Rapporto Eurispes:
il lavoro, prima causa di stress nel mondo. In Italia colpisce il 41%
dei lavoratori
Il lavoro o la sua
mancanza è la prima causa di stress nel mondo (riguarda il 54% dei casi
osservati): in Italia colpisce il 41% dei lavoratori, un valore
superiore a quello di Gran Bretagna e Germania (27%), Francia (24%) e
Spagna (22%). Le cause di stress lavorativo sono soprattutto la noia da
routine e la pesantezza del superlavoro. La stima è dell’Eurispes che ha
realizzato la mappa del lavoro e del superlavoro riferita al 2002,
presentata oggi, evidenziando una spaccatura nel mercato del lavoro:
solo poco più della metà degli occupati gode delle tradizionali tutele
del lavoratore dipendente.
I superlavoratori sono invece riscontrabili in tutte le categorie
professionali, ma i dati indicano che il superlavoro è presente in
percentuale doppia nel sommerso rispetto al lavoro regolare (il 40%
contro il 20% dei casi). I lavoratori sommersi a tempo pieno presentano
una percentuale di superlavoratori simile a quella riscontrabile fra i
dirigenti (circa due terzi degli appartenenti a tali categorie). I
superlavoratori rappresentano la metà di coloro che effettuano
collaborazioni coordinate e continuative e la metà del complesso dei
manager. Il valore minimo si registra in relazione ai dipendenti
regolari (poco più del 10% di superlavoratori). Gli interinali invece
presentano un’incidenza di superlavoratori (30%) leggermente inferiore a
quella del complesso dei lavoratori indipendenti (40%): evidentemente,
sul totale degli interinali, incide molto la categoria dei lavoratori a
tempo parziale, mentre sul totale dei lavoratori indipendenti incide la
presenza dei professionisti (spesso grandissimi lavoratori).
L'analisi dell'Eurispes ha considerato anche il mondo del volontariato,
dove la percentuale di superlavoratori è analoga a quella rilevata sul
complesso dei lavoratori regolari, ma "sconta una grossa presenza di
lavoratori a tempo parziale, al fianco dei quali opera una minoranza
relativa di grandi lavoratori". Il lavoro degli 800mila superlavoratori
volontari è secondo l'Eurispes verosimilmente equivalente o superiore
alla mole di attività sviluppata dal restante 80% dei volontari.
Mappa del lavoro e del
superlavoro in Italia
Anno 2002 (Valori
in migliaia) |
Posizione
nella professione |
Occupati |
Superlavoratori |
Mercato del lavoro regolare: |
Lavoratori
dipendenti |
14.600 |
1.500 |
Lavoratori
indipendenti |
6.750 |
2.700 |
Tot.
lavoratori nel mercato regolare |
21.350 |
4.200 |
Collaborazioni:
|
Co.co.co.
(collaborazioni coordinate e continuative) |
2.000 |
1.000 |
Lavoratori
interinali |
250 |
75 |
Tot.
collaborazioni |
2.250 |
1.075 |
Menager:
|
Dirigenti |
300 |
200 |
Quadri e
direttivi |
900 |
400 |
Tot. Menager |
1.200 |
600 |
Mercato
del lavoro sommerso:
|
Lavoratori a
tempo pieno |
3.400 |
2.400 |
Lavoratori a
tempo parziale |
2.250 |
- |
Tot.
lavoratori nel mercato sommerso |
5.650 |
2.400 |
|
Mercato del lavoro regolare e sommerso |
27.000 |
6.600 |
Volontariato:
|
Tot. lavoratori non retribuiti (volontari) |
4.000 |
800 |
Fonte: Eurispes,
2002
''il lavoro
flessibile comporta un maggior rischio di incidenti e di malattie
professionali''
L’indagine
Eurispes-Ispesl “Incidenti sul lavoro e lavoro atipico” mostra che per
la sua stessa natura e struttura, il lavoro flessibile comporta un
maggior rischio di incidenti e di malattie professionali. La frequenza
degli infortuni nel lavoro atipico è variabile e disomogenea: si va da
un bassissimo coefficiente di rischio, nel caso del part-time e degli
Lsu, all’alta incidenza di infortuni che caratterizza l’apprendistato o
il lavoro operaio interinale.
Lo studio è stato realizzato nel 2000 ed ha interessato 16 imprese di
lavoro interinale che hanno impiegato oltre 250mila operai, per un
totale di 57.074.075 ore, e una durata media di impiego di 224,7 ore.
Sono stati prese in esame i registri infortuni delle imprese ed
analizzati gli infortuni con prognosi superiore ai 3 giorni per poter
effettuare un confronto con i corrispondenti dati raccolti dall’Inail,
considerando l’età, il sesso, la nazionalità, le cause di infortunio
stesso. I dati degli infortuni sono stati confrontati con quelli
relativi alle ore lavorate.
La stessa Inail spiega che non è ancora possibile valutare l’incidenza
delle nuove tecnologie e delle nuove modalità di lavoro sui rischi
lavorativi, ma si stima che ad aumentare saranno tecnopatie ancora non
prese in considerazione, come quelle legate ad un continuo utilizzo di
supporti elettronici (posture, microtraumi, ecc.), e sempre
teoricamente, si pensa che potrebbero incrementare gli infortuni in
itinere, ossia dovuti alla maggiore mobilità che verrebbe favorita in
caso di lavoro interinale o part-time.
Dei 5.259 infortuni considerati è stato calcolato l’Indice di Frequenza
(IF), mediamente pari a 92,1 ogni milione di ore lavorate, un dato
variabile per tipologia di azienda interinale: è di 87,5 per le tre
imprese di maggiori dimensioni e di 139,5 per le altre tredici, a
probabile testimonianza di differenti caratteristiche dei lavoratori e
delle imprese utilizzatrici. Inoltre l’If nel settore atipico indagato è
decisamente superiore al corrispondente valore rilevato dall’Inail nel
settore metalmeccanico nel 1997 (38,13), e persino di quello minerario
(50,8), ed è sicuramente indicatore di un maggior rischio di incidenti
nel settore interinale, a parità di pericolosità nella mansione.
Il 76% degli infortuni esaminati nell’indagine milanese riguarda operai
comuni (4.132): colpiscono prevalentemente gli operai giovani, di età
media pari a 27,8 anni ed è pensabile che proprio l’età costituisca un
fattore di rischio, accompagnata alla poca esperienza e al basso grado
di qualificazione. Nel lavoro atipico, il fattore di rischio
infortunistico è legato essenzialmente alla diversa organizzazione del
lavoro, ed è amplificato dal notevole numero dei lavoratori occupati.
Lavoro Italia (INAIL'03):
occupazione e infortuni sul lavoro
Periodo 2001 - 2002
|
|
OCCUPATI
(Fonte Istat migliaia di unità) |
|
|
|
|
Settore
Attività |
Anno
2001 |
Anno
2002 |
Variazione |
Assoluta |
% |
Industria e
Servizi |
20.388 |
20.733 |
+345 |
+1,7 |
Agricoltura |
1.126 |
1.096 |
-30 |
-2,7 |
Totale
occupati |
21.514 |
21.829 |
+315 |
+1,5 |
|
|
|
|
|
INFORTUNI
DENUNCIATI
Infortuni in complesso* |
|
|
|
|
Settore
Attività |
Anno
2001 |
Anno
2002 |
Variazione |
Assoluta |
% |
Industria e
Servizi |
938.863 |
907.621 |
-31.242 |
-3,3 |
Agricoltura |
81.821 |
73.902 |
-7.919 |
-9,7 |
Totale
infortuni
- di cui in itinere |
1.020.684
50.940 |
981.523
55.753 |
-39.161
+4.813 |
-3,8
+9,4 |
|
|
|
|
|
CASI MORTALI** |
|
|
|
|
Settore
Attività |
Anno
2001 |
Anno
2002 |
|
|
Industria e
Servizi |
1.268 |
1.229 |
|
|
Agricoltura |
140 |
131 |
|
|
Totale
infortuni mortali
- di cui in itinere |
1.408
252 |
1.360
273 |
|
|
* dati
provvisori
** dati provvisori (aggiornamento al 28 febbraio 2003)
NOTE:
Nel 2002
l'occupazione ha segnato un incremento dell'1,5% (315.000 unità) quale
effetto di un
aumento dell'1,7% nell'Industria e Servizi e di un calo del 2,7% in
Agricoltura.
Nello stesso periodo gli infortuni sul lavoro risultano, alla data del
28/03/2003, diminuiti del 3,8% (-3,3% nell'Industria e Servizi e -9,7%
in Agricoltura). Sulla base di previsioni statistiche il dato
consolidato della variazione complessiva dovrebbe attestarsi intorno a
-2%.
Per quanto riguarda i casi mortali i dati necessitano di ulteriori
prolungati periodi di consolidamento e verifica.
Fonte: Inail, PRIME
INDICAZIONI SULL'ANDAMENTO INFORTUNISTICO ITALIANO NELL'ANNO 2002
(dati aggiornati al 28 marzo 2003)
Lavoro Italia (INAIL'03):
Evoluzione infortunistica
Quinquennio 1998 -
2002 |
|
|
|
|
|
|
INFORTUNI IN
COMPLESSO
Valori assoluti |
|
|
|
|
Settore di
attività |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
2002 |
INDUSTRIA E
SERVIZI
var. % su anno precedente |
866.278
+2,5 |
895.243
+3,3 |
906.580
+1,3 |
938.863
+3,6 |
907.621
-3,3 |
AGRICOLTURA
var. % su anno precedente |
96.984
-6,7 |
91.501
-5,7 |
85.555
-6,5 |
81.821
-4,4 |
73.902
-3,8 |
Tutte le
attività
var. % su anno precedente |
963.262
+1,5 |
986.744
+2,4 |
992.135
+0,5 |
1.020.684
+2,9 |
981.523
-3,8 |
|
|
|
|
|
|
INDICI DI
INCIDENZA
( Infortuni in complesso x 1000 occupati ISTAT-dati elaborati) |
|
|
|
|
Settore di
attività |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
2002 |
INDUSTRIA E
SERVIZI
var. % su anno precedente |
44,7
+1,0 |
45,5
+1,6 |
45,1
-0,8 |
44,6
-1,1 |
43,5
-2,5 |
AGRICOLTURA
var. % su anno precedente |
85,8
-2,9 |
85,9
+0,1 |
81,9
-4,6 |
78,3
-4,4 |
73,4
-6,3 |
Tutte le
attività
var. % su anno precedente |
47,1
+0,3 |
47,7
+1,3 |
47,1
-1,3 |
46,4
-1,5 |
45,0
-3,1 |
NOTE:
In valori
assoluti, all'andamento crescente del numero di infortuni che ha
caratterizzato l'ultimo quinquennio, si contrappone un'inversione di
tendenza per il 2002. Considerazione questa che vale sia per il
complesso delle attività, che per quelle dell'Industria e Servizi;
l'Agricoltura accentua un calo avviato già da molti anni.
In termini relativi (rapportando cioè gli infortuni alla forza lavoro
che li esprime) si consolida il trend al ribasso iniziato già a partire
dall'anno 2000, nell'ambito di tutte le attività.
Fonte: Inail, PRIME INDICAZIONI SULL'ANDAMENTO INFORTUNISTICO
ITALIANO NELL'ANNO 2002 (dati aggiornati al 28 marzo 2003)
Oltre 6 milioni i
lavoratori atipici in Italia: la tipologia contrattuale più diffusa è il
co.co.co.
Sono 6.076.664 i
lavoratori atipici in Italia (dati 2002), il 7,3% in più rispetto al
2000 e secondo le stime dell’Osservatorio sul mercato del lavoro in
Italia dell’Eurispes, la soglia del 30% sul totale degli occupati
potrebbe essere raggiunta già alla fine dell’anno in corso. La crescita
ha interessato maggiormente i cosiddetti contratti co.co.co. (passati da
1.897.339 unità nel 2000 a 2.392.527 nel 2002) che rappresentano il
39,4% dell’occupazione atipica complessiva, seguiti dai contratti
full-time a tempo determinato (18,1%) e part-time a tempo indeterminato
(16,1%). Superiori ai 2 milioni e mezzo i parasubordinati atipici che
costituiscono, nel complesso, l’11,6% degli occupati. I dati, diffusi
stamane nel corso di una conferenza stampa, sono contenuti all’interno
della ricerca Eurispes-Ispesl dal titolo “Incidenti sul lavoro e lavoro
atipico”.
Secondo l’istituto di ricerca il rapido sviluppo dei lavori atipici è
“riconducibile essenzialmente all’esigenza di una maggiore flessibilità
nei rapporti tra datori di lavoro e dipendenti o parasubordinati” ma
soprattutto dalla “volontà di abbattere di costi del fattore lavoro”.
Gli stessi lavoratori sono spinti ad accettare queste forme contrattuali
perché altrimenti non riuscirebbero ad accedere al mercato del lavoro.
Questo tipo di flessibilità inoltre è percepito come un’opportunità per
le donne con figli di conciliare tempi di vita e di lavoro.
Ma se anche in Italia si comincia a considerare il lavoro atipico un
sistema per favorire l’incremento del tasso di occupazione, conveniente
sia ai datori di lavoro che a chi cerca lavoro lo cerca, secondo l’Eurispes
la nostra legislazione sul lavoro è impreparata alla diffusa e crescente
domanda di flessibilità. Insomma la flessibilità senza regole e certezza
si trasforma in precarietà con il conseguente disconoscimento dei
diritti fondamentali dei lavoratori, compreso quello della tutela e
promozione della sicurezza sanitaria. È ormai necessaria una lettura
unitaria del mercato del lavoro che assicuri pari dignità a tutte le
figure che lo popolano, a prescindere dal tipo di contratto, si legge
nel rapporto. In questo tentativo di regolamentare nuove forme di lavoro
si inserisce secondo gli osservatori il decreto attuativo della Legge
delega al Governo in materia disoccupazione e mercato del lavoro (n.30/2003),
approvato lo scorso 6 giugno dal Consiglio dei Ministri, che prevede
rilevanti novità in termini di incontro tra domanda e offerta di lavoro
e di tipologie contrattuali. La stessa Riforma Biagi introduce nuove
forme di lavoro, a orario modulato, ridotto o flessibile cosicché l’area
del lavoro atipico è destinata ad allargarsi. Oltre al part-time,
all’apprendistato ed ai contratti di inserimento lavorativo, la legge
introduce infatti il lavoro intermittente o job on call, il lavoro
ripartito o job sharing, il lavoro a progetto ed il lavoro accessorio.
EURISPES 2003 - Lavoro Italia
Composizione del bacino del lavoro atipico per condizione
di provenienza - Anni 1998/2001 |
Condizione di
provenienza |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
v.a. |
v.% |
v.a. |
v.% |
v.a. |
v.% |
v.a. |
v.% |
Lavoro tipico |
328 |
17,0 |
396 |
18,0 |
477 |
19,9 |
423 |
17,1 |
Lavoro atipico,
di cui: |
1.062 |
55,2 |
1.125 |
51,3 |
1.261 |
52,6 |
1.408 |
56,9 |
Part time
indeterminato |
495 |
25,8 |
515 |
23,5 |
559 |
23,3 |
664 |
26,8 |
Autonomo |
60 |
3,1 |
73 |
3,3 |
72 |
3,0 |
79 |
3,2 |
In cerca di
occupazione |
203 |
10,5 |
283 |
12,9 |
279 |
11,7 |
232 |
9,4 |
Inattivo |
271 |
14,1 |
316 |
14,4 |
306 |
12,8 |
334 |
13,5 |
Totale |
1.924 |
100,0 |
2.193 |
100,0 |
2.395 |
100,0 |
2.476 |
100,0 |
Note:
I valori assoluti sono in migliaia
Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Isfol, Federalismo e politiche del
lavoro, Rapporto 2001
EURISPES 2003 - LAVORO ITALIA
Collaboratori coordinati e continuativi iscritti al fondo INPS,
per regione e sesso - Anno 2002 (v.a. e v.%) |
Regioni |
Maschi |
Femmine |
Totale |
v.a. |
v.% |
v.a. |
v.% |
v.a. |
v.% |
Piemonte |
98.104 |
7,6 |
77.974 |
7,1 |
176.078 |
7,4 |
Valle d'Aosta |
3.577 |
0,3 |
2.796 |
0,3 |
6.373 |
0,3 |
Lombardia |
288.950 |
22,4 |
230.448 |
20,9 |
519.398 |
21,7 |
Trentino A.A. |
33.403 |
2,6 |
21.099 |
1,9 |
54.502 |
2,3 |
Veneto |
131.102 |
10,2 |
88.499 |
8,0 |
219.601 |
9,2 |
Friuli V.
Giulia |
36.228 |
2,8 |
28.303 |
2,6 |
64.531 |
2,7 |
Liguria |
37.465 |
2,9 |
30.148 |
2,7 |
67.613 |
2,8 |
Emilia R. |
130.820 |
10,2 |
92.748 |
8,4 |
223.568 |
9,3 |
NORD |
759.649 |
59,0 |
572.015 |
51,8 |
1.331.664 |
55,7 |
Toscana |
109.027 |
8,5 |
81.438 |
7,4 |
190.465 |
8,0 |
Umbria |
21.117 |
1,6 |
18.060 |
1,6 |
39.177 |
1,6 |
Marche |
38.391 |
3,0 |
28.172 |
2,5 |
66.563 |
2,8 |
Lazio |
134.248 |
10,4 |
135.344 |
12,3 |
269.592 |
11,3 |
Centro |
302.783 |
23,5 |
263.014 |
23,8 |
565.797 |
23,6 |
Abruzzo |
21.880 |
1,7 |
22.177 |
2,0 |
44.057 |
1,8 |
Molise |
4.834 |
0,4 |
5.116 |
0,5 |
9.950 |
0,4 |
Campania |
54.704 |
4,2 |
62.617 |
5,7 |
117.321 |
4,9 |
Puglia |
44.110 |
3,4 |
53.130 |
4,8 |
97.240 |
4,1 |
Basilicata |
6.114 |
0,5 |
7.537 |
0,7 |
13.651 |
0,6 |
Calabria |
17.781 |
1,4 |
20.234 |
1,8 |
38.015 |
1,6 |
Sicilia |
46.983 |
3,6 |
67.733 |
6,1 |
114.716 |
4,8 |
Sardegna |
28.897 |
2,2 |
31.209 |
2,7 |
60.106 |
2,4 |
Sud |
225.303 |
17,5 |
269.753 |
24,4 |
495.056 |
20,7 |
Residenti
estero |
7 |
0,0 |
3 |
0,0 |
10 |
0,0 |
ITALIA |
1.287.742 |
100,0 |
1.104.785 |
100,0 |
2.392.527 |
100,0 |
Fonte:
Elaborazioni Eurispes su dati Ires, Inps e Istat |