Lo stato dell'arte
L'insegnamento della lingua italiana come seconda è diventata una
nicchia di formazione didattica e linguistica che ha un suo mercato in
crescita costante ormai quasi da Trent'anni, grazie al fenomeno
immigratorio che ha incrementato la domanda di formazione di italiano
come L2 a diversi livelli e ambienti. Questo ha portato la conseguente e
necessaria riflessione sulla formazione dei formatori, strutturato e
centrato soprattutto in un sistema universitario.
Al momento non esiste un albo degli insegnanti di italiano L2, per
l'insegnamento del quale, ad oggi e in pratica, non servirebbe nessun
titolo.
Da un lato ci sono ancora i practitioners, dall'altro coloro che si
formano.
Da un lato situazioni tampone, dall'altro strategie glottodidattiche
specifiche.
I primi sono i più numerosi e ancora i più utilizzati in soluzioni
mirate a superare i problemi che si presentano, insegnando all'immigrato
a cavarsela in un italiano che permetta di sopravvivere; i secondi a
padroneggiare realmente la lingua per esprimersi anche ad un primo
livello.
Nella maggioranza dei casi i docenti che insegnano italiano L2 sono
persone che ritengono che per il fatto di essere magari di lettere e
madrelingua italiani, sono automaticamente insegnanti di italiano per
stranieri. In altri casi, come quelli legati al volontariato, spesso chi
insegna italiano L2 è consapevole delle proprie carenze e della scarsa
preparazione, ma l'urgenza è tale che in buona fede si ritiene più
sensato agire che formarsi.
Qui ci si trova di fronte ad un secondo problema: c'è la sensazione che,
trattandosi di insegnanti madrelingua italiani, entusiasti, volontari,
socialmente impegnati, si sentono trasformati in altrettanto efficaci
insegnanti di italiano per stranieri con una semplice pillola
glottodidattica. Può darsi. Rispondere però, che proprio la chimera di
un posto di lavoro in questo settore, la frammentaria e caleidoscopica
realtà di gruppo-classe, l'inesistente classe di concorso, l'ascoltare
dopo pochissime ore la produzione orale in italiano dei tuoi studenti e
infine, le complesse e interessantissime variabili etniche con cui vieni
in contatto, tutto questo, automaticamente e necessariamente, vuole una
preparazione sempre più profonda e importante.
Infine, chi organizza l'insegnamento dell'italiano L2 raramente si cura
della formazione dei docenti, tranne in pochi casi anche privati.
Il problema è che spesso, l'insegnamento dell'italiano L2 viene visto
come un aspetto del più vasto problema dell'immigrazione e
dell'inserimento degli allievi stranieri nelle scuole, la qual cosa può
anche essere corretta ma confonde la natura di un corso che mira a
creare persone professionalmente adatte ai problemi dell'accoglienza
(che è una professionalità fondamentale) con quella di corsi finalizzati
a creare insegnanti di italiano L2: si confonde una dimensione
pedagogica o andragogica con una dimensione glottodidattica e/o
interculturale, dimensioni che sul piano epistemologico e operativo sono
nettamente distinte.
Gli insegnanti di italiano L2 sono solo parzialmente consapevoli della
necessità di essere formati sul piano glottodidattico e del fatto che
questa formazione sia diversa rispetto a quella relativa
all'immigrazione e all'accoglienza.
Risulta quindi necessario stimolare i vari attori coinvolti nella
formazione di italiano L2 all'idea che la formazione e l'aggiornamento
sono essenziali quanto i corsi di italiano stessi, affinché si abbia un
esito corrispondente allo sforzo profuso. Si tratta soprattutto di avere
chiaro che la formazione glottodidattica ha solo in parte a che vedere
con la formazione alla pedagogia interculturale e poco a che vedere con
la formazione relativa ai problemi socioculturali dell'immigrazione, del
loro inserimento e della loro accoglienza.
Le prime generazioni di immigrati adulti, socialmente inseriti,
richiamano pubblicamente e attraverso i media, alla reale convivenza
civile e non all'integrazione, con riferimenti ai diritti fondamentali
dell'uomo, con cui sono articolate tutte le Dichiarazioni, i Trattati le
Convenzioni a livello mondiale. Noi, l'abbiamo sempre detto e fatto in
assoluto rispetto.
Attesa da un po' di tempo, si può dare il benvenuto all' ADMIS, Ass. dei
Diplomati in Master di Italiano a Stranieri, con l'augurio che possa far
crescere la richiesta di qualità professionale; essere una opportuna
proposta di risorse umane utili per i contesti sempre più
multilinguistici, soprattutto tra il 2010 e il 2020, quando le
percentuali di presenza delle varie etnie in Italia porranno veramente
il problema; proporsi come utile riferimento orientante a chi si
avvicina a questa ancora instabile e incerta professione; come
fondamentale attività collaborativa e propulsiva attraverso le ITC tra
le istituzioni associate; come pronta risposta e attenzione verso gli
stranieri coinquilini in una Italia che risponde in lingua italiana;
come immagine Interna verso gli Esteri che trainano verso il Welfare! Ma
c'è molto ancora da fare e aspettare.
Nunzia Latini
febbraio 2007