Informatica Umanistica

Intervista a Giuseppe Gigliozzi
Università La Sapienza - Roma

di Nunzia Latini

 

La scrittura connette il campo umanistico a quello tecnologico e scientifico.

Per la memoria del vastissimo patrimonio culturale italiano si aprono gli orizzonti del testo digitalizzato.

Per i laureati in lettere, l'informatica umanistica diventa una possibilità professionale da non sottovalutare, già diversi giovani laureati e dottorandi sono stati chiamati a collaborare nell'ambito della digitalizzazione di testi letterari per la costruzione di biblioteche virtuali, ma non solo.

Conferma Giuseppe Gigliozzi, ricercatore all'Università La Sapienza, che si occupa da tempo di Informatica applicata al testo letterario (Comuting in Humanities in inglese), ha un affidamento per questa disciplina presso l'Università di Tor Vergata e si occupa del lato tecnico scientifico del progetto TIL:

"Mi pare assolutamente evidente che questa, come poche altre frontiere, sembrano poter offrire sbocchi professionali agli studenti di Lettere. Questo perché la formazione culturale di un "letterato" unita a una buona conoscenza dei problemi teorici e metodologici che stanno dietro al fenomeno informatica, costruiscono uno dei miscugli più ricercati. La ricetta è: competenza tecnica unita alla capacità di collocare il fenomeno da trattare nel proprio contesto, di analizzarlo e di trasformarlo in un efficiente oggetto informatico. Come dire: la tecnica è alla portata di tutti, l'analisi raffinata un po' meno. Anche nel progetto Til sono stati chiamati a collaborare diversi laureati, come sono organizzati? "nell'ambito della ricerca i più "vecchi" (dottori di ricerca, dottorandi o laureati) stanno svolgendo una funzione di tutor nei riguardi dei più giovani codificatori. Sono di fatto l'anello di collegamento tra la redazione scientifica e chi fisicamente fa il lavoro. E fuori della ricerca quali sono i possibili inserimenti? "Fuori della ricerca, nel mondo del lavoro, le occupazioni tipiche di questi giovani sono le collaborazioni con le case editrici, con la RAI, con le software house." L'utilità delle biblioteche virtuali, che ormai sono molte in tutto il mondo è incontestabile: si frantumano i tradizionali rigidi spaccati tra campi di studio così diversi, con effetti sulla spazialità, su noi stessi, sulla ricerca. Ci sono però difficoltà nuove che si devono capire: "vanno ricercate su due ordini diversi di motivi. Il nostro progetto si confronta con due tipi di difficoltà: se io digitalizzo un testo, lo faccio ovviamente per poter compiere sul testo elettronico una serie di operazioni che sarebbe impossibile o antieconomico fare utilizzando il testo originale. Dobbiamo garantire la "conformità" del testo elettronico all'originale. Pensiamo solo alla complessità delle informazioni contenute in un testo letterario (semantiche, filologiche, grammaticali, sintattiche, ecc.) e capiremo quanto complesso sarà il nostro lavoro di descrizione. Non meno importante il problema della portabilità dei documenti, che vuol dire indipendenza dalle piattaforme hardware e software. Non dobbiamo, infatti, rischiare che i nostri dati muoiano assieme a una determinata macchina o assieme a un certo programma, ma dovremo essere sempre in grado di conservare l'informazione, qualunque sia il supporto tecnico. Tutte e due queste opzioni si soddisfano per mezzo di un linguaggio di marcatura che dichiari esplicitamente e in maniera univoca l'informazione che intendiamo conservare, assieme al modo con il quale conserviamo la nostra informazione."

L'accesso remoto alla cultura umanistica sarà l'unico velocissimo viaggio, per raggiungere quella ancora lontana pubblicazione, solo in quella biblioteca, solo personalmente. Si annullano le distanze, i tempi di attesa. Ma per costruire un patrimonio unico dunque, bisogna che l'accesso sia riconosciuto da tutti. Si è tenuto all' Universita' di Roma "La Sapienza" il seminario internazionale "Computer, Letteratura e Filologia" nell'ambito del Progetto TIL , Testi Italiani in Linea, dal 3 al 5 novembre 1999, organizzato dal Dipartimento di Scienze Linguistiche e Letterarie, in collaborazione con l' Università di Edimburgo, l'Istituto Italiano di Cultura per la Scozia e l'Irlanda del Nord. Parteciperanno i maggiori esperti di informatica applicata alle discipline, che tratteranno anche l'argomento "Per un Curriculum Europeo di Informatica Umanistica" tra cui Lou Burnard, Università di Oxford; Elisabeth Burr, Università Gerhard-Mercator; Roberto Mercuri, Università di Roma I, Tito Orlandi, Università di Roma I, Allen Renear, Brown University, USA; Jonathan Usher, Università di Edimburgo; Antonio Zampolli, Università di Pisa. Si confrontano sulla teoria e la metodologia degli archivi digitali, gli standard di codifica dei testi, l'insegnamento della lingua e della Letteratura in rete. Il progetto vede impegnati il CIBIT, il Centro Italiano Biblioteca Telematica, Tullio De Mauro e Alberto Asor Rosa. Il progetto TIL, e' la prima ricerca basata su una codifica standard internazionalmente riconosciuta e si basa sull'idea che un testo possa conservare la propria forma testuale originale.

 



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