e mondiale di comunicazione, è sovente caratterizzata come una “rete senza testa”, della quale nessuno può rivendicare né la direzione né la gestione. Tuttavia, fin dagli inizi di Internet, sono state create delle specifiche istanze di controllo per vegliare sull’armonizzazione tecnica degli anelli della catena di trasmissione delle informazioni. L’Internet Engineering Task Force (I. E. T. F) o il World Wide Web Consortium (W3C) lavorano per elaborare delle norme e degli standard che regolino il funzionamento di Internet e dei P.C. Ma, parallelamente, delle vecchie istituzioni come l’Organizzazione Internazionale di Normalizzazione (I. S. O) e l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (U. I. T) fanno evolvere le proprie responsabilità per farsi carico di Internet. Le loro raccomandazioni, emesse dopo consultazioni con esperti e con i rappresentanti di diversi organismi, pubblici e soprattutto privati, consentono di avallare le nuove versioni dei programmi di creazione in linea, di validare l’efficacia di nuovi linguaggi documentari, ecc. I loro pareri hanno valore regolamentare. Al centro dei dibattiti l’I. C. A. N. N, organismo di diritto statunitense, è stato creato nel 1998 per gestire l’ottenimento dei nomi di dominio per i siti WEB e gli indirizzi elettronici come pure gli indirizzi IPv4 ed IPv6. Ritenuto troppo vicino al governo americano in ragione dei legami quasi organici con il Dipartimento per il Commercio, esso tenta di organizzare l’attribuzione dei nomi di dominio e delle tecniche di indirizzamento, in particolare per i siti WEB e per la posta elettronica. Fin dalla sua creazione, esso è aperto a coloro i quali vi trovano un interesse, dai gestori di nomi di dominio agli utilizzatori individuali, dai rivenditori di nomi di dominio agli universitari ed ai gruppi il cui posto e la cui rappresentanza sono evoluti nel corso degli anni come i governi e gli utenti individuali. Oggi, gli utilizzatori sono rappresentati da associazioni nazionali che lavorano a livello regionale e con un comitato consultivo che esprime il suo parere al Consiglio di Amministrazione dell’ I. C. A. N. N su tutte le questioni che toccano gli individui.
Internet a diverse velocità Nei paesi sviluppati il grande pubblico si connette alla Rete facilmente ed Internet fa ormai parte della vita quotidiana di ciascuno di noi, nonostante le differenze notevoli – geografiche e sociali – da un territorio ad un altro. E problemi legati all’utilizzazione dell’immensa rete pubblica hanno fatto la loro apparizione nelle preoccupazioni dei genitori, degli insegnanti ma anche dei politici e del mondo associativo. Senza dimenticare la questione della frattura digitale, di quei due miliardi di persone nel mondo che stentano ad entrare nella società dell’informazione. Si tratta, quindi, per la comunità nel 2005, sotto l’egida delle Nazioni Unite, per mettere un po’ d’ordine e di coerenza in queste problematiche complesse. Sicuramente questi incontri saranno serviti a rendere più comprensibili le problematiche cui si è fatto cenno, ed a farle conoscere più largamente. Il resto è - e sarà - dell’ordine della buona volontà di ciascuno dei partecipanti di continuare il dialogo a vantaggio di tutti. L’ ONU prosegue nel suo tentativo di riunire gli esperti della Rete attorno a diversi tavoli alla ricerca di una regolamentazione di Internet a due livelli: v Nel quadro delle organizzazioni internazionali come l’UNESCO o l’UIT, che ha riunito i suoi rappresentanti ad Antalya alla fine del 2006; v Grazie al Forum per la Governance di Internet (F. G. I), che si è riunito per la prima volta ad Atene nel medesimo anno 2006.
Una partecipazione più vicina ai cittadini E’ proprio questo lo scopo assegnato al F. G. I, che è aperto a qualsiasi persona che desideri parteciparvi. L’ ONU conta di mantenere questa struttura partecipativa, da cui non emerge alcuna decisione, allo scopo di tentare un dibattito aperto, lontano dai corporativismi ed altre lobbies che sono la base comune di queste grandi riunioni. Circa 1500 persone di qualsiasi estrazione politica hanno approfittato degli incontri del 2006 per riconciliare Google con Reporters senza Frontiere, il governo cinese con Amnesty International, le industrie del settore con i consumatori finali, i sostenitori dei programmi liberi con il colosso Microsoft. Ciascuno era libero di intervenire, le discussioni erano entusiastiche e le questioni tecniche erano seguite da un pubblico attentissimo. In questa sede furono lanciati dei forum tematici, con il nome di coalizioni dinamiche, che avevano il fine di proporre degli elementi concreti di dibattito per preparare la seconda riunione annuale programmata per il mese di novembre 2007 a Rio de Janeiro in Brasile. Le diverse istanze di regolazione sono il luogo in cui si prendono le decisioni e si accettano i compromessi fra gli industriali e i promotori delle tecnologie, fra il requisito della fattibilità ed i costi per gli utenti, questi ultimi sovente rappresentati dalle associazioni dei consumatori o dagli universitari. Ma per giungere ad un accordo, occorrono talvolta dei mesi, o addirittura degli anni. E questo tempo é inconciliabile con la velocità con la quale le tecnologie evolvono e si rinnovano. Rimane il fatto che, in tutte le istanze della governance di Internet, i paesi meno sviluppati brillano per la loro assenza: costi di partecipazione alle riunioni internazionali troppo elevati; debolezza in termini di perizia tecnica; non conoscenza della posta in palio….. Ora, gli interessi dei paesi in via di sviluppo sono molto differenti da quelli dei paesi sviluppati. Con diverse strutture, diversi tipi di riunioni, differenti modi di governance ma una sola rete di reti, gli obiettivi sono gli stessi, uno fra tutti, e non il minore, è di consentire ai paesi meno sviluppati di accedere alla conoscenza ed alla padronanza delle istanze di governance. L’avvenire di una società dell’informazione imparziale è a questo prezzo. Per farsi carico dei bisogni nazionali e per superare le disuguaglianze tanto a livello geografico quanto a livello sociale e politico, è indispensabile una reale partecipazione degli utenti finali alle istanze di regolazione, di concertazione e di dibattito. Ciò dovrebbe consentire la formazione di una governance più equa. E’ necessario che i dirigenti politici, economici e sociali si facciano carico di queste questioni. Ad esempio il capitolo francese di Internet Society offre uno spazio di comprensione, di dialogo e di intervento, aperto a tutte le partecipazioni, da più di dieci anni. Esso propone anche, da sette anni, una manifestazione specifica con l’organizzazione di una giornata di incontri a Parigi. Infine, un’associazione, l’ISOC France è pronta a dialogare con i responsabili del Ministero dell’Educazione Nazionale proprio su questi temi. |
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