BISOGNI FORMATIVI DEI DOCENTI
UNA VERIFICA ED UNA METODOLOGIA DI AGGIORNAMENTO
(Prima bozza)
Umberto Tenuta
Innanzitutto, è opportuno delineare il quadro dell’organizzazione complessiva della scuola, in modo che da esso possano emergere quali siano o quali possano essere gli impegni operativi, didattici e non didattici, dei singoli docenti.
Anche sulla base di tale quadro organizzativo, i singoli docenti possono procedere all’analisi delle loro competenze, delle loro attitudini e delle loro propensioni.
Se, da una parte , importa conoscere quali siano le competenze già possedute, dall’altra molto più importante risulta l’esigenza di conoscere quali siano le attitudini, le propensioni, le predilezioni, gli interessi, le motivazioni dei singoli docenti, anche prescindendo dagli specifici ruoli professionali ascritti, perché la scuola dell’autonomia è la scuola nella quale i docenti possono lavorare anche indipendentemente dalle specifiche discipline loro assegnate, nell’ambito di una flessibilità che può prevedere l’aggregazione più varia delle discipline, la modularità dei raggruppamenti degli alunni anche a classi aperte, la modularità del calendario e degli orari.
Pertanto, l’analisi delle competenze attuali e potenziali dei docenti andrebbe effettuata a tutto campo, prescindendo dai ruoli professionali ascritti e tenendo presente le possibilità organizzative che la scuola può adottare.
L’analisi (autoanalisi) potrebbe riguardare i bisogni formativi relativi:
a) alle competenze disciplinari, relativamente alle discipline di titolarità, ma anche ad altre discipline, tenendo presente che le competenze disciplinari attengono alla conoscenza dei linguaggi, delle modalità di indagine e dei quadri concettuali (strutture, nuclei concettuali fondanti) delle singole discipline, secondo gli avanzamenti più aggiornati (utile a tal fine può risultare la consulenza delle associazioni professionali delle singole discipline);
b) alle competenze didattiche (come sopra), tenendo presente che queste si riferiscono alla capacità di rendere efficaci le attività didattiche per tutti gli alunni: non solo per gli alunni cosiddetti "normali" o "senza problemi", ma anche per gli alunni svantaggiati o portatori di handicap e comunque con problemi di apprendimento. Le competenze didattiche riguardano le metodologie didattiche (lezione, ricerca, riscoperta, ricostruzione, reinvenzione, Problem solving…), le tecnologie educative (materiali strutturati e non strutturati, audiovisivi, tecnologie multimediali). In particolare, oggi assume rilevante importanza la competenza in ordine all’impiego delle tecnologie educative e didattiche, con particolare riferimento alle tecnologie multimediali Le competenze didattiche si fondano su conoscenze di natura pedagogica, metodologico-didattica, psicologica, sociologica, antropologica ecc. Inoltre, le competenze didattiche comportano la padronanza delle problematiche relative alla valutazione, soprattutto alla valutazione formativa (valutare per educare) ed ai suoi strumenti.
c) alle competenze relazionali. Si tratta di una delle competenze che oggi assumono grandissima rilevanza, nel momento in cui:
a. si esce dal chiuso delle classi e delle aule e si lavora in gruppo con i colleghi
b. alla lezione frontale (unidirezionale) si sostituisce sempre più il lavoro di gruppo e quindi la relazionalità degli alunni tra di loro e con i docenti. La scuola si configura come un vivaio di relazioni umane (Read). Peraltro, si tenga presente che la relazionalità, non solo si accresce nell’ambito della scuola, ma si allarga ai rapporti con i genitori (la Legge di riforma dei cicli prevede la <<cooperazione con i genitori>> ed il Regolamento dell’autonomia scolastica prevede la collaborazione con tutte le altre istituzioni educative, nell’ambito di un sistema formativo integrato). Acquistano perciò particolare rilievo le problematiche delle relazioni interpersonali, del lavoro di gruppo ecc.
d) alle competenza programmatorie ed organizzative. Mentre nella scuola di ieri tutto era previsto, disciplinato, organizzato (calendari, orari, raggruppamenti degli alunni ecc.), la scuola dell’autonomia è la scuola della flessibilità. Fissati gli obiettivi formativi (ma anche questi hanno un margine di flessibile, in quanto gli obiettivi generali o standard debbono essere integrati dai docenti con obiettivi integrativi ed eventuali obiettivi aggiuntivi, e comunque gli stessi obiettivi generali o standard vanno adeguati alle concrete situazioni scolastiche attraverso opportune compensazioni), i docenti sono liberi di predisporre l’organizzazione educativa e didattica che ritengono più congrua, più funzionale al perseguimento degli obiettivi formativi programmati. Al riguardo, però, è opportuno tenere presente che non si tratta di una discrezionalità arbitraria, ma del responsabile esercizio di un potere discrezionale, perché tutte le modalità organizzative possono essere utilizzate a condizione che risultino funzionali al perseguimento degli obiettivi formativi da parte dei singoli alunni. Ai docenti si richiedono perciò competenze in ordine all’attività programmatoria (POF, Programmazione Didattica, moduli didattici, unità didattiche), all’organizzazione dei lavori di gruppo, all’approntamento ed all’utilizzazione dei laboratori didattici ecc. In particolare, si richiede ai docenti una specifica competenza in ordine ai metodi dell’individualizzazione dell’insegnamento (Piano Dalton, Sistema di Winnetka, Dottrens. Mastery learning …).
Queste, a grandi linee, gli impegni in base ai quali ogni docente potrà valutare le sue competenze, le sue propensioni, le sue disponibilità e quindi le sue esigenze formative.
Evidentemente, chi non avverte esigenze di aggiornamento non conosce quello che dovrebbe sapere (Socrate affermava che il principio di ogni sapere è il sapere di non sapere).
E, allora, è forse opportuno muovere dalla presentazione di esperienze didattiche nelle quali i docenti risultino impegnati come sopra si è evidenziato.
Ogni docente dovrebbe effettuare la sua autoanalisi ed esprimere i suoi bisogni formativi.
Al riguardo, è opportuno che ogni docente abbia la possibilità di coltivare ed esprimere le competenze verso le quali egli ha maggiori propensioni, si ritiene più portato.
Occorre fare in modo che ciascun docente coltivi e valorizzi le sue propensioni, le sue competenze, le sue eccellenze (ciò in cui riesce o può riuscire meglio).
Un modello ideale di scuola è quello in cui ciascun docente possa svolgere le attività in cui è maggiormente competente e che perciò meglio lo gratificano.
È questa la "filosofia" della metodologia didattica del Team teaching.
In questo modo ogni docente diventa una star e la scuola si configura come una rete di star (cfr STARNET in http://www.edscuola.com/dida.html).
In effetti, la prospettiva dell’aggiornamento dovrebbe ispirarsi al fondamentale principio che ciascun docente deve avere la possibilità di coltivare subito, oggi, non domani, , le sue propensioni, le sue predilezioni, le sue motivazioni e, comunque, i suoi bisogni formativi.
In merito, si veda UNA RETE PER L’AGGIORNAMENTO, in: SPAZIO DIDATTICA (http://www.provveditorato.starnet.it) e prossimamente in M&D (http://www.edscuola.com/dida.html).
Al riguardo, è opportuno tenere presente che questa ricognizione (autoanalisi) va effettuata all’inizio dell’anno scolastico, ma va continuata durante tutto il corso dell’anno, perché ogni docente deve esseri messo nella condizione di poter soddisfare in ogni momento le sue essere di aggiornamento, attraverso una organizzazione che veda le singole scuole, collegate in rete, protagoniste dell’aggiornamento (cfr. DIRETTIVA 210/1999).