Educazione Interculturale e Didattica della Lingua italiana come Seconda
di Nunzia Latini
Nel discorso generale dell'educazione si entra in punta di piedi
La rubrica si occupa di un argomento spigoloso ma di interesse pubblico.
Partiamo come nostra abitudine dalla Normativa per trovare gli spunti utili per una scuola come diritto di tutti, anche per lo straniero, di operare per una giusta integrazione. Certo non è facile ma è dovere di tutti.
Anche della scuola che non ha presenze di immigrati... per il momento!
Ci sono tutte le risorse per poter far fronte alle necessità linguistiche e interculturali per i figli degli immigrati, soprattutto di prima generazione inseriti nel tessuto scolastico e non.
Vogliamo parlare al plurale di nazionalità, lingua e cultura.
Vogliamo dire che la conoscenza approfondita e l'informazione sono il supporto base su cui lavorare.
Le problematiche inerenti alla educazione linguistica, di come fare, di cosa far fare, ha dei punti di riferimento imprescindibili sia a norma di Legge sia come glottodidattica per la lingua seconda e non può essere demandata alla buona volontà, con tutto il rispetto, di insegnanti che non hanno seguito uno specifico percorso formativo.
Insegnare ad uno studente straniero in una classe di studenti italiani, quale che sia l'ordine e il grado di classe frequentata, ha una serie di risvolti sulla persona che non possono essere sottovalutati.
In Italia, già da tempo, sono state progettate iniziative meritevoli di attenzione, ma sono singoli avvenimenti, non coordinati da un progetto comune nella scuola pubblica e lasciate ancora in ombra nel privato. Al Nord molto di più che al Centro o al Sud; ma di tutto daremo informazione con il vostro aiuto.
Vogliamo inoltre far sapere che ci sono docenti specializzati in tutta Italia, che possono essere contattati territorialmente, nella scuola dell'autonomia, per stilare programmi mirati e venire incontro ad un supporto di educazione linguistica e/o interculturale per gli studenti stranieri.
Dall'alfabetizzazione alla conversazione, dai primi livelli di conoscenza dell'italiano alle certificazioni di competenza linguistica rilasciate dalle Università competenti. Si vaglieranno i curriculum e le competenze dei docenti interessati e si darà spazio su questa rubrica per essere contattati dai Capi d'Istituto, dai Centri Territoriali, dalle istituzioni, dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni e dalle aziende private con carattere internazionale.
E' una concreta possibilità di incontro, nient'altro.
E' un problema emergente anche il poter dare una connotazione legislativa al docente che si occupa di integrazione, glottodidattica dell'italiano e intercultura, che lavora come mediatore culturale. Collaboratore? Esperto? Tecnico? Libero docente? Manca una parola precisa per una precisa definizione, perché ancora non c'è nulla a riguardo. Potremmo trovarla insieme.
Forse è un momento in cui troppi cambiamenti, troppe nuove informazioni e problemi, troppi corsi e concorsi e relativi tempi stretti stanno prendendo l'attenzione del corpo docente in servizio.
Un inizio di Millennio già stanco e invecchiato per dei metodi valutativi non rispondenti alle reali necessità e per l'impegno richiesto e tutto per definirsi e qualificarsi.
I problemi emergenti hanno bisogno di risposte adeguate.
Le nuove classi multietniche hanno bisogno di sensibilità, strategie diverse e nuove.
Non è il problema di un solo insegnante, generalmente di Materie Letterarie, ma di tutti.
Non è un nuovo problema, ci sono esperienze già decennali.
L'alunno straniero può sentirsi inserito, con la sua identità, nella scuola che frequenta e l'ambiente che abita.
Non è affatto facile. Chi opera nel settore ben lo sa.
Bisogna trovare un equilibrio tra il rispetto della identità straniera, l'inserimento nella nuova realtà, quella italiana e combattere una serie di luoghi comuni che arrivano anche dalla microcriminalità che finisce sulla stampa e che costituisce un altro problema reale ma diverso. L' immagine dello straniero è generalizzata e distorta. Da qui le insofferenze non sempre lecite.
Io credo che i cittadini italiani, quando ascoltano meglio, lo sanno fare davvero e ci sono esperienze straordinarie da ascoltare e da conoscere: vite non più estranee e vicine.
L'educazione linguistica per gli stranieri è il bisogno di un sapere fondamentale, per gli italiani la possibilità di comunicare e ascoltare.
L'educazione interculturale per gli stranieri è il bisogno di sentirsi accolti, per gli italiani può e deve essere sentita come una possibilità di arricchimento dei propri orizzonti geografici, antropologici... culturali.
All'interno di una didattica della letteratura si possono operare scelte e percorsi stranieri: i loro. Non più percorsi così lontani: seduto in quel banco, c'è un nome strano.
La composizione sociale in Europa sta cambiando, non possiamo non cambiare il nostro abito comportamentale e non conoscere una prassi di intervento, nonostante una certa resistenza ad accettarlo.
E ' un processo in atto, non modificabile.
Una politica di intervento sistematico può rendere il cambiamento stabilizzabile e può offrire pari opportunità, dignità e tutela giuridica.
Riguarda l'uomo. Riguarda il destino delle prossime generazioni. Riguarda la possibilità di un avvenire certo. Riguarda la partecipazione sociale di tutti ad un processo in corso di definizione.
Nunzia Latini
Febbraio 2000