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miti da sfatare sull’investimento nei motori
di ricerca
di
Andrea Cappello
Lo
spunto viene da un interessante articolo pubblicato da
Marketingsherpa
sui "miti" che trattengono le grandi società dal richiedere
l’intervento di uno specialista per il
posizionamento del proprio sito sui motori di ricerca, e
dalla rivisitazione di considerazioni di
M.Loguercio, noto ed apprezzato specialista SEO italiano.
Marketingsherpa, per questo articolo, prende
spunto da una ricerca dello scorso agosto firmata
Cyberatlas secondo
la quale la maggior parte delle aziende americane fa svolge a personale
interno l’ottimizzazione dei propri siti per i motori di ricerca.
I risultati si possono vedere sugli stessi motori; secondo uno studio
pubblicato da iProspect
(una delle più importanti search engine
marketing companies), i siti web del 97%
delle società compaiono con molta difficoltà nelle posizioni rilevanti
per keyword specifiche nei principali motori
di ricerca. Quasi la metà di questi siti non
utilizza nemmeno le
nozioni basilari per l’ottimizzazione del web site
in ottica motori di ricerca.
Questi i "miti" che frenano i
responsabili aziendali dal richiedere l’intervento di specialisti
di settore:
Mito 1: possiamo fare tutto in casa
Molte
società ritengono che possa essere il webmaster
interno in grado di fare questo lavoro.
Non è vero! Il problema è che gli innumerevoli cambiamenti di
logiche e dei software che riguardano il mondo dei motori di ricerca
richiedono un impegno a tempo pieno. Soprattutto perché, in caso
di errore, ci vogliono molti mesi prima di
riuscire a porvi rimedio. E a volte il rimedio consiste anche nel
rifare l’impostazione della struttura del sito, che il
webmaster, non o poco aggiornato sulle
logiche dei motori, pensava invece fosse corretta.
In linea di massima basterebbe seguire le direttive di un buon libro
sulle problematiche dei motori di ricerca, come quello
distribuito
gratuitamente dal nostro studio,
e i danni principali sarebbero evitati. La realtà dei fatti però è più
complessa, proprio perché le logiche profonde dei motori sono in
costante aggiornamento, così come il settore dei
serch engine, anche
perchè i segreti “più occulti” sul
posizionamento strategico difficilmente
verranno rivelati in libri o altri canali (altrimenti quale sarebbe il
valore aggiunto di società come la nostra?).
Ci sono, comunque, newsletter, forum, newsgroup
(soprattutto stranieri) che vengono in ausilio, ma ci vuole molto tempo
per ricavare o estrapolare da questi le informazioni che servono.
In sostanza, se la risorsa interna deve tenersi aggiornato sulle logiche
di posizionamento per ottenere risultati efficaci, costerebbe di più
all’azienda che non invece il rivolgersi a specialisti esterni, che
oltre a costare meno, garantiscono standard più elevati.
Mito 2: abbiamo acquistato un software che fa tutto
Programmi (il più enfatizzato è Web Position Gold) che promettono di
indicizzare il vostro sito su centinaia di motori di ricerca di tutto il
mondo o che realizzano pagine (
doorpage)
per comparire in testa ai motori per le parole chiave che volete, nella
realtà dei fatti si rivelano un affare solo per chi li produce e vende,
non certo per chi li usa.
Il brutto è che a utilizzarli e a proporne i servizi sono molto spesso
le società che hanno un rapporto con il cliente
perchè ne gestiscono l’hosting (provider)
,ne hanno realizzato il sito (web farm),
hanno gestito la campagna stampa su media tradizionali (agenzie
pubblicitarie); società che in questo momento stanno “sporcando” il
mercato.
Comunque, provarli costa poco, e gli effetti si misurano ancora prima
(spesso si arriva a fare spamming nei motori
con successiva cancellazione dagli stessi!).
Mito 3: gli esperti di ottimizzazione costano
molto
Magari è un discorso che può valere per gli States,
dove le principali società chiedono anche migliaia di dollari
al mese per questo servizio (chissà come
mai...).
La realtà è che l’investimento fatto sui motori di ricerca
(ottimizzazione del sito e pagine di supporto) è molto meno valutato
rispetto ali risultati che apporta.
Un piccolo investimento può incrementare il traffico su un sito
addirittura del 400% (case clienti a disposizione), traffico utile
perché altamente qualitativo e in target con
il business aziendale.
Molto meno costoso delle campagne banner,
molto più economico rispetto i costi/contatto ottenuti con le
tradizionali campagne advertising. Valutazione questa che spesso non
viene presa in considerazione, ma che invece
illuminerebbe molti responsabili marketing (e non solo).
In effetti, il ROI sui servizi di posizionamento nei motor si può
calcolare. Conoscendo una serie di parametri, si può determinare il
successo che si può avere con una campagna di
ottimizzazione della propria presenza sui motori. Quali possono essere
questi parametri e come ricavarli?
-
il
numero di volte che una persona cerca una parola chiave (strumenti
come lo
Overture
suggestion tool
o
WordTracker
consentono di poter avere un’idea di quante volte al mese una parola
chiave sia cercata sui principali motori di ricerca) ed il tasso di
click che si può ottenere (generalmente per un sito nelle prime tre
posizioni si può parlare di un 10% di click)
-
il
tasso di conversione visitatore/cliente, un dato che ogni sito di
commercio elettronico dovrebbe avere ben presente (e dovrebbe
impegnarsi a migliorare, rendendo il proprio sito il più
usabile
possibile)
-
il
margine di ricavo per ogni vendita portata a termine
Per
non parlare poi di strumenti quali i software di statistiche, che
ci permettono di avere una visione reale dei percorsi dei nostri utenti
(dati quantitativi e qualitativi), unico media
(Internet) che permetto questo.
Mito 4: il traffico proveniente dai motori di ricerca non vale il
traffico proveniente da altre fonti
Ogni
azienda impegnata in campagne di promozione (sia verso i
consumator finalii,
sia verso altre aziende) sa quanto sia difficile andare a raggiungere e
colpire il proprio target nel momento esatto in cui si manifesta il
bisogno per quel determinato prodotto o
servizio.
I motori di ricerca consentono di avvicinarsi molto a questo obiettivo,
perché è il navigatore stesso che, spinto da una necessità più o meno
ravvicinata in termini temporali, si mette sui search
engines a cercare informazioni o prodotti
specifici che più si avvicinano a ciò di cui abbisogna.
La propensione all’azione è quindi molto elevata, il visitatore
giunge sul sito del cliente in un periodo favorevole, in cui deve
soddisfare un’esigenza.
Eppure questo molti marketers tendono ad
ignorarlo: per ignoranza diciamo noi.
Una situazione che fortunatamente in Italia sta
cambiandoa, sia perché molti responsabili aziendali utilizzano
proprio i motori di ricerca per il proprio lavoro (e ne percepiscono
quindi l’importanza), sia perché spesso budget ridotti non consentono di
avvicinarsi ad altri strumenti di online
advertising (anche se meno efficaci, però più “comprensibili”
perchè associaibili
alle tradizionali forme di sponsorizzazione off-line). |