ASSENZE ALL'ITIS "PANETTI" DI BARI
a cura di Vincenzo D'Aprile
Assenze e formazione
"La frequenza assidua e la partecipazione attiva alla vita della scuola sono elementi positivi che concorrono alla valutazione favorevole del profitto dell'alunno in sede di scrutinio finale. Pertanto, il numero delle assenze, pur non essendo di per sé preclusivo della valutazione del profitto stesso in sede di scrutinio finale, incide negativamente sul giudizio complessivo, a meno che, da un congruo numero di interrogazioni e di esercitazioni scritte, grafiche o pratiche, svolte a casa o a scuola, corrette e classificate nel corso dell'intero anno scolastico, non si possa accertare il raggiungimento degli obiettivi propri di ciascuna disciplina". Così recita il comma 6 dell'art. 2 dell'O.M. 14 maggio 1999, n. 128; è una norma che riprende quasi alla lettera l'art. 3 dell'O.M. 266/97.
Anche nel Regolamento sui nuovi esami di stato (D.P.R. 323/98) si precisa che il punteggio da attribuire per il credito scolastico ai candidati dovrebbe tenere "in considerazione anche l'assiduità della frequenza scolastica" (art. 11.2).
Esiste una stretta correlazione tra la frequenza assidua dei nostri alunni alle lezioni e i risultati finali?
A oggi non mi risultano ci siano molti studi che abbiano analizzato questo fenomeno. I periodici Rapporti del CENSIS non sono prodighi di informazioni sull'argomento; e l'ISTAT dal canto suo nei modelli di rilevazione con cui reperisce i dati sulla scuola italiana trascura a piè pari la non partecipazione degli alunni all'attività didattica e perciò negli Annuari di Statistiche dell'istruzione relativa ai vari ordini di scuola non vengono riportati i dati riguardanti le assenze.
Perché, poi, analizzare le assenze degli alunni e trascurare quelle dei docenti, del personale ATA, dei dirigenti scolastici, ecc.?
Mancano dati significativi sulle assenze nella scuola italiana. Eppure, una volta completato il Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche (C.M. 282/97 e C.M. 425/97) nelle nostre scuole soprattutto con i progetti 1A e 1B, non sarebbe difficile dotare le segreterie didattiche delle singole scuole di software idoneo per dette rilevazioni e archiviazioni; le quali, congiuntamente ad altre su specifiche dinamiche scolastiche, offrirebbero in tempo reale agli operatori scolastici strumenti validissimi per analisi e interventi mirati nel mondo-scuola. E' utile dare periodicamente uno sguardo su alcuni numeri che in certo senso fotografano i molteplici problemi della nostra scuola? Personalmente ritengo di sì.
A titolo puramente esemplificativo estrapolo da una mia recente analisi statistica (Le assenze all'ITIS Panetti di Bari, Anno scol.: 1995-96) i seguenti semplici prospetti:
1) Tasso dei ripetenti, abbandoni, ritiri, frequenze irregolari e non promossi (ITIS Panetti - Bari- Anno scol.: 95-96):
2) Record delle assenze individuali degli alunni promossi nelle classi I-IV (ITIS Panetti - Bari- Anno scol.: 95-96):
3) Record delle assenze individuali degli alunni di quinta dichiarati "maturi" e relativo voto in sessantesimi (ITIS Panetti - Bari- Anno scol.: 95-96):
Si ricordi che per l'a. scol. 95-96 erano stati programmati 207 giorni di lezione e nel complesso gli alunni iscritti al Panetti sono stati 1.462.
Certo, non è serio utilizzare questi dati a sé stanti, pure se molto significativi, in modo estensivo nei confronti di altre realtà scolastiche; ma quando sarà possibile compararli - per esempio - con quelli relativi alla media provinciale, regionale o nazionale degli Istituti Tecnici Industriali, e questi con gli altri più ampi del totale delle scuole secondarie superiori, essi saranno sicuramente di notevole utilità nelle mani di coloro che gestiscono le politiche scolastiche.
D'altra parte, nell'era di internet, del telelavoro, delle videoconferenze, della possibilità di rispondere a test per l'idoneità ai concorsi e addirittura di superare esami universitari utilizzando il proprio computer da casa, sarebbe del tutto fuori luogo ipotizzare alcune scuole secondarie superiori nelle quali uno staff di docenti preparati ad hoc insegnino ad alcuni alunni dotati e molto motivati ad appassionarsi allo studio autonomo, anche al di fuori delle strutture scolastiche classiche (scuole, classi, orari, assenze, giustifiche, certificati medici, ecc.), magari su programmi concordati e con periodiche verifiche?
Assenze individuali
Non essendo ancora disponibili dati a carattere nazionale, il presente saggio, quindi, si limita ad analizzare quelli relativi alla popolazione scolastica delle classi III, IV e V della specializzazione Informatica (in seguito: Inf.) corso "A" dell'Istituto Tecnico Industriale Statale (in seguito: ITIS) "M. Panetti" di Bari, nell'anno scolastico 1998-99. Per quanti giorni ciascuno di questi alunni per i motivi più vari si è sottratto all'attività scolastica programmata?
In ottemperanza dell'O.M.72/98 la Sovrintendenza regionale per la Puglia con proprio decreto il 3-7-98 ha determinato "il periodo delle lezioni e delle attività educative" negli Istituti Superiori per l'anno scolastico 98-99: complessivamente 204 giorni tra il 21 settembre 1998 e il 10 giugno 1999, non conteggiando, ovviamente, le domeniche e le festività. In realtà i giorni dedicati all'attività didattica nella gran parte delle scuole superiori pugliesi sono stati 202 perché il referendum del 18 aprile '99 non ha consentito il normale svolgimento delle lezioni né sabato 17, né lunedì 19 aprile.
Non essendo stato autorizzato a consultare i dati riepilogativi di tutto il succitato istituto registrati su supporto magnetico, chi scrive ha attinto quelli utilizzati in questa indagine direttamente e personalmente dai registri di classe, appunto, della III, IV e V Inf. A. Facendo riferimento agli alunni, nello spirito della legge sulla privacy, all'occorrenza si è ritenuto opportuno indicarli solo con le iniziali del loro cognome e nome.
Nel complesso si tratta di 69 alunni, su oltre 1.000 iscritti all'ITIS Panetti: 24 in terza, 26 in quarta e 19 in quinta. Molti di loro sono pendolari: oltre il 30% impiega dai 35 ai 75 minuti per raggiungere l'istituto dalla propria abitazione.
Nella Tav. 4 c'è il riepilogo dei dati relativi alle assenze individuali. Mediamente ogni alunno del triennio Inf. A, su 202 giorni programmati di lezione, si è assentato per 60 giorni (pari al 29,6%); con un climax che va dai 37 giorni della terza, ai 59 nella quarta, ai quasi 90 nella quinta. Nel 95-96, con 207 giorni programmati di lezione, la media complessiva dei giorni di assenza era stata 46 per le classi prime, 55 per le seconde, 63 per le terze, 74 per le quarte e 73 per le quinte.
Quanti i giorni di assenze individuali su 100 destinati alla didattica?
Questi valori sono evidenziati nelle Tavole 5 e 6.
In particolare, in ordine decrescente nella Tav. 5 sono rilevati i valori assoluti e percentuali dei giorni di assenza dei singoli alunni delle tre classi; mentre nella Tav. 6 sempre in ordine decrescente vengono ripresi i tassi delle assenze per mese.
Dalla lettura di queste due ultime tabelle è facile notare
Tra metà novembre e metà dicembre nell'istituto sembra regnare un'ovattata anarchia, mista ad un irrazionale goliardico disimpegno. Sono i giorni in cui, anche i docenti più severi (quelli che "metto due a chi si muove!") diventano arrendevoli e quasi comprensivi: umanizzati. L'istituzione, in genere, dopo aver tentato il rituale improduttivo dialogo che per lo più viene soffocato da pesanti cori da stadio da parte di una marea di ragazzi al di là dei cancelli e termina con un fitto lancio di uova, si rintana rassegnata e impotente. I corridoi sono un continuo e confuso viavai di alunni senza meta? Nelle aule si gioca a briscola? Pazienza: meglio così che peggio; prima o poi la fiumana rientrerà nell'alveo .. Dopo le vacanze natalizie, infatti, quasi d'incanto la vita scolastica riprende il suo ritmo normale. "Ragazzi, perché queste agitazioni? E perché esse sono -fortunatamente- rientrate?". "Boooh! " E' questa la risposta più frequente e articolata. Qual è quella dei docenti e dei dirigenti scolastici? In quasi trenta anni di insegnamento, a me personalmente non risulta che questo particolarissimo e prevedibilissimo fenomeno di contestazione studentesca - questo spreco gratuito di tempo preziosissimo - sia stato discusso e analizzato in modo serio ed efficace.
Assenze collettive
E' particolarmente frustrante per i docenti entrare in classe e trovare l'aula vuota; oppure trovarvi soltanto uno sparuto numero di alunni con i quali reimpostare di sana pianta la lezione preparata. In questi casi si è in presenza di assenze collettive.
In questo saggio parliamo di assenze collettive parziali allorché non è presente in classe un numero di alunni compreso tra la metà della classe più uno e la totalità meno uno. Quando poi tutti gli alunni della classe disertano le lezioni, naturalmente, si tratta di assenze collettive totali.
La Tav. 7 riporta per i singoli mesi le assenze collettive totali e parziali delle tre classi oggetto della presente indagine.
Il numero delle assenze collettive in complesso è piuttosto contenuto nella III Inf. A: soltanto 21; in quarta diventa 40 e addirittura 72 nella classe terminale del ciclo: si tratta di una cifra più che tripla rispetto a quella della classe terza.
Negli ultimi quattro anni (95-96 / 98-99) si registra un leggero calo per le assenze collettive delle terze e delle quarte (rispettivamente dal 15,0% al 10,4% e dal 20,8% al 19,8%), mentre un sensibile incremento nella quinta (dal 18,8% al 35,7%). In valori assoluti per l'anno scolastico 98-99 si hanno i seguenti dati riepilogativi:
Su 133 assenze collettive, 27 sono state di sabato: cioè una ogni cinque, e tutto sommato nella norma. Ormai è prassi consolidata onorare l'8 marzo con una vacanza a scuola. Quest'anno, poi, nessuna assenza collettiva per S. Valentino, ma solo perché la festa degli innamorati è coincisa con la domenica!
Ritardi
Come già specificato, notevole risulta il tasso degli alunni pendolari al Panetti di Bari. Pertanto, su una popolazione scolastica che supera le mille unità, sono tanti i motivi per cui diversi ragazzi non sono puntuali in classe all'inizio della prima ora di lezione e che quindi sono ammessi in classe con qualche minuto di ritardo dopo il rituale appello; o addirittura dalla seconda ora, così come deliberato cal Collegio docenti. Circostanza questa da annotare debitamente sul registro di classe, con l'eventuale giustificazione.
Nella Tav. 8 sono indicati in ordine decrescente [i dati riguardano solo la V Inf. A] da un lato gli alunni e il relativo numero di ritardi da ciascuno accumulato nel corso dell'anno scolastico 98-99 (P.D. e S.P. 33; C.G. e F.N. 31) e dall'altro i mesi col numero complessivo dei ritardi sempre in ordine decrescente; ai primi tre posti figurano marzo, febbraio e maggio, rispettivamente con 55, 46 e 44; mentre nei primi giorni di lezione a settembre nessun alunno della quinta è entrato in ritardo in classe.
Note a margine
Fin qui abbiamo semplicemente quantizzato e riordinato opportunamente il numero delle assenze sia individuali che collettive, così come sono annotate giornalmente nel registro di classe; assenze e ritardi che riguardano tre classi di un normalissimo Istituto Tecnico Industriale di Bari nell'anno scolastico 98-99.
Un discorso a parte meriterebbero le varie circostanze in cui l'attività didattica programmata viene comunque interrotta e talvolta sospesa del tutto. Eccone alcune:
Ma ogni docente sa bene che le interruzioni della propria "lezione frontale" sono dovute a mille altre piccole, pressanti e talvolta banalissime circostanze (richiesta degli alunni di raggiungere il bagno, il bar, la segreteria didattica, l'amico che ha dimenticato le chiavi della moto, ecc.). Il docente della terza ora ogni giorno è soggetto a due interruzioni canoniche: il bidello, infatti, entra in classe per consegnargli una scheda su cui ricopiare le assenze già annotate sul registro di classe e quello personale; e dopo qualche minuto torna per riprenderla debitamente compilata e controfirmata. A metà dell'ultima ora, poi, il solito bidello è autorizzato a ritirare il registro di classe; perciò il malcapitato docente deve interrompere ancora una volta la lezione e affrettarsi a segnare sullo stesso l'argomento svolto e gli eventuali esercizi da far svolgere a casa. E' appena il caso di accennare ai minuti che il professore della prima ora di norma "perde" per accogliere gli alunni in classe, farli sistemare in buon ordine (già: pure alle superiori c'è qualche ragazzo poco scolarizzato!), procedere all'appello, controllare, vidimare e registrare le "giustifiche", segnare le assenze e i ritardi
Chi, d'altronde, riesce a contabilizzare i minuti, le ore di insegnamento personalizzato che diversi docenti particolarmente sensibili ai problemi della didattica dedicano agli alunni al di fuori del proprio orario frontale di lezione settimanale? Spiegazioni aggiuntive per alcuni ragazzi meno dotati, aiuto nelle ricerche e negli approfondimenti per altri che tendono all'"eccellenza", ecc. Basti ricordare per tutte, specie nei tecnici e nei professionali, le molte ore extra impegnate a scuola, ma talvolta anche a casa propria per seguire alcuni gruppi di alunni nella realizzazione ottimale dell'area di progetto: ore che, normalmente non vengono annotate su nessun registro scolastico, ma che spesso sono tra le più proficue per i ragazzi più recettivi e perspicaci
12 giugno 1999