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VAGABONDO MA NON ERRABONDO Umberto Tenuta Un docente pedagogo, un docente vagabondo: ma dove andremo a parare? Sì, proprio così, dove andremo a parare: dove approderemo? È difficile dirlo! Un tempo la scuola aveva le sue precise finalità, che erano gli elenchi di conoscenze indicate nei Programmi didattici: il docente sapeva quello che doveva insegnare e gli alunni sapevano quello che dovevano imparare. Con la Programmazione educativa introdotta dai Decreti delegati del 1974, i Programmi didattici sono andati sempre più scomparendo, sostituiti non tanto dalla Programmazione educativa, dal P.E.I. e dal POF quanto dai Progetti educativi ministeriali e non ministeriali, che si sono sempre più aggiunti, sovrapposti e sostituiti ai Programmi didattici. I docenti manifestano una vera e propria crisi di identità, uno smarrimento vero e proprio: non sanno più quali sono i contenuti dell’insegnamento, soprattutto nelle scuole secondarie. Il disorientamento si è accresciuto dopo la vicenda dei Nuovi Curricoli ed oggi è difficile riandare ai Programmi didattici secondo le indicazioni di cui all’art. 13 del Regolamento dell’autonomia scolastica (<< Fino alla definizione dei curricoli di cui all'articolo 8 si applicano gli attuali ordinamenti degli studi e relative sperimentazioni, nel cui ambito le istituzioni scolastiche possono contribuire a definire gli obiettivi specifici di apprendimento di cui all'articolo 8 riorganizzando i propri percorsi didattici secondo modalità fondate su obiettivi formativi e competenze>>). Moltissimi docenti si chiedono anche su Internet quali sono i Programmi didattici da seguire. Per alcune scuole, come quella materna ed elementare, vacillano anche le indicazioni dei più recenti Programmi didattici del 1985 e del 1991. E poi c’è il battage saggistico e burocratico dei Progetti educativi. Sembra che non si possa più vivere senza progetti, anzi senza tanti, tantissimi, innumerabili progetti. Ed è vero. Perché come si fa a vivere alla giornata, senza mete, andando a zonzo: ora si fa questo, ora si fa quello. Si imparano tante, tantissime cose! Ma poi, alla fine, si avverte un senso di vuoto, di smarrimento: sembra proprio di essere inconcludenti. Forse è il caso di uscire da questa navigazione a vista, da questo andare errabondo, da questo vagabondare, che poi non lascia proprio oziosi, ma impegna in un ritmo frenetico di attività didattiche che si susseguono l’una all’altra, di obiettivi che si aggiungono ad obiettivi. Si avverte l’esigenza di una ricerca di senso. Sì, proprio, una ricerca di senso! Qual è il senso di questo affannoso errare da progetto a progetto? Ove l’ubi consistam? Scrive Bruner che <<la scuola è l'ingresso nella vita della ragione. È, certamente, vita essa stessa, e non mera preparazione alla vita; tuttavia è uno speciale tipo di vita, accuratamente programmato al fine di sfruttare al massimo quegli anni ricchi di possibilità formative che caratterizzano lo sviluppo dell'homo sapiens e che distinguono la specie umana dalle altre>> (1). Forse occorre finalmente riconsiderare il ruolo della scuola, ruolo che non è quello di offrire briciole di saperi, scampoli di conoscenze, estemporanee competenze, ma è quello di promuovere la piena formazione della persona umana (<<pieno sviluppo della persona umana>>): la scuola <<è uno speciale tipo di vita, accuratamente programmato al fine di sfruttare al massimo quegli anni ricchi di possibilità formative>> che sono gli anni della giovinezza. Le famiglie e la società affidano alla scuola i giovani perché siano aiutati ad alimentarsi di cultura, per crescere, per diventare adulti (2): uomini, cittadini e lavoratori. Occorre che la scuola recuperi la sua "mission", che è essenzialmente quella di offrire il suo qualificato contributo alla piena formazione della persona umana. In tale prospettiva, i docenti debbono impegnarsi a individuare gli obiettivi formativi: espressione che è stata banalizzata ma che è estremamente significativa. I docenti debbono individuare gli obiettivi formativi, gli obiettivi che formano, gli obiettivi che assicurano la piena formazione. Obiettivi che non sono solo conoscenze, ma anche e soprattutto competenze (3), cioè capacità ed atteggiamenti che assicurano la piena formazione della persona umana. Il compito è estremamente chiaro: i docenti debbono individuare quali sono le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti che assicurano la piena formazione dei giovani, la formazione integrale, la formazione di tutte le dimensioni della personalità: la formazione motoria, la formazione affettiva, la formazione sociale, la formazione morale, la formazione religiosa, la formazione linguistica, la formazione matematica ecc. Ecco, occorre andare a individuare, a ricercare ed a precisare quali sono gli obiettivi della formazione motoria, gli obiettivi della formazione affettiva, gli obiettivi della formazione sociale ecc. Quali sono e dove sono indicati, dove è possibile trovarli indicati? Purtroppo non sono scritti da nessuna parte, almeno in forma organica, analitica, precisa. In tutti i Programmi didattici, nei Progetti educativi ministeriali, nei Piani di studio Brocca e soprattutto nella Bozza dei Nuovi Curricoli (Indirizzi per l’attuazione del curricolo) vi sono indicazioni, soprattutto di carattere generale, ma quello che manca è una presentazione organica, sistematica, possibilmente completa degli obiettivi formativi relativi alla formazione delle diverse dimensioni della personalità. Quali sono le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti che assicurano la formazione motoria, la formazione affettiva, la formazione sociale ecc.? Non si tratta di far acquisire alcune conoscenze o capacità, ma di assicurare ad ogni giovane la piena, organica, esauriente formazione motoria, sociale, affettiva, linguistica, cognitiva ecc. Necessita un quadro organico, sistematico, preciso degli obiettivi formativi a lungo termine, da raggiungere al termine dell’intero percorso scolastico, ma da perseguire gradualmente, secondo percorsi ciclici o a spirale, nelle singole scuole, nelle singole annualità, nei singoli moduli didattici, nelle singole unità didattiche. Indubbiamente, le indicazioni della Bozza dei Nuovi Curricoli (Indirizzi per l’attuazione del curricolo) sono preziose: costituiscono un primo tentativo di indicare gli obiettivi formativi da perseguire in termini di <<competenze >>: conoscenze, capacità ed atteggiamenti. Non è ancora il Syllabus organico degli obiettivi formativi, perché si tratta di indicazioni incomplete, frammentate per ordini di scuola, per trienni e bienni, ma è un buon punto di partenza per quanti vogliono individuare e precisare le mete del loro quotidiano impegno educativo e didattico. Oggi spetta ancora ai docenti delle singole scuole costruire il Syllabus organico degli obiettivi formativi a lungo termine, che costituiscano la stella polare cui affiggere lo sguardo, dando finalmente un senso, una direzione, una meta sicura ad ogni tappa del viaggio educativo dei singoli alunni. I docenti, ogni docente deve effettivamente recuperare il suo ruolo di pedagogo, vagabondo ma non errabondo. Note BRUNER J. S., Dopo Dewey, Armando, Roma, 1964, p. 17. 2 Alunno deriva da alere (alimentarsi e quindi crescere: chi si alimenta cresce, diventa adulto, cioè cresciuto). 3 In merito cfr. UMBERTO TENUTA, Obiettivi Formativi e Competenze in DIDATTICA@EDSCUOLA.COM |
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