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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Educazione Interculturale 
e Didattica della Lingua italiana come Seconda

Lo stato dell'arte

L'insegnamento della lingua italiana come seconda è diventata una nicchia di formazione didattica e linguistica che ha un suo mercato in crescita costante ormai quasi da Trent'anni, grazie al fenomeno immigratorio che ha incrementato la domanda di formazione di italiano come L2 a diversi livelli e ambienti. Questo ha portato la conseguente e necessaria riflessione sulla formazione dei formatori, strutturato e centrato soprattutto in un sistema universitario.
Al momento non esiste un albo degli insegnanti di italiano L2, per l'insegnamento del quale, ad oggi e in pratica, non servirebbe nessun titolo.
Da un lato ci sono ancora i practitioners, dall'altro coloro che si formano.
Da un lato situazioni tampone, dall'altro strategie glottodidattiche specifiche.
I primi sono i più numerosi e ancora i più utilizzati in soluzioni mirate a superare i problemi che si presentano, insegnando all'immigrato a cavarsela in un italiano che permetta di sopravvivere; i secondi a padroneggiare realmente la lingua per esprimersi anche ad un primo livello.
Nella maggioranza dei casi i docenti che insegnano italiano L2 sono persone che ritengono che per il fatto di essere magari di lettere e madrelingua italiani, sono automaticamente insegnanti di italiano per stranieri. In altri casi, come quelli legati al volontariato, spesso chi insegna italiano L2 è consapevole delle proprie carenze e della scarsa preparazione, ma l'urgenza è tale che in buona fede si ritiene più sensato agire che formarsi.
Qui ci si trova di fronte ad un secondo problema: c'è la sensazione che, trattandosi di insegnanti madrelingua italiani, entusiasti, volontari, socialmente impegnati, si sentono trasformati in altrettanto efficaci insegnanti di italiano per stranieri con una semplice pillola glottodidattica. Può darsi. Rispondere però, che proprio la chimera di un posto di lavoro in questo settore, la frammentaria e caleidoscopica realtà di gruppo-classe, l'inesistente classe di concorso, l'ascoltare dopo pochissime ore la produzione orale in italiano dei tuoi studenti e infine, le complesse e interessantissime variabili etniche con cui vieni in contatto, tutto questo, automaticamente e necessariamente, vuole una preparazione sempre più profonda e importante.
Infine, chi organizza l'insegnamento dell'italiano L2 raramente si cura della formazione dei docenti, tranne in pochi casi anche privati.
Il problema è che spesso, l'insegnamento dell'italiano L2 viene visto come un aspetto del più vasto problema dell'immigrazione e dell'inserimento degli allievi stranieri nelle scuole, la qual cosa può anche essere corretta ma confonde la natura di un corso che mira a creare persone professionalmente adatte ai problemi dell'accoglienza (che è una professionalità fondamentale) con quella di corsi finalizzati a creare insegnanti di italiano L2: si confonde una dimensione pedagogica o andragogica con una dimensione glottodidattica e/o interculturale, dimensioni che sul piano epistemologico e operativo sono nettamente distinte.
Gli insegnanti di italiano L2 sono solo parzialmente consapevoli della necessità di essere formati sul piano glottodidattico e del fatto che questa formazione sia diversa rispetto a quella relativa all'immigrazione e all'accoglienza.
Risulta quindi necessario stimolare i vari attori coinvolti nella formazione di italiano L2 all'idea che la formazione e l'aggiornamento sono essenziali quanto i corsi di italiano stessi, affinché si abbia un esito corrispondente allo sforzo profuso. Si tratta soprattutto di avere chiaro che la formazione glottodidattica ha solo in parte a che vedere con la formazione alla pedagogia interculturale e poco a che vedere con la formazione relativa ai problemi socioculturali dell'immigrazione, del loro inserimento e della loro accoglienza.
Le prime generazioni di immigrati adulti, socialmente inseriti, richiamano pubblicamente e attraverso i media, alla reale convivenza civile e non all'integrazione, con riferimenti ai diritti fondamentali dell'uomo, con cui sono articolate tutte le Dichiarazioni, i Trattati le Convenzioni a livello mondiale. Noi, l'abbiamo sempre detto e fatto in assoluto rispetto.
Attesa da un po' di tempo, si può dare il benvenuto all' ADMIS, Ass. dei Diplomati in Master di Italiano a Stranieri, con l'augurio che possa far crescere la richiesta di qualità professionale; essere una opportuna proposta di risorse umane utili per i contesti sempre più multilinguistici, soprattutto tra il 2010 e il 2020, quando le percentuali di presenza delle varie etnie in Italia porranno veramente il problema; proporsi come utile riferimento orientante a chi si avvicina a questa ancora instabile e incerta professione; come fondamentale attività collaborativa e propulsiva attraverso le ITC tra le istituzioni associate; come pronta risposta e attenzione verso gli stranieri coinquilini in una Italia che risponde in lingua italiana; come immagine Interna verso gli Esteri che trainano verso il Welfare! Ma c'è molto ancora da fare e aspettare.

Nunzia Latini

febbraio 2007

 


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