Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Diritto Istruzione e Formazione
Accordo quadro: più rischi o più opportunità?

Dai protocolli all’accordo quadro

L’accordo quadro del 19 giugno 2003 sottoscritto dal MIUR, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalle Regioni, dalle Province autonome di Trento e Bolzano, dalle Province, dai Comuni e dalle Comunità montane costituisce una sorta di "naturale percorso" rispetto a quanto già avviato lo scorso anno con i Protocolli di intesa che i due Ministeri sottoscrissero con la Provincia autonoma di Trento e con solo cinque Regioni (Lombardia, Piemonte, Molise, Lazio, Puglia).

Allora si trattò di tentare di avviare di fatto quanto delineato nella legge di riforma della scuola (allora era solo un disegno di legge) a proposito dei due sistemi di istruzione, quello dei licei e quello dell’istruzione e formazione professionale.

Con i protocolli si trattava in effetti di realizzare due obiettivi: quello di "sperimentare" concretamente la seconda gamba del sistema duale, e quello di aggirare quanto sancito dalla Legge 9/99 che prevedeva che l’innalzamento di un anno dell’obbligo di istruzione dovesse compiersi nel sistema di istruzione dello Stato; invece con i protocolli l’adempimento dell’obbligo avrebbe potuto effettuarsi anche nella formazione professionale regionale.

In quest’ultimo anno vi è stato un profondo cambiamento legislativo: il disegno riformatore è diventato legge (la Legge 53/03) e la Legge 9/99 è stata abrogata. Attualmente "è assicurato a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, fino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età… La fruizione dell’offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere legislativamente sanzionato" (Legge 53/03, art. 2, comma 1, c).

Una iniziativa a tutto campo

In tale cambiamento di scenario, l’iniziativa del MIUR per riprendere il disegno anticipatore della riforma (com’è noto, a tutt’oggi nessuno dei decreti legislativi è stato varato e neppure il piano degli interventi finanziari) si è fatta più vivace ed ha condotto all’accordo di giugno che ha coinvolto tutti i soggetti istituzionali interessati.

Se i protocolli dello scorso anno interessavano solo alcune realtà istituzionali, quelle più vicine al governo di centro-destra, l’accordo attuale, invece, coinvolge tutte le Regioni in quanto titolari della "programmazione dell’offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale e della programmazione, sul piano regionale, nei limiti delle disponibilità di risorse umane e finanziarie, della rete scolastica, sulla base dei piani provinciali, assicurando il coordinamento con la programmazione" medesima, come recita l’articolo 138 del D. Lgs. 112.

L’accordo, pertanto, anche se nella premessa si afferma che "la realizzazione di tale offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale non predetermina l’assetto a regime dei percorsi del sistema dell’istruzione e della formazione professionale", di fatto costituisce il concreto avvio del processo "riformatore" secondo la logica della legge 53, ma con una giustificazione giuridica assolutamente abnorme, nel senso letterale del termine: le norme attuative della legge 53 ancora non ci sono, eppure i contenuti di tali norme vengono realizzati con l’espediente di un accordo quadro.

In genere gli accordi vengono stipulati per attuare leggi vigenti e debitamente regolamentate, non per anticipare una legge delega che, come tale, necessita non solo di regolamenti, ma addirittura di decreti legislativi!

La disinvoltura dell’attuale amministrazione nel rendere legale ciò che legale non è, è veramente sbalorditiva!

Una "sperimentazione" fortemente limitativa

A parte queste considerazioni, che all’amministrazione possono apparire solo inutili cavilli, resta pur sempre il fatto che l’accordo c’è e che tutti i livelli delle amministrazioni regionali e degli uffici scolastici regionali ne sono coinvolti.

La strada che viene aperta è chiaramente definita dall’accordo: la "sperimentazione" riguarda – si badi bene – i "percorsi del sistema dell’istruzione e della formazione professionale"! Non c’è parola di un eventuale coinvolgimento dell’altro sistema individuato e ben definito dalla legge 53, il sistema dei licei.

Va anche considerato che si effettua una lettura parziale e restrittiva della nuova Costituzione! Il nuovo Titolo V afferma all’articolo 117 che tra le materie di legislazione concorrente Stato-Regioni figura "l’istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale". Come, poi, si debba configurare questa attribuzioni di poteri resta ancora da definire, né un Carta costituzionale può dire che l’istruzione professionale, in quanto concreti istituti professionali, debba passare tout court alle Regioni.

Ora, invece, con l’accordo quadro, che è diretto unicamente al sistema di istruzione e formazione professionale e non anche al sistema dei licei, si va a predeterminare che, di fatto, nella operazione sono coinvolti gli istituti professionali in quanto tali, in quanto soggetti istituzionali.

Una sfida che si deve raccogliere! In forza dell’autonomia

Di qui allora la ragione del titolo: siamo di fronte a delle opportunità o a dei rischi, a delle aperture o a delle chiusure? Stando alla lettura dell’accordo, ciò che emerge è soltanto il rischio!

Il rischio che si vada a costruire un percorso di istruzione e formazione professionale in cui siano coinvolti soltanto gli istituti professionali e i corsi professionali regionali è senz’altro molto grosso! Anche se l’istruzione professionale statale in forza dei profondi cambiamenti che ha messo in opera negli ultimi anni sia sul versante dei contenuti e dei profili professionali che su quello metodologico, può dare molto alla formazione professionale regionale!

Il rischio che il sistema dei licei venga lasciato al suo destino, ignorato dalla "sperimentazione" – sempre virgolettata – e quindi resti in attesa di un rinnovamento che sembra vieppiù lontano, è grosso anch’esso!

L’opportunità, allora, dov’è? A nostro avviso è nella leva principe della autonomia delle istituzioni scolastiche, di tutte le istituzioni scolastiche, garantita, oggi, anche dalla Costituzione e non solo dalla legge 59/97 e successivo regolamento! La Legge 53 afferma: "il secondo ciclo, finalizzato alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e l’agire, e la riflessione critica su di essi, è finalizzato a sviluppare l’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale; in tale ambito viene anche curato lo sviluppo delle conoscenze relative all’uso delle nuove tecnologie".

Si tratta di finalità che valgono per ambedue i sistemi formativi, quello dell’istruzione liceale e quello dell’istruzione e formazione professionale. Ora, in forza di queste finalità comuni, nulla vieta ad un liceo, ad un istituto tecnico, ad un istituto professionale, ad un ente di formazione regionale – eventualmente costituitisi in rete od in consorzio – di individuare e realizzare percorsi integrati; tale scelta sarebbe supportata fortemente dal fatto che nella stessa legge 53 sono previste attività di alternanza formazione-lavoro sia per un sistema che per l’altro nonché i passaggi tra i due. E strategie formative di questo tipo sono, quindi, conformi sia con la legge che con l’autonomia delle istituzioni scolastiche!

L’accordo quadro, allora, può anche costituire una occasione per mettere in movimento tutta una dinamica che potrebbe aprirsi nel sistema dei licei. La formula del 2 + 2 + 1 potrebbe leggersi nel senso che si potrebbe avviare un primo biennio integrato tra i licei e l’istruzione e formazione professionale per dare allo studente una opportunità più ampia, in ordine ai contenuti e agli obiettivi di studio, e più diluita nel tempo in ordine ad una scelta da effettuarsi all’ingresso del terzo anno di studi che comporterebbe il proseguimento in un sistema o nell’altro.

Indubbiamente, l’accordo quadro è suscettibile di aprire una stagione nuova nella progettazione curricolare sempreché venga "letto" e raccolto come una nuova sfida… in questo braccio di ferro che ormai da alcuni anni vede a confronto gli strateghi del "punto e a capo" e quelle forze che veramente vogliono procedere nel cambiamento che ormai è già in atto da tempo nella nostra scuola e che solo i miopi non vogliono vedere!

23 giugno 2003

Maurizio Tiriticco


La pagina
- Educazione&Scuola©